di gioia aver pare, / ché l'avenente e 'l suo dolze splendore,
la terra butta e fiorisce mostruosamente, ché son contati i giorni alla sua baldoria
, i-27: essi discendono a noi, ché voi vedete che essi vengono con grandissime
libri, e cominciatesi a bandire, ché si bandiano a quattro a quattro [
; son bandito di casa mia, ché temo che mio fratello sia dentro. galileo
; fate il consueto bando: / ché la battaglia io vorrò presto dare. poliziano
». « intendami chi può, ché mi intend'io ». galileo, 742
ne la borsa te voglio cercare, / ché io non me trovo di moneta un
gente i'sì do tosto mano, / ché vita di nessun non m'abbellisce,
de'barattier tu sì sarai; / ché pezz'ha che 'n capitolo il fermai,
ciascaduna nave è gran romore, / ché in un momento convien che si torza:
da quella che finora vivuto sono, ché oggimai non sono più un giovinetto di
a quel che durlindana aspetta! / ché gli facea sentir s'ella è affilata:
. i. pitti, 1-369: ché come il re intese che egli si metteva
tu potessi pigliare due o tre oche, ché sai che barba giacomaccio le ha sempre
gran fossi dintorni e barbacani, / ché molto ridottava uomini strani, / sì
bene operare è più soletta; / ché la barbagia di sardigna assai / nelle
i-2-8: qui provai io il ver: ché, poi ch'amore / s'è
imperator non vi ponea l'orecchio: / ché, quando egli è barbato per molti
12-6: lascia loro e varca; / ché qui è buon con la vela e
. idem, par., 8-80: ché veramente proveder bisogna / per lui,
. e ciò non per barcamenarmi, ché allora s'ascolta e non si dice
: stiamo in mezzo a'miracoli (ché un mondo di miracoli è il mondo)
prodezza. latini, i-132: ché già sotto la luna / non si truova
: or non ne ragioniamo più; ché c'è vergogna a mantovare un gaglioffo
provvisto, / si crede esser peggior, ché agli altri è visto. lippi,
le scarpette e ciascun guanto, / ché ben cognosce il cavallier gentile / che
xxix- 1-63: ed è vero: ché quale, eziandio se incoltissimo alpigiano,
più il padrone menava le calcagna, ché gli parea di avere alle spalle un basilisco
miei passi: / volgiànci in dietro, ché di qua dichina / questa pianura a'
dal prencipio, allo spendere pogna modo, ché, povero divenuto, col viso vive
prego, il viso basso, / ché mi fanno morir gli occhi tuoi schivi.
sien genti in simigliante piato; / ché voler ciò udire è bassa voglia. idem
cor basso, / non vi maravigliate, ché natura / è de la lepre aver
i più che non possa fare. / ché se per tuo conforto / lo suo
altezza, non è maraviglia; / ché sopra 'l sol non fu occhio ch'andasse
ii che all'uomo non avviene, ché essendo nobilissimo, ancora che pigli per
174: non c'erano castighi, ché i maestri lettori, tutti preti di bassa
di gentili) sono diverse sorti: ché ve n'è una casta bassa bassa
idem, par., 13-115: ché quelli è tra li stolti bene a basso
e troverete, bussate e sarawi aperto; ché ogni persona che domanda riceve, e
: ma bussate, bussate forte, ché ben ve responderanno. magalotti, 9-1-9:
de logne che farà 10 busso: ché vedaremo, quando elli percotarà e farà el
e di favore e di consiglio; ché questa cosa mi ha fatto perder la bussola
facean da lunge e irreparabil male; / ché subito ch'alcun scopriva il busto,
la terra butta e fiorisce mostruosamente, ché son contati i giorni alla sua baldoria.
viso non se ne dessero pena, ché a lui non gliene importava nulla, purché
al fìgur. casti, 23-126: ché politica è come una pietanza / dura
d'animo; non faccia querimonie, ché ha torto come le dimostrerò; ma
/ come solea fare anticamente, / ché, s'i'non sia del mi'
e ciò sol perché era signore: ché di questi più che di null'altro
. dossi, 227: largo! ché il dio si avanza...
