qui, della casa vedevo bene il tetto ché io mi trovavo un po'più in
barberino, io: non mi cacciate, ché io non fallai; / ma vidi
, xxv-2-276: veniteci donzel- lone; ché direte poi il calendario un'altra volta.
petrarca, 86-14: vattene, trista, ché non va per tempo / chi dopo
ritrasse a dietro. petrarca, v-1-633: ché quant'io vidi il tempo andar leggero
del ben pubblico e del giusto; / ché a queste scioccherie non penso un pelo
grado superlativo. laiini, i-1418: ché dare tostamente / è donar doppiamente.
normale. chiaro davanzali, xvii-240-36: ché di nul'altra cosa più mi membra
che di tornar colà donde partio, / ché di gioì'torni doppio di speranza.
73: la cosa sonerebbe a doppio, ché s'ingannerebbe la fanciulla della moneta e
xxii-188: beviam, o dori, godiam ché il giorno / presto è al ritorno
457): leva su, dormiglione; ché, se tu volevi dormire, tu
dicendo che fu dentro: -su su, ché gli è tempo di levarsi. -ed
al nido per cibo la manna, / ché tal pensiero inganna. burchiello, 2-7
'l nemico non te 'nganni, / ché non dorme, né cotoza, per
amar no me 'nde curo, / ché per altro mo te aviso / che de
un digiunare, ch'un religioso, ché si sono sì avvezzi al digiuno e
de stare a ragionare cum voi, ché più bella, lieta e generosa compagnia per
): vada a letto subito, ché il dormire le farà bene. pavese,
suardi volle, così venne fatto; ché l'ortolano distribuì il tabacco tanto equabilmente
miscela sian dosate col dovuto accorgimento; ché per un grano in più d'ardire o
questa pe- stilenzia prima alli animali, ché cadeva loro la lana e li peli
paura / la figlia al padre; ché 'l tempo e la dote / non fuggìen
-non saria / de voi sguardar, ché vago, / ché solo per ciò pago
de voi sguardar, ché vago, / ché solo per ciò pago -viveria. livio
io vo'portare in franza, / ché io non feci giamai più bel bottino.
ii-181: però sono in erranza, / ché madonna dottare / mi fa, sol
i-10-167: dottate, voi e essi, ché molte secu- rando son già perite sì
messer bertuccio il guardi per fiorenza, / ché de lo 'ngegno suo sta cavaliero
(22): e più fece, ché lo dottrinò del corso delle stelle ed
luoghi, dove fiume non corre, ché si bee acqua piovana. brignole sale,
questo che io dico vi piaccia (ché disposta sono in ciò di seguire il piacer
/ più vi sia dizioso, / ché non leve e gioioso, / ma
guadagnato, / tu puoi portarlo, ché questo è dovuto; / ma tu
uom ciò ch'el dé', / ché le più volte se ne vede prò'.
altrui male; / dell'altre no, ché non son paurose. petrarca, 264-41
fuchsio in ciò per poco esperto, / ché non dovea riporre a nessun fatto /
dica / dove tu debbi andar, ché 'l sai com'io. /..
dati loro; e hanno il torto, ché sempre mi ristringo per far ch'egli
tu non puoi tenere / questa città, ché la portuna, conveniente, ragionevole, necessaria
ricevuta. v. franco, 334: ché, se mostrar volesse quanto vale,
troviam la francia,... / ché quanto più, do vendo
aidruda disse: sì, puoi, ché la pena pagherò io per te. a
fanciulla mia, porgi le dita, / ché il giorno è mesto, agli ebani
rispuose: lasciami istare e morire qui; ché sappi ch'io ho veduto mirabile cosa
bea poco, e quello sia temperato, ché, corno ella s'invezza, così
dissi: « ecco gran male: / ché questi pochi son qui per la
ecco fede d'onesta donna, ché mi sarei confessata da lei, sì spiritai
suc cedaneo morbo, / ché a'miei mia vita più che morte
mangiate, o 'l pan bollito, / ché voi sembrate un eco travestito.
. p. verri, i-58: ché se sì denso è il velo che ci
le sue contradie..., ché en tale loco lasciò la città che
, vèr quella sacra edicola; / ché del bel colle e del sorgente pastino /
prossimo edificato e santificato di lui, ché mentre che tu hai l'esemplo innanzi
verità, tanto meno di mostrarla, ché tutto il loro edificio andrebbe all'aria.
principe che non si può rivocare, ché tiene luogo di legge. masuccio,
che dovessino venire alla corte bandita, ché si faceva giostra reale e si dava marito
qualche vassello grande e bene armato; ché per certo, se la mala ventura
, 6-138: or ti fa lieta, ché tu hai ben onde: i tu
presto del digrosso della sustanzia effettuale; ché qualche cavallo più o meno, non
vista; / ma nulla mi facea, ché sua effige / non discendeva a me
egioco giove / non ti vantar, ché l'alta ira di giuno / costar ti
eh? voce in tutto aramea; ché volendo essi ancor dir: come? o
al fianco di camilla lega, / ché 'l parto aita ed ogni incanto slega.
brevissimo spazio dal canto delli angioli, ché idio lo'de'libertà d'arbitrio di potere
scorge più chiaramente negli eleghi; ché ancora che a due a due
mondo, ne portarono dolore, pero- ché egli era un elemento a chi in ferrara
si valessero pur confidentemente delle sostanze sue ché sempre le troverebbero esposte al sovvenimento,
elencare i più preziosi e a spianarli, ché avevano preso la curva delle doghe e
sia l'andare in suso; / ché perder tempo a chi più sa più
, rallegrarsi, riscaldarsi e se altri, ché non ne manca, è modo francese
ch'addosso te la metta, / ché così è la sua natura propia.
questa tua stella quale ella è, ché io arò caro di cognoscerla. vasari,
aquila [di cesare] costume, ché... ora con sicurezza maggiore si
. fosse dagli accademici tutti seguito, ché il nostro gran lavoro ne verrebbe sempre
e morirebbono non men beate che felici, ché essendo la lor vecchiezza tutto il dì
insegnerebbe a dir piuttosto * immarginare ', ché 'emarginare 'significherebbe il contrario.
», e pepe in grande abbondanza, ché tutte le campagne e boschi ne
volta, e parlo retto, / ché questo non emenda altro defetto. palladio,
la marmorea tomba. cerretti, xxii-498: ché se tra 11 crocidar d'immondi augei
è allora un altro nascere: / ché la mente lavata dall'oblio / e ritornata
securo / m'accostai a lor, ché l'un spirito amico / al nostro nome
mira l'alto proveder divino; / ché l'uno e l'altro aspetto della fede
rispuose: giovanni, abbi pace, / ché mi conviene impire ogni giustizia; /
è voto, siccome sono gli stolti, ché dice l'uomo dello stolto: e'
vi-318: gloria ne fruttò servaggio, / ché l'emule cittadi ebbero a schivo /
prima l'accento e poi l'arsi: ché ci fu tempo in cui l'accento
gesù cristo, xxi-1021: non è meraviglia ché, e con enfiate labbia / a'cattolici
'l poteo far, ché, come crebber l'arti, / crebbe
ora per sdebitarmi di quel desinare, ché altrimenti mi parrebbe di avere un'enfiteusi
da suono questa voce è tolta, / ché con un enne sola tu la scrivi
ne la enormissima passione de cristo, ché non si trovarà che i perfidi giudei,
quelle foci / da l'infemali! ché quivi per canti / s'entra, e
, 74: -oh! perdonatemi, / ché il contento ch'io ho preso nel
cesare battea delle mani e piedi, ché già cominciava entrare in collera, tanto
finiti appena avete i sessant'anni: / ché tanta fretta a entrar in quest'affanni
; -io non voglio entrar qua, ché troppo ci saria per dire. giraldi cinzio
no m'entradi a inganare, / ché voio inanci plaezare. -agire,
fanciullo è in istato di follia, ché non si sa governare, e ragione
« non domandar di questo, / ché non si vide mai cosa sì degna;
, di gloria: d'amore, ché tutto si riduce ad amore. b.
che un numero d'undeci giorni, ché nell'anno commune solare la luna fa
polli a capo basso / coll'epicheia, ché niun dia nel cupo, / perché
fate, o popoli felici, / ché amore e maestà si fero amici. lanzi
cuori, e fruttificare generosi esempi; ché questi sono i veri monumenti, queste le
lor di dubitar ti fa bisogno, / ché dicono il futuro risorgenti. crescenzi volgar
in parte epilogo el camino, / ché tant'opra sì tosto non si corre.
il bel bianco e il nero, / ché qual vera epimela il ciel sortilla.
elegia e giambo. pascoli, i-431: ché in vero egli era anche il poeta
e fracassata la lor gente equestre, / ché gli scudi dipinti e gli elmi fini
. i. alighieri, ni: ché nello equinoziale / ciascuna ora è iguale
renda / cancellato di nota; / ché sì puntualmente / data ha sodisfa- zione
ma, più certo, salubri erbe, ché un cespo / svelgendo allora da un
compera la ricolta in erba verde; / ché sempre il frutto non risponde al fiore
le male erbe / o frutti velenosi, ché no li mangi. sacchetti, 42-77
pon mente a la spiga, / ché ogn'erba si conosce per lo seme.
