amen 'sopra alla tua benedizione? ché egli non sa quello che tu dici?
si dé non si può dire, / ché troppo agli orbi il suo [di
, 1-2-456: chètati, non cantar, ché noi faremo, / fa'conto,
e da macchie e da scorbi; / ché non s'ha far con orbi questa
in lui chiara vertute accesa, / ché 'n tutto è orbo chi non vede il
. orché (óra che, òr ché), cong. letter. introduce
e qui finisce la parte sua: ché in quella sonante orchestra in vano aspettereste
/ le languide membra mortali, / ché tu ci mandi i tuoi angeli orchèstrici /
combat tere col valente, ché sempre gl'intraverrà come all'orcio che
daremo un pezzo di diletto, / ché so che noi farem buon lavorìo.
lor qualche poco di speranza, ché sono cose ordinarissime. castriotto, 84:
si piglia per l'oppila- zione, ché ho qui monaca una nostra nipote che ne
bisogni bisogna ricorrer dove si può, ché, salva la patria, gli ori e
stessa importanza ed ha valore identico. ché anzi l'ordinario e il comune approdano poco
vedere dove nascondeva la femina, tanto ché 'l tutto pienamente e ordinatamente comprese.
l'altra, siccome di colori, ché l'uno dà bellezza all'altro.
per una che biasmar cantando ardisco / (ché tordinata istoria così vuole) / lodarne
ancor facesse li dava il gioco vinto, ché dodici botte erano quel giorno a li
: questo malfare duro giorni sei: ché così era ordinato. testi fiorentini, 113
lo sovrano procede da ordine perverso, ché ordine diritto è lo sovrano a lo
quanto a nobilitade, non a creazione (ché più sono l'altre nobili e tutte
a crema anco ve ne so'assai, ché i magiori uomini che vi so'vogliono
cielo] a chi nacque nobilmente, / ché non è un ordin di cavalleria.
/ del fatto per l'appunto, ché la porzia / (pur pregatane assai e
pur pregatane assai e minacciatane, / ché quel ribaldo l'avea concia all'ordine)
scienzia prima e poi di scienzia, ché dell'una e dell'altra ho molto
, bertoldino, poniti all'ordine, ché bisogna che tu venga con essi noi
fusse ordita per rappicarmi a roma, ché non stare'con san pietro, non che
ai lusinghieri né a l'inizzatori, ché ingannato serai leggiermente. bibbia volgar.,
novelle. dategli voi qualche orecchiata, ché egli molto bene la merita.
si degni ricevere questo nell'orecchio, ché non si sappi per nessuno che io
: i traditori, come li sentirono, ché stavano a orecchi levati, uccisono le
iii-471: or lasciam qui costoro, ché chi aspetta / mi sento ognor zuffolar negli
della porta, 6-26: parla, ché sto più orecchiuto eh'una lepre.
erinni, non deve essere rimosso (ché poi sarebbe impossibile), ma semplicemente
che ne'piani, perché, oltra- ché v'orezza quasi sempre, i raggi della
passa quel d'ogn'altro sciagurato; / ché per segarmi la vena organale, /
lo salvò dal disinganno la morte; ché, ammalatosi di miliare su 'l cadere del
orgoglio mette uomo fuori di compagnia, ché li orgogliosi vogliono essere di sopra alli
chi mi disfido de lo compimento; / ché in aguila gruera ò messo amore,
/ d'orgoglio / la mia persona, ché cor no la mena. dante,
non tien l'anima co'denti, / ché un non ha per medicina: /
ogni modo? -lasciate fare a me, ché io ho torma del tutto.
fatti forte da maestro... ché vi cade gran vento, e non vi
cicognani, 2-178: tornarono allegre come pasque ché avevano comprato anche tre vezzi di perle
lineette né ghiribizzi né altri ornamenti, ché son tutte cose di cattivo gusto.
deo, v'afai- tate, / ché laccio è lor catun vostro ornamento. g
la natura] di suoi ornamenti, ché 'l capo m'avea ornato di quattro sensi
non vi entri maninconia né accidia, ché non potrebbe starvi gesù, ché lui
, ché non potrebbe starvi gesù, ché lui non vi vuole questi ornamenti.
universo, l'altro di ornamento, ché questa parola corrisponde a quella con la
inoltre altre parole, non vi dispiaccia; ché 'l nero è ornamento dell'oro
si conviene a dio lungo sermone, ché ciò si fa quando volessi mostrare a uno
ti partirai da la sorella, / ché troppo poverella / e mal ornata se'
è lo paragon d'amante, / ché 'l sagia, come toro, s'egli
, / folle saria quell'ora: / ché star ne l'or ed arder non
'l leone asalì lu veltro, / ché paragunato -s'è l'oro e peltru /
riprese a dir, non dubitare, / ché un unguento di zucchero, di mele
castellini, 67: va'pur là, ché / ti parrà altro suono a sentir
una vita egra che basti, / ché nullo de'nocchieri ancor più arditi /
chiedevi / un po'di veste, ché non è orrevole / con quella gammur-
e merto lavoro d'auro trapassa, ché terra lavorare degno, orre- vile e
, / m'apparve un mostro, ché, divelto il primo [arbusto],
lavori (uno dei quali orribilmente faticoso ché mi tocca rivedere 75 testi) per
non vedi, ben puoi onorarmi * / ché sotto orrida terra e inculti marmi /
il tempio: invano / tento fuggir, ché sotto il iede incerto / parmi
roselli, l2òcxviii-ii-428: duolti, fiorenza, ché non se'più degna / d'esser
l'angnello non si teme morso, / ché suo morder neiente già non sangna.
leone od orso / cui morderà!) ché giamai no ristangna! chiaro davanzati,
ortica. sacchetti, m-12: colse, ché ve n'avea presso, parecchi gambi
il conte -e tua si sia / ché già per lei non voglio prender brica
. alberti, lxxxviii-1-98: non dottar, ché se'presso a'confini / da 'ngoiar
/ ha ristretto il terreno, / ché non si trova quasi erba né fiore,
molti conforti e di molte raddrizzature: ché se tuttavia mi restano addosso delle magagne
lor m'è stato caro, / ché, sebben non gli ho intesi, a'
lo dico che non è neiente / ché più d'un dio non è, né
esso istando fore / lo fa sentir, ché ci pon simiglianza, / ancor ca
etate antica / titolo di pudica, / ché se quel sen piagasti / che fu
e di grandine s'arma, / ché la sua povertà nulla paventa: /
non voglio ponere in dicti obscuritate * / ché in ogni dicto trovase utilitate. castiglione
amante in certa cameretta oscura, accio- ché non fosse trovato né veduto dal marito.
non volsi ragionar con lei, / ché ciò fu sol, perché io mi tenni
pur si potea stare / sanza sospetto, ché l'eran sicure. sansovino, 2-153
i'ho sentito e sento, / ché vivendo ella non sarei stat'oso.
e aggroppata d'ogni vizio, / ché de risia son fatti tutti ospizio!
col tuo servo in giudicio, / ché mai giustificato uom si comprende / nel
fin di anteporre scrittor senese a fiorentino (ché a ciò non miro al presente)
quanto a certe cerimonie e osservanze, ché, quanto alle cose principali,.
/ dal vostro amor covrire, / ché sempre l'aggio a mente d'oservare.
è tra essi e gli altri, ché in vero non consiste in avere una osservazione
sia schernita / l'antica osservazion, ché spesso al fine / lo spregiar cose tali
si lavora il vetro di piombo, ché si averà un vetro bellissimo in colore di
sopra del giubberei sì s'assettava / ché le copriva le sue carni e tosso.
non posso / fi ^ ere, ché per for? a amor m'asale,
dere pietà punto mi vale, / ché tutto mi spolpa finentro tosso. sacchetti
/ fingi di non vedella, / ché poi ti vende cara / la sua lusinga
maligno, / così 'l tuo abitacolo / ché, se iesù benigno / viene,
: ben agia il mio coragio / ché fue vegiente e sagio, / se si
tenebrose o selva scura / ostan, ché sanza cura / trapassan, quando sprona
: cessa dal guardar vano, / ché da ciò giudichiàno / mala disposta / di
studiò di fare a rodomonte onore, / ché la presenzia gli diè certo aviso /
: tale gente vanno confortando, / ché senza l'osto contano a la grossa.
a spiar l'oste nemica; / ché molta vuoisi audacia a tanta impresa.
può ciascun ch'è di piacerei / ché 'n tutto vói quella laude compiere / c'
lor qual fumo al vento, / ché scio di suo valor forian qui sterle /
, anzi vuol più tosto ostenuarla, ché così si farà degno di maggior
e grasso vi tiene el castellano, / ché all'ostaria che fece san giuliano /
stato fin ora? -all'osteria; ché, a non ti nascondere un pelo,
, 6-99: stato di grazia: ché non so più grande / bene, di
gli parber sì ostichi a gustare / (ché più per lui non ne furo assaggiati
] è di naturale pusillanimitade causata: ché sono ipolti tanto vilmente ostinati che non
ostraco vuol dire un vaso di terra (ché così usavano), sì come noi
; e qui stava il peggio, ché non potevano lagnarsene, né appormi la
che no * fummo a otta! ché / e'sono andati via. soldani,
furono fatti giannizzeri, ben ché fossero di età prematura a quel carico.
fortuna grama, /.;. / ché 'l dì venti d'ottovre, / domini
la bocca, onde meritate maggior castigo ché, per volermi acquetare, aggregate passione
/ tutto il coro beato, / ché sì dolce armonia non udì mai, /
: quintana siete ove fiere ciascuno / ché ricci assai tenete. dante, inf.
piena zeppa l'atmosfera delle risaie, ché spaziano in essa legioni di moltiplici insetti
do mocenighi overamente scambieme un oro, ché vogio far un gran serviso.
della lussuria leggermente nasce d'ozio, ché amore veramente è detto passione d'animo
qualche altra cosa e. llo mondo, ché serea oziosa. tolomei, 21:
coi modi suoi gli uomini paca / ché ancor le fiere orrende amica e placa.
rispose: -pàccio da bastone! / ché sempre alla tua vita fusti un fole.