, per questo il contrario v'avviene; ché di più aiuto si abbisogna a difender
nel tuo parlare ti mostri mentitore, ché una cosa porti nel cuore e un'
: si provvide per il viaggio, ché, incontrando sull'uscita un pollo della
: si provvide per il viaggio, ché, incontrando sull'uscita un pollo della
l'orechie e cavatene fuore la càcola, ché elli vi bisogna, vi prometto.
fatte: di fichi a voze, ché sonvi che filan miele; a bergeggi,
cielo, / com'era quivi; ché se tambernicchi / vi fosse su caduto o
cor, come a noi grami: / ché d'arguti galletti ha piena l'aia
cotale schiatta, io sono nobile >; ché 'l divino seme non cade in
voler mio non mi svoglia, / ché 'n giusta parte la sentenzia cade. idem
rimasi colla mia pace, e non ché caderai en mala via, si da me
stione in casa de l'oste; ché così vole il statuto de una categoria,
da leona, vi-1-216 (7-5): ché, quanto l'uomo è più sù
dagli arcioni. castiglione, 468: ché questo saria come se per fuggir la ebrietà
in van pietade / tu cercherai; ché l'alma / in lui depressa cade /
vederli dentro al consiglio divino; / ché quel può surgere, e quel può cadere
. cino, ii-560: lasso! ché nel cor vostro non dimora / pietate
rampogna, / o caduti per noi; ché il vostro grido, / per conoscerci
unitaristi. invelenirono attorno al nome, ché gli uni volevano caffè dell'italia una,
con un uomo brutto, cafone o ché, preferiva attendere, o rimanere
di mal tutt'è cagione, / ché, conoscendol chiaro, null'ama male,
nente -e noi vo'più diffendere, / ché s'i'potesse io ti vorria offendere
e così a tempo averò finito, ché io sento i cagnoletti di madama venir
: ma gode in cuore, ché vedrà le torri, / che in una
. buonarroti il giovane, 9-532: ché, s'egli avviene / che 'l calabron
colpo riparare, / ma non potè, ché 'l brando è giù calato / in
prendo de altri segni più spavento, / ché il sol callando perse il suo vigore
anno passato; o vero pare arrivare, ché l'occhio, vedendolo più basso in
empiuta la misura a uno tratto, ché sempre ti calerà due o tre per cento
a chi mostrava le calcagna! / ché tutti li affettavan come rape. ariosto,
dante, inf., 19-105: ché a vostra avarizia il mondo attrista,
il priore, cavategli i calcetti, ché assolutamente voi sentirete più di quello che voi
suo esercizio mettere fuoco nella fornace, ché stava sempre tinto che pareva un etiopo
avrebbero presi a calci nel sedere, ché soldati non ce ne sarebbero stati più
li vale scudo o pancirone, / ché giù di quel gambilo è minato; /
nuove idee divorando nella mente, / ché ingoiando di quelle, ognor sull'ali,
il genio pratico dei loro studi; ché, dopo aver misurato il sommo della
che si faccia piacere a rinaldo, / ché di servirlo son più di te caldo
chi non riderebbe? orsù a'fatti, ché così, caldo caldo, il vostro
lo me di', frate ranaldo, / ché del tuo scotto non so saldo:
« io non ho da caleffare, ché mi pare mill'anni che io sappia
/ non ti caglia d'usare, / ché starai per giullare, / o spenderai
/ o spenderai quant'essi, / ché, se tu noi facessi, / sarebbe
ched i'verso ricchezza far potesse, / ché poco parve che le ne calesse
moschetta: dico ognuno che metta tavola; ché de gli altri nulla mi cale
): e non per tanto, ché del migliorare / non si sa punt',
trincar si mettesse il vin toscano; / ché tratto a forza dal possente odore,
a dio. pallamidesse, v-302-13: ché carlo, credo sua spada gli vaglia
scritta [sentenza crudele], / ché là su nota è l'innocenzia mia.
