augello, / venirsi incontra di lontano veggia, / leva la testa e si fa
s. c., 2-3-2: veggia suoi beni e cognosca suoi vizi, acciocché
che gli penda acconciamente, acciò che si veggia il lembo e tutto l'oro.
si specchi, e 'l suo sembiante / veggia e l'abito molle onde fu involto
firenzuola, 794: non si veggia pastor del nostro addiaccio / aver ma'
cagione, / sì ch'i'la veggia e ch'i'la mostri altrui. idem
biondeggiar de le frequenti spiche / veggia [alcuno] indorarsi al mietitor l'
mar di tutta forza, / s'ei veggia terra, e 'l guardo intende e
e par ch'uom ne le più veggia figura. giovanni du samminiato, i-181
o lumiera sia sì fatta / che si veggia chi man gratta. dante, vita
e da gli affanni, / ch'i'veggia per vertù de gli ultimi anni,
: nel biondeggiar de le frequenti spiche / veggia indorarsi al mietitor l'affanno, /
, anco se il solo occhio destro veggia aquilinamente; ché questo non è mal nessuno
1-9: il vigilante servo / sorger veggia e cader le stelle ardenti. bùgnole
e da gli affanni, / ch'i'veggia per vertù de gli ultimi anni,
, / perché l'arida fuore indi si veggia ». bruno, 3-457: de
viene talora in porta, par che si veggia l'ascensa ne la città di vinegia
quattro volte o cinque, tanto che veggia che ugualmente la carta sia tinta:
e deati tante bastonate quante io ti veggia muovere, asino fastidioso ed ebriaco che tu
la sua gran mercé sper mi prov- veggia, / ed ammaestri e reggia / la
fa febo che nel mondo non si veggia. caro, n-1047: in tal
soffrire / ch'eo mai v'auda né veggia al meo vivente: / ché morto
lampeggiar del riso umile e piano / veggia da presso... / fia
tasso, torrismondo, 1415: altri si veggia in saettar maestro / ne la meta
lumiera sia sì fatta / che si veggia chi man gratta. dante, par.
hanno fatto un concetto, che dio non veggia e non intenda, e hanno battezzata
'l basilico a canto, il qual si veggia / per gran sete talor mutarse in
e deati tante bastonate quante io ti veggia muovere, asino fastidioso ed ebriaco che tu
/ pomposa e ricca vuol che ognun la veggia. f. f. frugoni
/ qual bersaglio d'amor, perché si veggia / che dio nessun più di 1
, e vuol già ch'io / la veggia biancheggiar tra verdi fronde. ariosto,
, la cordella per bocca, la veggia, l'eculeo o la capra et mille
or doni a me, sol perch'io veggia, amore. d. battoli,
e ancor par ch'io 'l veggia, / un busto sanza capo andar sì
la scrittura, / che femmina pur veggia il paradiso, / non che v'appressi
hanno fatto un concetto, che dio non veggia e non intenda, e hanno battezzata
quando rivolti / l'occhio, e vi veggia! allor certo s'ha udire /
? fed. della valle, 33: veggia il caos de le gemme / bianche
): io ci starò fin che si veggia che questo sospetto esca di capo ai
dal ciel falcon maniero / che levar veggia l'anitra o il colombo. -figur
caso v'avete a imaginare che dove veggia di non violare il dovere del servitore
, la cordella per bocca, la veggia, l'eculeo a la capra et mille
doni a me, sol perch'io veggia, amore, / quanto de l'aurea
di là dal fiume, sì che io veggia dov'è il passo, e poi
. sannazaro, 6-101: così 'l veggia cader d'un olmo e frangasi, /
, iv-m-io: e perché meglio si veggia poi la vertude de la veritade, che
1-46 (i-551): né perché si veggia talora qualcuno riescere si deve dedurre in
, la cordella per bocca, la veggia, l'eculeo o la capra et mille
rinchiuso / tanto che vuol ch'i'veggia la sua corte / per modo tutto
/... / così 'l veggia cader d'un olmo e frangasi. bembo
non mi posso, ov'io non veggia / o quella, o simil indi accesa
s'allegra di covelle, / ch'i'veggia o ch'i * oda ricordare.