, 6-137: or ti fa lieta, ché tu hai ben onde: / tu
a colui che la merta, / ché, se non ha bisogno, ell'è
mai l'animo di vederlomi avanti, ché non ha mai voluto dar la pace al
or via, narrate il fatto, ché più tosto / vo', sentenziando, esser
la pace del tuo regno * / ché noi ad essa non potem da noi *
sai che? pòrtatelo in pace, ché quello che stanotte non è potuto essere
ella potre'pacificarsi / con nastagio, ché '1 caldo delle len- / zuola suol pur
da padova volgar., i-1-2: ché. ssino a. ttanto che. lli
: dovresti pur pacificarti il cuore / ché la vendetta è pur grande ristoro / de
non parli troppo a tuo nimico, ché in lui non puoi avere nulla fidanza,
, tuttavia già è obbligato alla padella, ché a poco ne sarà tratto fuori e
dal riccio, castagnaio! / insaccala; ché già in città fan ressa / alla
tue promesse o a salvocondotto! / ché tu l'hai prima rotto / che
, / dicendo: « padre mio, ché non m'aiuti? «. '
di tua man s'attende, / ché 'l maggior padre ad altr'opera intende.
conduci [le navi crociate], / ché vanno a servidore / de la santa
non fate i padreterni voi di reggio, ché finirete a restare soli con le sante
debbono volare un poco selvatichi, percio- ché altramente facendo, bene spesso, dapoi che
intendo, del solito conio, / ché un po'tarpati e'non sono il
e fate quel che vi piace, ché io son padrone di mia figliuola e
ne siete più padrone in questo caso, ché uno che promette una cosa a un
averne ogni copia contra sua voglia, ché in tal caso a me parerla esser
[gli eunuchi cinesi] padroni, ché, divenutolo, padroneggiano da tiranni.
gentile al suo molle paese, / ché al tebro, all'arno, ov'è
, non superiore a giorgio sand: ché se egli la vince come pittura della
ricompensa morale. monte, 1-vii-14: ché gran paga e secura, / tra i
terreni ne sono dati a pagamento. ché non a diletto, no, ma
pagasse, riputatene il poco saver mio, ché volontà pur aggio di sodisfare ad onne
drappello [dei cortigiani], / ché fia suo fine ancor peggio che in paglia
abbracciate tanto, sig. pirro, ché sapete quanto sia pericoloso il pagliaio vecchio
di molte fatiche acciocché si mondino, ché sono molto pagliosi. 6.
, - bisogna farci l'occhio, ché le pagliucole ti sfuggono. 2
fare. monte, 1-ix-7: folle, ché pur cerche / a seguire ciò esser
affetto non se. cci acorda, / ché vói altro ca vedere! / cà
volta non vi riesce più di levarvici ché tirano come un paglio di bovi.
fu l'inusato impedimento vano, / ché un rio vermiglio corse in fra le
255: sono cavalli di molte maniere, ché tali sono destrieri grandi per combattere,
cercato non si cuoce per ché è perfetto; truovansene a questo modo masse
difetto viene pur da loro [peccatori] ché sono infermi e hanno corrotto il palato
, 199-47: chiamò la saccente, ché così avea nome la moglie, e dice
volte in teatro in tutto questo tempo; ché i palchi di torino sono ameni,
incresca i versi miei / chete ascoltar, ché palesar anco io / di lucrezia la
che ottimo cavaliere non fosse egli, ché tale il bello aspetto suo il palesa.
non ve fedate / en lor lianza, ché son sì cortese / ch'io temo
. villani, 9-59: fu lussurioso, ché palese si dicea che tenea per amica
mia donna, a tutora pensava, / ché mi parea fallire di palese / ché
ché mi parea fallire di palese / ché di me novelle non vi mandava. a
serrerò dentro; e possolo / fare ché fuori è il paletto, onde serrasi /
dire: buon prò ci faccia, ché la si è mandata al palio per una
e i mali dall'altro... ché quando le palle... istà
per morte dispietata e rea, / ché vi fé, viva e morta, al
palliativa èe differente dalla cura curativa, ché la palliativa solamente addolcisce il male,
accade come con un pallon volante: ché quando colui che ne è portato,
che sieno / nel vacuo assettate, / ché le piccole dànno il colpo leno.
, 179: non dico del soffiarsi, ché sempre in palma di mano ogni cosa
di palma? -costui dinoterebbe vittoria, ché così significa la palma. f.
ne la vita permanesti, / palma ché in iesù fioristi, / nuovo frutto tu
dovendosi a quella pianta il primo luogo, ché maggior utile reca all'umana vita)
in pace e non disfarse, / ché non c'è del diritto pur un palmo
amici: - abbiate cura, / ché 'n quei paesi là [in barberia]
a galla / da la baralla, / ché se gli avalla / e calla,
non entra il palo questa volta, ché è troppo duro e sassoso il terreno.
era vestita, accese il lume / ché nascondeva ancora apollo i raggi / e
, non v'ha la sua sfera, ché il nostro cuor sempre inquieto in questi
non se confò, al paltone, ché '1 suo uso è pezente. boccaccio,
pel tuo bene m'odi! / ché l'acqua stessa dei canori approdi /
il corso de'cierchi superni, / ché le tue genti sono 'n un palude,
, o forse ardi nel sole. / ché pan l'eterno t'ha ripresa,
in ciascun vaso, poi ché '1 vino quivi sarà stato messo.
della schiena che è calamita del remo: ché, quanto alla pancia, non ha
frateimo se ne faccia una panciata, ché le ranocchie gli piacciono tanto. baldini,
un farle di stizza svenire, / ché si trovano aver già rifiutati, / colà
duo poccion come due ampolle: / ché s'io potessi starvi sopra un giorno /
però che ha cura di tutti; ché, se tutti tossono re, chi farebbe
, 7-60: fa poco romore, / ché se e'ci sente a sorte o
aretino, vi-60: lasciate andare, ché mangerà il pan pentito, il furfante
, ma trovarono pane pei loro denti, ché i nostri padri, anziché piegare il
volo a invescarvisi / una perdice: ché perdice nomino / un certo mercadante più
.. ebbe quasi a morire, ché per due giorni era rimasto senza panico
voglio il mio marrello in mano; / ché chi con l'acqua semina, raccoglie
ch'io dico? falla netta, / ché se per sorta tu dài ne'panioni
pretta, e avarizia della comunità, ché date licenza, pagando certa gabella, possano
gli angioli e ogni cosa sottilissima, ché non ci sono i pannicoli e umori degli
lui « che tu m'inganni; / ché branca d'oria non morì unquanche,
il padre] durar affanni, / ché quando questi [il figlio] ornat'era
lamenti alcuno o si sconturbi, / ché chi nuoce al compagno in fatti o in
qua cotesto tuo pannolino o sciugatoio, ché mi è bisogno. 3.
parte / che levantisce sole: / ché di più olor s'ole (su'viso
. - ma badatemi bene, / ché un pantomimo son molto stupendo. bocalosi
vale scudo e panci- rone, / ché giù di quel gambilo è minato. ariosto
non ci sarò oggi venuta invano, ché, se io non erro, io avrò
parla un poco sotto voce, / ché alle orecchie de'vecchi il raglio nuoce
lamb. frescobaldi, 1ioo- ii: ché la tedesca spada vien con sengna: /
fosse papa, allor serei giocondo, / ché tutti cristiani imbrigarei. laude cortonesi,
blasmare, zo mi sembra, / ché voi volete stare / papa e 'mperio.
fu buon papero e cattiva oca, ché, come fu grande, per aver imparato
liberazione dai dommi e dal papismo: ché anzi contrappose una teologia all'altra e un
al fuoco questo vostro pentolino di pappa, ché non ho poi da far altro.
di stolte fanfaluche:... ché la pappa è quella che li fa diventar
, a por giù que'panni, ché farai meglio assai, ché tu sembri uno
panni, ché farai meglio assai, ché tu sembri uno asino vestito da papagallo
sistemi accade come con un pallon volante; ché quando colui che ne è portato,
di stare in galera tutta la vita, ché la prigione, in confronto, era
. firenzuola, 641: cheto, ché se costui lo sa, ogni cosa è
sanudo, lvii-134: referisse 'etiam 'ché 'l zorno di sabado erano venuti zerca
« tu che sognasti, tò'gli ché son tuoi; / colui che gli pagò
vantaggio: / non bisogna sognargli, ché son suoi. / così sta la
signore non contenda de paragio, / ché de piana ra- scione porrale fare oltraggio
. / vederimo el lavorato, / ché en cella hai contemplato. chiaro davanzati,
anzi è lo paragon d'amante, / ché 'l sagia, come toro, s'
più indissolubil di l'erculeo nodo, / ché ovunque imbombo io più, più assorda
tutto il corpo suo diventò paralitico, ché non gli rimase membro addosso che potesse
da l'uccellatori i loro figliuoli! ché le vecchie si gli parano innanzi tanto
a pigliar per un gherone: / ché, rimanendo qui la vecchia e questi
già da lor s'asconde, / ché 'l suo partir con vela assai più parca
: sì sprono me medesmo e sferzo / ché men veloci assai corrono i pardi.
e già non se sostene, / ché più non vene il fugitivo pardo.
jesù cristo ne manda a parecchiare, ché vuole far pasqua qui con li suoi discipuli
, / agio tanta allegranza, / ché certo non porria / pareiare la gioi ch'
. dante, inf., 23-7: ché più non si pareggia 'mo '
tanto affanno / dovressimo morir lieti, ché morte / è fin d'una prigion orrida
nome, cioè parolacce sporche e maledette ché, come dice la pare- mia,
e meglio l'amistà che 'l parentado, ché se la amistà perisce infra 'parenti
e non far più rifiuto; / ché tu svergogni tutto il parentato. c.
piccolomini, 47: tenevamo parentado insieme, ché la sorella sua era cognata del mio
padri il cor ti tange, / ché ancor tu padre avesti e padre sei
dalla santa ecclesia. boiardo, 1-25-58: ché! dico io, adunque fia abattuta
, e parvi veder molto, / ché 'n cor venale amor cercate o fede.