raccoglimento. caro, 12-i-214: si ché, se vostra signoria non mi manda
con susanna, sul proposito della confessione, ché maddalena era proprio una eretica. gozzano
/ gradisci i cor devoti; / ché son nel ver troppo sublimi some /
me non poco cara, ferma, ché è tempo, la errante navicella da
erranza -mi raggiate, donna, / ché di mia vita voi siete colonna. rinaldo
gendo guai per lo gran dolore; / ché sente de li suoi colpi spess'ore
soderini, iii-123: nei prati, ché sono le piante avvezze a dilettarsi sotto
i-1-76: ma erriamo al cherere: ché beatitudine è in vertù, e noi la
scusomi / con ciaschedun di voi; ché, credendomi / una cosa per un'
: di questo non dubbito punto, ché bene avrò a mente la porta che non
non ti bisogna tacque diguazzane, / ché le tue maliziette, sai, non erro
tenne impero / in diffinire errato, / ché prima puose 'l falso e, d'
, / con difetto procede; i ché le divizie, sì come si crede,
il fallo e terrò mio: / ché chi senz'ale un angel seguir vole,
casa, l'eroe navigatore: / ché più non gli era alcun errar marino /
puoi gire / a voglia tua, ché sanità ti dono? v. colonna,
concede / ch'egli aggia ragione: / ché 'l mio core / sta 'n errore
fatto, non si pò più correggere, ché * 1 marmo non si ritacca,
le pecore] da mattina, / ché 'l pascer guazza è molto lor nimico;
troppo a la scoperta, / scusateli; ché 'l poeta è dozzinale. manzoni,
può di non salir s'attiene, / ché di morir non s'accordava bene.
in lo stomaco si suole; / ché, quando ha troppo vin con troppo
signori, dal mondo il ferro, ché questo è il metallo che ha posto
esagonale di vetro leggero, vuoto; ché ho bevuto avidamente l'ultima goccia d'
sta tutta la virtù, bisogna coprire ché venghino ben stufati, poi spargervi sopra
di dio nolle fu cruda, / ché exauldita avea l'orazion detta. andrea da
esalta / né qual ventura aopra, / ché tanto tempo ha pieno il tuo disire
ch'andai prigion ferito a morte: / ché con tra man sì forte, /
con la varietà de'concetti. ché se da la qualità del verso si determinassero
il risultato di un rapporto numerico, ché era questa l'idea che pitagora s'era
, exangue, / exangue dico, ché del proprio sangue / ha sua livida
in fronte svelasi. vai, 17: ché questa ria, che non ha cuor
alfieri, 7-171: lelo raccomando, ché quanto ai cavalli e esattezza mi ha
e la gloria di certe gesta, ché due secoli di legnate e di archibugiate non
/ non vale arte né lenza, / ché 'l trae pure in fal- lenza,
fra i capei crespi e biondi, / ché 'l mio volere altrove non s'invesca
che 'l popolo ne sia meglio ensegnato, ché là 've ha molti savi uomini
: più parlar non mi fido, / ché i ferri, c'ho d'intorno
de'suoi cittadini: ma consolati, ché non vi è anima onesta e patriottica
non vi è anima onesta e patriottica ché non siasi addolorata della tua esclusione.
recidivo or succedaneo morbo, / ché a'miei mia vita più che morte
n'abbi iddio per escusato. / ché la mattina, quando son levato, /
scusar s'io seguo amore, / ché gli è usanza d'ogni gentil core
escusazioni: cominciate a piacer vostro, ché a voi tocca questa fava. botta,
, compose il celebre verso: 0 ché tutti siam macchiati d'una pece »
moglie. ariosto, 785: ché di voler fare io per mezo del suo
ebbe e fu dato al bargello, ché l'esseguisse un pezzo fa. sarpi,
grandi esempli alla memoria, / ché fortezza incorona, se non manca.
vo'dire una mia novelletta, / ché spesso la ragion lo essempio vuole.
a le parole de la correzione: ché naturalmente vedemo ciascuno figlio più mirare a
bene lo do- biamo noi fare; ché questo farà egli per dare exemplo al
memoria mia lo 'ngegno; / ché 'n quella croce lampeggiava cristo, / sì
non vanno d'un modo, / ché io per me indarno a ciò contemplo.
arco tu sempre esercitar potrai: / ché, sol come vorrai, / il porterò
e la sua sollecitudine e esercizio, ché mai non perdé punto di tempo,
e giunto, faceva molta buona raccoglienza, ché la sapeva fare, e subito lo
cantaresti, io vel terrei secreto, / ché non son buono a sì fatto essercizio
noi fu il destin giusto; / ché alle tue glorie il mondo tristo e oscuro
i miei gigli: / miei, ché a depome i tuberi in quel canto
mia scusa mai non fosse stata! ché né altri con tra me avria fallato,
circa cinquantasei anni. petrarca, iii-2-74: ché 'n tutto quel mio passo er'io
è allora un altro nascere: / ché la mente lavata dall'oblio / e ritornata
vimini che vi sien posti sopra, ché ciò difende dall'esorbitante calore e giova
alberi esausti a far buon animo, ché tra poco avrebbero avuto la pioggia.
tanta superbia e puzzo espanto, / ché ha pregato per voi e sotto il
, ch'ancora per li peccati nostri, ché catuno è peccatore, non si maculi
a tutte spese de'detti castellani; ché venne uno espenditóre con noi. espèngere
so se onestamente ti dolesti; / ché per provarti nella pa- zienzia / ha
, tu l'hai ben esperto; / ché in te non è latino / che
sonerò perché e'm'aiuti carlo, / ché per viltà mai non volli sonarlo.
sbarbaro, 1-103: « il gingillone! ché! » esplose nello sardonico; e
a tal vista i miei desiri; / ché intenti solo alla fatai salita / pungean
aver di mia sorte onde lagnarme, / ché da l'empia assaltarme / vidi con
esprimerle poi non potei mai; / ché com'era condotto al suo cospetto, /
dolce, xxv-2-279: andiamo a lui; ché questa mia facultate, questo mio tesauro
/ a tal ragione porti canoscenza: / ché senza -naturai dimostramento, / non ho
essenza gentil de la tua bocca; / ché son le labra tue com'esse vaghe
mira l'ignorante e rudo. / ché chi è saggio risguarda all'essenza, /
è saggio risguarda all'essenza, / ché su in quella sta fundato il vero,
cedettero. -ant. ché non può venir meno, indefettibile,
0 con patto di non perder tempo; ché non siamo in viaggio per divertimento,
potrebbe difendere dalla pugna del dimonio, ché 'l dimonio è fortissimo. dante, inf
mondo, di picciolo pericolo è, ché tosto se ne può altri rilevare. ma
, dicendo che lo facesser confessare, ché ve ne era per poco. baldinucci,
129: la morte m'este amara, ché l'amore / mutomi in amarore.
. dante, inf., 1-125: ché quello imperador che là su regna,
essi pur già disposti a venire, ché veramente, come pampinea disse, potremmo dire
gire, / non facciate adimoranza, / ché non esti bona usanza / lassar l'
, / dicendo: 'padre mio, ché non m'aiuti? '. petrarca
umana gente, al 'quia'; / ché se potuto aveste veder tutto, / mestier
-non ve lo credo affène, / ché chi non ha, non ène. i
vole in erba misurare il grano; / ché l'essere è nemico del parere.
risposi -non sostene / tanto conoscitor, ché così lunge / di poca fiamma gran
; e dio sta sopra, / ché non s'annullin, ma di quel che
torvo a flagellar la sponda, / ché benché maggio alquanto / di liquefatto gel
. / rendete le fortesse, / ché noi vegnàn per esse: / non state
e movimenti, per tòrci la purità: ché, essendo privati della purità, essofatto
blonda testa e darò viso, / ché sanza lei non poteria gaudire / estando da
e contro a vostro costume e natura, ché sempre solete istare lieto e iocondo.
segnoria, che degan fare: / ché ciascheuna voi la sua rascione,
oltre il termine dell'ora consueto, ché ne ho bisogno. michelstaedter, 100
tener fanciulli a pena nati, / ché tutti gli ebbe il crudo esterminati! davila
quali, esterminati prima e'cattivi, ché non avete voluto udire, sarà dato
, ma non s'estinse, / ché, dopo l'anno, in quel
prenderemo dunque està, essa perdendo? ché non già està e essa potemo avere
conche del mar bianco tesoro: / ché non solo a se stesse / l'indie
/ non mi dar l'estremo addio / ché soffrirlo il cor non sa. a
gli fece fortuna estremo torto, / ché fu ad inganno il giovanetto morto. aretino
oggi di essere veramente figliolo del padre ché, con grande animo, prudenzia,
belo, xxv-1-131: io el so, ché contremisco totiens quo- tiens cogito nelli estuanti
: nella voce della confessione è esultazione, ché come dice messer gesù nel vangelio,
prossimo è grami'esvalianza, / ché 'l trovi deformato, pieno di niquitanza.
uzare: non mi scon- vene', ché visio operare è senpre innoni etate vietato
, 119: oimè! ponetevi mente, ché elli v'ha già sì condotti,
dante, inf., 15-85: ché 'n la mente m'è fitta, e
la eternità loro non è nobile, ché la eternità loro sarebbe nobile se l'essere
eterni anni. pindemonte, 150: ché dappoi che tu vivi eterni giorni, /
non pongo io termine o fine: / ché fia del mondo imperatrice eterna. guarini
eterodosse già stabilite. gioberti, 1-i-421: ché su questo punto gallicani e non gallicani
suo esercizio mettere fuoco nella fornace, ché stava sempre tinto che pareva un etiopo
: già non me ne cale, / ché le ciuffole / buffole / e truffale
alcuni punici? firenzuola, 791: ché tal ricerca / l'antico rito dell'
ebbe san marco in umiltà, / ché segnato lo volle a simiglianza / di sé
il troppo acceso / fimo vi nuoce: ché il bollir soverchio / evaporar fa della
. gregorio magno volgar., 3-186: ché piangendo il signore si descriva quella subversione
:... 'padre mio, ché non mi aiuti? '. b.