crudel tanto e spietato, / che veggia te crucciato / e non pianto porti
che stando in sulla proda del mare veggia il fondo, noi vede essendo in
or via dameggia, / lascia ch'io veggia / se lo sai far. carducci
che fia iddio, che tutte le cose veggia? rispuose la peccatrice, che sì
l'abuso di quell'età, si veggia con un t solo, sì come nel
che modo la certa e diffinita conoscenza veggia quelle cose le quali eziandio non hanno
dalla densitade del piombo e quindi si veggia l'immagine nel vetro) io non trarrei
/ ch'ha in braccio entr'una veggia ampia e capace /...
altra cura / che sì tosto che veggia il buon guardiano / d'amoroso desio
, finché il barlume / ricomparire io veggia. tommaseo, i-449: tornò sull'alba
servire / fattor, che non si veggia stanco mai, / di volontà compresa d'
, efficace. guittone, xxxi-14: veggia / per ragion chiara e nova /
pitti, 1-235: acciò che tu veggia che noi vogliamo essere ubiditi, t'abbiamo
, / che una tal piaga dilatarsi io veggia. botta, 4-178: ardevano i
è quanto pe'mortai si pensa e veggia. guarihi, io7: tradito /
/ gli altri dilectan ch'el si veggia il danno, / per lo gran pianto
altari, apritevi, e concedetemi che io veggia quel viso. cicerone volgar.,
14-53: tal rondine talor, che veggia l'angue / guastarle il nido e
se mai l'impetro, / ch'i'veggia ivi presente il sommo bene, /
or dicesti, / sì ch'io veggia la porta di san pietro / e color
dall'austerità. manni, ii-35: si veggia sempre più quanto la lingua nostra prestantissima
par che dica ch'i'mai no la veggia: / questo è tormento disperato e
co'coglion distesi, / sicché si veggia dove si dee porre. 4.
mai altrui; pognamo che tu gli veggia fare un peccato, eziandìo gravissimo,
caso v'avete a imaginare che dove veggia di non violare il dovere del servitore
a'terren lavorati, e que'pro- veggia, / dove non è sovescio, dirizzargli
cavallo, la cordella per bocca, la veggia, l'eculeo o la capra,
corretto ogni cosa, e perché si veggia che non ho tralasciato cosa alcuna inemendata
persona che non oda, e non veggia seguitando il vano pensiero. abate isaac
19-63: ben che da la proda veggia il fondo, / il pelago noi vede
mai altrui; pognamo che tu gli veggia fare un peccato, eziandìo gravissimo,
perfetta quiete; però ciascuno pensi e veggia in quale grado della quiete sta.
la volante greggia / tutta giacer sul pavimento veggia. compagnia della lesina, ii-79:
dal ciel falcon maniero / che levar veggia l'anitra o il colombo. erasmo da
servire, / fator, che non si veggia stanco mai. -mal fattore
: ma sarà mai, ch'io veggia / fender barbaro aratro all'austria il
siccitade della complessione, e conviensi che veggia anzi la cura, che li sia
par che dica ch'i'mai no la veggia: / questo è tormento disperato e
la scrittura, / che femmina pur veggia il paradiso, / non che v'appressi
divelto implori aiuto, / e perir veggia i suoi di morte indegna. tasso,
abbandonare, / che la mia amante veggia mia finita, / e che la morte
me è chiave aprente, acciò che io veggia la volontà del mio signore. l
al tristo umor, infin ch'ei veggia / ben già formati i pomi, indi
poi quinci e quindi ove mancar si veggia / il notritivo umor, non prenda
navicella, / che pur dinanzi non mi veggia quella / per chi scolpito amor nel
: e quantunque io... mi veggia in evidente pericolo di dovere dall'altrui
/ che una tal piaga dilatarsi io veggia. monti, x-3-526: non franga /
. conti, 541: da niun rimorso veggia / frastornata a gran fatica / scava
nel biondeggiar de le frequenti spiche / veggia indorarsi al mietitor l'affanno. milizia
, 3-45: chiuderà marte ove non veggia luce, / e stringerà al furor le
in furore contra lui, acciocché non veggia in te segno di nimistade. cellini,
mirando, il vigilante servo / sorger veggia e cader le stelle ardenti. d.