/ non sia da voi blasmato: / ché solo amor mi sforza. dante,
, xxx-65: non tacerò di lei, ché villania / far mi parria / sì
li miei sospiri e pianti; / ché, s'eo no li gittasse / parria
non il negro, per ché essa è negra. rolo genovese, 442
arbore. chiaro davanzati, 24-11: ché soferendo gran pene ed afanno, /
non vuo'guastargli il paretaio, / ché guasterei più tosto i fatti miei: /
le macerie della storia e dell'erudizione, ché, se una brezza di buon senso
muri appar né de pareti, / ché quelle, e il suolo ove si mette
in que'pareti / mugghiasse forte; ché 'ngegnosamente / ella il legò con sembianti
se le parti sarian pari, / ché quella cui tu piangi è forse in
contare la nobeltà di questo palagio, ché v'à. xx. sale tutte pare
voi par le ragion pari, / ché pur voi foste ne la prima vista /
di laude e di tutto onore, / ché par de voi non fu ancora nata
borghini, 2-48: levatemivi dinanzi, ché io non vi abbia a insegnare come si
cion, del volto / burbero, ché del pari andar possiamo / se da
, 24-93: tu ti rimani ornai, ché 'l tempo è caro / in questo
erano irati quando mi crearo, / ché transformomi d'o- gni creatura:
... non per aver compiuta (ché non ti sarebbe stato umanamente, anzi
nullo di loro in privado, ché di tale parlamento nasce sovente male
reggeva, a fare un parlamento (ché così si chiama nella città di firenze
di quello viso -parlane la gente, / ché nullo viso -a viso li pò stare
a voce alta e gridare, / ché nessuno ci sente. 5.
resposi: « vui parlate vilania, / ché lunga 9ornata fa gran busia ».
[lingua] fosse italiana, conciossia- ché ella si parli in una delle parti d'
del quattrocento, lxiv-41: basta, ché li tui costumi / fan parlar tutta la
tal parlare [del cuore], / ché l'altro cor mi 'ntensa.
si è tutto dato alla usanza, ché ongni cosa si acquista per uso et
mostrarsi idiota, ché meglio è perdere tacendo che vincere contendendo.
: amico, guarda che riprendi, / ché ben ài senno ardimento e modo /
: / ma scorbacchiar mi fei, / ché mai non mirò ben finch'e'fu
parnaso, altre castalide onde, / ché una scintilla del tuo foco, amore
, che non si periti, / ché ciò che io ho è suo: piglilo
, godilo, / gettilo via, ché io non son per dirgnene / parola mai
non a parole ma a fatti: ché egli, per quanto fisicamente così da poco
in più parole..., ché non ierano mistieri. -moltiplicare,
pregiare, pensando unde si move: ché sapiensia grande è adimandare savere e gran
eccellente, e questa è la ragione, ché chi seguita quella à quaggiù pace e
di me meglio informarti, / informatene, ché gli è ben onesto. / in
voi farsi nella poesia. seguite, ché io vi prometto che voi giugnerete ad onorata
, xlv-9: io vi crederò, ché so che di queste cose ne sapete la
/ s'io la veggio ballare, / ché mi fa consumare / a parte a
noce al fortunato essere stolto, / ché 'l ciel domina ogn'om ch'à
mutato da la sua perversa consuetudine, ché, come faceva, quante temine vede tante
alfieri, 1-65: gli dei / ché chiami or tu [polinice] de'
dea dentro passeggiar la gente, / ché duplicati con mi- rabil arte / sono
con fini amador non agia intenza, / ché 'n tutte parti il piato perderia.
, questo supponere in mala parte; ché bene in altra guisa si suppone che
ripercuotono più o meno lume, secondo- ché eglino participano più del bianco o del nero
, 1-606: io non vi biasimo, ché ciascuno ha i suoi gusti e il
sistema temperato o participato per ché partecipa e del sintono antico, per avere
: niuno inganni con parole vane, ché per queste cose verrà l'ira di dio
scorno de lì fen partanza, / ché de franzoxi avean gran dubitanza. tasso
pronunciate senza paura anche l'e finale ché i fiorentini hanno ancora per fortuna il vigore
l'ultima particula ne tolse, / ché non l'avea fors'elli! boccaccio,
conto, e debbe lanciar partigiane, ché è facil cosa che non abbia mangiato
marchese... d'italia, ché senza dubio fu questo suo parente e
venuti, lxxxviii-11-734: non dubitar, ché quel che cristo chiama / intra i
sgione / da la rasgione, - ché troppo saria fello! idem, 1-79-4
de lo tuo parte- mento, / ché mai lassata afflitta en gran dubitamento?
ò partito è la mia vita, / ché dato ò te di mio viver l'
auro, ond'ò gran male, / ché per mezzo lo core m'ài partuto
/ la forza e la scienza: / ché l'anima in parvenza / si divide
, 12-19: pàrtiti, bestia, ché questi non vene / ammaestrato da la tua
partite, amore; adeo, / ché tropo $e se ^ stato. serafino aquilano
: mi partii, a conti fatti, ché l'odio contro i patrizi veneziani superava
e ciò gli avenne bene a bisogno; ché essendo colle sue galee sopra il mare
amore né ferm'è né stante, / ché di partir si sforza l'amatore /
deggia ver del tuo dimando fare, / ché de leal consiglio nom partraggio. bartolomeo
queste nostre rime, messer cino, / ché si conviene ornai altro cammino / a
re enzo, xxxv-i-158: core, ché non ti smembri? / esci di
; / valore / non aggio, ché sento lo cor partire. fra giordano,
eh'a peccar ne 'nvita, / ché tempo è ai ritrarsi al vero lume
, del qual vi farò cauto, / ché l'è partita anco da contentarsene.
a. ddire ossequi e servigi, ché. lle dette partite, considerate secondo
ritenere e partita dare in limosina, ché nulla dobbiamo ritenere ma tutto dare.
évi la scola de la sapienza, / ché 'l cuore ha tre partite in un'
qui: pensate a la partita, / ché l'alma ignuda e sola / conven
eo seria corpo senza vita; / ché m'à donato a quella ched è
sono intra loro partite e diverse, ché la bontade è ne la sentenza e
, et appellali 'queti studi 'ché non trattano di parlare in comune e
ella sia femina di poco valore, ché tutto giorno prende lo peggiore partito.
/ lui prese buon partito, / ché, se nel mondo egli ebbe gran
te fo dolor de parto, / ché 'l videve confitto 'n quarto: / tutto
io t'amo, a vile, / ché la superbia è sol d'alma villana
, umana gente, al quia; / ché se potuto aveste veder tutto, /
e da quella è prima partorita; ché la mente del nemico, awegna che
bene. gottifredi, xliv-263: pero ché ogni minima particella del tuo corpo veduta
aver peccato negli uomini vostri, / ché... /... /
ora m'ha. ffallato, / ché del propio ch'avea / di sé,
tuttor l'amo così finamente, / ché m'è parvente / che non pot'om
, / no 'nde farò menzione, / ché picciola cagione / ti poria fare errare
la forza, e la scienza; / ché l'anima in parvenza / si divide
, elli ne sono tenuti parzonevoli, ché già non dee sofferire prencipe né prelato
corpo che l'animo con le scienze, ché cibo appunto dell'animo presso ateneo sono
celeste e più bel sole, / ché 'n cor d'un diamante i'l'ho
si nutricano alle spese della chiesa, ché la voglio tenere con meco e pascerla
me 'tutti affaticati ed incaricati, ché vi pascerò e sazierò. oh che
prego, or mi perdona, / ché 'l martello ch'io ho del mio padrone
bono corregere che pascere figlio suo: ché pascere fa lascivo, castigar recto.
amante in bestia si trasmute, / ché si pasce di ciance e di parole,
donne, ora li siate, / ché per la spene ch'à per voi campare
ragionar mai più di tal novella, / ché non potre * con lui, tant'
7-4: cibo non prende già, ché de'suoi mali / solo si pasce e
en visio è come errato in fede, ché visio vertù li senbra, e pascie
ma fallo con quei del tuo mestiere, ché a sentirti solo si pascerebbono di quelle
mal vostro, credia- temi: / ché, parendole aver pasciona tenera, / s'
/ ritornate al tetto usato, / ché d'aconiti e cicute / solo è
le chiavi e diemmi el pasturale, / ché le pecore sue nel pasco santo /
boschi e per buon pascolarne, / ché 'n ogni tempo l'erba vi rinasce.
1-38-1: lo cor mi pasma, ché s'asma quel passo / ove amore scontra
cercato del tesor sua specchia, / ché nel tuo dire ti mostre fantasmo,
tue pene né della obbrobiosa morte tua: ché se tu vi pensassi, non anderesti
un sogno: / non potèr, ché non era ancor mia pasca.
