a pagarli. menzini, 5-115: sa me' di te chi al libro del quaranta
spada appoggiò al muro / e per me' il cuore s'acconciò la punta. g
bianco: / non è chi tesser me' bellico frodo / di lui sapesse, o
gioia mi dona / che lo me' cor s'adona / a le'sempre
è sì fresca e bella / che lo me' cor s'abbella / di non le
27-5): per tue parole '1 me' cor non affizia; / com peggio
.. che tenesser pe'calzoni / me' dell'abbrucia aggavignato e stretto / il valor
vi-11-225 (15-10): e qui me' voglio 'l bretto castagniccio, / 'nanzi
li die'in un istante / in me' la bocca. dante, inf.,
, e di nuovo ci appacificammo el me' si potè. 2. calmare,
in dito, / ma ella appaga me' suo appitito. boccaccio, dee.,
cervello; / sa fare i fatti suoi me' che gli sciocchi. g. b
: sì alta amanza ha presa lo me' core, / ch'i'mi disfido de
nei servizi / de'padroni arbitrar per me' servirli, / ma rado e con
quanto più vecchio è l'arcolaio, me' gira. 6. ant. plur
in su, da parte, / chi me' sapea, col brando s'arostava.
, pare troppa dappocaggine, 0 per me' dire, disamorevolezza, aver fatto un figliuolo
, / giovani e donne, chi me' sapea fare. idem, dee.,
usar malizia; / e quando raderai per me' la 2. disus. nettatoio
altrui così grave il rasoio, / faresti me' filar a filatoio barbetto o pezzetta
e'vede la mazza caduta, / il me' che può con la spada il punzecchia
amarmi, / come non fu giammai me' ver [= più vero] sonetto.
idem, 3-62: non è chi tesser me' bellico frodo / di lui sapesse,
persona era tanto ben formata, / quanto me' finger san pittori industri; / con
mascherata d'ippocrisia. menzini, 5-113: me' gli starebbe un vaso d'or vietano
di pazienzia. / -e però saria me' stare a bottega. /...
/ la gloria e 'l vanto di saper me' fingere / d'ogni poeta una bugia
prefato e salamone; / e 'l me' di tutti quanti è bradamante, / ci
pulci, ii-95: chi calafata, il me' che può ristoppa. buonarroti il giovane
non vai né calamaio, / né me' venir, né far far ricordanza, /
mia, con bruchi codimozzi / canterà me', che non fé mai calandra. sannazaro
i vivi pareanvivi: / non vide me' di me chi vide il vero, /
, vi-n-225 (15-10): e qui me' voglio 'l bratto castagniccio, /
54-1 (iv-282): che quel che me' di voi le calze taglia, /
li cambiasse stato, / però ch'el me' dolor è sì corale, / che
d'amore, 247: per che 'l me' cor si chiar'ha / di
nell'ultimo della dilicatezza o, per me' dir, dell'orgoglio,...
carità di quel che v'era / il me' che può co'romiti la sera.
andass'in corte; e'v'è conosciuto me' che chi che sia. =
poi (diss'io), gli è me' ch'io caschi / dalle finestre prima
pietro de'faitinelli, ix-316: e qui me' voglio 'l bretto castagniccio / anzi ch'
piglia. menzini, 5-3: dice che me' saria fare il castaido, / or
la vita. angiolieri, 23-1: me' mi so cattiveggiar su 'n letto,
dalle vipere. menzini, 5-113: me' gli starebbe un vaso d'orvietano, /
anco vi trita. menzini, 5-113: me' gli starebbe un vaso d'orvietano
meglio vela / o contra mar me' chiela. = dall'ant.
: / se tu lor presti, me' vai a cintarli; / ché se tu
tutti pari, / e sa'lo fare me' c'ommo si'a esto mondo;
, 9-215: nel conquassato legno, me' che sanno / dan luogo a'remi,
veron di ripoli, / per poter me' veder giostrare i zipoli. 2
vede. baldovini, 3-166: del me' ciuco anche so'resto senza, /
mia, con bruchi codimozzi / canterà me', che non fe'mai calandra
chi torrem noi per compare? / sarà me' ch'io fermi il conte: /
nel vero, ingegnasi / di fare el me' che sa. garzoni, 1-739:
torrem noi per compare? / sarà me' ch'io fermi il conte: / la
: sì alta amanza ha presa 10 me' core, / ch'i'mi disfido de
giocundità. cavalca, vii-226: considerando me' di questa guerra. sacchetti, 1-1:
vogliam vedere / ben dinanzi, e me' di dreto, / per ogni loco segreto
qua è conventata di noce. il me' ch'i'possa fare, è tornarmene
cambiasse stato, / però ch'el me' dolor è sì corale, / che passa
copia. maniglia, 1-iii-44: il me' povero ciapo / per sbucar di prigione
: - non siete voi ghi sposi delle me' padroncine? - sì, siamo quelli
ix-905: colla spada il ferì per me' el costato; / niuna armadura gli
padrone spiana un po'le costure al me' signore sposo geloso, vo'tanto ridere.
né cozzon, né contadino, / che me' conosca un bue. p. del
terra,... e per me' dove vedrai l'aer levar di terra più
augel che pia, / lo me' cor piange e cria / per la malvagia
del presto giovanni, che ha per me' '1 culo le coma.