mente al suo calor fecondo, / ché frutti produrrai d'eterna fama, /
andare me innanzi; venite in quaggiù, ché ci dee essere una cotale callaiétta nascosa
la madre uno giorno li dette denari, ché ne comprasse uno carro de legne.
a'varchi, in veritate, / ché farete nel collo nervo e callo, /
ogni stimana, / bisogna ancor ferrargli; ché, altrimenti, / per i gran
entrare nel mio fiume a ormeggiarmi; ché più non sapevo il passo, non più
le mani aspre e callose, / ché v'avvilite troppo in certe cose *
costoro. -fammi largo e toma in cucina ché non è qui il tuo posto.
dentro un bagno di luce, tiepido ché il calorifero è acceso. barilli,
disprezzo. -ite, spoglie di vanità, ché per aver il credito di preziose,
protettore il libro dalle accuse dei maligni ché ormai così questa come ogni altra opera
stato / ei restossi gran pezza, ché profondo / era il sabbion, finché i
! fuggi, figlio, / fuggi, ché ne son prèsso. tasso, 7-23
non v'è quasi calvinista nessuno, ché gl'irlandesi o sono cattolici o sono anglicani
. belo, xxv-1-91: lassarne caminare, ché 'l mastro non me dia un cavallo
mastro non me dia un cavallo; ché me par sia troppo tardi e sai
mi menate in questo abito fuori, / ché questi panni stretti e queste calze /
i beni mortali, come sai, ché sono di bestia morta: so'di quoio
, io arei bisogno di lui, ché io sono guasto da uno lato, ma
d'altro serto cingermi la fronte, / ché sazio io son di pastorali carmi /
or già si logora egli; dirai: ché mi guarda il piede. e così
priego mi rendiate la mia forme, ché io non posso lavorare, né far
giulii, dagli per arra al calzettaio, ché verrò poi in roma e finirolle di
iv-xvi-6: e questo è falsissimo; ché se ciò fosse, quali cose più fossero
non eran le code del novantanove, ché lassù la coda non fece diventar bestia
nuovo camaleonte, il tuo destino: / ché ben mille colori, / ogni momento
, lo maggior dol porta; / ché tal dolor ten sotto suo carnato
, e ciò che persia accoglie; / ché de la vita altrui prezzo non cerco
donai, non mica il core, / ché due volte non potea / darlo a
1-725: la lampada velai, ché il lume gli occhi / non le ferisca
cortigianuccia allato alla porta della casa: ché questi erano i veri zimbelli che a sé
1 libri, e cominciatesi a bandire (ché si bandiano a quattro a quattro)
tosto d'arcita l'affetto, / ché quel giglio novel di primavera / sovr'un
belo, xxv-1-91: lassarne cambiare, ché 'l mastro non me dia un cavallo
mastro non me dia un cavallo; ché me par sia troppo tardi e sai che
questa notte ti darà buono albergo, ché il nostro il darà bene a noi
alla coda. angiolieri, 33-11: ché solamente du'o pur tre capegli /
belo, xxv-1-91: lassarne caminare, ché 'l mastro non me dia un cavallo.