: -deh dàgli la mala pasqua, ché tanto s'indugiano che poi vanno pisciando
e di venire al porto, / ché di vera salute abbiam conforto. domenichi
: -piglia dunque: ma contagfi dentro, ché sarà miglior ballare. -orsù cominciate il
una osteria poche miglia discosto da napoli, ché per essere un crudelissimo tempo non abbiamo
le speranze in su la rena, / ché vostre ore tranquille son passate. savonarola
non so se per questo, come- ché le lagrime passassero, anzi forse eran passate
figliuolo. chiaro davanzati, 70-6: ché la mia vita sanza voi non vale:
, allor vale la scherma, / ché cosa non abbiam che ci ricopra, /
al vecchio, / addio firenze, ché gli è uom di canchero, / né
13-60: il male è incurabil, ché di giove / rubar la mente o passar
: donna, ben ho riparo, / ché senza chiave la porta aprirazo. /
16-i-27: passavoga, arranca, arranca / ché la ciurma non si stanca.
mercatanti vi potranno fare stanza continova: ché adesso che elle vi sono portate da passeggieri
, quella d'imbestiarti dentro ogni infamia, ché quanto più ti abietti, e più
noi tra tanto daremo quattro passeggiate, ché per il vero il tanto sedere stanca
battere con uno sprone..., ché tantosto si po- nerà...
caro pier dazzi, attendi bene: ché ora s'incomincia il passio..
venne ch'io ad essere suo consentisse: ché passionata di tanta misericordia si dimostrava sopra
quello dite della vostra passione de'denti, ché l'ho provata. guglielmo da saliceto
di me passion non abbi alcuna, / ché pel diffetto del primo parente / ne'
trovo al mio ben via, / ché, quando io son del disio grande a
terre si fa per diversi modi, ché chi l'accoglie a braccia, e.
più lesti. allestire il passo, ché vuol piovere; se no, v'infradicierete
fretta, va'di passo, / ché se tu cadi e trovite nel basso,
e non so per qual via, / ché 'l pensier corre, e 'miei
e vinto / ogni mio senso, ché qual freddo sasso / immobile restai né
meglio sarà che raggiriamo il passo / ché mescendosi poi con l'altre turbe /
mi disse: « non temer; ché 'l nostro passo / non ci può
che rasente il muro della munizione, ché ben ne guarda il passo con un ter-
al no che tu non vedi: j ché quelli è tra li stolti bene a
la sentenzia non è passo crudele, ché l'uomo non potrebbe crudeltà fare in tal
danno al pescator ch'ai pesce, / ché, nel tastar que'fondi, al
contraenti che lui ci sarebbe stato, ché era di pasta dolce e remissiva.
impresa un'altra spada volle, / ché ben sapea che contra a balisarda / saria
, a pascere i ramarri, / ché non vogliamo questi pastaccini. f. scarlatti
vi basta magnare le pastinache fritte, ché voi le mettete ancora nell'agliata cotta
racqueta poi che '1 pasto morde, / ché solo a divorarlo intende e pugna.
, / e non da voi, ché vi potrebbon nuocere / più che giovar.
quegli che si lascia accorre, / ché quel malvagio, per averne il pasto,
i mori e i gotti, / ché non è pasto da cervel che trotti /
7-7): del compagno nel dico, ché 'l mi serbo, / ché troppo
, ché 'l mi serbo, / ché troppo arrosserebbe ne la cera; / in
il tegno e tuttavia lo nerbo, / ché verrà or con via maggiore schiera.
le macerie della storia e dell'erudizione; ché se una brezza di buon senso comune
le chiavi e diemmi el pasturale, / ché le pecore sue nel pasco santo /
portico venuto, /... / ché mal era tra spada e pastorale /
procurarti la patente di pastor arcade, ché de'poco migliori ne sono tuttodì stampati
, è cosa più tosto da pastore ché lavoratore. d. bartoli, 2-1-38:
. di fieno e pastura provisti, / ché la bocca le gambe dee portare.
; / ella stese il piè, ché sapea l'atto, / e un cicognel
): faremo una brava agliata, ché il castrone senza agliata non vai un pat-
laccio a questa tua marmotta scodata, ché non va bene tentare la tua fortuna
discrezione] ci dà non limo, / ché per sé paté a tutti manifesto.
): ritorniam su fatti nostri, / ché poco uscir di gangheri mi giova /
/ ch'accetto mi sia più? ché la partita / sì malagevolmente pato e
se gli dà martoro, / patisca, ché trarrà fuor la matera. beicari,
e a conforto senza inganno; / ché, se patisse inganno, -fora strutto
[tarantole e serpenti], / ché ta'combustion non paton quegli. g.
ingollarle! lo stomaco si torce, ché non le patisce. -portare indosso senza
dalla fornicazion ver lui diabolica, / ché ciò non paté l'onestà cattolica.
di gioie e di danari grandissima, ché forse... in modo alcuno non
gli avvezzare a questo [annaffiare], ché daranno tuttavia più dissapite frutte e squacquerate
. -io ve ne arò obligo, ché non lo posso patire. g. michiel
, / credo, è peccato; / ché, l'uomo essendo / cosa mortale
sempre / alla sua verde pietole. ché fugge / la patria; dove,
el dominato / e lo patriarcato, ché tanto su è menato, / in israel
in casa gloriaccino. / saranno amori: ché vi al- bergan tutti / del patriziato
avicenna non è nome proprio d'uomo, ché i tiri sono costumati usare somiglianza di
protettori, avvocati e defen- sori (ché tutto questo importava la lor voce patrono,
: / non mi dar noia, ché n'avrai buon patto. -proposta
poi cagion di maggior male, / ché ruppe amor e legge ed ogni patto
... /... / ché, nel fermar tra dio e l'omo
posso a la mia vita, / ché corro come ferro poi ch'è tratto,
-con patto di non perder tempo; ché non siamo in viaggio per divertimento, -concluse
avere / può'tutto tuo tenere, / ché nel bene e nel male / lo
nel mezzo della guerra lasciare l'impresa, ché altri giudicarebbono che nascesse da incostanzia o
di povertà non ha paura, / ché più che morte eli'è crudele e
, 158: vaio tanto tardando, / ché paura mi metto / ed ò sospetto
puniti e ladri da serpenti, / ché com'el serpe va sempre nascoso, /
, 5-96: - passate avanti, ché io ho le gambe pese, son vecchio
male; / dell'altre no, ché non son paurose. cecco d'ascoli,
: cominciò a cantar una pavana, / ché già la casa parie di godere.
de suso a vederla un puoco: ché la me ha messo tanto in su le
adversario: / paventa il mare, ché già fuorte navi / frangendo è stato
e di grandine s'arma, / ché la sua povertà nulla paventa: / nuda
co '1 tuo non sale, / ché l'altezza paventa e fassi smorto, /
di nemico o di nascosa tigre, ché forte io era come una cataratta della
vui ch'io non mi fido, / ché il cuor paventa a sì sublime impresa
si fa con palvesi o rotelle, / ché sassi non gli faccin villania. v
ritrarsi / più non gli lice; ché fu sua la sfida. / e già
sì che non sia veduto, / ché io faria andatura di paone / che va
te venga talento a farmi oltraggio, / ché paciente non serò di certo. machiavelli
la virtute attiva / non opra, ché non vuole la paziente. fausto da longiano
romper mi convien la pacienza, / ché a tal taglier non puon due giotti stare
che finirla io son deliberato, / ché compagnia non vole amor né stato.
della casa, iv-194: sommi risoluto, ché non è vero che io sia collerico
, di grazia, non più, ché da dovero mi faresti uscire di pacienza,
diventati pazzi della pazzia del mondo, ché veramente si possono chiamare pazzi quelli che
gridai: « rincorretelo, fermatelo, ché non vada a fare una pazzia in
porre speranza è troppo gran pazzia, / ché quel ch'e oggi non sarà dommane
fa dritt'atti di pazza, / ché del dito si dà talor ne l'occhio
sono diventati pazzi della pazzia del mondo, ché veramente si possono chiamare pazzi quelli che
pazzissimo monaco, ché, se sono tutte bugie quelle che
hai passati i tuoi giorni indarno, ché sì disonestamente e sì lascivamente gli hai
essere sciocca la minestra o l'intingolo ché chiamasi comunemente da tutti acqua pazza il
come il rampollo partecipa di due piante: ché ciò sarebbe parlar da pazzo. fagiuoli
pecca e questo difetto con voi, ché siamo amenduni oggimai una cosa stessa. aretino
questi angioli diventaro quasi senza sentimento, ché non sapevano come si potesse entrare in
canto, / posatelo di dir, ché voi peccate. guidotto da bologna
, valer ciò mi dovrebbe; / ché. cchi non pecca, parmi, assai
e si pente. cione, 1-97-io: ché, se l'atende, sì com'
/ s'eo fesse cotal pecato; / ché la cavra m'è stà bona amiga
squartato da quattro cavalli o impalato, ché le altre punizioni son troppo leggieri per un
un nome / vano senza soggetto; / ché '1 furor de lassù, gente ritrosa
prender ve ne dè peccato, / ché saracin non sono né giudeo, / ma
non saressi a cristo stata madre / ché '1 re del ciel in terra quell'invia
il dono per man peccatrice, / ché a te, maria, di farlo non
ma non può perfetto, / ché pria toccossi l'una e l'altra peccia
rimpalmare i legni lor non sani, / ché navicar non ponno. idem, inf
stile ben presto cominciò a risentirsene, ché dai ventitré anni ai trenta fu tinto
sono libri in carte di pecora, ché così s'usava allora. macinghi strozzi,
vorrei oggimai uscire di questo ginepraio, ché dubito di non essere entrato nel pecoreccio
pavidità. ampanella, i-115: ché '1 pecoreccio per virtù si spaccia /
adunque lui di mala sorte, / ché fatto l'hai pastore del tuo ovile /
vecchia, è pessima e dolorosa, ché genera pessimo sangue. frugoli, lxvi-2-
fa'dipigner a cazzi un gonfalone, / ché già è mosso il baccio pecorone /
per questa scempiezza sola una calcatina, ché, per lo scempio da lui fatto
né doglia, né danagio: / ché quest'è lo pedagio / d'amor,
, caso che la voglia perfidiare, ché noi siamo la tentazione de gli oziosi.
sireste però se non pedante, / ché te gonfi nel dir come un barile.
del cielo, non me lo tocchino, ché se il latino ne acconcerà una o
viso si guarda- ron tutti quanti / ché poco gli piacea quella salita: / chi
[tasso], 134: quietati, ché non è camillo che ti fa morire
non ci date indugio, / ché pedir vi farabbo come vacca, / se
giuoco degli scacchi, volendo motteggiarlo, ché egli era piccolo di statura.