po', pazienzia. / io son da me' di te, vecchio disutile! grazzini
tranne fuora un pettin rado; / e me' che sa, i suoi capelli sfrasca
nipotini: goderete doppiamente; e chi starà me' di voi, di là ne venga
/ po'ched e'fu del tutto al me' comando. tedaldi, vi-n-283 (27-5
arrieto anche un leprotto / laggiù nel me' bacìo presso al pantano; / e s'
lascia fare, / e'gli sarebbe il me' pigliare il diavolo / per la coda
fra molti dicitore eletto, / e me' di me ognun sa dire in rima;
baldovini, xxx-11-30: in somma il me' cervel tutto l'ho perso / dreto a
! a voi che vale? i me' v'era che da noi fosse il defetto
li die'in un istante / in me' la bocca, ed altro uom nessuno.
dove ch'ella ne deggia ire, / me' che tal vita m'è troppo il
., 1-112: io per lo tuo me' penso e discemo / che tu mi
non adopri, / oh, discorri me' l'un, pur che tu l'opri
iniqua o fella, / che 'l me' saria di fore, / s'aver disdegno
: si alta amanza ha presa lo me' core, / ch'i'mi disfido de
ragionando, porrà da quello stato / me' ritrarlo. dante, par., 10-144
'l terren sia leggiere, e dissodando / me' pruova, e ch'acqua vi si
pucci, cent., 70-49: come me' puote, [l'imperatore] dispone
tosto che si cuoca, / che me' la possa ogni pianta fruire. soderini,
tanaglia, 1-422: c'è chi dice me' che fosse fare, / sanza fogna
di mano, / e così il me' che seppe gli divise. fagiuoli,
arrieto anche un leprotto / laggiù nel me' bacìo presso al pantano; / e s'
pulci, 22-219: rinaldo, il me' che sa, dà lor conforto,
. / io non vidi mai uom correr me' lancia, / 10 non trovai mai
ragionando, porrà da quello stato / me' ritrarlo; o, dove dubitasse,
. baldovini, xxx-n-29: donche al me' tribolio presto soccorri, / prima ch'
2-974: e'pippion giovanetti proveranno / me' di gran lunga che non fanno e'duri
. veramente che voi abete fatto molto me' che io non arei saputo chiedere.
desiderio, perciò che la morte per me' l'entramento della delettazione è posta.
bacchelli, 1-iii-34: -tutti contro di me' tutti? -gridò l'esasperata.
motto, gli morda, o mostri me' di loro, subito pèrdono che paiono
esperienza. canti carnascialeschi, 1-393: perché me' vi diamo / di questo esperienza,
da 裣ot7) ti. i 'esco di me', 'sto fuori di me'; cfr.
i 'esco di me', 'sto fuori di me'; cfr. fr. extase (
messo in poesia / in modo ch'era me' che stesse cheto. /..
hotti sempre nella fantasia, / che me' non ne farebbe un dipintore. ariosto
il resto della persona non può esser me' fatto. -sì, per fantoccio da ceri
di quel che v'era, / il me' che può, co'romiti la sera
aspetti; / allor saprò 10 molto me' che farmi. aretino, 1-2: tu
com'un rabbino del sinedrio seggio. / me' gli starebbe un vaso d'orvietano,
dodici: tristizia! e gli era me' ch'e'fussin buoni e pochi; /
vava tutte / e se le piana me' che il farsettaio. machia
in scrito, / e no fastidiare lo me' dicto: / pregote che tu 'l
torrem noi per compare? / sarà me' ch'io fermi il conte: / la
-; / di non bere nel me' cor fui fermato. fra giordano, 2-79
passi / uno che dica: « i me' soldi! che uomini in legno di
vedi, figliuole, che t'à me' servito il mio mezo amico che'tuoi
altrui così grave il rasoio, / faresti me' filar a filatoio / che rader per
e quando d'un bel fiore / per me' pigliare truovo ch'e'gli adesca.
i magliuo'pone a giacer, per me' barbare, / che stieno a filo
. lippi, 10-38: gli è me' troncargli qui il ragionamento, / acciò
bello in piazza, / e chi me' vi sgumina e vi scacazza / riformerà
0. rucellai, 2-8-14-118: proverommi il me' ch'io saprò ad accennarvene qualche cosa
persona era tanto ben formata, / quanto me' finger san pittori industri. castiglione,
ogn'uom li dice: -tu se'me' che 'l pane, - / e ciò
a la to casa presso / per me' la siepe accanto al fossatèllo. roberti,
invenzione / per formare una coda il me' ch'io posso, io.
: i'er'a lagorare / per me' l'ortaccio là 'n quel gemitio.
messo in poesia / in modo ch'era me' che stesse cheto. magalotti, 9-1-66
1-732: par ch'a l'albero me' la vite alligne / nutrita dalle foglie c'
aldighier ghermito in modo / che sare'me' abbracciare un orsacchino. ariosto, 23-85:
, 3-20: gli scudi lor passàr per me' le pance: / e buon destrier
ch'amor dona è alegrare / e me' si pare: -or non degg'io dolere
aspro torneamento con essi, fece loro il me' che e'seppe rotella di quattro girate
il giovane / cominciò (perché e'parla me' che un giudice), / a
giugner sempre e'buoi, / che me' salvono el collo. diodati [bibbia]
ch'a giusto movi, / è me' tua morte con quei che son teco,
lippi, 2-10: gli è me' ch'io caschi / dalle finestre prima
la gloria e 'l vanto di saper me' fingere / d'ogni poeta una bugia
: la grammatica, o, per me' dire, il latino. -per
4-311: sì, sì: tu parli me' ch'un granchio c'ha due bocche
grassume suillo la 'nbiuta, / che me' s'appicca e to'dell'agro forza.