del tempo che il primo fu concetto, ché non ci è chiaro, ma solo
fa » grave descende suave, / ché 'l verbo resona. / cotal desciso non
voi [verso le donne], ché fabricate / ho rete mante e lacci a
/ era il bel corpo, ché qualunque il vede / conosce in paradiso
son nei gioveni del nostro tempo, ché l'ozio gli costrigne andar cercando i
: « bocca di abisso », ché non lo empirebbe il mare. algarotti,
anima forma dentro a se stessa; ché pur panni che i sentimenti dell'anima sieno
i facchini e rafaello i gentiluomini; ché, come ho detto, rafaello ne ha
salvini, 39-ii-128: taccia la critica, ché son fredde le sue reflessioni in faccia
/ e le accese facelle irato ammorza / ché è persa ogni tua forza. bandello
questo facinore: durerà col tempo, ché si leggeranno per i trivi publichi e per
. dico col dito di mezzo, ché era manifestissimo segno appo gli antichi,
e facultà è quella che giudica, ché noi veggiamo col senso del viso et udiamo
amor che umilie gli occhi begli, ché de mia trista e dolorosa fada piangono
: non ò giucato in faglia, / ché " sovente ved'omo adovenire / amare
bellezze messe. latini, i-9: ché non avete pare / né in pace,
e compor quanto ti pare, / ché canti vogliam far sottili e dotti.
stanno i fieni e le paglie, ché se avesse da cadervi qualche falavésca trasportata
, / come falciate spiche, / ché l'han mertato i barbari, / ché
ché l'han mertato i barbari, / ché tu lo puoi, signor. pascoli
, costoro non usciranno più fuori; ché come seranno appresso le loro spose,
falde tutti gli argani del mondo, ché tira più un pelo del manto delle donne
molto santo non de'credere / (ché spesso son del diavol tentazione),
te mit- tivi a osolare: / ché non hai termen d'un anno, néd
soffrir di donna el fero orgoglio! / ché quando ha il volto più di beltà
da natura / direbbe fallaménto, / ché nessuna scienza / senz'ammaestratura / non
, / se non correr al fine, ché a brano / togliàn queste delizie,
io inchiedesse lui d'amanza, / ché m'à tolto lo posare; / per
guardare / di fare fallanza, / ché non è da laudare / chi non à
193: vostra sia la 'ncomincianza, / ché m'invitaste d'amore, / non
, / non guataste in fallanza, / ché comprendeste il mio core. guittone,
il mio core. guittone, xxv-80: ché più fallanza -è che leanza -astata.
ma se voi non lo amate: / ché deo 'chi l'ama merta in cento
ma conoscete il vii vostro disire; / ché la beltà ch'amore in voi consente
scusatemi all'alto re di gloria, / ché andar non son potuto in sulla cima
comunali, non di quelle de'savi, ché quelle non fallano. caporali, ii-129
/ se tanto m'amasse; / ché cotal doglia / sariami in voglia, /
a l'altro giorno non me discaricarò, ché così sempre me intravene de uno o
nel che almeno l'astrologia gli fallò, ché morì di settantuno. piovene, 5-80
quel segnor d'an- glante, / ché proprio a mezo l'occhio l'ebbe còlto
: dama, voi l'avete fallata, ché lo arzente ferro vi converrae prendere.
la porta /... / ché l'uomo avea commesso 'l gran fallare.
ch'io sia a modena arrivà; / ché, se 'l disegno mio non va
laudar lo frutto per lo fiore; / ché vist'agio che pot'esser fallente /
i gioia, ma pur dogliensa, / ché tant'à di valensa, / ca
vale arte né lenza, / ché 'l trae pure in fallènza, / e
noi abiamo usate per li passati tenpi, ché 'l divino aiuto non ci fallirà niente
eranmi falliti i dolzi isguardi, / ché 'n sua balia mi tenea vecchiezza.
abbassò gli sguardi sulla piazza vuota, ché rapita... nel furore invettivale,
uno scopo. guittone, i-5-42: ché troppo fora perigliozo dannaggio e perta da
ti sono le sorte dello 'ndovino, ché tre volte à combattuto almonte co'cristiani
- n'è sola spene; / ché là, ov'ogn'altra cosa / m'
pulci, 22-260: non dubitar, ché quel che vuole iddio, / non può
, ch'or prender mi bisogna; / ché 'n giovenil fallir è men vergogna.
la cagione / de la mia gioi, ché ciò saria fallire. g.
che membra en fassone d'omo, ché tutto l'altro è bestiale, ragion
credere / più a persona. -sì, ché ci diluviano / oggi e falliti.
grazia la divina maestate. / si- ché, se fallo fosse stato alcuno, /
n'è fuori d'erranza, / ché siete il proprio amendo di ciascuno.
fallo e l'erro mio: / ché chi senz'ale un angel seguir vole,
l'errore e il mancamento, / ché vecchio sono; e se 'l re
ch'a vostre ispese / andrà; ché meco loica non giova, / e per
/ esca di questo ballo, / ché faria fallo a stare in sì bel lato
ine, non gittava in fallo, ché in nave o in mare feriva o morto
alla terra giù balza / morto, ché in fallo la spada mai alza. ariosto
balzano ch'io vedessi mai; ché, fra l'altre sue fantasticherie, la
a falsare i nomi di onorati scrittori: ché queste son colpe che in ogni governo
che 'l meo lavor falsasse; / ché ch'incomenza mez'ha compimento / se sa
scritta, o pur veramente scrittagli, ché ciò poco importa, dandogli lui l'
e ciò ha e'sperare; / ché disse sancto di filosofia, / in cui
., 94-120: ahi lasso me! ché questo più me adoglia, / che
possa d'amante e di marito; ché l'amante ad una ora lei priva d'
falso non mi degia teniri, / ché falsitate già non m'accusa: / non
indarno a maritai giogo condotti, / ché del nostro furor scuse non false, /
inganno / l'ombra falsa d'onor, ché non nel tórre / toro e le
la vera. parini, 351: ché, devote al dio vero, avean orrore
l'amor nostro. marnioni, 1-336: ché là non io, verace inclita forma
tuttavia mi fa soffrir tormenti: / ché spesso l'amoroso viso clero / s'asconde
falso non mi degia teniri, / ché falsitate già non m'acusa. latini
lo mio cuor, falsa giudea, / ché più pietosa donna me 'l domanda.
di mio stato. abbracciavacca, xxix-14: ché 'l gran valore prima si provede
né presa, che trovasse danno: / ché molti falsi stanno / coverti, pronti
si trovarla! pulci, 26-92: ché, non sapendo marsilio la falta, /
a voi l'andar si tolga; / ché, come fama pubblica divolga, /
vostro cuore] è già là, ché null'altro il precorre. boccaccio, iii-1-85
atti e costumi in mala fama, ché troppo ti fia malagevole a uscirne.
: non leggero stimate perder fama, ché menore male serea perdere vita. dante
stando, per la fame grande: / ché d'un corsetto ho fatto mie vivande
aria arebbono ad un pane, / ché vi vedean come l'arcobaleno / la
amore. -cotesto non farò io, ché io non vo'morirmi di fame. manzoni
purg., 14-113: o brettinoro, ché non fuggi via, / poi che
fu piatoso, e udendo le grida, ché per lui si combatìa, gli fece
angeli] parlano a qualche uno, ché allora parleranno e converseranno con molti buoni
rustico, vi-1-156 (24-11): ché quel da senno non è tanto ardito
a cuscire, e none a leggere, ché non istà troppo bene a una femina
i'non conosca tuo falso parlare, / ché con lusinghe mi credi levare / come
la casa, che starete bene: ché in vero, mentre s'ha le fanciulle
una pedina. monti, iv-425: ché, del sicuro, in quanto a me
e per tutto è totalmente antipoetica; ché la poesia è ingenuità; e quel
io non dubito che tu come saggia, ché sin da la tua fanciullezza tale t'
con l'arco a saettar leggero, / ché vai vagando senza alcun pensiero / come
, e iddio il ci mandò; ché per certo, se venuto non ci fosse
! e oh miserissimi che retti siete! ché nulla filosofica autoritade si congiunge con li
dimostri esser fanciullo e cieco, / ché non piangi il gran danno / e la
/ fanciullo triste che sapesti nulla, / ché ben sa nulla chi non sa l'
/... /... ché temo sempre l'occhio del ramarro,
. f. doni, i-52: dite ché questo è a punto tempo e luogo
e del mondano / fango purgato; ché cotanta luce / non potrebbe soffrire occhio
uccidere questo can fastidioso e sconoscente, ché egli non ne fu degno d'avere
che la fantasia noi puote aiutare, ché non ha lo di che), sì
altezza, non è maraviglia: / ché sopra 'l sol non fu occhio ch'
edificazione e compilazione di questa commedia: ché dice l'autore, che per sua
non sarebbono in niuno luogo alto, ché dicono che vien meno loro il cerebro;
; non entrereb- bono in mare, ché dicono che lo stomaco noi patisce;
patisce; non andrebbono di notte, ché dicono che temono gli spiriti, l'
o dea, pur ti amo, / ché il tuo non è mostaccio dozzinale.
piagni, ti so dir io, ché tu n'hai causa, / poi che
, 188: compensa i tempi, / ché, se t'attieni ad un sol
andò dianzi in quel boschetto, / ché qualche fantasia ha per la mente: /
più balzano ch'io vedessi mai; ché, fra l'altre sue fantasticherie, la
maritò nessuna femina ad alcuno dipintore, ché siete tutti fantastichi e lunatichi, e
ed el non ci lusinghi, / ché di niuno intendiamo esser fanti. boccaccio,
una lettera] a dì vm di giennaio ché prima non c'è partito fante.
i burattini. fagiuoli, 1-7-277: ché tal fantocciata / chi sa che più
il fantoccio non si colpiva giusto, ché scattava una molla, e per via di
la fausta / che fa fardello, ché la vuol andarsene / a firenze.