con voi. caro, 15-iii-48: dove veggia di non violare il dovere del servidore
inanzi, /... / e veggia e faccia patto, / ch'ogni oste
, / che sé e'suo'figliuo'veggia per terra / morir di fame o viver
provi le reni e i cuori, veggia vendetta io di loro. 4
altrui; po- gnamo che tu gli veggia fare un peccato, eziandìo gravissimo,
giudicio, purché la legge iusti- niana veggia questo peccato. machiavelli, 65: menenio
mia bendata mente, che pria sente che veggia, e non fina mostrarmi il colpo
di dentata lama, / che non veggia a l'occaso innanzi l'alba / giunte
che, ben che da la proda veggia il fondo, / in pelago noi vede
vuol ch'in campagna all'ordine si veggia. alfieri, v-1-713: rintracciar l'ojpne
, su, che / tosto ti veggia e nudo e trito e sollo. g
, i-15-228: basta ch'egli mi veggia, / perché al primo appressarmi a
che te ne gli orti suoi pur veggia amore / de'miei sospiri e de'
, / il delfino awien ch'ei veggia, / che anelante chiude al giorno
loco non è, che non si veggia adorno / d'incastratura preziosa e fina.
potente tanto che il suo principio increato non veggia molto più là che quello ch'ella
. caro, 4-947: e perir veggia i suoi di morte indegna. 0
, presentimento. ugurgieri, 134: veggia il crudele troiano questo fuoco dall'alto
il dorso. menzini, i-194: or veggia ben come silvestre campo / fassi felice
feggia / di non vedere, e veggia ogne su'stato. iacopone, 29-32
. / ch'anzi che sua final giornata veggia / italia ponga in pace, ed
è quanto pe'mortai si pensa o veggia. castiglione, 584: questo è il
adirati ed ingroti: / ancora gli veggia bistartoti! guittone, xxvii-8: venni ingrotto
puri, intègri, adven che veggia, / uscir gli fa di quel fero
tartari si battezò, al nome vostro si veggia intitolata. aretino, v-1-403: vi
/ serri tutto all'intorno ove esso veggia / nuovamente passar l'invitto umore.
specchi, e 'l suo sembiante / veggia e l'abito molle onde fu involto
volgar., 1-2-141: or chi non veggia quanta infedelitade ed irreligiositade da ciò segue
giu- dicio, purché la legge iustiniana veggia questo peccato. = deriv. dal
fusti, e quant'io lasso / si veggia, e com'amarvi io non fui
/ ove tumulto di latranti cani / si veggia incontro uscir con gran rovina, /
in parte, / dove alcun non ti veggia, al lento foco / d'amor
leonza che di pare / se veggia in mezo a duo cervi arrivata, /
sì per orbo che io non veggia lume? io ci fo come la lepre
s'inizia, / per te si veggia come la vegg'io, / grata m'
dal ciel falcon maniero / che levar veggia l'anitra o il colombo. boccamazza
non levato in superbia, cioè che si veggia essere alcuna cosa, ed è uno
la grazia naturale e solo vi si veggia l'arte, viene la donna odiosa,
/ che non è om che la veggia 'n chell'ora, / ch'ella noi
cotal m'apparve, s'io ancor lo veggia, / un lume per lo mar
con un miraeoi, ch'io / mi veggia intorno lucida in un punto, /
dante, inf., 28-22: già veggia, per mezzul perdere o lulla,
sotto; e dice così: 'già veggia ': cioè botte, * per mezul
cotal m'apparve, s'io ancor lo veggia, / un lume per lo mar
pur de farvi loco / unde vo veggia, crudel morte mia, / che faite
dal ciel falcon maniero / che levar veggia l'anitra e il colombo. boccamazza,
alcina mancìpio? / e perché ognun lo veggia guardanti la collettività e notizie che si vogliono
/ e credeva imbucar che tier noi veggia. lorenzo de'medici, ii-187:
che dio, esso medesimo mirando, veggia insiememente tutto. idem, inf.,
mai il suo fratello / perché lo veggia in abito mondano / o perché vada.