faitinelli, vi-11-225 (15-n): qui me' voglio 'l bretto castagniccio, / 'nanzi
altrui cosi grave il rasoio, / faresti me' filar a filatoio / che rader per
, / sa fare i fatti suoi me' che gli sciocchi. -di gravità
: sì alta amanza à presa lo me' core, / chi mi disfido de lo
che mangian persa / perché altri possa me' soffrir lor alito, / che rutano,
lui. fiore, 7-8: il me' core sta tanto doglioso / di quel
:... 'sol vi te me', con viso sì sereno, /
., 1-113: io per lo tuo me' penso e discerno / che tu mi
à vinto! angiolieri, 55-4: il me' grande diletto m'è tolto / in
, darolla a un guitto / che saprà me' di voi tenersi ritto. forteguerri,
con grassume suillo la 'nbiuta, / che me' s'appicca e to'dell'agro forza
una barba posticcia; / e così me' che puote l'impasticcia. tranquillo d'
, / e che 11 negozio me' che mai s'impiccia, / del boccone
buti, 2-681: 'impugnan dentro a me';... cioè combatteno nel mio
: sì alta amanza à presa lo me' core, / chi mi disfido de lo
ma il resto della persona non può esser me' fatto. vasari, i-582: dipinse
facesse, / di quel fantin quel che me' le paresse. guido delle colonne volgar
era tanto ben formata, / quanto me' finger san pittori industri. giov. soranzo
più forte in sella, / né me' 'nforcar di noi. -rifl.
i'fussi in graizia tua, sandra me' cara, / e 'n pace tutte i'
nell'altra, / secondo che lo me' veniva, avendo / sol per obbietto il
retro fo sembiante, / credendo poter me' passare ennante. tasso, 3-46: sovra
e sorbi è mia opinione / che servin me' per vite, e sempre insista /
bella petra / per man di quei che me' intagliasse in petra. bibbia volgar.
misi mia intenzione / in voi per me' gradire, / veggio che v'è languire
esso iesu non disse: 'diligi me', ma 'ami me? '. bandello
la gola del mio padre e per me' le 'nteraglie dela mia moglie, tutto
di racco trare / per me' la torma de'troiani ardito: / ch'
infra doe brame, / che qual me' po'de dolor me smalta: / l'
come costui invilito, / che sare'me' perduto che smarrito. machiavelli, 1-vi-288:
core. chiaro davanzati, l-60: me' faria fallire, / se 'l suo valore
e di quegli che son nati, sia me' dire dove si tratterà della instruzióne dei
., v-186-119: li miei parenti e me' pare e mea mare si me volse
monte, xvii-658-16: a molti sarìa me' star n'una gabia / che voler
: né va oggi attorno persona né me' veduta, né più stimata di lui.
arrieto anche un leprotto / laggiù nel me' bacìo presso al pantano. batacchi, ii-17
in piede [la statua] per me' la bottega che fu di maestro pasquino,
terren sia leggiere, e dissodando / me' pruova, e ch'acqua vi si fermi
ch'a stuzzicare i denti / né me' fatti e miglior trovar potete; / di
gioco. menzini, 5-115: sa me' di te chi al libro del quaranta
animo. fagiuoli, 1-4-400: -la me' donna... ha la lingua lunga
è e più logoro, / l'arcolaio me' gira. f. f. frugoni
farmela ben lunga: / gli è me' troncargli qui il ragionamento. baldovini,
letto le capitolesse, / o, per me' dir, quelle maccheronee / di voi
, come quelle che son mandate a me' pa'quando non paga il macinato,
): deo, come son lontan dal me' pensiero / li falsi e li noiosi
'l ponto / quando la mia mare cun me' pare s'a ^ onso. boccaccio
darò tormento e malenanza, / sì che me' ti varria avermi servita. poesie bolognesi
perch'è sì sventurato, / ch'onne me' membro se sbate e s'adira,
altro guai; / se 'l me' non prendo, assai sarò malnata. serafino
vano, e dal vento spirante / me' si salva ogni nesto che si fende
, i la mastuco. / è me' ch'io me la colga. civinini,
gli occhi al cielo, godendo colà forse me' de gli altri le bellezze di quello
ogn'uom li dice: -tu se'me' che 'l pane, - / e ciò
serebbe un tedio; / e certo me' sarà vinto lasciarla / e da lei con
mèglio (ant. mèi, me'), avv. in modo migliore
misi mia intenzione / in voi per me' grandire, / veggio che v'è languire
., 2-36: se'savio intendi me' ch'i'non ragiono. idem, purg
acciò che gli uomini dela compangnia sian me' conosciuti. petrarca, i-1-77: questi è
263: il dì seguente scoperse me' la vittoria. tasso, 17-60:
, / la buona spada, e me' lo scudo imbraccia. baldi, 86:
, / o che verdura quand'è me' fiorita. chiaro davanzati, xviii-24: poi
. chiaro davanzati, xviii-24: poi, me' cono- scidore / ritornò al dritto stato
dir seco stesso, che tu sia me' che il pane, non ti lasciando perciò
rato. chiaro davanzati, xx-17: me' foria per un cento / ch'io
/ era nociva, e come il me' sarebbe / tener sott'acqua la coda
cecchi, 29: e'gli sarebbe il me' pigliare il diavolo / per la coda
purg., 31-43: tuttavia, perché me' vergogna porte / del tuo errore [
un dì sommi arrostato, / allora me' di prima faccio colta. -il
diritto. anonimo, i-557: me' mi saria -s'io moro per amore /
trasse di mano, / e così il me' che seppe gli divise. sanudo,