e raffrenino il loro desiderio alquanto, ché forse poi a bell'agio e cambiando
queste nostre rime, messer cino, / ché si conviene ornai altro cammino / a
è saggio, egli 'l lusingherà; / ché, certo sie, quell'è 'l
m'è, crudelmente, sana: / ché mi dice ch'i'usi a la
otto pèsche o diece la mattina / ché mi faran campar de la contina / e
b. corsini, 1-64: salvala, ché donzelle a lei simili / son come
rimbombo; son cembali della gioventù, ché la fan saltare disaddatta al lor tuono
disse: -tu non camperai, / ché troppo è lo valor di costei forte
a veder voi mi rattegno, / ché ciò pur far convegno / s'io vo'
gridando disse: -pietro, campiamo, ché noi siamo assaliti. sacchetti, 41-20:
il capitano e tutto il campo, ché non ne campò testa. s. bernardino
può ben morir, adesso mora; / ché chiunque il suo ben perde, e
siamo anche stati in peggiori condizioni; ché ora almeno il padrone è sano, e
/ di lor fu piena la città; ché nullo / rimanersene fuori non sostenne,
esperto, a campeggiar non si metta, ché sarà tenuto per un tamburo quando si
a campeggiarmi / le nostre méssi, ché montagne opache / e il fremito del mar
idem, par., 24-110: ché tu intrasti povero e digiuno / in campo
scala dove era la mia caserma, ché la volevo rivedere. mi disse non era
possibil cosa; e noi tentai; ché cinto / al par di rocca è questo
18-1-277: solamente assecurateci il campo, ché noi portaremo l'armi. idem, 18-1-279
quanto vuoi, del campo prendi; ché se'armato, e l'offenderti non
le vene e i polsi; / ché da lunga stagion ne'lagrimosi / campi
, era soltanto il naso camuso, ché, senza questo, certa grossezza delle
s'intenda sol del pover dispettato; / ché re e conti e ogni scostumato /
disse: « via, canaglia! / ché tutti non valeti un fil di paglia »
raccolsero il frutto degli omicidii commessi, ché... un consiglio di guerra
, 847: mesci « canaria *; ché giammai si perde / tempo bevendo:
mutare il vecchio in un novo, ché queste non sono cose da essere cancellate,
questa famiglia, nella parte di sopra (ché disotto è cancellata) si vede il
dicevami sottovoce: « finiscila a canchero ché mi fanno male le ginocchia *.
manco come passare per mezzo il zodiaco, ché chi contrafaceva il leone, quale lo
a chiedere / lor questa grazia: ché, se la lucrezia / ha questo
sul detto castello per la perpendicolare; ché allora le candele, o siano fianchi
candido e schietto. metastasio, 1-7-388: ché se innocente e candido / non mi
racqueta poi che 'l pasto morde, / ché solo a divorarlo intende e pugna;
di loro le cornacchie quanto vogliono; ché la luna non stima i cani che
e 'l destin crudo e fero, / ché tosto che da me vi dipartite,
un goderne, e cangiar spesso, / ché 'l lungo con versar genera
de l'usato suo cangiata in vista / ché ridente e festosa / già tutta esser
posizione e 'l tempo e la parte, ché tutte queste cose concorrono a fare il
de la tua dannazione? / ché speravan le persone che fussi cano-
): eglino si vestono poveramente, ché '1 loro vestire si è di canovacci
si cansando. sassetti, 146: ché poi, alla fine, cosa senza
voi, madonna, tanta: / ché certamente è tanta, / non ha
, e guarda il tuo tesoro, ché carlo non ha bisogno di tuo oro né
ma sono di gran portare, ché bene portano quattromilia cantari. pulci,
qualche nuova cosa m'interverrà oggi; ché non mi fanno mai questa cantéppola che
tenghin gli occhi asciutti gli orinali, / ché rotto è 'l pentolin del
fa * grave descende suave, / ché 'l verbo resona. dante, vita nuova
, 65-219: voglio oramai far canto, ché l'amor mio è nato / e
o almeno diciamo che sono tre; ché perché la casa avesse meno uno cantone,
, ix-49: deh com'farò, ché pur mi cresce amore / e mancami
canto, / appresso al muro, ché non diam sospetto / a chi passa;
uomo sia vecchio per vederlo canuto, ché molti ne veggiamo canuti di giovanile età
sua donna ad altro più rasumigliare, / ché sua beltate immensa no 'l consente.