. petrarca, vi-1-38: ch'i'veggia ivi presente il sommo bene, /
dov'or dicesti, / sì ch'io veggia la porta di san pietro / e
/ d'amistade in alcuno adria non veggia? -mettersi in barca: imbarcarsi
conv., iii-v-14: conviene che maria veggia nel principio de l'ariete, quando
dante, inf., 28-22: già veggia, per mezzul perdere o lulla,
quaranta dì ', or chi non veggia che non potè essere detto l'uno e
mirando, il vigilante servo / sorger veggia e cader le stelle ardenti. marini,
che dio, esso medesimo mirando, veggia insiememente tutto. petrarca, 264-49:
/ fatto, vi sguardi fiso, veggia, brami, / e sola cerchi.
, / tanto che vuol ch'i'veggia la sua corte / per modo tutto
, / tanto che vuol ch'i'veggia la sua corte / per modo tutto fuor
iii- v-14: però conviene che maria veggia nel principio de l'ariete, quando
albero). alamanni, 7-ii-200: veggia [l'agricoltore] l'arbor gentil
allor, l'aurato cetro, / veggia il mirto odorato, il molle fico.
si specchi e 'l suo sembiante / veggia e l'abito molle onde fu involto
esser non puote / che comparir non veggia od uomo o fera. tassoni, 2-8
cagione, / sì ch'i'la veggia e ch'i'la mostri altrui; /
volgar., 1-4-201: or chi non veggia che li tempi non sarebbono stati,
e guardi lui, / ch'io non veggia talor tanta salute. cavalca, 20-30
canori alati, / finché sorta si veggia, / adorate il natal de la mia
stuoie e che nessuna persona non mi veggia. f. degli atti, 105:
troia, / fin ch'io ti veggia a noia / al cielo, al mondo
, e che nessuna persona non mi veggia. f. scarlatti, lxxx- viii-11-587
/ che, ben che da la proda veggia il fondo, / in pelago
stigliani, 2-445: parmi ch'io veggia in un novel carbone / di virtù ravvivarsi
, / se presto vuoi non si veggia il tuo funere. oltradi, 11:
d'ogni altra grazia piena, si veggia di quelli [dei capelli] nudata,
parini, giorno, iii-25: or colui veggia / che da tutti servito a nullo
, perché se ne ammiri e se ne veggia la naturai tessitura...,
fermo / de cosa ch'elio palpi o veggia ad occhi. leandreide, lxxviii-n-276:
occolti, / si ch'altri non mi veggia e non m'ascolti. magalotti,
tant'anni / e quella treccia d'or veggia d'argento, / e il vermiglio
, pietoso giove, / ch'io veggia il fin de'miei infiniti omei? gonzaga
fido segno / del mio corso non veggia e 'n fragil legno / senza governo
, / onde penderne almen non si veggia uno. -onde che: v
, via, fa'che indosso / ti veggia l'onorifica divisa: / depon l'
ad ora! / ched io non veggia la mortai partita! -a ore (
più di mille anni ch'io il veggia. lancellotti, 4-122: pareva un'
capelli orna. forlani, lvi-312: ei veggia / sopra 'l solio di pietro in
il fido segno / del mio corso non veggia e 'n fragil legno / senza governo
clori mia / erch'io la veggia a me lieta s'invia. tausilio,
in ogni cosa / dove raggio spuntar veggia di laude / tende veloce in ver le
fermo / de cosa ch'elio palpi o veggia ad occhi. bibbia volgar.,
ii-491: quando fia che ritornare io veggia /... / autunno pampinoso,
m'apparve, s'io ancor lo veggia, / un lume per lo mar venir
, / mentre con se pargoleggiar lo veggia. giulio strozzi, 17-25: or langue
una leonza che di pare / se veggia in mezo a duo cervi arivata, /
fatto a la prova, a ciò si veggia chi averà avuto meglior parere. p