: ond'io, per lo tuo me', penso e discerno / che tu mi
, / ché tegnola nemica: / ca me' vorria morisse disperato, / ca vivere
. fr. méhariste. mèi1 [me'), sm. ant. mezzo,
luna e sole, celo e stelle 'nfra me' tesaur'non so'chevelle; / de
umanitate / porta, sì che me' corre ogni om col freno. dante,
somiglia, / e tanta più quant'è me' conosciuta. petrarca, 127-75: se
che e'si adirasse, e sarebbe me' perderlo / che smarrirlo. selva, 3-93
misi mia intenzione / in voi per me' gradire, / veggio che v'è languire
desidera / d'averla. or dove me' potete metterla? g. m. cecchi
chimurra del presto giovanni, che ha per me' 'l culo le corna. ser giovanni
a ogni cristiano nacque un fiore per me' la bocca, e a'saracini un
altra d'una punta d'alabarda per me' la verga. carducci, iii-11-65:
): così andando s'avvenne per me' la cesta sotto la quale era il giovinetto
il fanciullo: -voi siete per me' la chiesa di san paolo in riva
chiesa accanto all'altare de'cavalcanti per me' la porta che va nel chiostro del
trasse di mano, / e così il me' che seppe gli divise. cellini,
xv: io mi sto pianamente il me' ch'io posso, / stiracchiando le milze
scarlate, / a quella enduta for per me' le plase / fasando a altri de
quando l'augel pia / allor disia 'l me' cor drudo avere. fra giordano,
e di sella, all'affanno / me' sostener l'animal, ch'ai sonoro /
donna mia con bruchi codimozzi / canterà me' che non fe'mai calandra, /
si scusano con dire: ogni cosa è me' che moglie. -per compagnia prese
una nube ardente / men giva contemplando al me' possea. pascarella, 1-266: io
/ ch'a giusto movi, / è me' tua morte con quei che son teco
., 1-117: io per lo tuo me' penso e discerno / che tu mi
francesco da barberino, iii-131: porai per me' assare / più vivande portare, /
morto per lui. è morto per me': da non doverci nsar più
, / che ti farà posar po'me' la testa, / fuggendo e ghiribizzi
. alberti, lxxxviii-1-84: chi sa giucolar me' di capresto / colui più corre e
darò lor sì dure penitenze / che me' lor fora che non fosser nati.
sotil natura, / nulla fu mai che me' di lei inprendesse. varchi, 7-26
/ ché tegnola nemica: / ca me' vorria morisse disperato, / ca vivere
sventurata e gentil creatura / nèttalo il me' che può con un lenzuolo. trissino
vostre rime qui soggetto / el me' ch'i'so con quelle m'accompagno,
onesto e netto / stato, qual me' potè, tutto compose. michelangelo, i-i-
il giovane, 9-760: qiiant'era me' morirmi / di fame ch'agognando all'
/ '(corno el so le me' compagne); / penetenze fici magne /
, un canto di dante, mi scusano me' che pasticci e balli e musiche.
ognura. anonimo, i-637: il me' crudel doloroso stato / m'aduci ognor
quel ceffino, / che. lle voglio me' ch'a tutte l'altre persone
star a once, / ché così me' risplendon per le mura / l'imagin de'
non sai ben suo stato, / è me' far più d'onor che poi
fornita, / ché tutte l'altre lo me' cor isdegna / considerando vostr'ovra compita
io misi mia intenzione / in voi per me' gradire, / veggio che v'è
in macone, / ma come vedi me' la cosa vada, / tu gli addormenterai
gioia cantando. idem, xxxii-44: me' tanto non si n'hae / come
, vi-321 (23-5): e1 me' dolor è sì corale / che passa
51: sì alta amanza à presa lo me' core, / chi mi disfido de
del nome. salvini, v-417: me' per 'meglio'. l'originazione è: 'meglio
patisse scherni e oltraggi? esser pur me' sottramelo... guardasse più tosto
di chi l'ode; o vero è me' dire ch'e'non l'abbia qui
: li qual [diavolo] per me' la fa? a orribelmentre el mira [
camporeccia. tanaglia, 1-651: e'susini me' pruovon ne'piani, / massimamente dove
prego deo ke guarda sia / del me' segnor en pagania, / e fa$a sì
. venuti, lxxxviii-11-721: non sona me' mia fistula palustre. -letter
tanto da bene... -egli e me' che 'l pane, che si lascia
ma poi del resto / gli è me' che 'l pane. pratesi, -90
, / perché egli, acciò possiate me' la mane / e la sera sguazzar con
: chi ha pane e vino, sta me' che il suo vicino. ibidem,
» l 17]: chi vuol paniberar me' camollla / con la 'nguadiata d'
, / ch'io ti ricoprirone il me' che posso. foscolo, xiv-
ciò eh'amor dona è alegrare / e me' si pare. fra giordano, 206
1-660: delle [melagrane] dolci le me' son da gaeta; / delle men
proveder di sale / che le fa me' pascenti in piano e in forre. salvini
di passo, di trottare e di correre me' che possano. zannoni, 5-32:
intridian poca pasta, / acciò che me' si gusti. -mettere, porre le
, siete pastoni di burro e buoni me' che 'l pane. nievo, 1-134:
il bestiame. tanaglia, 1-299: me' si possin mantenere gli armenti /.
e * fossero attenti / a patteggiare il me' che si potesse. boccaccio, viii-3-198
risoluzioni. pataffio, 8: me' son i pedignon talor che fretta.
torna al peggiore / ver'quella che 'l me' cor ha 'n ubria.