ben miei signiori fine al minore, ché devoto fedele e servidore gradivo a tutti
per semplicità vi veggio errare, / ché, non essendo finito di fare, /
il mio marrello in mano; / ché chi con l'acqua semina, raccoglie /
libertà di non studiare. fate voi, ché fate per voi. slataper, 2-429
: frate, / non far, ché tu se'ombra e ombra vedi. cavalca
ombroso e sabbion dee cercare, / ché peggio questa pianta fa in campagne /
disse che andasse a casa seco, ché oltre al prezzo, gli darebbe da far
/ ed a meve guerra face / ché m'à tolta la mia spene. giamboni
/ già non si fa per noi, ché non bisogna, / ma per color
è desto o pur se sogna, / ché molto pazza fu la sua proposta
egli hane fatto. beicari, 3-2-98: ché 'l padre avrà di grazia di far
tra la gente a capo chino, / ché non se'bozza, e fòtine disdetto
fretta, posso aspettare seimila anni, ché anche le pazzie degli uomini non durano
mio, rendete voi a voi, ché voi tolto àve a voi vostra disconoscensa,
più forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de'volti
, ma tu li se'inobediente; ché quando fai alcun bene, sì 'l fai
lo 'ncende e fallo fello, / ché no è gioco lo foco tocare. guittone
acrescier moneta, ma volontà sottrae; ché la più corta via a riccore conquistare
: rispose: fate le scodelle, ché io... vengo. baldinucci,
tuoi e metterògli in qualche cassa, tanto ché vegna il dì. macinghi strozzi,
enterrò dentro, io mi possa riscaldare, ché io son tutto divenuto sì freddo che
fede insieme con l'amore, / ché s'un promette, l'altro il fa
giova lo amonir ch'io facio, / ché distor non te posso a chi te
. mi son fatta pe'marzolini, ché ha l'amicizia dove è de'buoni.
che tengono castità per non potere, ché tanto hanno fatto, che non possono
, e megliorare nom si poria; / ché noi vedemo il mondo andare al chino
, come lui ha fatto sempre, ché saprò fare ancor io.
rustico, vi-1-124 (4-14): ché la gonnella, che sì l'era
ebbe, e fu dato al bargello, ché l'esseguisse un pezzo fa. g
fug- ghino le buche delle valli, ché troppo vi fan cattivi venti, massime
sussuriam le gioie e le querele; / ché ci faran da segretari i fiori.
breve farsi da'peccati fatti qua, ché ci erano i testimoni pronti. magalotti,
, e non far dell'avaro, / ché bisogna tener la borsa sciolta, /
ritonda, 1-284: non mi uccidere; ché voi non fareste di vostro onore.
565): vada a letto subito, ché il dormire le farà bene.
male; / dell'altre no, ché non son paurose. p. della valle
fatto / farne nulla di nulla, ché luigi / si dorrebbe di me, e
, siate animosi al ben fare, ché così hanno fatto e'santi. l.
gonfalone del 'ben farò ', ché troppi se n'à tirati dietro a
donzella; / ma non potè, ché perde la favella. abriani, 1-15
: non ci è rimedio. basta, ché i letterati fanno questo giudicio di plinio
/ per ridurle a buon ritratte: / ché quel cose così fatte / ti soler
fuoco; / s'appresta il pelegrin, ché non s'annotte. =
disse: -non fate forza; ché chi hae del grano, puote avere del
con saracin né con giudei, / ché ciascun suo nemico era cristiano. giovanni
facile 'sufficienza'] abbandonerai alla loro via ché la loro sufficienza vale quella dei farisei borghesi
-fuggi! -all'anima -che fai? / ché campar noi potrai. - / ma
sua insegna a questa non conviene, / ché solo è nera e di bianco fasciata
giacere / con le lor donne, ché son fascinati / e su nell'atto
ginocchi di diòniso / mi piego, ché selvaggio / tu sei come quel dio.
che sia pure una gioliva e piccoletta, ché, come voi savete, grossa cosa
chiamarlo, a sé così giovane: ché quanto a migliore otta ci partiamo di
dove passò questo gran fastellóne, / ché rimondomo insino alle vermene; / e
se fece al lito de provenza, / ché de esser fuora mille anni gli pare
non toller, se tu poi: / ché molti con fastidio dan 11 denari soi
ch'io ripichi? -no, no; ché non dicessimo pur così che noi avemo
assai laudi cortese / era ciascun; ché a le donzelle alletta / di lodata
cima / credo fussi fatato; / ché i'vo drieto a chi mi tiene
1-265: lieva su e fuggi, ché così vogliono li fati; ché, se
fuggi, ché così vogliono li fati; ché, se fatato si fosse che troia
: « non è da darsi fatica, ché pace sarà ». dante, conv
ciaglio sul prato s'abbandona; / ché dello scudo nell'orlo lo tocca / quegli
ricompensarlo lo fece vivere altri dugento anni, ché anche lui godesse della fatica che aveva
vi s'arrecò di buona gana; / ché la poca fatica a tutti è sana
vuoli / ch'i''l faccia, ché d'amico non ti duoli / possilo tu
pisa, 2-28: leva su, ché i nemici hanno prese le mura, e
è caduta; leva su e fuggi, ché così vogliono li fati. livio volgar
e fato e agurio, indegnamente battezzato; ché certo, io ero più tosto distinato
in croce per te come di prima; ché 'l peccato è cagione della morte di
crapula t'ammazza...? ché fatti d'arme sono i tuoi veramente disonesti
non providivi, / attènnete a nui, ché 'l farim craie! meo de'tolomei
fegatelli; e prepariamo l'osteria, ché fra poco tempo saranno in napoli. p
pietosi prieghi volesse bere quella medicina, ché poi meglio aconciarebbe i facti de l'
il per poco esperto, / ché noi riporre incompatibile con la volontà
, « no è mio fatto », ché suo fatto è ben tale. onni
tasso, 5-4-338: ascoltiamolo un poco; ché da'figliuoli e da'matti si discoprono
: guàrdati attentamente dalla moglie d'ipparco, ché la è una fattucchiera terribile, una
[i buoni pensieri], / ché nullo li pò aver per sua fattura.
. sennuccio del bene, ix-51: ché non adorna petto l'altrui fregio,
è voto, siccome sono gli stolti, ché dice l'uomo dello stolto: e'
amor, lettore, pensa qual divenni / ché la mia mano qui notar non l'
, saprebbono gli scrittori esser pittori: ché pittura è la poesia, pittura la istoria
v'ho detto ch'egli ha fatto (ché accresciuto le / ha le bellezze e
e questo solamente per mio danno, ché sono più beffato e schernito, e
o pio / ancor non so, ché n'odo vario il grido, / ma
, / tu guardane d'insulto; / ché dell'arti il favore / cresce ai
essi pur già disposti a venire, ché veramente, come pampinea disse, potremmo
e la sua sollecitudine e esercizio, ché mai non perdé punto di tempo,
replicò che stesse di buon'animo, ché avrebbe interposto caterinella alopa sua sorella,
che menbra en fassone d'omo, ché tutto l'altro è bestiale, ragion fallita
] e della mia mala complessione, ché lo stomaco mio è freddissimo e umidissimo,
/ a languidi pensier porgi soccorso, / ché io non dispero alfin fronde febea.
fiammelle, / l'ha fatto, ché temeva le duo stelle / non superassin la
vin rosso per fino alla feccia; ché stare in guardia / senza vin rosso
di voi, né manco per ammendarvi, ché questo non è possibile e di quello
l'opre divida e sudi; / ché non risponde ingrato a sue costanti / vigili
io sarò muto. algarotti, 2-310: ché anzi io credo niuna cosa a prestamente
. dalla fede o credenza all'autorità, ché, quantunque ciò che si sa per
fede ci è mistieri e necessaria; ché la ragione nostra non può intendere le
/ scrivi ancor questo, allegrati; / ché più superba altezza / al disonor del
fede insieme con l'amore, / ché s'un promette, l'altro il fa
d'oggi chi è galantuomo è gabbato, ché la buona fede sta di casa in
indugiasser tanto! alla fé di cristo (ché debbono sapere quello che io mi dico
fede. / lascia- miti abbracciar, ché di dolcezza / e di compassion m'hai
fede fa che pigli, / tutto, ché tutt'è ben dal sommo bene.
intelletto da le rotte vele, / ché tua vertù non basta a veder luce /
ben miei signiori fine al minore, ché devoto fedele e servidore gradivo a tutti sono
sussuriam le gioie e le querele; / ché ci faran da segretari i fiori.
, il 'rostbeef 'girato: ché era di prammatica, il 4 rostbeef '
giuso ad aspettare se egli vi verrà, ché son certo del sì. giov.
ognora più efficace e più perfetta, ché così poi ha... da
/ senza difesa il petto: or ché no 'l fiedi? marino, 11-54:
non è così? -no, caro; ché un coltello / io poi ti caccerei
quel signor con giusto zelo, / ché tu sarai felice in sempiterno, / ch'
ne verrò al fine a guadagnare; / ché, morend'un senza peccati suoi,
felicitarmi? -anzi è pur quella, ché / non potrà mai ringraziare a bastanza
tutto modesto disse: « abbocchiamoci, ché potremmo accordarci ». del tempo,
espressione). doria, 1-50: ché non è donna, che sia tanto bella
. / fallo scontenta, fa, ché farlo devi, / mentre non ha di
, 34-6: non andò molto inanzi, ché gli offese / il naso e gli
m'ha mess'amore in segnoraggio, / ché troppo è scura la mia via e
], né sua natura / dimentica: ché tanto aduna e solve / d'erbe
. g. gozzi, i-24-70: ché quante piogge dentro al seno avrete /
dio, mi perdonate, donne, ché questa cotale ch'io ho nominata,
abbassamento di dignità;... ché riprendevole cosa è molto ridere, e
né vana bellezza femminile t'inganni, ché la sagacità femminile suole essere tanta e
core da feminile...: ché in campo di bataglia e forte e
/ per ciascun quando ella vola: / ché le piume / d'aureo lume /
/ e di porpora è vestita; / ché d'intorno / spande giorno / con
s'arde e poi rivene: / ché forse s'io m'ardisse / e da
muro / da gli assalti di fuor, ché questo apporta / vana spesa al signior
quante pene mi costi uscire di casa, ché ci vogliono dieci persone per tirarmi fuori
vieni con noi sino all'emporio; ché mercaremo doi o tre oboli idest baiocchi
la selva è stato sempre franco, / ché mai non lo lasciai morder dai cani
temprar la fierezza del mio guardo, ché non ti ferisca mirando, e vo *
che li passò insino al core, / ché pelle dura o callo non gli vale
e cosi face a questo amore amare, ché la sapienzia, ne la quale questo
sicuro qual che di me avegna; ché ad me sarebbe ontia, quando li comi
: -viene presto, fratello mio, ché volere è di me e de dio.