alloro). alamanni, 7-ii-200: veggia l'ardor gentil da palla amato,
v-24-55: l'uccello pegaseo par che si veggia / di qua e questo a riguardare
che, ben che da la proda veggia il fondo, / in pelago noi vede
penetra e rimane il vino ne la veggia abbrusciata. galileo, 4-2-466: il
e'la saluta, / la ga- veggia sott'occhio, e le vuol bene:
dante, inf., 28-22: già veggia, per mezzul perdere o lulla,
a uel tempo della perfezione nel quale veggia lo verbo ivino siccome è.
e guarda che 'l fante non ti veggia e vedi di qual fichi mi reca
è ch'alfin si scopra e che si veggia / il gaudio mio dianzi a gran
; pesca. alamanni, 5-1-634: veggia il dolce arbuscel che bacco adombra,
adombra, /... / veggia il persico pomo. marinella, 425:
dante, inf., 28-23: già veggia, per mezzul perdere o lulla,
, e ancor par ch'io 'l veggia, / un busto san za capo andar
bendata mente, che pria sente che veggia, e non fina mostrarmi il colpo
quale provi le reni e i cuori, veggia vendetta io di loro; a te
dio, e quanto larga abbondanza si veggia piovere dalle sue mani. loredano,
fed. della valle, 33: veggia le pire di corone e scettri, /
donna] intorno / le popolose vie veggia esser sole, / m'appar sì
cagione, / sì ch'i'la veggia e ch'i'la mostri altrui; /
or dicesti, / sì ch'io veggia la porta di san pietro.
navicella, / che pur dinanzi non mi veggia quella / per chi scolpito amor nel
77: come madre che il figlio passar veggia / da la strada d'onore al
conv., iv-iii-10: perché meglio si veggia poi la vertude de la veritade,
vostra posta, egli è meglio che io veggia ridere voi per le bugie che voi
sedere, / tanto che vi ti veggia valicare. leone africano, cii-i-422: vi
, benché con gli occhi lume / veggia, ché l'alma umana che non
prender tanta grazia ch'io / ti veggia con imagine scoverta. benvenuto da imola
, fatemi loco, accio- ch'io veggia il figliuolo mio. -comportare,
. / loco non è che non si veggia adorno / d'incastratura preziosa e fina
mia, / perch'io la veggia, a me lieta s'invia. nuovo
è ch'alfin si scopra e che si veggia / il gaudio mio dianzi a gran
/ che, ben che da la proda veggia il fondo, / in pelago noi
/ che, ben che da la proda veggia il fondo, / in pelago noi
parti ignote, / onde chiaro si veggia e si palesi / che non solo ho
bene è molto fral, che ciò non veggia: / né tanto ogni poter gli
suo fine, / sì ch'io non veggia il gran publico danno / e 'l
vetare / ch'io non ti veggia sempre, alma mia luna. firenzuola,
detto è, in su questa palla veggia lo sole a punto sopra sé girare,
non desia, / se non che veggia lei qualche fiate. vangelo di nicodemo volgar
densitade del piombo, e quindi si veggia l'immagine del vetro. bruno, 2-165
amo, 10 no'voglio che altri veggia me ». boccaccio, dee.,
ii-47: quando fia mai ch'io veggia / rallentato de l'ira onnipotente /
lussuriosa troia, / fin ch'io ti veggia a noia / al cielo, ai
non abbi nostre membra / e non veggia e non oda nostri suoni, / tu
di quel rinaldo a piè tronca ti veggia. c. i. frugoni, i-3-295
dio non abbi nostre membra / e non veggia e non oda nostri suoni, /
adesso viene avviso certo che il conte di veggia è stato restituito nel medesimo luogo dove
né sì languida e brutta alcun mi veggia. d. bartoli, 2-2-26: egli
una chiave, sì ch'io entri e veggia con quanto amore m'ha ricomperato.