/ non cognoscendo il mal, del me' pelata. 12. figur.
di chi vanto / si diè di febo me' saper suonare, j quando di pelle
patrizi, 678: cotesto potrebbe essere me' per grazia, o sansovino: pegnare di
darò lor sì dure penitenze / che me' lor fora che non fosser nati. boccaccio
che per vu'sento / che lo me' coro 0 messo in du'volire / e
sai ben suo stato, / è me' far più d'onor che poi pentere /
, / ma tutor la pavento: / me' foria per un cento / ch'io
salviati, 19-123: pure egli è me' perder che straperdere. monosini, 148
perno, / onde ti possa aver me' traboccato. -fare perno di,
che mangian persa / perché altri possa me' soffrir lor alito, / che rutano,
/... per dio, è me' stranieri / e mettere la vita contro
grande gioia mi dona, / che lo me' cor s'adona / a le'sempre
una piaggia forte si fermàro / per me' potersi salvi mantenere. pulci, 21-156
di piote un tribunale alto, perché me' si vedesse. filicaia, 2-1-60:
pianti. sordello, x2qcv-i-505: e1 me' cor se n'acorda, / e dis
como l'augel che pia, / lo me' cor piange e cria / per la
pia, / allor disia 'l me' cor drudo avere. cagnoli, vi-356:
'circunda tibi vestimentum tuum et sequere me' ». pieróne, sm.
pare: / servire a grado è me' di cosa alcuna. francesco da barberino,
letto le capitolesse / o, per me' dir, quelle maccheronee / di voi altri
poi (diss'io) gli è me' ch'io caschi / dalle finestre prima che
/ ferì l'un di lor tre per me' 'l pomone. pulci, 7-41: alcuna
ritmo nenciale, 212: non guarda me' fanciulla le bestiuole / che. ffa
: né va oggi attorno persona né me' veduta né più stimata di lui. gaiucci
, / come che po''l vedrei me' ch'ella preda. -razziare il
con macin di granito, / ch'apre me' dell'ulive ogni segreto; /.
che le tette non saran rasciutte, / me' col presame d'erba, e 'ntomo
che le tette non saran rasciutte, / me' col presame d'erba. domenichi [
a la beata riva, / 'asperges me' sì dolcemente udissi, / che noi
en quello specchio, vìd- dece la me' essenza; / era, senza fallenza,
testi veneziani, 153: laso tuti li me' dineri e cose che se posa far
(27-7): -per tue parole 'l me' cor non affizia; / come peggio
cum lo so capitolo s'inprofera a li me' comessari o ad altri per loro da
loro da recever l'anema mia e de me' pare e de mia mare e de
67: voio qu'eli faga segurtade ali me' redi de tute le rason que io
. testi veneziani, 8: ordino me' commissari li procuratori de sancto marco e
: s'elo no volese, remana me' comesari li percolator de sen marco.
sconfitti e pochi vincitori, / considerando me' di questa guerra, / nella qual posto
e'vede la mazza caduta, / il me' che può con la spada il punzecchia
. sordello, xxxv-i-505: e1 me' cor se n'acorda, / e dis
rime qui soggetto, / el me' ch'i'so con quelle m'accompagno:
servita / e servo e servirò per me' morire. buonaccorsi, 174: s'i'
mangian persa / perché altri possa me' soffrir lor alito, / che rutano,
: el pò veer lo scritto en lo me' quaemo e s'el m'en volese
lasso tuto lo mio desordenado a me' nevodi fidi de mio fio, soè langaroto
veneziani, 14: elli debia destribuir li me' beni sì com'eo dirò qua entro
: con co fosse ca ben avea de me' denari in bona quantitade, a deo
da mi in quela forma, uno di me' à quasto el zoco.
monete! / quando le viete / son me' che le nuove. / se vuogli
trasse adosso con una lancia in mano per me' lo petto, dicendo: « se
, i-251: gli alberi, o per me' dire i frutti, s'hanno
allora la maddalena, quando venne per me' lei, ella si risentì quivi come
di passo, di trottare e di correre me' che possano. bracciolini, 5-5-8:
volgar. [tommaseo]: or me' intendi, signore, della fine buona
581: or va', e al me' che puoi, tosto rassettala [la casa
virgin benedetta! »; / e 'l me' che può neltarmi si rassetta. b
irato fa gobbe le spalle, / e me' che può rattaccona le cose.
alfieri, 12-73: oh, quanto me' ti fora / veder di traiti quest'
mal avere, / poi che 'l me' grande diletto m'è tolto / in guisa
cresce tristizia, / ma ravedersi è me' tardi che mai. f. scarlatti,
, lxxxviii-ii-626: egli è 'l me' ravedersi, / dice un proverbio, un
'l razzolare i secreti de'principe è me' talvolta un pane e una cipolla.