-poi ch'i'n'ò ragione, / ché m'à data fermanza / com'io
paleso, / e fermalvi entro: ché non fa scienza, / senza lo ritenere
. idem, par., 5-28: ché nel fermar tra dio e l'uomo
a me non poco cara, ferma, ché è tempo, la errante navicella da
fermò com'uom ch'ascolta; / ché l'occhio noi potea menare a lunga /
239: a sutri s'ammalò, ché 'l vole iddio, / il qual regge
dice dardano essere stato figlio di giove, ché ciò è favola, de la quale
, i-1-219: rendete voi a voi, ché voi tolto ave a voi vostra desconoscensa
. belo, xxv-1-92: caminamo, ché non ci veda fermati: ché non
, ché non ci veda fermati: ché non dicessi che facemo le tristizie. tasso
, e merti eternai morte; / ché dio t'ha in ira forte: /
/ lo spargerai [lo strame]; ché del fermento invece / generatore, la
modella anche ad una continuata pressione, ché anzi la maggior parte vi si piega
con l'arco a saettar leggero, / ché vai vagando senza alcun pensiero / come
a lui opposto. guittone, i-21-157: ché fer- messa e valore d'animo grande
prova. maestro alberto, 154: ché, né a questo, che igual-
non per questo si stipulava il contratto, ché uscimo fuori altri che lo facevano a
lor disegno / mai di fermezza; ché son fatti appunto / come le foglie.
, signor, fermezza intégra: / ché i prieghi e 'l variar d'ogni ente
mani e l'altre membra ferme, ché 'l movimento e il mutar delle membra
al signore e a'loro maggiori; ché questo sappiate per il fermo, che non
, abbiate pazienza, state fermi, ché presto sarete cavati delle mani di costoro
s'è bevuto del vino bòno, ché se mi parlate di liquori, estratti,
, rozzo. guittone, i-19-75: ché se pugno a mercié, ferocie siete
quelle foci / da l'infemali! ché quivi per canti / s'entra, e
[udii] battere un martello / ché uno scherano al canto della via / per
stimana, / bisogna ancor ferrargli; ché, altrimenti, / per i gran calli
va', lo fratelo meo, / ché tu sì e'lo ben meo, /
mi'bordon non aveva ferratura, / ché già mai contra pietre no l'urtava;
signori, dal mondo il ferro, ché questo è il metallo che ha posto il
tu non vuogli oggi far nulla, ché io ti veggio tornare co'ferri tuoi in
più parlar non mi fido, / ché i ferri, c'ho d'intorno,
cecchi, 1-1-428: su via, / ché non è tempo di star a vedere
mi spacciare così per ferro rotto, ché tornerò bene saldo ancora, se mi vorrai
stando, per la fame grande: / ché d'un corsetto ho fatto mie vivande
quindici e'folleggia / fa'col baston ché altro non gli duole / e tante gliene
: tengo d'occhio mio padre, ché i suoi muratori non lo facciano fesso.
idoli il dì della loro festa, ché ciascuno idolo ha propria festa, com'
feste; andate, / a prenderlo, ché vo'leggerne una / a sta signora
fue, ma in su un altro; ché il suo avea diomedes, che molto
volere. guittone, 78-11: ché manto n'ho -pur chi voi m'aggia
venite festinamente e non tardate più; ché dio sarà per voi. =
ambizion, cortigiana di tanti anni, / ché anche ella a quel festin non si
compiacere mai di nulla al villano, ché subito li riputa per dovere; e non
grani! e scampo / n'è: ché, se accada, insieme alla natura
voglia di scendere [dalla torre], ché non te ne gitti tu in terra
del vento i figli? / no, ché dell'arme lor so la fiacchezza.
sua vista è nostro guardo intento, / ché da lei sola a noi la luce
dando lo vostro viso, / ché l'amor mi 'nfiamma in foco.
, ma badate di non arrivarli troppo, ché quelle carni perderebbero allora gran parte del
risposi -non sostene / tanto conoscitor, ché così lunge / di poca fiamma gran
trovino 'n perdanza per fallire; i ché mai non son tormenti sì fiammanti, /
fiammelle, / l'ha fatto, ché temeva le duo stelle / non superassi
mondo, dice similmente della flammolènza; ché dice che tanto erano più affamati gli
tomo, i'vo'sfiondare: / ché questo è il privilegio de'fiandroni.
intendenza / niente mi posso fidare, / ché molte fiate in perdenza / trovomi di
la dismisura non son morto, / ché men dolor m'avrìa morto e conquiso.
dì, non una volta, / ché mi fere e trafigge a tutte l'ore
di velluto, pulir benissimo i mobili ché il nonno era capace di andar a ficcare
com'un sacco senza fondo; / ché, se 'l ren fosse vino o ver
tempo era già lungi molto, / ché fa per ora più di dieci miglia,
il fiato. baretti, 3-35: ché gli anconitani se la rideranno e lasce-
svanì presto così gran fracasso, / ché il fiato ai trombettier scappò da basso.
raggi animatori. pascoli, 215: ché venne aprile, e io [castagno]
de la mano sopra il buono, ché vedere non potesse, e con la
pur ne 'inferno e nel limbo, / ché, pur ch'io mangi talor duo
: fanno ordinare tregge sanza ruote, ché le ruote non vi potrebbero andare, pe-
di confetti un pieno staio, / ché sian venuti per ficcarvi il maio. allegri
far, nemico: / ed è ragion ché tra li lazzi sorbi / si disconvien
niente sì sane come quelle d'oriente, ché 'l sole non puote l'aire per
dico. or lass'andare; / ché conven ch'altri impare a le sue spese
fusberta, / edà tra lor, ché non gli stima un fico. grazzini,
l'orno con grande speranza, / ché tu li farai perdonanza / più ch'
/ per l'altera -primavera; / ché 'l tempo è gaudente, / e la
ve fedate / en lor lianza, ché son sì cortese / ch'io temo del
fidare solo nella forza della tua giovanezza, ché non solamente le forti braccia vincono le
più parlar non mi fido, / ché i ferri, c'ho d'intorno,
un'occasione fidata, e mandateglieli, ché sa il cielo come n'ha bisogno!
'l mi'mal mi dole; / ché pietà viva e 'l mio fido soccorso /
tanto tempo solco e senza spene: / ché il fido porto mio morte m'asconde
di grazia, piano con tanti encomi, ché se l'invidia vi sente, voi
: sì, bada a vivere, / ché non è fatto il fien per l'
cino, iv-199 (70-13): ché donna puote ben, con su'onore
temprar la fierezza del mio guardo, ché non ti ferisca mirando, e vo'parlar
fero: fero, cioè bestiale; ché 'feritas 'trovava egli per bestialità
corpo, cioè sapienza, fiera, ché non mi ridea, in quanto le sue
bertuccio il guardi per fiorenza, / ché de lo 'ngegno suo sta cavaliero; /
/ quel fiero seme a stimolar, ché l'atre / sue cavalle lanciasse a dissetarsi
e mora / il verno fier, ché 'l bell'aprile è nato. carducci,
ov'egli ha troppo fiere maraveglie, ché 'l mare v'è assai più alto che
merciè, per dio, guardate, ché 'n vazo fievilissimo avete esso [bono]
a piede. castiglione, 354: ché secondo che per quella debole fievolezza le donne
quando il figaro scorgeva il maestro, ché sventolando un asciugamano di bucato urlava in
ancor paura / la figlia al padre; ché 'l tempo e la dote / non
tal nome a te conviensi, / ché non somigli tu cosa terrena, / né
mio figliarti in sulla porta. / ché questo bel perlon sì tondo e auzzo
tra così cari e fortunati amanti, / ché senza mai d'amor gustar il dolce
« figliuole, / vienne oramai, ché 'l tempo che n'è imposto /
due fratelli e poi gli salutoe, / ché gli detton capriccio di paura. ariosto
amico, ma vana d'esso figura. ché non signor vero, in cui non
: ahi morte crudele e traditrice! ché bene ti puoi glorificare di tua grande possanza
figura de che veggio sembianza, / ché moio en delettanza e vivo senza core
dante, conv., iv-1-10: però ché in questa canzone s'intense a rimedio
: non ardite ora di tenere leone, ché voi già non pertene: e se
natura ». non istupisca il lettore: ché voltaire mandava già il figurino da parigi
fatte: di fichi a voze, ché sonvi che filan miele. -figur
dì, la nave / nera filò, ché la portava il vento / e il
filate l'una dietro l'altra, ché di rado aveva avuto con chi parlare.
crine ragne, del guardo zimbello, ché sarà infallibil l'intento. giusti, 2-254
: godete e scialate allegramente, / ché son cose che fermano la gente.
industria] tessendo la tela indorata, ché noi t'aparechiamo i fili a oro.
trarà già mai del cieco errore? / ché rotto è il filo e rotta è
a lo spender non posso mancare, ché sai ben che si dice che gli amanti
: / tal bradamante si dolea, ché tolto / le fosse stato il suo ruggier
dei loro filosofanti ha spiattellato chiaro, ché la proprietà è un furto. b.