la secca bocca, acciò che ricriato io veggia. filippo degli agazzari, 51:
, 1-7-54: sguardi... e veggia la casa di salomone piena di femmine
, i-105: a me pare ch'io veggia già i rigagnoli del loro sangue correre
ove tumulto di latranti cani / si veggia incontro uscir con gran rovina, /
abbi nostre membra / e non veggia e non oda i nostri soni, /
e s'inizia, / per te si veggia come la veggio, / grata m'
, / tanto che vuol ch'i'veggia la sua corte / per modo tutto
esser non puote / che comparir non veggia od uomo o fera. g.
mia donna] intorno / le popolose vie veggia esser sole, / m'appar sì
, che vilipeso e risso / mi veggia nelle man dei barbarismi; / s'io
hanno fatto un concetto, che dio non veggia e non intenda, e hanno battezzata
m'apparve, s'io ancor lo veggia, / un lume per lo mar venir
cenere. sione e conviensi che veggia anzi la cura che li sia ferma la
dante, inf., 28-24: già veggia, per mezzul perdere o lulla,
, amati lumi, / perché alquanto ri veggia rugiadosi. monti, x-3-554: donna
che mezzo lo corpo suo; e questa veggia venire tela! rifletti. »
canteo, 334: sempre ch'io veggia in ciel l'infame arcturo, /
: né fia chi mai parlar vi veggia et oda / con altri che sanguettole,
sarto che tagliare / non vuol che 'l veggia. giacomo de'falconieri, xlvti-104:
quinci e quindi, ove mancar si veggia / notritivo umor, non prenda a sde-
e lei sbranata e me sbramata io veggia. sbramato2 (part. pass
, e dagli affanni, / ch'i'veggia per vertù degli ultimi anni, /
lo storico, ma non piange perché veggia in ischiavitudine l'oriente,..
porta, 8-24: pur che non mi veggia scompagnata da voi, eccomi a seguirvi
unarocca a guisa de romitto: / così veggia sconfitto / el mondotutto per diluvio ancora,
prender tanta grazia, ch'io / ti veggia con imagine scoverta. niccolò da poggibonsi
petra d'aprirme, ch'io la veggia scorta. r. roselli, lxxxviii-ii-410
anni, / e quella treccia d'or veggia d'argento, / e il vermiglio
ne stupisca il mondo, / ove si veggia scolto / il vostro onor da nulla
cotal m'apparve, s'io ancor lo veggia, / unlume per lo mar venir sì
inferma giace, / che svelto ne veggia io ogni mal seme, / sì ch'
/ che, ben che da la proda veggia il fondo, / = voce dotta
atterra, / benché fortuna grave apresar veggia. castellani, xxxiv-333: combatte il
qualor mi mena amor dov'io vi veggia, / ch'assai di rado avvien,
viene. / né, perché irato il veggia, il piè ritira, / ma il
, / che non è om che la veggia 'n chell'ora, / ch'ella
tormenta o spiace, / che si veggia di me più vaga e bella, /
non soggiorna, / fin che mi veggia consumata in guai! tanaglia, 2-276
: infino a ch'io non veggia lo spirito santo obumbrare l'altare, non
): né fia chi mai parlar vi veggia et oda / con altri che sanguettole
s'io il dissi mai, ch'io veggia aprir la terra / per inghiottirmi e
. / né, perché irato il veggia, il piè ritira, / ma il
poveri, sì che pur uno non si veggia mendicare. galileo, 1-2-203: l'
/ ch'anzi che sua final giornata veggia / italia ponga in pace, ed a