, e recomandolla a mio fiio ed a me' nevodi. -rifl. presentarsi
eo mo degno / e fiz reficiao dal me' segnor benegno. s. bonaventura
altro ancor si berebbe; il bianco ha me' retto. ganti, 1-ii-134: le
guardian e regeore de mi e dele me' ovre. esopo volgar., 5-252:
mesa per anima mia e per li me' morti. ibidem, 175: item laso
dao a mia muier de li altri me' beni lib. c e turi li so
e turi li so drapi e de li me' rendii, stagando ella senca marìo,
del trecento, lxxxiv-339: seguendo un me' sparver, che me menava / de bosco
obbligatissimo. baldovini, 5-33: e del me' anche so'resto senza. martello,
, iii-227: 1'vado a pigghiare i me' cenci e me ne vado dalla me'
me'cenci e me ne vado dalla me' menichina co'me'bambini. s'i'non
me ne vado dalla me'menichina co'me' bambini. s'i'non troverò da
a duo 'n terra, / e 'l me' ricolga il peggio. -ricevere (la
pregio salite / s'a far riconsentite / me' che darmi sturbanza. = comp
. sordello, xxxv-i-505: e1 me' cor se n'acorda / e dis qe
/ il modo e la favella / o me' tanto m'aggrada: / tu rifai
el ballo! / sopra pagani, chi me' può se travaglia. -riprendere vigore
): messer, non guardà'li me' peccai, ma la fé de questo bum
testi veneziani, io: stire tutti questi me' denari de qi a que la carevana
a la beata riva, / 'asperges me' sì dolcemente udissi, / che noi
astolfo fu in pregione remettuto / e me' che prima fu fatto guardare. leggenda aurea
vien tutto rimpedulato, / per poter me' pescar ne'luoghi = deverb.
ciò ch'amor dona è alegrare / e me' si fare: - or non degg'
attorno la circonvallazione. forteguerri, 7-6: me' che può rinforza e mura e porte
de tarsilla mea amia, sor de me' paire, te disi in le omelie de
sedere a desco in compagnia / e il me' nencin, ch'è pur chi vo'
-convertire. forteguerri, 26-120: me' che può il frate a lui conforto
vi corse, o, per dir me', vi fu condutto / su l'altrui
francesco da barberino, 11-68: è me' tua morte con quei che son teco
. alberti, laxxvtii-i-84: chi sa giucolar me' del ca- presto / colui più corre
pulci, ii-95: chi calafata, el me' che può ristoppa / ed òvvi alcuno
, ristoro / sarà buon fare e me' tardi che mai. -per ristoro
.. i che sarebbono il caso a'me' bambini! ulloa [guevara],
, / lo terzo dì à esse lo me' resusta- mento. salvini [manuzzi]
: non te lasero arti'se lo me' figlo inprima non resusita. boccaccio, i-521
/ poi veggio e sento che nel me' podere / non si riten di ciò che
ragionando, porrà da questo stato / me' ritrarlo. dante, par., 22-44
, con timore, / ché sare'me' tacer che ritrattare. moravia, 16-49:
si nascose; e 'l populo passò per me' ivi ritto e non vi fu veduta
giovane, i-372: e di loro chi me' riesce / in firemio porteranno il maggior
aspro tomeamento con essi, fece loro il me' che e'seppe rotella di quattro girate
e nell': altre parti / che me' faresti a. ffarti romita. boccaccio,
di passo, di trottare e di correre me' che possano. d. bartoli,
quanto a quello che io scrivo 'per me', voi potete trovarlo ne'miei libri.
, vt-i-319 (23-7): e1 me' dolor è sì corale, / che
villani] persa / perché altri possa me' soffrir lor alito, / che rutano,
sono alle peggio dii sacco con tonino me' genero. -fare il sacco: imbarcarsi
e sonvi stato come capricomio / umiliando il me' core inver voi. g. b
or nell'altra, / secondo che lor me' veniva, avendo / sol per obbietto
messa per anima mia e per li me' morti e de mio frar che fo so
da pisa, / ciré'fier d'amor me' che tu di trafien. g.