1-iii-4: se ne giva pedon, ché, \ di baiardo, / per
'perdoto 'e 'perdotto ', ché certo dottissimo nei bassi tempi doveva esser
ella stesse in piede come si vede, ché ella poteva agevolmente per i peducci che
, per la notte e per lavare, ché da indi in su è soperchio et
di cavallo / che sol l'orecchia, ché propio l'ha tale.
falso, né fello, né orgoglioso, ché peggio ne verrebbe la compagnia. filippo
che peggio / nom poria aver, ché giamai non si truova. angiolieri, vi-1-359
, / ma per mio peggio, ché la tua figura / era una e sola
dico per l'anima mia, / ché, se non fosse ch'rtemo la peggio
127: non ti fidar di lor; ché nulla è peggio / del fidarsi de'
ne va col peggio la guida, ché ha due percosse, dove il guidato n'
la borghesia, se pur si potrà, ché è paurosamente disfatta. -sapere
il detto otto, troppo lo peggiorò, ché, se arrigo fu contra la
e di'che l'hai beffato, / ché tu hai peggiorato / non lui,
...: fece grande danno, ché pegiorò detta grandine più de mille some
si mosse, anzi torna molto peggiorato ché reca di false opinioni a casa.
: mal per mal no aleggia, ché maggiore / aluma foco e ardore, /
sorte cotale e forse ancor piggiore, / ché dietro a i vezzi della donna ei
io consilglio qui facciate punto; / ché, chi da ciò si parte, fia
però domanda, nonn-aver temore, / ché già per dir non sentirà'tormento: /
bianca, / e fo el peggior, ché tale esser mi piacque. g.
tu caggi in tanto errore, / ché sarebbe il tuo piggiore / e di
i'fu'servo di cotal segnore, / ché ciò ch'io faccio mi torna al
lascio la mia fede in pegno, / ché pensar non arei potuto mai / fusse
mezzo fiorino, venite a me: ché ve lo impresterò e ve lo lasserò
invenzione la suora non specula: / ché nella borsa altrui con man ridicola / l'
doventa il papa-sei del tavolino; / ché quando t'ha sbertato e pelacchiato,
monti, v-359: sta1 sano, ché d'esser sano e gagliardo t'è d'
le reti e la fallace / esca, ché, come suoi, / es- salti
/ non vi mettete in pelago, ché forse, / perdendo me, rimarreste smarriti
l'ha proveduto la natura: / ché sotto il mento ha come una borsa,
che sia più degno di te, ché tu non se'degno di goderla.
/ rimangono pelati cornac- chioni, / ché, delle penne altrui già rivestiti, /
. pratesi, 5-96: -passate avanti, ché io ho le gambe pese, son
è molto fredi, cossa contraria, ché a la fin di aprii molti portano ancora
vedova, meschinella, pellegrina, / ché l'uom, per cui fuggì, questo
monte: / amor ne ride, ché 'l sta lì con prompte / le soe
, / puoi da me luce trar, ché il pellegrino / tuo dir sol pregio
'a rivederci in pellicceria ': ché così si chiama in firenze quella strada,
m'ha burlato? venete voi tutti meco ché voglio gli facciate una bella pilliza di
/ e di verno un pelliccione, / ché 'l tuo corpo stia più sano,
influenza di quello pianeto potè in lui, ché dice che, infino 'che si
fin ora? - all'osteria, ché, a non ti nascondere un pelo,
, 3-28: maestro mio, segnatevi, ché per certo il nimico di dio v'
quello che mai non potrebb'essere: ché s'io avessi pelo adosso che 'l
, e notte e dì lavora, / ché il mal del traditor ne va col
e 'l leone asalì lu veltro, / ché paragunato -s'è l'oro e peltru
studiar un libro insieme più d'uno: ché, guardando le cose con quattro e
., 12-21: pàrtiti, bestia, ché questi non vene / ammaestrato da la
mia scusa mai non fosse stata! ché né altri contra me avria fallato, né
e che per voi sospiri, / ché pene, pianto e doglia è sol mercede
qui, con pena assai, / ché gli vengon dal cuor pentita- mente,
quando la legge è penale, percio- ché non è da presumere del legislatore che d'
lo voglia obligare a la colpa, ché questo sarebbe cosa crudele. cantini,
maschio, / et i'lo so, ché mel ponesti in mano. ariosto,
-poi ch'i'n'ò ragione, / ché m'à data fermanza / com'io
per le camice è ordinato di farlo, ché in- sino a ora abbiano penato a
quale dimostra bene il vostro gran dolore, ché usanza suole essere de'miseri di volere
ch'i'non feci mai, / ché molto si penar di far mi'grado.
chiese, non è stata prima fornita, ché è opera che si pena a farla
fortemente asserraglia il tuo penate, / ché quanti ha la città fornici e bische
faccia imperfettamente rotonda, ma rintuzzata, ché viene a distinguerla naso grosso pendente ed
a questo proposito, come 'fa piano ché tu non rovini'. 3.
: ecco l'uomo: esaminatelo sicuramente ché 'l troverete ben perfetto e degno di vostra
dire om ch'aggia vita, / ché stabilita non à segnoria. fra giordano
le vergogne. petrarca, 26-14: ché più gloria è nel regno degli eletti
questi fiori [garofani] e vantaggiarli, ché così son più ricerchi ed hanno pregio
quella vene / ch'è perfezione (ché se pone tale) / non razionale,
, / né potea l'uom, ché per gustar del legno / avea perduta sua
accusa / non scemi il fallo tuo, ché assai m'è noto / il tuo
: giovanni, abbi pace, / ché mi conviene impire ogni giustizia; /
277]: perfino amor sarrea / ché a dir non sarrea / tutto quanto
277]: gioi'ò di ciò, ché mio amore e mio omagio / vi
giù in perfondo, per gravezza, / ché di piombo è ciascun lor reggimento.
a parere per fina al septimo zomo: ché, passato quello, se voleno perforare
mensa, vi rimenate in drieto, ché mai, non che io giaccia con lei
il cielo e la terra, ché, se voi non guarderete i comandamenti del
era d'inverno, fino a giorno ché alcuno sopravvenendo non avesse a pericolare.
tutte queste cittadi sostenea questa colonna, ché, mentre che ci fu, iddio non
cose a ser bonaccorri da ginestreto, ché m'aiuti di non so che m'ha
l'aiga a lo lago, e speciarmento ché era gram perigo a lo descende'da
grande e giusto giudicio di dio, ché quella città acri era piena di..
e di quella del corpo obbligata, ché l'una per superstizione, l'altra per
: questo vizio si è pericolosissimo, ché parte e scevera il tuo cuore da dio
contro il volere degli dei periglia: / ché non la cerchi di salvar? rovani
perfetti amici, a le fiate, / ché tai perigli n'ò visti passare /
, ii-15-192: attendi a farti pagare, ché perder tempo e fatica per i begli
secolo ne ha veduta una insigne, ché, nato peripatetico, muor già moderno
i puttanieri eroi perirò ignoti, / ché vate alcun le gesta lor non scrisse
meglio l'amistà che 'l parentado, ché se la amistà perisce infra 'parenti,
messer corso montarono: ma non tanto, ché ne'consigli e nelle raunate smentivano messer
monte, 1-x-61: ché, ciascun giorno, dolor mi si nova
altrove non poria far dimoranza: / ché più è poderosa / la fiamma di
en tali poma trovamo grandissimi miraculi: ché tale trovamo dolce e amaro asieme, e
: gli parea el fermarsi fatica / ché non s'acquista in fretta e passi persi
puoi saper di che mi pasco, / ché così vole amor crudo perverso. da
dato, onor mi tegno: / ché, se giudizio o forza di destino /
veda andar talora a gallo, / ché 'l mondo fa cangiar di perso in
: non era uomo di grande stato, ché era stato soldato. dante, xxi-19
tante maschere quante son le persone, ché 'persona'non altro propiamente vuol dire che
deve pensare ai fatti degli altri, ché son 'fatti personali'. -che costituisce
far che persuase il mago: / ché non convien ne'nostri tempi a
il lamento, soffocate / il gemito; ché tànato non ode, / non ode
pareva a me... fiera, ché non mi ridea, in quanto le sue
ma non pertanto vuol credere altrui, / ché vita ed ogni ben per lei rifiuta
figlio. / vien qua da me, ché tu se'tutto mio! =
delle terre si fa per diversi modi, ché chi l'accoglie a braccia e chi
sue / senza rissa pertinace, / ché a portar quel giogo in pace /
: s'affretta, né tace, / ché sgrida, rimprovera, accusa, /
: supplico vostra signoria di perdonarmi, ché se la partita del corriere non instasse
buonissimi puntelli [bisognai! fermare, ché la materia di sopra del peso non la
, non ci date indugio, / ché pedir vi farabbo come vacca, / se
placido passaggio a cui sto pronto, / ché non sento il mio duol, ma
però interamente perturbarlo, sic ché non si terminasse ultimamente a nerac, ov'
buoni pervegnono a punto li procacci, ché li non liciti a li buoni mai
, il sole splendeva di traverso, ché i romani erano volti al mezzodì e
guardala pure e sotto chiavi serra: / ché se tu bene avessi d'argo gli
farà stornarvi ogni tormento agresto, / ché 'l mal d'amor non è pesante
: io voglio seguir quell'uso, / ché 'l mio misfatto è tan greve e
di ciò non m'è pesante, / ché 'n me regna e dimura / vostra
che vi sia a pesanza, / ché sofferir non po'la doglia il core.