in profondo, o male cupiditadi, ché io voglio innanzi profondare voi, che voi
assai manifesta a la morale filosofia; ché morale filosofia, secondo che dice tommaso
venga fuori colle solite storie dell'economie, ché se no, tanto valeva ti risparmiassi
e oh miserissimi che retti siete! ché nulla filosofica autoritade si congiunge con li
dio era sa piente; ché prima si chiamava sofia, cioè sapienza,
aretino, iii-37: quetiamci, ché i filosomi parlano. = variante
caduto in man de'tuoi filosomostri; / ché casa e campi e libri e
da narrar la sera al fuoco, ché io per me non ho sentito dolor
... o rosa, siediti; ché giova. / dormono alfin la grossa
cacciate mano al vostro buono acherisio, ché ne farete gran filza. buonarroti il giovane
/ e di qual specie ancor; ché da l'altera / l'umil belva diverso
/ e1 quanto armase en site, ché non for mai aprite / rattissime se-
, e'vivette infermo sedici dì, ché ne'quattro primi istette in fine e di
seco infin a l'ora estrema? / ché bel fin fa chi ben amando more
peccati, dei quali vi vergognate ora? ché certo la fine del peccato si è
né fuor, l'alma pensosa / (ché 'n vigor, tempo e luogo egli
vi vedessi alcun dubbio no lo cominciare, ché meglio è a non far la cosa
maraviglia già se sarae a fine; ché uomo ozioso e povero che tosto s'abbandona
a lasciare stare le cose altrui; ché, se non che costui morì da ivi
dentro di sé (notate tutto; ché questa è politica di quella vecchia fine)
cosa che vi sia a pesanza, / ché sofferir non pò la doglia il core
mi'detto ancor non fino, / ché d'un amico fino / chieder, convien
canto / de fina voluntate, / ché la vostra beltade / lu mi comanda:
parer, non fue strolago fino: / ché, dico questo a voi non per
molti saracini, a non mentire, / ché a'lor dì n'ammazzar mille migliara
mille migliara; /... / ché nell'arme ciascun di lor fu fino
fece chiamar sue damigelle presto, / ché d'ogni gentile atto era maestra.
cosa mortai ti sdegna e schiva, / ché d'esser tal per suo valor si
[meliseo], / potrò cantar; ché farlo qui discendere / leggiero non è
fier cominciamento, /... / ché, se dal cominciar mostr'amarore,
finiti appena avete i sessant'anni: / ché tanta fretta a entrar in quest'affanni
finisce dove finisce la storia d'italia: ché ultimo tu tenevi alta la sua bandiera
faccia più ch'io voglio, / ché, se facesse quanto il voler chiede,
tua volta e ti diranno d'uscire ché per te lo spettacolo è finito, saluta
dicevami sottovoce: « finiscila a canchero ché mi fanno male le ginocchia ». moravia
, / e quello se ne ridia, ché non credea morire. bartolomeo da s
possibil sia l'andare in suso; / ché perder tempo a chi più sa più
finito: e non è da maravigliare, ché l'officio e
te metta paura questa vita finita, / ché ne guadagni vita che non pò mai
per semplicità vi veggio errare, / ché, non essendo finito di fare, /
a l'altro giorno non me discaricarò, ché così sempre me intravene de uno
ed io sono un capocchio, / ché so ch'a ogni giuoco tu m'inganni
, i'son la poesia, / ché un corpo finto proprio esser mi pare:
che fossi io che lo mettessi su; ché questo non può essere stato altro che
sotto al capo di essa vite, ché quivi al salire resteranno i bruchi presi
ii- 273: prodigio aperto, ché del vecchio piero / la barca fia
provvedete alla salute dell'anime vostre, ché sarà meglio per voi, e quelli
chiovi vecchi, è veramente ottimo, ché facilmente si trita. ricettario fiorentino,
della tinta della grana nella caldaia, ché dicono che il primo panno che vi si
'n voi degnasse -fior valer merzede, / ché ciò decede -orgoglio e vi sta bene
vien ben comunicarmelo, / fallo: ché, forse, ti darò il consiglio /
'l ben saglire. guittone, i-25-283: ché sì come fogliare, fiorire e fruttare
, fiorita perla, / aiutarne, ché son tuo servidore. l. martelli,
sorte allora a * fiottare '(ché così si chiama vulgarmente quel venire ondeggiando
remi e si ridea del fiotto, / ché il mar turbato avea la fata nera
-intr. varano, 186: ché, fuor che un tempio su'cent'archi
in quel viaggio guardò senza parlare, ché per parlare a quelle pressioni e in
fine ornai a questo tuo male, ché quanto più tarderai tanto ti sarà maggiore,
è meglio star un poco a vedere? ché potrebbe forse questo fistolo passarle via.
uomo, cu'la fitta tocca, / ché so che voglion dir quelle parole,
credo non sia da durarci fatica, / ché saran fitti in qualche luogo strano.
poi / vostri date comiato, / ché gli hanno messo il fodero in bucato
negative). guittone, ii-46: ché, se 'l mal me no sfoglia,
porre in donna alcuno amore? / ché come al vento si volge la foglia,
maganzesi ognun nettò la soglia, / ché non ve ne rimase seme o foglia.
la via, dite la vostra, ché ho detto la mia: modo popolare e
di fresco, invece di polverino, ché non si scorbi. -foglio di guardia
di legno / i libri lor, ché di fogli o di carte / non era
dica per esserti a grato, / ché le son tutte fole. ariosto, 5-37
cavalieri che giostrano, che, dopo ché si sono soddisfatti li concorrenti a uno
fidare ancora a toa ricchezza, / ché ne son viste assai tornar mendice, /
folle chi non è soferitore, / ché la natura de'l'orno isforzare.
come matto e folle veramente: / ché, quando egli ebbe detto quel che volle
, madonna, son temente, / ché non son degno aver sì alta 'ntesa,
abbine incarco [del potare] / ché a folleggiarne gioventù non vuoisi / tanto
i quindici e'folleggia / fa'col baston ché altro non gli duole / e tante
poveretto, / si morrà certo, ché mi par disposto / di non voler mangiar
fanciullo è in istato di follia, ché non si sa governare e ragione non
che crede sé maggior che sia: / ché sol questa follia / è quella per
v'aggio offeso in vita mia, / ché più che 'l senno usato ò la
lo vostro cor non disdegnoso, / ché questo amor ch'allotta vi furai, /
m'à fatto sì alto montare, / ché non son dubitoso / c'omo di
fermò com'uom ch'ascolta; / ché l'occhio noi potea menare a lunga /
nel fumido / talor loto posarti, / ché i nervi offesi e gli arti /
a napoli fondi e altrove fondachi, ché le son caverne e non altro. serao
, guai me mizero,... ché 'l fiore della mia città in vane
di vedervi fare uno vero fondamento: ché pare uno cotale parlare come se ora
però da farvi su gran fondamento; ché alle volte a firenze si dimostra una
io spazio e m'ergo, / ché temo il ciel turbato e i tuoni e
tanto tempo solco e senza spene: / ché il fido porto mio morte m'asconde
per muro stretto a'merli; / ché la gente che fonde a goccia a goccia
/ crin fuor ornai traete, / ché le vostre acque son tranquille e quete.
fondi * e altrove 'fondachi ', ché le son caverne e non altro.
crudi regni e bui / combatte invano; ché il colubro immondo / fia vinto,
, a luna scema e logora; ché quanto minor luna avrai, tanto minore
ma già saresti in estrema rovina; / ché di tua mente scorgo bene i fondi
per lo spazio d'otto giorni continui, ché mai cessò la borrasca. spallanzani,
cecchi, 1-1-540: vien via, ché noi faremo / buona cera, e abbiamo
com'un sacco senza fondo; / ché, se 'l ren fosse vino o ver
/ fontana d'ogni bene; / ché di lei sorge ogn'altro ben terreno,
fato et agurio, indegnamente battezzato; ché certo, io ero più tosto distinato
ragionategli poi sopra il duello, / ché messer paris, l'alciato e il muzio
nostro, ché ci ritroviamo qua nelle forbice. bibbiena,
sii come i foresti / fratelli tuoi! ché chi non ha, non pecca.
machinalmente o almeno cre- dèano lèggere, ché, davvero, che forloccàssero mai, maggi
corda chi non sa le note, / ché no lavora dritto chi mal piomba.
mettere a punto e darli bella forma, ché ciò è legier cosa a fare a
superchiare quello; la forma dico, ché egli, come primo tentato, vinse coll'
me e gli altri della generazione umana, ché tutti, virtualmente, eravamo compresi in
savio uomo è forte e virtuoso; ché ancora sia elli fievole del corpo, sì
1-180: formano quella parte del corpo ché vogliono moscare (il braccio, per esempio
posponi, / e n'hai ragion, ché l'alma tua ben degna / è
, / ma d'angelica man, ché, mentre suona, / come lingua del
seconda formazione, la terza perfezione. ché primamente in cristo noi siamo creati in libertà
far morir altrui, / ha torto, ché forse tocarà a lui. —
dunque? dimmelo se puoi, ché ho gran voglia di saperlo. -tu?
el qual me fa putegliosa? / ché eo lo voglio iettare per esser a deo
suo esercizio mettere fuoco nella fornace, ché stava sempre tinto che pareva un etiopo.
i-1-315: trasse dal ripostiglio i coltelli, ché un poco per bisogno e un po'
volere 'infinitam spem prosequi ', ché sono cose, questi piati, che forniscono
invito, / statti lieto, ceccon, ché 'l tuo gran guaio / in una
pallavillani, xlii-1-40: tu erri troppo, ché qui non ha forso: / fia
: galdete dunqua, e vaccio: / ché de volere vano e forssennato / retto
: lassa morire / gli forsennati, ché non riconosse / ni la tua gloria,
donare l'uno e l'altro bene: ché troppo sarebbe sopra natura umana che uno
à spirito podere, prosperitate e sanitate; ché fatt'è in forte in corpo debilitade
forte, pisa, alle prove! / ché -chi ha tempo, suol trovar ventura
'l portier con minaccevol fronte, / ché le pubbliche lance il rendon forte. cattaneo
, per non ricever scorno; / ché lo veggian troppo d'amici forte.
corban robusto il forte elmetto, / ché 'n guisa lor ferì la nuca e 'l
mandassi un fiasco di vin bianco; ché qui non se ne truova se non forti
-vale a dire, tabacco forte, ché del dolce ne ho. barilli, 5-96
, che niuno non la poteva tenere. ché gli era scritto: chiunque misfarà così
misfarà così, morrà sanza misericordia; ché niuno non poteva sostenere, tanto erano
tu'rinscontro in pie'non duro / ché mantenente a terra mi dibatti, /
« non dubitare, fatti sicura, ché questi noi non cercano », tenendo con
/ dicono in ogne parte, / ché mali e beni a lui son gionti.