l'animo suo con nuove canzonette (ché so'già state fatte tali canzoni, che
né onor mai non me piacque, / ché la perfetta pace me fa l'alma
grande / è caso e non virtù; ché, se ragione / regolasse i natali
di tutto. palazzeschi, 3-229: ché se c'erano donne capaci di uccidere
crespi. mare amoroso, 91: ché li cavelli vostri son più biondi /
, e che lui non si partirà; ché sapete bene non si può partire,
minimo male. angiolieri, 33-9: ché solamente du'o pur tre capegli /
uomo sia vecchio per vederlo canuto, ché molti ne veggiamo canuti di giovanile età
/ più brutto è nel capello, / ché addita testé avello; / pur bello
sua leggerezza. / chiamatelo altezza, / ché torna a capello / a un re
non ponno se le capi, / ché nulla nel mal tempo va di fuore
-oimè! mastro mio, perdonatane, ché io non lo farò mai più. -pigliate
capezzale e piangeva come un ragazzo, ché il cuore l'aveva buono, quel
è cosa inusitata, né nuova, ché a dir il vero il regno non
quali sono detti principali e capitali, ché da loro procedono, come da capo
e io ho fatto il contradio, ché non ho rubato e ho perduto di capitale
per mia debolezza e per tenermi oppressa, ché felice la casa mia di spagna,
... di antichissima stirpe, ché la sua famiglia aveva avuto e guelfi
mercatanzia che 'l tuo comune vieti, ché non ne potresti altro che male capitare.
patì pena conveniente della stultizia sua, ché, avendo più bello stato assai che
re de'barattier tu sì sarai; / ché pezz'ha che 'n capitolo il fermai
giuoco d'uvil n'avverrìa, / ché 'l capo da lo 'mbusto partirla /
eccesso una tale altezza d'introduzione, ché a guisa della fama si stia col
286: gli è certo: / ché sempre, uniti i capi de le cose
quali sono detti principali e capitali, ché da loro procedono, come da capo e
tra la gente a capo chino, / ché non se'bozza, e fòtine disdetto
non eran le code del novantanove, ché lassù la coda non fece diventar bestia
mercatanzie, che lo stimano vergogna, ché tutti hanno nel capo uno fummo di
. trattato d'amore, 39-11: ché chi attende, certo è maraviglia / come
ternate a'soldati le mani in capo, ché non fallino. giusti, i-262:
1-2: dissono voleano fusse morto, ché così fia grande l'odio della morte
: ed io sono un capocchio, / ché so ch'a ogni giuoco tu m'
la capoccétta persa sulla spalla della madre, ché non la poteva reggere.
via da vestito di cappa, / ché noi a pena, ei lieve e io
/ -che nostra campana è rotta? / ché la spesa e 'l vin, senza
capo a via un capelletto, / ché tornava alor dai buoi. bisticci,
gente armata che trae al fuoco; ché per certo chi vi pon ben mente come
ammirare nei suoi tre regni rappresentato; ché se il vegetale vi primeggiava, l'
; ma a usura gli starà; ché tutta questa settimana, coll'aiuto di iesu
, non curando il mal tempo, ché forte pioveva, andorono a cercare di questi
poi dietro al tuo pagliaio, / ché 'l vento mi brucava il capperone. nardi
iacopone, 55-6: so arvenuto probendato, ché 'l capuccio m'è mozato: /
un carcerier nulla non manca, / ché posta a una carrucola una corda / pur
avessi io un caprèsto da impiccarmi 1 ché meglio m'è la morte che 'l
presto, depositatelo in questa stanza, ché poi lo meneremo in vicaria. vuol
per manovrare. non rimane dopo un minuto ché il re supino e morente in fondo
accorgere che 'l nemico delltnferno con la tregua ché or mi concede sotto colore di onore
la perdita, diventa savio, ché altro è che parere: e in vero
e « caratteri ». dalla prima, ché « grama- tica » si diffinisce «
e qualche altra cosetta di legname, ché sapete tutti i tedeschi esser molto artificiosi
altri ha fatto. idem, 1-322: ché cardan volentieri / non solo i purgatori
sparlare. canti carnascialeschi, 1-321: ché gli è tra buon giudizi confermato,
del cardinalato, né ancora vi contentate, ché vorresti ascendere a quella del papato;
se vi faccio mettere la farmacia, ché l'altro farmacista è vecchio e carestoso?