andate a fare le vostre opere, ché a voi non voglio credere; che pesa
la befana, la pesaruòla dei gesuiti; ché nulla è certo meno dantesco di questi
salsa pesca, / godete ornai, ché per intero un anno / più non vi
e ineschi quanto mal che la può, ché voglio avenga a lei come è avenuto
in casa e lascia fare a me, ché lo sciaurato non sa quel che si
gli prometta di farlo contento, / ché ognun tosto crede quel che brama. adr
/ in greco né in francesco, ché ciascuno, / com'è fatto signor
e non ci si torca il muso, ché tanto è. -pescare senza lenza
accordo nel riconoscere una basilica cristiana: ché tale la dimostravano i simboli segnatamente dei
in palustre prigion né può tornare, / ché quel serraglio è con mirabil uso /
e non par ch'anco giovi, / ché nuota orrilo al fondo come un pesce
: a tutte l'ore -péro; / ché, più che pesce a l'amo
come fanno al dì d'oggi, ché pochi se ne convertono di questi pesci grossi
., 11-113: seguimi oramai, ché 'l gir mi piace; / ché i
ché 'l gir mi piace; / ché i pesci guizzan su per l'orizzonta
monete] comparsero del mondo, / ché in fatti i pesci grossi stanno al
, i-206: borbottino e barletti, / ché se'bel pesce d'uovo,.
deono essere i dolci pescioni, ché pare che mai vedessono persona! crederebbono
a cercar mi son mosso; / ché tutti incarchi sostenere a dosso / dè l'
? -ohimè, sorella, non dire, ché le cose mi si dànno tutte a
di peso, / tu cancellali pur, ché mi farai / favor. -gravoso
protezioni, qualche cavaliere di peso: ché con questi mezzi si sana ogni piaga
del gallo su 'l cantar? / ché se tu lo tieni preso, / peso
oro te 'n vo'dar: / ché se tu lo tieni morto, / rendimel
. pratesi, 5-96: -passate avanti, ché io ho le gambe pese, son
detto otto, troppo lo peggiorò, ché, se arrigo fu contra la chiesa reo
/ pessimo demonio vivo incarnato, / ché tua virtù commetti pur in danno /
e piani, non guardate a ciò, ché odio pessimo è nascosto dentro da loro
, / schiva l'umana pesta, ché le vie / de'mortali alle fiere son
moniglia, 1-iii-455: pestate / piano, ché, se si desta, / è
e la stirpe di cadmo abbominata, / ché per quella mandai carca di fiera /
, 1-213: né te lasciò pestello, ché, siccome / al tornio lavorato intumidisci
avverse e sorde / van lungi, ché malarsi hanno paura / su queste sponde
vanti libia con sua rena, / ché se chelidri, iaculi e faree / produce
se gli marcì dentro a'granai, / ché non vendea, se non valea un
molto non riderà la gente mora: / ché son persone da darle un tal pesto
: dante fece così in vero studio: ché in effetto seppe da beatrice il viaggio
/ e grida: aiuto, ché ho sette figliuoli / e mangio pan di
mettere la vita contro un peto, / ché vo'non conoscete ancor l'orina /
la seconda, ànno tutto il contrario, ché sono mobi ed ànno core carneo e
, 2-iii-20: prese uno pennello (ché dipinger sapea), e uno montone sensa
di pilli specialiter circa il petenechio, ché comuniter le done pilose sono calde e
fia la lonza del castrone, / ché 'l cuoio farà vendetta de la carne.
, amico, se'coretto: / ché molto è da laudare tua dotrina, /
già advien ch'io mora, / ché gran cosa mi par che viver possa,
/ della mortale specie nemica, / ché vai errando, petulante scurra? guarini
musa, a più sublime impresa, / ché il volgo petulante non ti spregi.
« che voli ire si vada, / ché sirà preso ». -cogliere la
al sottocuoco che m'aspetti, ché la voglio cuocere io stesso in su la
ma non costrutti, marito e moglie: ché se questa era una mala ciccia,
uomini lascian far la larghezza, / ché natura la ci à, pezz'è,
/ non se confà al paltone, ché 'l suo uso è pezente. borgese,
; membro. monte, 1-73-25: ché bene avrete, ghebellin', ta. scoppio
povero vescovo bestemmia la sua dappocaggine, ché, per voler a uso di mercante condurre
so come io mi stia col berti, ché non ho novella de'casi suoi già
né vengna al mio vivente, / ché morto m'à lo dolentoso audire / e
c'agio co l'avenente, / ché par li sia piagente -mia contansa.
umilianza / piacentemente servir tuttavia, / ché nullo bon servente est'ubriato. seneca
umiltà c'adorna la piacenza, / ché non si cred'ella che pur amore
in tutt'a sua valenza, / ché de la sua piagenza / mill'altre avrian
dolorozo. mare amoroso, 189: ché 'l sole vi diede piagenza e cor
gran gioi la mi tegno, / ché da foco mi spegno / e moro per
, xxxv-i-298: non l'auso dir, ché la mente ho raminga, / néd
e par che gliene goda, / ché la gente aha buona e positiva / sempre
sì strano al su'sergente, / ché gran peccato fa chi lui impaccia.
e tosto tornò in pianto; / ché de la nova terra un turbo nacque /
là vagando, s'accasò in argo, ché così piacque a giove ed agli altri
tua camera / terrena sia aperta, ché, piacendoti, / ivi me ne entrerò
la volontà di dio..., ché piacere agli uomini è una vanità.
piacere, / a lui lasc'io, ché non li saran forti / né di
/ pò far lo suo piacire, ché lo s'ha comparato. abbracciavacca, xxix-7
per tutto e per le parti; ché l'ordine debito de le nostre membra rende
signora, non perdete tempo e vestitevi, ché filitemo v'aspetta. -e dove?
mio pluton, non t'adirare, / ché venir non t'ho fatto 'sine quare'
. aretino, vi-45: non dubitate ché di questa scuffia vi farò piacere la
di quel che non ti costa, ché chi piacer fa, piacer riceve. dolce
piacevolezza. b. segni, 11-8: ché utilità conseguentemente non si tragga tanto da
gli mandasse bertoldo per ogni modo, ché, sentendosi ella un poco indisposta,
servicina, la quali era nuova nuova, ché guai a lei se la sua padrona
che ti fia in piacimento, / ché così chiariella mi consiglia. patrizi, 3-148
m'alegro e vivo più gioiuso, / ché [amore] m'ha donato a
locati / siano i corpi odoriferi, ché sempre / più divien fredda ogni lor piaga
protezioni, qualche cavaliere di peso: ché con questi mezzi si sana ogni piaga
è giunto: unde m'adobra danno, ché di quanto io più veggiol sottilmente,
. baldi, i-30: taci, ché parrai saggio, e non sia vaga /
le mie piaghe, / amor, ché non m'impiaghe / il sen con mille
quel te fo dolor de parto, / ché 'l videve confitto 'n quarto: /
. si passi questa disgrazia allegramente, ché così fo ancor io, sperando che ci
altrui, ma te piagato, / ché sospetto t'ài dato / a chi vero
a la piaga il piagator ritrova, / ché maggiore il pugnai del picciol busto /
/ noi facciamo su i cleoni, ché meglio / piaggia non v'è da
/ e a te il pensier: ché piamente a queste / dee non favella
di ferro a termine sei mesi, ché qui non n'ha tanto che se ne
nulla cosa / possami rallegrare, / ché 'l mio 'namoramento / venne da l'amorosa
pianger anco, non piangere ancora; / ché pianger ti conven per altra spada.
279-12: di me non pianger tu, ché 'miei dì fersi / morendo eterni
: gli usciti piangean volentieri, / ché si credean tornare in casa loro /
aretino, vi-406: state giubilando, ché, secondo il cenno che l'amico
con rascione non contenda de paragio, / ché de piana rascione porrale fare oltraggio.
. -che sarà questo? dite, ché io parlerò piano. carducci, iii-28-302:
dico ora; e sta'attento, ché io te lo vo'dir piano, acciocché
sie certo non s'avrà mercede / ché fier venduti e spersi di toscana / e
e lasci la fortuna trapassare; / ché talor molto corre chi va piano. monosini
fa tutto, ma pianino, / ché ancora dorme il bambino. -vezzegg
fé ne pativa le pene, / ché d'ogni cosa arebbe fatto un piano.
vti-519 (63-14): oimè, ché s'e'non fosseno diversi, / l'
natura chere e non avanti, / ché nulla sanno usare discrezione. bonvesin da la
due varietà nel loro ovato frutto, ché uno è di color pavonazzo e più commune
se'fortuna, et hotti riverenza, / ché l'arte mia è sotto le tue
d'avermi piantato alla fin fine: / ché fu in grazia di questa piantagione,
allora poteva ben cicalare l'attore, ché l'uditorio dovea immaginarsi che quello parlasse
pensi ingannarmi sotto queste false promesse: ché così dite voi altri uomini, in sin
: tonio se ne convinse ben presto, ché, venendo sul mio per qualche irreperibil
e che per voi sospiri, / ché pene, pianto e doglia è sol mercede
e tosto tornò in pianto; / ché de la nova terra un turbo nacque /
: cerca por grossi piantoni, / ché, a porre el seme, tardi el
passi: / volgianci in dietro, ché di qua dichina / questa pianura a'suoi
da. cciò mia 'ntenzione, / ché. ffar no ne porrie conto né dire
.. ma presuppognamo che così sia, ché non intendo di piatir con voi,
con fini amador non aggia intenza, / ché 'n tutte parti il piato perderia.
dove sien genti in simigliante piato; / ché voler ciò udire è bassa voglia.
: al primo cucchiaio il marito borbotta, ché la non ha altro sapore che di
, / per questo, non arai, ché tanto piatto / è suto e sì
quel che fa la piazza, / ché dall'un'ora all'altra / soglion variarsi
del donativo non è ancora risoluta, ché la piazza del popolo è stata durissima.
dio, contento sono; / andiàn, ché noi faren bella la piazza; /
l'erta sopra de la strada, / ché rodamonte solo con orlando / fa larga
ogni luogo faceva una piazza, / ché come gli orbi girava la mazza.
alla vecchia ciarliera alcuna cosa, / ché tosto l'averebbe messa in piazza.