: ella più lesta / venia, ché forte io la tenea per mano.
): rincrescemi oggimai lo scrivere, ché forte invecchio, e divento poco sana più
i guardi sotto l'ale, / ché poi sicuranza d'essi / ria serà se
giordano, 1-47: quanto alla fortezza, ché immantenente che si aperse la tomba,
, lxiii-68: rendete le fortesse, / ché noi vegnan per esse: / non
vivere, e lascianli alla malora; / ché qui si ha a far con fortune
felice e fortunato esser non stimi, ché quelle cose che parevano liete fuggirono. petrarca
in bocca uno gallo per ciascuna, ché così voleva la ragione della forza del
atto energico. guittone, xix-52: ché montalcino ave abattuto a forza, /
s'ella non s'affretta, / ché no'la pagherem ben de l'oltraggio.
, disse: non fate forza; ché chi hae del grano puote avere del pane
forza di vela e di remo, / ché vincere o morir qui gli bisogna,
forza a farti que'parecchi versi: ché, oltre al dolore e la grande passione
i'so''nna- morato; / ché, s'i'avesse più or che non
3-313: nudo ne vai sotterra: ché, perché tu porti i panni, non
ancor, quando vi piaccia, / ché, parlando con voi, / prenderò
il vero amante sempre acquista forza, / ché l'immagine amata e la bellezza /
e sol la pelle incide, / ché 'l celeste guerrier soffrir non volse / ch'
. 16. caporali, i-67: ché ove è forza, la ragion non si
da cui si ricevono a bocca forzata, ché lo spazio già avanza, le ultime
? buonarroti il giovane, 9-264: ché 'l signor nostro / vuol uomin bone-
però mi tegno ad essere tacente, / ché no lo guida fin conoscimento / chi
... /... / ché chi vorrà montare in tal forzore,
era quasi coperta ancor de tacque, / ché parea tenebroso e fosco il velo /
considerate, perch'io sia fosca; ché il sole m'ha abbrunita. a.
non son tuo dunque, no, ché al fosco e chiaro / sempre sarò di
/ or che siamo a tinel, ché in questa scuola / non si ammetton ragion
sono or per le fosse, / ché trentatré già fummo, e tu lo sai
: non gli era sospetto, / ché l'alta previdenza, che lor volle /
-levossi questa femina ed aiu- tollo, ché periva in una fossatèlla d'acqua, per
otto / per aiutar mia madre; ché i denari / non mangio, né
beltram più dare un crollo, / ché, quando in terra lo pose margutte,
scampommi giove da tanto tormento, / ché tutto fracassato / chiamando allor mia donna
71-44: ascenne per este scale, / ché po'cader en basso farla granne fracasso
potrà quest'anno fuggire pelle ville, ché quasi per tutto il contado [la morìa
di nuovo di quelle di legno; ché non ve n'erano se non fracide.
gentil de la tua bocca; / ché son le labra tue com'esse vaghe /
contra li vizii danne fortezza, / ché nostra carne per suo fragilézza / sempre ne
cielo. gnoli, vi-1213: fuggiam, ché l'arpa umana / manda una voce
. fr. colonna, 1-1283: ché non al par fragrò costo et amomo
istato e ho già francato il desinare, ché ho guadagnato istaia sei di grano.
ch'ebb'el cavalier francesco: / ché tutta italia terria lo tedesco / solo en
/ in greco né in francesco, ché ciascuno, / com'è fatto signor
fossero bruett, cornelio e ciarles, ché noi diremmo una dozzina di franze- sette
suo podere [di amore] / ché tal di for non par, / c'
selva è stato sempre franco, / ché mai non lo lasciai morder dai cani,
m. cecchi, 18-3: parla / ché ci ha per tutto piazza franca.
tasso, 3-8: duro mio cor, ché non ti spetri e frangi? /
per questo / franse il destino; ché già veglio a pena / chiusi ebbe
li mei sospiri e pianti; / ché s'eo no li gittasse / parria che
tanto gravarà in suo disio! / ché tanto frange a terra / tempesta, che
fuori dell'acqua, senza frantumarsi, ché la pozzolana e il granito han reso
a veder sole più mi accora, / ché nulla ad esse, tranne amor,
se ben non scese in vano, / ché, frapostosi a caso, in sé
lo giugnessono. elle furono frasche; ché buonamico se ne venne sano e salvo.
frate corpo, e dammi perdonanza; ché or mi conviene satisfare a'tuoi disii
tra te e me...; ché fratelli noi siamo. d'annunzio,
per ciò non ti dei crucciare, ché per aventura egli àe alcuno cruccio in
dentro, io mi possa riscaldare, ché io son tutto divenuto sì freddo che
più che lastra. cornaro, 34: ché lo stomaco mio è freddissimo e umidissimo
dante] chiama 'ribrezzo', ché così si uson chiamare quei tremiti e
ingannali, xxi-1-217: venite gentiluomini, ché lo star fuore al freddo non è cosa
freddo di qualche superbia e vanagloria, ché cominciarono li réligiosi a parerli d'essere
bel vasello: lo vasello de'star caldo ché lo corpo venga en saldo. /
: accendono un gran foco, / ché avevan freddo, ancor che fosse agosto
], che niuna volta, ché doverebbe essere allora il grande caldo,
un tempo freddo e caldo, / ché non ha via di toriosi di groppa.
a. de'pazzi, i-369: ché 'l gelo trionfando la mattina, /
col dito sopra detta parte untuosa, ché subito vederà derivare un raggio dritto ad
bocca con sale e con mele, / ché quel dolor rimove. boccaccio, dee
, ma non già gentil'uomo, ché non starei tutto il giorno a fregar questo
, scuo- prilo piano con sentimento, ché ogni piccola fregatura gli dà impaccio.
la spada sua 'n dritti servigi, / ché pregio non acquistan vani fregi, /
per chi non vuol malanni, / ché le frodi e gl'inganni / pel mondo
n'andranno i miei fidi, / ché d'aria sì nera / indarno si
bene, i lumi tuoi lascivi, / ché 'l tuo dolce guardar mi cangia in
costringe e tòlle la possanza loro, ché non s'aprossimaranno i tuoi nimici a te
voi lo suo soccorso attende; / ché buon signor già non ristringe freno /
lo servo quando 'l chiama, / ché non pur lui, ma suo onor difende
canto, / le prime no: ché son da dio ancora, / ma
non esser in ciò troppo frequente; ché in vero dà fastidio tutto il giorno.
con lettere due volte la settimana, ché così frequentemente vanno da questa città a
andremo / d'amor parlando ornai, ché 'l duro e greve / terreno incarco
, 116: i serpenti vivono assai, ché tutto loro dimoro si è sotterra e
serrato in una volta al fresco, / ché del risuscitar ebbon paura. carducci,
fe'però papa di fresco, / ché la chiesa vacò per cinque mesi. crescenzi
4-886: fate vela, sciogliete, ché di nuovo / precetto ne si fa dal
l'olio. berni, 139: ché sai quanto ti pesa, duole e incresce
qual cammino a campar possa prendere, / ché miei lamenti intendere / non par l'
a quei non fui ritroso, / ché di cristallo il cuor, l'opre di
, 5-276: ecco il grande male, ché già sono obbligati alla padella e al
e al frittume eternale del ninfemo; ché mai non avrà fine quello frittume,
lo spirto vergogna e dispiacere, / ché il cui gli frizza. lippi, 9-56
piacquero punto a quei signori, / ché nel viaggio s'erano frollate. targioni
che amistà nel mondo si confonde; / ché l'amorose fronde / di radice di
, e avesti ben onde; / ché, s'io fussi giù stato, io
che tu ce mandi alcuna frottolétta, / ché noi non periam sì de nighetta.
di mangiare e bere all'alemanna; ché « assai vino, assai vivanda li
un giorno. lasciate frucare a me, ché io non mi sto. g.
sì 'l mise a quella giostra, ché stava in su la graticola del
: / abbi cura a buontempo, ché le caccia; / panni vederle e sentirle
ignorare quel po'di frullonica superstizione di ché si compiacque dar segno in altre sue
pena di sprecar tempo a persuaderli, ché non si persuaderiano mai. =
d'àbramo. foscolo, iv-414: ché non si tenta? morremo? ma frutterà
fazio, iii-1-63: apuglia è detta, ché 'l caldo v'è tale, /
/ fumo trovate [le uova], ché da l'una fronte / entrò la
fatica. chiabrera, 328: lassi! ché non sì tosto atropo al fuso /
, ii-131: attendi a servire, ché 'l frutto de la speranza de i cortigiani
pulci, 21-86: lasciagli andar, ché iddio raguaglia tutto / e rende a'
/ vagliami alcun bon mutto; / ché per un frutto -piace tutto un orto.
l'intelletto se ne appaga maravigliosamente, ché per fughe e scappate, per dir
colei da cui non posso fuggere, / ché preso m'ha come smerlo la lodola
e fuggevolmente si trattiene col fanciullo; ché ne sdegna la conversazione, come chi
: ma voi che state qui? ché non fuggite, / miseri voi? fuggite
al re per vendetta un capello; / ché fuggendo da lui fuggo la morte.