; e caricati così, si levano, ché sono forti oltra misura. cantari cavallereschi
stanze di là la mandò sciolta, / ché bisognò passare uno alla volta. nievo
, perché non li offendesse; / ché veramente proveder bisogna / per lui o
canz., no: misero me! ché il troppo mio fidare / di quella
tacque e dir più non poteo, / ché tal la carità del natio loco /
e dario. / risposi sì, ché vedeva la fame / e da tre dì
per comprare una soma di legna, ché non n'ho stecco. garzoni, 1-797
sono pregne e piene d'intendimento, ché quanto più si carminano più ricrescono e
son presso a un migliaio, / ché pute più che 'nfermo uom di pregione /
! qual di dentro sento dolore; ché mentre celesti cose ripenso ed òro,
, sensuale. guittone, ii-237: ché grande onor né gran ben non è
se può alcuno topazio e porti, / ché molto aiuta portare lo carnale / suo
circa ciò hannoci laudato a caso: ché, se avessero penetrato col giudizio nel
.., è fatto subito continente: ché, non tanto che egli s'involla
son presso a un migliaio, / ché pute più che 'nfermo uom di pregione /
dice che sempre s'è chiamata livia (ché così disse lei di aver nome)
monti, x-3-110: le donne poi, ché fede io posso farne, / han
dante, purg., 11-44: ché questi che vien meco, per lo
al peccato. guittone, v-228-77: ché castitate obria / e scusa in donna
mi riguardate perch'io infermo sia, ché io amo molto meglio di dispiacere a
65-221: voglio oramai far canto, ché l'amor mio è nato / e hame
neramento / e lo suo nascimento; / ché davanti e da poi / sì come
fia la lonza del castrone, / ché 'l cuoio farà vendetta de la carne
che venga il canchero ai peccati! ché questo male che io ho, fu solo
. dicesi anche carne di polleria, ché polleria è luogo dove si vendono polli
carne nuda si vegghino le parti offese, ché così facilissima ci si renderà la cura
smagrì di nulla per tenerti in carne: ché i rivali sono folti di pioppi,
lo braccio, né la spada, ché subitamente gli diventò arido. bibbia volgar.
questo fatto presso al carnevale, / ché in sutri li fanciulli hanno l'usanza
mi rallegri. fiore, 174-7: ché quanto ch'ella costa più di grosso
ismagri, mi sono stati carissimi: ché in vero gli bramo assai. berni,
è che costi tanto cara, / ché morte n'ha più tosto e più
caro mi costa la malinconia, / ché, per fuggirla, son renduto a fare
. / ma non son già carogne; ché, a la fede, c'è
sei in odio a tutto il mondo, ché volendo te stesso impiccare, insino agli
, non vi stillate il cervello, ché poco importa. - pistofilo; io l'
di nulla per tenerti in carne: ché i rivali sono folti di pioppi, d'
, non si spregiò più la carretta; ché le donne e li cavalieri di gran
. / non bisognava avervi carrettiere, / ché la dea gli sapea ben guidare.
febo il carro temperato mena, / ché 'l suo fetonte l'ammaestra ancora, /
dell'arca santa al porto, / ché nullo usurpi ufficio altrui collato. 15
era pieno d'operai. salii, ché avevo bisogno di vento e di cose
mensa, vi rimenate in drieto, ché mai, non che io giaccia con lei
in mano, non ve ne meravigliate; ché meco ha fatto il medesimo, e
ti fa quello che non debba; ché so'tali tanto accecati nel peccato, che
che e'non era giovane, / ché e'vi are'cartellato. caporali,
sporcar l'onore / nelle satire tue, ché da cartello / non è il sacro
cartesiana lo faccia con un niente; ché per lei appunto un niente sono i
ogni casa appiccheremo il maio, / ché come l'asin fai del pentolaio.
a casa non si può ire, ché il nemico armato lo vieta. campanella,
mese per mese, come voi vorresti, ché talvolta non ha da spender per casa
su cosa vera o creduta vera, ché quivi consiste tutta la gentilezza dell'artifizio
, non misurandosi, fu misurato; ché ogni tristo vuol fare arma e far casati
dio », / disse l'abate « ché la manna casca ». marsilio ficino
xxv-1-68: -oimè! non fare, ché forse te ne avverria qualche male. -s'
casereccio: an- diàncene alla taverna, ché è qui presso un buon vino al
, la parola * vicino '; ché il vicino può non essere casigliano.