mmi ritorno, / ché per voi il me' cor salvar si crede. casalicchio,
sia'come dire 'salvo sia a me', mi rechi salute e bene, non
ire alla bon'ora; / onde al me' ch'ei potè senza intervallo / prese
intra. lle braccia, sana, al me' disire. dante, vita nuova,
augel pia, / allor disia 'l me' cor drudo avere. dante, inf,
.]: 'élla sa meglio di me': forma cortese e modesta di rammentare
sia me' che il pane, non ti lasciando perciò
dir procacciat'un satollo, / al qual me' converria ventre di lupo. grasso,
folle: / se'savio; intendi me' eh'i'non ragiono. idem, inf
l. bellini, 6-73: compar me' caro, se mi tocca il ticchio
'l farsi bello in piazza / e chi me' vi gusmina e vi scacazza / reformeran
e più amaramente scrupolo di quel 'povera me'! che le era scappato detto tra
la mia rozza vena col mantenermi 'l me' ch'i'posso terra terra, come
si fenda e tagli un poco per me' quel luogo, là ove egli enfia,
scartate, / a quella enduta for per me' le platee / fagando a altri de
facea urtare, / credendo il bordon me' far entrare. 2. con
lungo e bello, / si cuopre me' la seta assai con quello; / chi
/ penser ho di partire / me' cor e mente da tale follia, /
a desco in compagnia / e il me' nencin, ch'è pur chi vo'
che, con merzé cherere, / me' li prometti assai: / tanto a gran
mi sento fatigata: / e po'veggo me' sorella / a testa della scirrata,
pucci, cent., 6-40: come me' poteva di ragione, / diè contro
non mi sconci: / questo lavoro è me' che parigino. guicciardini, 2-1-219:
rosso, vii-532 (76-4): 'circumdederunt me' doglie di morte, / vezendo questa
a sam beneto: « rendime lo me' figlio ». boccaccio, dee.,
sua difensione, / e disse ch'amerìa me' d'esser morta / ch'ardimento le
quell'umoraccio; son troppo scottato delle me' pazzie. ferd. martini, 1-ii-23
voglia trare ennante / cuntra le forze me' tante, / che tutto 'l mondo
nimico / per torgli pregio e porlo in me' scredenza. guerrazzi, 1-95: tuttavolta
el pò veer lo scrito en lo me' quaerno. bembo, 10-ia-91: piacemi
, / voi l'averei, a me' parer. / or no vojo e'tanto
facea urtare, / credendo il bordon me' far entrare; / ma già nessuna cosa
scuoteva le mura di gli scuotta me' la panza. gerico, così
veneziani, 55: lo remagnente de le me' caose sia vendute e fato cantate per
veneziani, 55: lo remagnente de le me' caose sia vendute e fato cantate per
si vive. anonimo, i-557: me' mi sarìa - s'io moro per amore
quel delle stinche seconda, / e dire'me' s'i'dicessi piggiore.
nube ardente / men giva contemplando al me' possea. -sostant. per antonom.
inf, 1-113: io per lo tuo me' penso e discemo / che tu mi
sì fresca e bella / che lo me' cor s'abella / di non le mai
bella petra / per man di quei che me' intagliasse in petra. -fare sembiante
/ perché ne l'alvo sitibonde sendo / me' el portoseme dovranno accettare. comiso, 17-36
che per vu'sento / che lo me' coro ò messo in du'volire / e
ho servita / e servo e servirò per me' morire. capellanovolgar., i-97: a
, più grati saranno / e par che me' laterra omor vi presti. 5
futuri poeti che è 'una stanza tutta per me'? 2. abbondanza, grande
tranne fuora un pettin rado; / e me' che sa i suoi capelli sfrasca /
farsi bello in piazza, / e chi me' vi sgu- cullava piano piano sulle ginocchia
..., voio qe tute le me' maserie sia vendute. petrarca, 270-32
dia / ch'a vostra segnoria / lo me' mi anni mi rendei / sanza
legar nel cavo speco: / 'solvite me', con viso sì sereno, / con
ti tira, / di ch'io per me' parlar mi taccio e silo. 3
ciò sia stato sillogizato o, per me' aire, sofisticato da qualche parola mia,
comp. da cròv 'insie me' e xa. àaig 'frattura'.
volgar., prol., 2: me' fiio e carissimo me'nazione cne hanno
sire: / penser ho di partire / me' cor e mente da tale follia,
o giano, / a cui me' e £uyóv, deriv dal tema di ^
posto infra due brame / che qual me' può, più di dolor mi smalta.
pace, / ma di ferir chi me' sapea col brando, 7 l'uno abattendo
snello. d'annunzio, i-406: me' che giga o vivuola / canta ogni rivo
58: 'sinite parvulos venire ad me': lo ha detto il primo socialista
; / me e 'l mio el me' piacer t'assegna / non per merto di
che mangian persa / perché altri possa me' soffrir lor alito. alberti, i-5a
francesco da barberino, iii-131: porai per me' passare / più vivande portare: /
non mi sconci: / questo lavoro è me' che parigino. / i'ne 'ncolpo
somiglia, / e tanta più quant'è me' conosciuta. 12. locuz.
vostr'alma gaude, / ch'ai me' parer li gaudi han sovralarchi. =
sentenza a suo prò, per acquistar me' la sua grazia, l'assomigliò ad una
grosse e nere, per cagione / che me' da neve si difenderanno.
ricercar luogo più ameno, / dove me' si sorvoli e me'si pacchie.
ameno, / dove me'si sorvoli e me' si pacchie. -sorpassare con la propria
vedoar, che ella debia sostengnir li me' redi. mazzei, i-256: egli è
europa sottratta a cavalcarsi, / per me' compir l'avvisato lavoro, / e'parea
tuto lago a mio frar biasio e a me' fiiolli. pagliaresi, xliii-60: poi
, prol. (3): lo me' misero e infeliceanimo, ferio de la feria
faccia. fagiuoli, ii-8: chi me' di voi poteva veramente / spacciare i pregi
tuto l'altro romagnente mio vegna in me' fradeli dapoi ch'eli me ài spedegada t'
f. alberti, lxxxviii-i-125: per me' solcar dov'è più cupo ilfondo / e
de casa laso a palma et a benedeta me' seror. p. tiepolo, lii-5-10
di chi vanto / si diè di febo me' saper suonare, / quando di pelle
ben ch'è 'n l'amor, a me' l'arreco. compagni, 2-1:
corre; / ed il pome spoggiò per me' l'arcione, / ispronando il destrier
foco eterno / e star nel scuro me', nelle quali la crema si presenta come
onore -n'ave chi sé trade: / me' che di spade -ricievesse stampa. cicerchia
, / come gli scappan via, poi me' degli altri. bandi, 2-i-185:
. iacopone, 85-29: maiur fo me' stoltia, -l'alta grannezza mia /
che tutti gli stampatori, o per me' dire stupratori deir altrui opere, s'accordino
se questa mort co fazo k'al patre me' complax?. giovanni crisostomo volgar
impaccio, / ch'io ti ricoprirone il me' che posso. sestini, 26:
. salviati, 19-123: pure egli è me' perdere che straperdere. = comp.