/ sì che virtù disserra, / ché, prima ch'ogni onor fatto le sia
averla [la chiavetta] addosso, / ché lasciata l'avrei: così l'ho
per toccarlo un poco e non potè, ché incontanente fu sospinta indietro: ella s'
: eh bevi, grasso mio: ché non mi picco, / se il vino
chiamano [i pungitopi] piccasórci, ché scacciano parimente non solo i topi,
ragion che si pichi con qualche consiglio, ché per buono e sano che sia un
, se ti duri la buona voglia, ché la tempra è salda e sincera la
-risposero le pietre: -ricordati di soffrire, ché prima che tu ci arrivi, toccherai
mercati, 1-30: apriranno subito, ché così si costuma, e massimamente se
/ per questo strigner, pezzo; / ché tal si sconcia grossa, e tal
piccinàcolo. varchi, 7-127: pigmei, ché così chiamano i greci...
doglia e morte non me spero / ché li innocenti figlioli pizinini / sì fazo per
s'è malvagio o se non bono; ché bono fuggendo male e amando e seguendo
anima lo rimira in un picciolissimo, ché tale è la fantasia. metastasio, 1-i-428
se alla dignità riguardi del donatore, ché non è picciola cosa quella che è data
sia marganorre essempio di chi regna, / ché chi mal opra, male al fine
: ben sentono poco e male assai: ché a. picciuletto om bene picciul sa
: « messer sì, posso, ché questi non sono bottoni, ma sono
gli lasciarla del campo un dito, / ché a lui non cede ponto di valore
miei figliuoli ancora noi concede l'età, ché piccoletti sono. dominici, 4-134:
conoscenza de'ricevuti meriti tossa di lui, ché contro loro più non potevano alcuna cosa
de'giornali e d'altri scrittacci moderni (ché i vecchi non li leggo, facendomi
ed è di grande utilitade il fatto suo ché tutto 'l mondo n'ha bene.
giorni non avrai pedochi in testa, ché tutti saranno pesti o fuggiti per la
grazzini, 64: muta paese, / ché tu sei qua tenuto un
del mezo dì, 'hora curiae', ché ne risulteranno due buone cose: primieramente
tuo rincontro in piè non duro, / ché mantenente a terra mi dibatti. cavalca
perde! ponti mente a'piei; / ché, se tu cadi, non ti vale
: ferma tu dunque el piede, / ché s'ello ti trascorre ed ora cadi
25-63: or lèvate en pede, ché molto èi iaciuto. a. f.
le ginocchia innanzi che a voi, ché son privi di gioventù. monti,
il valore, / non ti maravigliar, ché ciò procede / da perfetto veder,
delle cose del mondo] signore, ché le si mette sotto i piedi, non
mettervi sotto a'piedi ogni legge, ché in tanto dio in penitenza della troppa
mettere il piede, si precipitano, ché non li terrebbono quanti argani sono nell'arsenale
non vi sono strade [nel deserto] ché appena gli uomini o gli animali sono
odisseo, / puntellati sull'asta, ché avevano gravi ferite. = voce dotta
la penna e non lo scrivo; / ché l'imagine nostra a cotai pieghe,
dentro li stendardi in piega, / ché, per quel dì, fallì la sua
.. non lo poea chinar ni xiegar ché subitamenti li devene rigido e, tegnando
è forza che si spezzi: / ché non voglion piegarsi i cavallieri. catzelu [
ci rimase la inclinazione al peccato, ché siamo tutti piegati nel libero arbitrio.
: aperi le porte dell'anima tua, ché so che non son di pietra e
(658): son venuto via, ché n'ero pieno, e per non
che tene / rivende in pene, / ché teme no la perda per ventura.
usato piene / restate del parlar, ché 'l paradiso / certo armonia più dolce
con le loro ombre tra i piedi, ché ormai il mezzogiorno era pieno, proseguivano
perdi, nel buon punto; / ché lasci il pieno, ed ài presa la
d'aver promesso gli venne rammarico; / ché sì pienotta e candida vedendola,
; e sempre avanti fin ché si trovi, attaccata alla macchina, tutta
conoscess'ella i miei disiri, / ché senza dir, di lei seria servito /
d'amor vivo / e di silenzio, ché pietà m'affrena, / se con
canzone dolorosa, /... / ché s'una lonze fosse, / sì
dimanderia / merzede né pietanza, / ché tanti son li amatori, / ch'
/ a una dolze speranza, / ché 'l chieder pietanza / nesun amante isfìda.
dare / corno a guerrero mortale / ché gli ho clamato mercede a pesanza /
toi retine, in pietanza, / ché soperchianza -m'à vinto e stancato.
, v-4: guai a'viventi, ché nessuno ci vive se non con vanagloria
bisogno, è inverso altrui pietoso, / ché ben per prova le miserie intende.
, 1-596: rendimi il cor, ché tu non gli dài posa, / ché
ché tu non gli dài posa, / ché il vo'donare a una più pietosa
. guido da pistoia, xxix-54: ché 'l core ò in bona vollia,
/ non per mio grato, / ché stato non avea tanto gioioso, / ma
e di molta cortesia..., ché essendosi costui ricordato una sera ovvero che
elementari, sia severo l'esame, ché la severità è qui pietosa. -ispirato
bene armato non possa essere morto, ché gli fia dato d'una lancia o d'
spruzzolate l'aia / con acqua pura! ché ritorna il pane. -diventare
divina hagli conceduto un tanto diritto, ché egli [l'operaio] lo merita
di celte overo di scalpello simulata, ché quasi ragionevolmente io suspicavi in questo loco
e le piffare? daniello, lxi-242: ché portate in mano / queste non utili
mungendo il lacte sopra l'ungia: ché se cussi pigendo il deto, quello subito
andate, e sforzatevi di vivere, ché mi pare anzi che no che voi ci
e pregommi gli menassi uno notaio, ché volea pigliare la eredità di detto giudo
sceso giù del muletto disse: piglialo, ché di lui ti fo un presente.
or che 'l rimedio giova. / ché se pigli, aristeo, sue dure legge
, / ma dall'aspetto tuo, ché non mi pigli, / come serpente fuggirò
belle parole di parecchi di costoro, ché sono tristi; stai su l'avviso
padre, le due ore s'avvicinano, ché non iscappi poi l'occasione di pigliarla
per un sol non piglia, / ché quel è più securo et integrato / che
/ il danno se ne avrà, ché da qui inante / noi chiamerà fortuna
cui ispirarsi. dante, xxx-m: ché [leggiadria] 'n donar vita è tosta
, non pigliar presunzione di predicare, ché, se piacerà a dio, 'etiam'che
ne fa l'om meraviglia; / ché 'l savio pare semplice la tegna / ca
-mal potrei combattere / con lei, ché ieri andò in villa a pigliar aria /
non si possono contenere, maritinsi, ché meglio è pigliare marito che ardere. tortora
pigliate su, né più badate, / ché, come l'assaggiate, / sappiam
i 'rispetti'] sospettare del medici: ché il rude piglio delle ottave di lorenzo
è, vai più di voi, / ché un re che vive e regna,
pignatto, mangiarli con quel buglione, ché voi gli traete del loro proprio brodo e
non lassate mai ramparvi la schiuma, ché, se si rompe, mai non è
, 38: non voglio così, ché sei un matto, perché dopo tutti questi
la terra: - taci, taci, ché se tutti gli elementi fossero del tuo
molto per certo pigra e lassa, / ché sto nel letto e voi siete aspettarmi
ne'paesi mediterranei che ne'marittimi, ché ivi riescono agricoltori, qui mercadanti;
eterei che sotto freddi e pigri, ché ivi nascono di acuto e qui di ottuso
amore], altro piléggio / cercar, ché 'l mio da te fatto si è
: non potea ignun pigliar piléggio, / ché il palazzo era per tutto guardato,
terra, / ricomprar i bestiami, ché quelli / hanno preso puleggio. lippi
zacchere, /... / ché non v'è molto di che far pillacchere
? / oh! laghiam ir, ché son tutti pillacchere. f. d ambra
d'essa trita o rena / pilli, ché d'acqua non gli nuoca gutta.
anco fattovi / da altri l'argomento, ché non s'usano / più, e
so se zampe o coma, / ché 'l poco lume che due lor candele,
e sì no me vergognarò, / ché 'l no è pur mò de prima,
si denno piluccare e mugnere, / ché l'uom senza danari è mansueto.
dà ch'ogn'uom pilucca, / ché m'ha l'alma in modo stucca /
, 5-133: a gran ragion ridea, ché 'l popol stolto / credendole [
cosa sia quest'orzata è impossibile, ché subito v'accuserebbero di pindarismo e gongorismo
cieca et a me paion sciocchi, / ché mostri a fronte e a tergo aver
: si consoli il mio core, / ché ne le spoglie sue l'iride pinge
/ di gran gente venire, / ché tal lo pò sentire / che 'l male
quello ch'in apparenza mostrano portarvi, ché tosto conoscerete l'amore di tutte e vi
vano marte / a sé t'invita, ché ben folle è quegli / che a
: / largane ambe le porte, / ché teco, alma mia spene, io
poliziano, 1-596: rendimi il cor, ché tu non gli dài posa, /
tu non gli dài posa, / ché il vo'donare a una più pietosa.
fèrmati tu ch'e'passi muovi, / ché qui posasi chiusa massimilla, / con
: non esser sì spaurosa, / ché te prometto de non te tocare. /
rancura; / non aver paura, / ché non te farò male. landino [
posar senza anelar non lice, / ché a beua gloria con sudor perviensi.
morta, sicché 'l mondo possa posare, ché l'hai cotanto tributato. compagni,
io inchiedesse lui d'amanza, / ché m'à tolto lo posare.