dalla densitade del piombo e quindi si veggia l'immagine del vetro. documenti visconti-sforza,
. bandello, ii-1203: ben che veggia come, fatto veglio, / cangiato
, sì ch'io / con pietà veggia tua stella lucente / e spegna l'atto
anni / e quella treccia d'or veggia d'argento / e il vermiglio color del
generosi e a. mme tanto benefattori giovani veggia morire. giulio strozzi, 4-96:
senato veneziano. tasso, 9-99: veggia il nemico le mie spalle, e schema
anni acerbi anzi stagione adulto / si veggia il senno e fia / incontro a'colpi
, / che per soa grazia me veggia disciolto, / finito è 'l viver mio
moria dei santi fa'clvei [dio] veggia / in te formata. chino
da san cassiano,... che veggia modo recarvene per la fiera due some
... / chiuderà marte ove non veggia luce, / e stringerà al furor
n sì sublime / luogo i'te veggia. serafino aquilano, 280: ogne infimo
/ che non t'oda o ti veggia altri uscir mora. passeroni, 3-6:
che tagliare non vuol, che 'l veggia, o fare. boccaccio, dee.
/ non escon fuor sì che le veggia il sole. delminio, i-70: di
rinchiuso, / tanto che vuol ch'i'veggia la sua corte. bestiario moralizzato,
d'esso luoco, acciò che si veggia l'artacione a voi reportata. tiziano,
e s'inizia / per te si veggia come la vegg'io. castellani, xxxiv-363
vinta / da l'estense virtù l'invidia veggia / dal ciel scoprirsi i tradimenti occulti
caso v'avete a promettere, che dove veggia di non violare il dovere del servitore
, / perché non fai ch'i'veggia un tratto accesa / questa che puote,
un'altra voce come vela (v. veggia). tréggia2, v.
ed arronciglio, / infin ch'io veggia di suo sangue goccia. c. bini
che ogni cosa che si vede, si veggia per triangolo, e però non la
lussuriosa troia, / fin ch'io ti veggia a noia / al cielo, al
dante, inf, 28-24: già veggia, per mezzul perdere o lulla, /
rinchiuso, / tanto che vuol ch'i'veggia la sua corte / per modo tutto
de'maestri delle mura, perché tu veggia quanto sempre più vaglia l'ingegno che
a sedere, / tanto che vi ti veggia valicare; / voltolerommi un pezzo per
breve, e nudo il pian si veggia. = denom. da valle
dal ciel falcon maniero / che levar veggia l'anitra o il colombo. marino
da notare acciocché la verità più efficacemente si veggia, che due sono le contemplazioni nello
. dante, infi, 28-22: già veggia, per mezzul perdere o lulla,
lo penetra e rimane il vino ne ìa veggia abbrusciata: perché per il molto sulfureo
dolenti danaidi che portano indarno acqua alla veggia sfondata. -con meton. misura
è talor di mal costrutto legno / la veggia, che il terren traduce altrove;
., 6-20: bastasi per arbore una veggia di letame; ma alla picciola arbore
letame; ma alla picciola arbore una veggia di letame mezza. = dal lat
), attestato nel medioevo nelle forme veggia (nel 1140), vegia (nel
c'è un pollastron che la ga- veggia, / e che gli fa portar de
/ e par ch'uom ne le più veggia figura. landino [plinio],
pare ch'enea in questo luogo non veggia l'idee, ma l'intelligenze ».