r. fu avant alé / por me' la man elo l'oit gobré, /
con macin di granito, / ch'apre me' dell'ulive ogni segreto; / -
1-659: delle [melagrane] dolci le me' son da gaeta: / delle men
testi veneziani, 14: vogo e ordeno me' commesari li signor procoraor constituidi su le
dia / ch'a vostra segnoria / lo me' servir piacesse. maestro sanguigno, 101
sfruttare, vesbraro, / e tanto me' de margo caro. / intiendi sempre prima
esser sussecutivamente collegate insieme la scena 'ne me' e la seguente. = comp.
116: mia muer li dia in drapi me' de dosso de queli che li parerà
acconsente. monosini, 84: è me' tacere che parlare indarno. idem,
1-115: mai no sera conseio il me' dolore tamagno. niccolò del rosso, 1-232-13
la gola del mio padre e per me' le 'nteraglie de la mio moglie, tutto
casse fasciate; / ma dagli uomini me' si porteranno / che con le some.
1-i-172: statevi im pace, temporegiando me' che potete, e non vi impacciate
maschio mostri in tuo paese / per me' signoreggiar la tua contrade, / e sappi
-ciascuno dei punti salienti nel perimetro di una me' uno termine che ancora v'è d'una
l. bellini, 6-73: compar me' caro, se mi tocca il ticchio /
francesco da barberino, iii-130: porai per me' passare / più vivande portare / galline
da verona, xxxv-i-646: li qual per me' la faga donare, in nome
sé: « questo mi toglio e di me' non ti voglio ». straparola,
tolta degna. - moglie da voi? me' danno. 3. elezione a
fusson pari / o più torose o me' composta fronte. tasso, aminta, 764
monosini, 360: chi mi fa me' ch'e'non suole, / o m'
1-xii-55: poi veggio e sento che nel me' podere / non si riten di ciò
più grati saranno, / e par che me' la terra omor vi presti.
con macin di granito, / ch'apre me' dell'ulive ogni segreto. capitoli della
.!... / e chi me' pescar suole / piglia tal volta men
, / come che po''l vedrei me' ch'ella preda. dante, conv.
, 1-114: 10 per lo tuo me' penso e discemo / che tu mi segui
i'vorre'morir trasvolontièri, / ché me' vai una morte far che mille.
è tanta brigata / per una volta il me' che voi sapete ». vita di
. seneca volgar., 3-86: me' vale, che tu somigli nel parlare a
. scarlatti, lxxxviii-ii-626: egli è t me' ravedersi, / dice un proverbio,
, vi-i-371 (61-6): assa'vai me' libertà, che segnore, / e
mandasti dodici, tristizia / egli era me' che'fosser buoni e pochi. caro,
dante], i-250: per che 'l me' cor sì chiariha / di non far giamai
che mangiare persa / perché altri possa me' soffrir lor alito, / che rutano,
toma al peggiore / veri quella che 'l me' cor ha 'n ubrìa. =
so uso / d'aver reposo en me' deiettare; / or lo m'ài tolto
locuz. lat. vade mecum 'vieni con me'; cfr. fr. vademecum.
amore, 251: per che '1 me' cor sì chiariha / di non far
vantaggio / di coppa e di coltello me' ch'altro sire ». -con
enperò el pò veer lo scrito en lo me' quaemo e s'el m'en volese
darò tormento e malenanza, / sì che me' ti varria avermi servita. calandra,
suo figliuol le mani pose, / per me' il core coll'unghie dipartendo: /
ben ch'è 'n l'amor, a me' l'arreco. bibbia volgar., x-234
1-661: delle [melagrane] dolci le me' son da caeta; / delle men
chi ha pane e vino, / sta me' che il suo vicino. ibidem,
! / quando le viete / son me' che le nuove. / se vuogli saper
assolto, / tacito 'coram me' ciascun s'affisse / ignito sì che vincea
voi', o 'tu sei indugiato da me', o qualunque de'simiglianti, senza avervi
c'è chi dice / che starebbe me' civette. = lat. vivus,
sé: « questo mi toglio e di me' non ti voglio ». varchi,
, par., 25-27: tacito 'coram me' ciascun s'affisse, / ignito
piè d'un spin ch'è nato in me' la via / ve- dut'ho 'l
veron di ripoli, / per poter me' veder giostrare i zipoli. bellincioni, 1-211
1-661: delle [melagrane] dolci le me' son da gaeta; / delle men
volgar., prol., 2: me' fiio e carissimo me'compagnum, in
., 2: me'fiio e carissimo me' compagnum, in santo studio e singular
la stampa [7-v-1995]: oggi me' so'fatto 'na pennichella a casa, ho
ricordare il finale. il film ['supersize me'] indipendente, antimultinazionale, e chi