/ va'su, va'su, ché tua madre non sa / dove tu fusti
grande / è caso e non virtù; ché, se ragione / regolasse i natali
leggerezza. / chiamatelo altezza, / ché torna a capello / a un re travicello
, era soltanto il naso camuso, ché, senza questo, certa grossezza delle
è salita, e molto piacesi / ché le pare infinitamente crescere. d'annunzio
parlare di cose scelte e peregrine; ché le volgari e mediocri non sarebbono né il
, cerca d'un'altra... ché quanto a me io non sono più
piacere, quanto egli scrive bene; ché del popolo non fanno caso. castiglione,
per lo più in legname '; ché allora il 'casotto ', ridotto a
, e osservate ciò che e'faranno: ché senz'altro voi li vedrete ritirati verso
3-30: intanto aveva denari a palate, ché la zuppidda, un giorno che il
i tromboni, e teneteli pronti; ché in questo bosco dove s'entra ora,
piccoli lavori. biringuccio, 1-120: ché come vedete, o staffette o cassette
di quelle botte alcuna cassa, / ché quel gigante con forza rubesta / giunselo in
/ troppo 'l comperrai forte, / ché d'ogni dolor sorte -e onni pene
tedaldi, 3p_5 (63): ché se voi siete mo'privato e casso /
né per conpianto mostrarsi ismarito; / ché vanamente acquista folle ardito / che per
da michelagnolo. lippi, 1-86: ché tutta la mia gente andò al cassone,
grandi, ma presso i ricchi nobili; ché si chiamano gastaldi quei che ora.
: lungi dunque il timor; ché non s'offende / impunemente la castalia fronda
secondo che 'l mio cuore avvisa, / ché veggio lucca mia castel di pisa /
: la provincia è poco populata, ché si truovano rare terre e castella,
corpo mio, e recolo a servitudine; ché per ventura, predicando io ad altrui
ingeneramento / e lo suo nascimento; / ché davanti e da poi, / sì
stia casta proserpina mai sempre, / ché di nulla cen cale. s. caterina
tomba già schiudon la mente, / ché non tentan la turba furente / con prudenti
fia la lonza del castrone, / ché 'l cuoio farà vendetta de la carne.
pazzie e bestialità a tua posta, ché la commedia filosofica d'agatopisto cromaziano sarà
fra la porta alla croce e pinti, ché vi sono certe catapecchie, dove non
uguali. sacchetti, 169: ché non si taglia bosco, selva o pruno
, come quivi si fece un tempo; ché... a tutti nascea nell'
diretta / che s'io morisse, ché vivo in catena. matazone da caligano
. monte, ii-378: amor, ché m'hai e tenemi in prigione,
ha a vergogna ogni color allegro, / ché 'l suo fin piange e 'l
ed inutili tutte le catene, / ché vollero quei giovani poeti / sposar le
come ha. castiglione, 447: ché se mai furono in un corpo solo congiunti
. posavano le teste delle travi; ché se tu vorrai con le travi incatenare le
, 11-866: christe, eleison. ché s'erano congiunte / nel lor signore
sorreggerla con frequenti forconi di legno, ché altrimenti essa, per quanto si fendesse
prese miglior piega; i due interlocutori (ché io era già chiuso in un catoniano
ed alli magi..., / ché solve il cattivato con lor canti.
morgante in terra posava il fardello / ché non aveva più dintorno gente, /
odio e'buoni perché sono la luce, ché mostrano la loro cattività. machiavelli,
, / vienmi a veder e prendimi, ché peggio / mi face amor.
il tutto, / com'acconciarlo, ché gli è cattivaccio / poi in certe cose
non v'è quasi calvinista nessuno, ché gl'irlandesi o sono cattolici o sono
li nati bisogna che ci sia generatore; ché non si può truovare figliuolo senza padre
, imprudente. tasso, 5-28: ché varia turba di mal caute genti / d'
gente di tener pronta la loro cauzione affine ché si obbligassero per la indennità della nuova
e dodon se ne duole, / ché cavalcare a stracca è lor martore.