. poliziano, st., 1-14: ché sempre è più leggier ch'ai vento
, e mora / il verno fier, ché 'l bell'aprile è nato. parini
loco resistere non potè, fuggi, ché fuggire s'intende prodezza, là dove
, ai canti, / fuggi: ché l'empia il precipizio addita. cesarotti,
purg., 14-112: o brettinoro, ché non fuggi via, / poi
consiglio mio punto ti fidi, / ché sforzar posso, egli è pur il migliore
t'ama, ancor che noi mostri, ché la donna / nel desiar è ben
hai del mio mal diletto, / ché ogn'altra fuor del ciel la luce fugge
e le sue pompe ladre, / ché l'angelo del ciel sì le consiglia.
deggiono farsi i fulcri dei palchetti; ché avendo a sostenere un picciolissimo peso,
ordini e con « mandate e spedite, ché la famiglia è in angustia »,
/ fulminati macigni etna il combatte, / ché sovr'elli si chiude e si rispiana
venere canopea, bacco latino; / ché così lei nomar da le supreme / bellezze
il mio respiro / d'uomo, ché questo m'insegnava un tessalo / di
testa pratica e forte della compagnia, ché tale si considerava; così frastonava la sua
rimembrar mi giova e dole, / ché tant'io miro par sogni, ombre
rispose: -certo adoro deo; / ché fuor di lui ogni altra cosa è fummo
questa causa o per altra; ché essendo vero lo avviso del sedunense,
; ma più è del peccatore, ché incontanente che iddio tagliasse questa fune della
.. non si pone a scedare, ché introcque potrebbe perire, ma taglia tutte
cantando: -all'armi, au'armi ché l'italia s'è desta! / il
onore defunto; e a diritto, ché non avendo avuto occasione di celebrarne il
mandar questo negozio in lungo, / ché indugiando potrìa qualche emissario / a danno
uomo: -i'ho parenti / ché s'e'non ha denari, e'può
s'abbia poi / a badar; ché da un'ora a un'altra nasce
. buonarroti il giovane, 9-551: ché 'l poco lume che due lor candele
questo modo sono tutte le creature, ché tutti stiamo appiccati e tutti ci attegnamo
non secondo la sua ardente natura, ché se così fusse l'abbruciaria, ma solamente
o luce sopra ogni altra luce, ché da te esce ogni luce! o
: accendono un gran foco, / ché avevan freddo, ancor che fosse agosto.
spendete lietamente i vostri giorni, / ché giovinezza passa a poco a poco: /
: tanto s'accese il fuoco, ché, di concordia della congiura, i medici
m. cecchi, 1-1-151: orsù: ché a principio / noi siam di fuoco
fatto vie più sozzo gioco: / ché tal solev'usar meco a diletto, /
(fuor che; ant. / or ché, fuoriché, fuori che, fuor
di là. cardarelli, 1-100: ché non c'è nulla di continuo e certo
/ se tanto m'amasse; / ché cotal doglia / sariami in voglia, /
che: fuorché, eccettoché; oltre ché (cfr. anche fuorché).
ch'io son già morta; / ché un ladro m'ha assalito in su la
se fece al lito de provenza, / ché de esser fuora mille anni gli pare
vederli dentro al consiglio divino: / ché quel può surgere, e quel può
furto le ritorna schern'e guai, / ché ciascun di sua penna la spogliau.
va chedenno 'l dolzore, / ché gli è furato ardore, e non se
me 'l furasti in prima, / ché dar lo voglio a chi ne fa più
gli fura. tasso, 13-i-263: ché, se furommi il core, / fia
belo, xxv-1-131: io el so, ché contremisco totiens quotiens cogito nelli estuanti desire
, provature e mille altre galanterie; ché avendogli a far una burla, non ci
., / temendo la sua furia, ché già fiero / contro lui ne veniva
! e'me n'incresce, / ché l'era una bellezza; pur ell'è
furie, non vi bada; / ché insin ch'ei non si sfoga, non
montoni operare se non uno per volta; ché altrimenti, in vece di propagare la
se comporta questo amore furioso, / ché con esso se sconfige questo monno tenebroso
; e fia 'l combatter corto; / ché l'antico valore / nell'italici cor
li passò insino al core, / ché pelle dura o callo non gli vale,
poeta. barilli, 1-47: ohimè, ché caduto è il lirico furore, e
mai ad altro. firenzuola, 967: ché ben sanno le muse, ch'io
, vii-196: sta'attenta... ché, se ti ripiglio, te ne
con questa fustiga fustigherò te, ché per adesso io non mi vo'imbrattare le
, v-2-400: molti dardi vidi, ché sono anch'io molto studioso dell'arco,
sazia di vivere in alcun presente, ché tanto è vita quanto si continua,
amor, non mi gabbare: / ché sol quando la vezo mi conforto. ser
i-38-19: longo taciere fa longo parlare, ché voi molto, par, tacaste;
voi molto, par, tacaste; ché dite che doctavate parlare, s'aveste
me pagon che sian fole, / ché consumo le mie mole, che non
alor del suo fuggire abbi paura, / ché ben resta gabbato chi li crede,
d'altri invidia s'abbia, / ché per se stessi son levati a volo,
la comune gabbia. anonimo, ix-525: ché più mi strigne l'amorosa gabbia,
perché disdetta se', diraggiol bene: / ché tu, pensando ch'hai laida la
questi tempi per gabelle. -sballa, ché non si paga gabella: per indicare
le ricchezze di due mari? -sballa, ché non si paga gabella.
137: gagliardo vieni, a saltoletti, ché la sfogliosa è gorda de burnetti.
: non venne a capo di niente ché l'assito era forte e gli arpioni gagliardi
ballare a rota che move a stanza; ché quando una gagliarda stanza di risposta si
andian verso ponte a rifredi, / ché giannesse ha spillato un botticello / di
spiriti maligni, disse: ridi plutone, ché giugne l'alba, che l'amico
de cruce; / ella me guida, ché gaio m'adduce, / e senza
forte. sennuccio del bene, ix-45: ché, a veder l'angelico piacere,
: diventa vivo. su! su! ché, alla fé, tu muori galantemente
, galante uomo, entriamo in casa, ché vi darò i restanti danari. buonarroti
a quella che 'l figliuol nutrica, / ché natura ha ch'assai latte produce.
quel bicchier che a lor venia, / ché si partiva scarico e leggiere. algarotti
scarico e leggiere. algarotti, 2-147: ché se alcuni mostrano di andare all'insù
a galla / da la baralla, / ché se gli avalla / e calla,
galleggiante. varano, 36: ché questa lunga età di galleggianti / secche radici
piange il vecchio cor... / ché d'aguti galletti ha piena l'aia
tu riderai in capo della via, / ché tu vedrai le squadre de'romei /
dato il bastone a costui, / ché v'è chi il meritava più di lui
ne sodisfece, /... / ché nel gozzo ani- grottol contraffece. sacchetti
passa il gozzo / il riso, ché da tema e doglia è mozzo. tasso
con un passo alacre e lieve, ché la grande età non l'aveva punto
pietrame è di verona, gradinato, ché lustro e rossaccio quel così detto marmo sarebbe
suo incendore: tanto mi gradisce, / ché non m'avampa, ma lo core
e veggio il mio fallire, / ché esser in ciò dovrei più breve e parco
al figur. guittone, i-30-17: ché non vero valore / approva sé male
cierto ben miei signiori fine al minore, ché devoto fedele e servidore gradivo a tutti
non si turbi tua perversa voglia / ché, come è il grado, sì ministra
se 'l ciel ne fa festa, / ché nullo in poesì tal ebbe mai:
inf., 15- 86: ché 'n la mente m'è fitta, e
guidone, 230-8: allegro sonot meo, ché se'tornato; / se pelegrin fusti
grado sua povertade, in secura coscienza, ché appresso questa vita elli attende alla ricchezza
m. cecchi, 1-1-102: -andiam, ché vien di qua l'altra seccaggine.
questa cosa ai betuliani spiacque, / ché non potean pigliar più gramolate. carena,
, e fare la beffa a me; ché 'l disegno non vi riuscirà. groto
, ma con la spada segna, / ché non è tempo la croce or si
i'te n'ho obbligo, / ché i'ci pigliavo un granchio. alfieri,
pur presto assaltar questo stuolo, / ché io per me gli stimo men che i
: tu non entrerai in casa mia, ché, avendo nome granchio, dubito che
della tua morte: però difenditi, ché ti fia gran mestiere. s. degli
sue mani e l'altre membra ferme, ché 'l movimento e il mutar delle membra
non vi trovò piccol né grande, / ché 'l borgo ognun per tema avea lasciato
sì come tuttavia veder si può, ché più di cento suoi poeti ancora si
anche altro senso sente quello, sì ché non si può dire che sia propiamente visibile
bella donna orgoglio ben conveni, / ché si manteni -in pregio ed in grandeza.
a vostra bella e cara figlia, / ché da lato ciascuno è gran grappiglia:
. grassezza. guittone, i-37: ché de troppa grassia / guerisce om per
savonarola, iii-433: guai a voi, ché saria meglio che voi fussi grassi di
: alla vigna buona non dar concime, ché fa vin grasso. -denso, viscido
è baia): / e'pioverà, ché il tempo fa culaia. -acer
estate e non faccia i piè gialli; ché la causa di farli al vino nasce
sì 'l mise a quella giostra, ché stava in su la graticola del fuoco,
; ma questa è la gratitudine, ché, se si parla, dicono: «
/ non per mio grato, / ché stato non avea tanto gioioso. idem,
gratitudine. guittone, vii-101: ché non ha già ladrone / de che biasmi
/ belle femmine, giudizio, / ché grattandoci la gnucca, / anderemmo in
e gratulante piglierai l'effetto, / ché tanto il graziar si fa perfetto /