ai miei passi fu giusta cagione, ché il vaneggiare ebbe posa, avenga che
canto, / posatelo di dir, ché voi peccate. anonimo, i-522:
allo specchio ancor giovane mi credo / ché giovinezza e te siete una cosa.
per cui servir la vita lago, / ché 'l suo desio nel congelato lago,
troiani », che è passione, ché non era esso luce né speranza, ma
cerbero, posa il tuo furore, / ché, quando intenderai tutti i mie'mali
, d'ogni ben nimica, 1 ché chi ben posa mal seme notrica?
per cortesia, / in verità, ché tutt'ha bel posare! = lat
questi fatti, né sua compagnia, / ché gra. mmal gli volete: ciò
dirvi or niente del vostro putto, ché voglio far questo offizio a posat'animo,
in fondo i vasi dell'olio, ché da la posatura non prendessero tristo sapore.
affatto la botte e ben procura / ché troveravi della posatura. baldinucci, 128:
acceso; / poscia morir me fa, ché mi fia caro. pulci, 23-47:
e domani invia parte della sua famiglia, ché ce l'aveva condotta molto numerosa.
in filosofia / voglia or entrar, ché positivamente / intendo di parlar com'uom di
e par che gliene goda, / ché la gente alla buona e positiva / sempre
resto del suo corpo resta sommerso, ché, se in altra positura ci si
stava ben certo a ragione, / ché non se depenava a suo prò tanto,
senza cavezza e senza posolino, / ché quel servo crudel o contadino / l'
il nati quel groppon sì secco, / ché non avea la sella il posolino.
potea / far più per te, ché la mia patria stessa / a te posposta
altra guisa piglia mala vice, / ché perde possa e merita le pene.
'/ fra me stesso dicea, ché mi sentiva / la possa de le gambe
il conte riversato adietro inchina, / ché dileguate son tutte sue posse. giraldi
averete di noi vostro attento, / ché gran discordia è fra noi gente brutta
ài tolta la possa e la forza, ché noi [i diavoli] non abbiamo
con tratto d'animo veramente grande, ché collocava la stessa possanza del principato nel
di villani: / farane cortesia, ché poco costa / e vale assai, cogli
volgar., ii-34 (7): ché cum z<> sea cossa che..
umana sembianza / il divin sangue, ché ogni reo si lavi, / ti diede
, rotta ha la lancia, / ché tenire il destrier non ha possancia. ariosto
guai a mi misero, dise panfilo, ché neguna posan ^ a non è en
plagere / me servendo tenere, / ché. ssì mi trovereste in cor siguro
toi retine, in pietanza, / ché soperchianza -m'à vinto e stancato;
: sforzatevi di gettar quattro lagrimette, ché le lagrime negli occhi d'una donna bella
per me è 'n discuranza, / ché quei che. ll'ha in possanza /
poma mancare. chiaro davanzati, xxxix-16: ché 'l fino amor mi prese, e
. chiaro davanzati, 1-70-11: ciò divien ché 'l concedette dio! / e'dienne
esser grave / non più aver, ché le due son saluto: / giovantute
vulgare e posseder barbara terra, / ché proposto ci avremmo angusto e scarso /
: / per colpa non se lede, ché non ce pò salire.
certo che peggio / nom poria aver, ché gì am ai non si truova.
e di sì ignobil sorte, / ché ben potrà posseditrice farsi / del ricco annello
ultimo bene ed eterna gloria amare, ché perpetua laude consequireti, e grazia de questa
ogni vertude quasi te n'inveggi, / ché nessuna è per me stata possente /
cuore non si lievi in superbia: ché tutto giorno avviene in tra gli uomini
provedere allo stato di lui, / ché per lungo viaggio menato / l'abiàn
non a contastar sua graziosa ovra: / ché nulla cosa gli è incontro possente,
volando al marmo e desiando venne, / ché spavento et orror non fur possenti /
su 'e 'a ciò', ché in tal caso si farebbe errore, essendo
io son per fartene oggi possessore, / ché l'alta tua virtù non ti fa
): stiamo quivi in due piè, ché non v'è loco / da seder
poche ore fur tutti montati, / ché con sella e con freno erano nati
tempo stringe e poi non si può, ché alla posta le riguardano, e
vuole essere certificato bisogna domandi, ché altrimenti non sarebe a sua posta sobvenuto
scudi non son una favola. / ché, s'i'potessi con questo rimedio /
, ma non pel mio padrone; ché quella cosa non riuscirebbe. -a posta sua
; questo indica esser in fallo, ché non avendo fallito saria venuto di sua
nome, / benché sian mal composte / ché son le mie prime, / e
a far che questa fiera / sbuchi, ché io non vo però pigliarlo / qui
uscito, egli entri in casa, ché lasciarò la porta aperta. -pigliare o
] e a posteggiare impara, / ché il ben servirmi col tuo piè veloce /
, orfeo ed anfion seconda, / ché nulla vai virtù se non s'adopra.
per maggior chiarezza di tal materia, ché la diffinizione (sicome dice 'l filosofo
vinticinque piedi. caro, 4-409: ché non miri a'tuoi posteri, al destino
proprio tra gl'indiani si è picielt, ché quel di tabacco è posticcio de'nostri
: / faciàn ciò che tu vuoi, ché vinta resto / vedendo ognun di lor
più postille a simil testo, / ché buon è 'l mal, e ha pronto
similmente tener la battaglia per perduta, ché per il mancar dei principali vi son
» / fra me stesso dicea, ché mi sentiva / la possa de le
da meno conosciuto al più conosciuto, ché allora non si acquisterebbe fede, né
o figlia, / al tuo dolor, ché tosto in gaudio e gioia / si
/ non potrà / più sbocciare! / ché / tutti potano, / tutti tagliano
più che per mia piagenza: / ché a voi è la potenza / de la
male; / de l'altre no, ché non son paurose. idem, par
giustizia? il modo suo è questo. ché con lume di ragione egli ordina le
come bambin che nulla ha resistenza, / ché tutta sua potenza / e tutto suo
scienza / in tanta differenza: / ché si vede u leone / che sua potenza
umiltà c'adoma la piacenza, / ché non si cred'ella che pur amore /
: / descemese a la prova, ché ven men la potenza. chiaro davanzati,
onori che tenere non puoi senza peccato, ché altezza d'onore e di stato,
dio solo data la dotrina, / ché per luce divina / lo re fiorin ci
tituba, poi subito si rafforza, ché questo è il primo atto della nuova potenza
ch'i'n'ò ragione, / ché m'à data fermanza / com'io possa
umana gente, al 'quia'; / ché, se potuto aveste veder tutto, /
potuto, per non pensare: voluto; ché d'un tratto disperava anche di lei
/ a quel dubbioso passo, / ché lo spirito lasso / non poria mai
in prima richiesti i buoni costumi, ché già una barbara, scialacquata, unta
: neuna tempesta grande puote durare, ché la tempesta quant'hapiù di forza tant'ha
noi la pace del tuo regno, / ché noi ad essa non potem da noi
/ i difetti del tempo, / ché, se t'assale a la canuta etate
fame: quelle saranno contente provederli, ché non possono più. firenzuola, 2-215:
/ e ciascun uomo simigliantemente, / ché nullo contra lui potè valere, /
fertil legno? / -altro non poti, ché al celeste regno / non piacque l'
vita, a te lo stato / (ché tuo fia s'io 'l ricovro)
può prima che il tempo mute, ché tutte le lasciate son perdute. ibidem,
compimento -è lo suo paragone, / ché nostro padre dio di suo podere /
ogni passione. graf, 51106: ché non ti volgi / a quel poter che
non ti noccia / la tua paura; ché, poder ch'elli [pluto]
37: non bisogna essere incitato, ché ne'casi dell'ira non siamo in
una prigione gli s'aperse oscura, / ché tale il luogo raccolse nel quale /
pregio porta che per l'opera sua: ché chi non vale, non vale,
gli aiace el suo podire: / ché i menaccia del ferire, si 'l poder
, secondo il grado o potere di coloro ché gli facevano fare. f. badoer
tanto? / dimostra il tu'poder, ché n'hai cotanto. fazio, ii-22-3
ch'i'voglia avere / tua compagnia, ché tuttor a. ppodere / mi struggi
a quella che già vi sia, ché però il difetto della podestà vien stimato il
100: prima aver la potestà, ché senza / non vai la penitenza. sarpi
una tal parte et a quella compiace, ché inverso d continente e l'incontinente è
non è per mia volontate, / ché mi convene ubidire 7 quedi che m'
tutto infermità so che convene; / ché parva, parvo so dà curamento, /
: non uccellar a doni, figlia, ché questo è mestiero di femina da partito
a voi le mie querele, / ché povertà mi rompe ogni disegno. beccuti,
, / me scuso a te, ché ne copre una fronte. boiardo, 2-9-35
, poverello! un monte apena, / ché altro al mondo non ho che montealbano
non potè servar la legge data: / ché 'l poverel tra via drieto si volse
guardinsi i monti pur di partorire, / ché s'un topo nascesse, il poverello
tu non mi lasciar per poverezza / ché povertà non guasta gentilezza! ».
o misere. monte, 1-ix-74: ché già tesoro chi di nuovo acquista, /
al petto li suoi teneri fanciullini, ché anzi, crudelmente spogliandole nude, doppo
di greco, non potrei fornirtene io, ché negli studi molte povertà mi debbo tollerare
sia, non sono fallace, / ché povertà non guasta gentilezza. beltramelli,
que'luoghi dove fiume non corre, ché si bee acqua piovana ricolta in certe pozze
terra, schiva le pozzette di fango, ché la strada non era da per tutto
temon che lor botte si spanda, / ché, s'han del pane, il
, et anco voi, uomini; ché la puza di questi cotali si può
fa mai di donarmi alcun pensieri, / ché gli ho già guadagnato un pozzo d'