e la strascina mollemente, si volta a leccar quella mano; e non sa che
, fletter la schiena e l'anima, leccar la pantofola a tutti i papi,
; ma / il poverin si può leccar le dita, / la merce è già
: / piacegli il vino, ed a leccar s'abbassa / i turaccioli ai fiaschi
l'ha fi nita mai o di leccar l'uva colla lingua, o di vezzeggiarla
ei s'è usurpato i tuoi diritti col leccar le rimasuglie delle broda e degl'intingoli
capo che ti duole, / e per leccar lo specchio di narcisso, / non
in correnti fiumi e son così dette dal leccar delle pietre, perciocché elle vanno d'
principesse da castagne, / solo avvezze a leccar minestre piene / di polpa, di
lo voglion [il porco salato] leccar via; ma io, più destro,
si vuol voce adoperar sonora, / e leccar le parole, onde s'intenda /
, come dice il volgo, a leccar le scarpe di nessuno. verga, 3-1
e dame romane tutto il dì a leccar le graticcile de'loro confessionali.
si vuol voce adoperar sonora, / e leccar le parole, onde s'intenda /
rispiarmo, / ch'egli era giusto come leccar marmo. r. bertini, xxvi-3-232
, / perché gli è proprio come leccar marmi. pananti, i-76: con simil
sapete pure che il mel si fa leccar perch'egli è dolce. pananti, i-126
di vino / sì dolce che mi fea leccar la musa. 2. locuz
che ti duole, / e per leccar lo specchio di narcisso, / non vorresti
come noi, se non volete leccar su questo giorno qualche nomicchioro o di
, che con la lingua ti metti a leccar tanto i tuoi sfigurati concetti, li
la strascina mollemente, si volta a leccar quella mano; e non sa che
candido e bello / tutta invita a leccar la gente ghiotta. roberti, iii-271:
da castagne, / solo avvezze a leccar minestre piene / di polta, di cipolla
calcetti, ma meco egli è come leccar porfido; i fatti miei gli fo,
, / mi posso a voglia mia leccar le dita. -nell'espressione familiare
lo scemi / che il gatto da leccar non trova lato: / né il guattero
s'è usurpato i tuoi diritti col leccar le rimasuglie delle broda e degl'intingoli
e 'l pane / e ti lasci leccar sin la scodella. alfieri, 1-21:
, o leggieri il corpo a pena / leccar passando. idem, io-1143: ei
candido e bello / tutta invita a leccar la gente ghiotta. buonarroti il giovane,
che ti duole, / e per leccar lo specchio di narcisso / non vorresti a
a far come noi, se non volete leccar su questo giorno qualche nomicchioro o di
la strascina mollemente, si volta a leccar quella mano; e non sa che,
la strascina mollemente, si volta a leccar quella mano. -vibrare, oscillare
, come dice il volgo, a leccar le scarpe di nessuno, e tornava
andrea lo garriva: « vagli a leccar le zampe, asino, va ».