, e non andò a staffetta, / ché mai bestia mutar non gli convenne.
conviene essere cavalcato da la ragione; ché sì come uno sciolto cavallo, quanto
104: adesso puoi scendere, scoiattolo; ché siamo a fratta. tu sei il
bertuccio il guardi per fiorenza, / ché de lo 'ngegno suo sta cavaliero; /
: giudicarono esser utile il cavaliere; ché cavaliere dimandarono un monte di terra circondato
sotto le mura con la sua gente, ché gli avrebbero aperte le porte.
, pareva spiccare il volo nel vuoto, ché i movimenti rapidissimi delle gambe facevano apparire
lo tuo senno non durazzo, / ché altrettanto, n'accerto chiavello, / non
/ non bisognava avervi carrettiere, / ché la dea gli sapea ben guidare.
triunfa e fa triunfare la compagnia; ché ieri annoverai, della brigata era con lorenzo
belo, xxv-1-91: lassarne cambiare, ché 'l mastro non me dia un cavallo;
'l mastro non me dia un cavallo; ché me par sia troppo tardi e sai
: saranno de'miei guadagni questi! ché le mosche si posano sempre su'cavagli
55: non esser sì sfidato, / ché convien ch'ogni nato / a morte
non vuole che se ne cavino, ché se ne cavasse quante se ne troverebbono,
è l'appalto de le minere; ché di questi giorni è venuto, qui in
in profondo al mezzo de l'altare, ché io ritrovarci una lastra di metallo.
riesce vana ogni sua prova, / ché per molto cavar nulla ritrova.
per mese, come voi vorresti, ché talvolta non ha da spender per casa,
volta non hai buon consiglio, / ché a te e lui caverò la pazzia *
« io sarò quello, imperadore; / ché s'io dovessi ucciderne a migliaia,
qua, né dà lor noia; / ché chi non crede, si tiene manco
.. cavernoso facèa: « largo! ché il dio si avanza ». de
, / l'altro di menar moglie, ché la bestia / è gagliarda da romper
entrare di questo porto fummo ristorati, ché stemmo una notte intera perduti e morti,
pur vinta e l'arme rendi, / ché 'nvan contrasti al volator tiranno. parini
e dì e notte fanno gran paure / ché, dubitando, all'uom par chi
animalucci] hanno le più scontraffatte apparenze, ché non v'è delirio per febbre,
buona i'non ti celeria: / ché, s'ogn'altra risposta ti fallasse,
né a balcon né a fenestra, / ché tropo m'è luitan la festa /
endusti, / venite a cantare, / ché sete empitati, da deo vocati,
mercede / sovra de noi provede, / ché forte ciascun sede, -forte male!
! dante, conv., iii-vn-12: ché il suo parlare, per l'altezza
cerebrali cellette escono le recenti idee, ché non vi stan chiuse ancor bene, e
bene, e le idee vecchie, ché sono stufe di rimanervi, e giù a
rimbombo; son cembali della gioventù, ché la fan saltare disaddatta al lor tuono stonato
: andare a letto senza cena; ché la cena di salvino era pisciare e
voglia è quel che 'mporta; / ché l'altre cose mi paion cenciaie. saccenti
vanti libia con sua rena; / ché se chelidri, iaculi, e faree /
309: questa sua così insolita resistenza (ché suole intendermi a cenno) non può
esala un soffio d'aria ghiacciata; ché le culture di germi vogliono una temperatura di
mi sarebbe sì crudel nemico: / ché de le cento parti una non dico
empiuta la misura a uno tratto, ché sempre ti calerà due o tre per
lettere vostre de'23 di dicembre, ché sarete stato, mi penso, occupato in
di ceppi qui diviene amante, / ché l'alme in vai del tebro han
di lor non facea mala cera, / ché chi l'amasse si faria gran torto
giudizio che la mente porta, / ché mal si tra'per cerbottana torta.
: cercate dunque fonte più tranquillo / ché 'l mio d'ogni liquor sostene inopia.
-io ve lo credo senza cercare, ché queste son cose che fanno così.
/ io te la grattarò, ché 'l ti bisogna. -cercare se
conviti oseran motto / pronunciar contro te; ché sul cocente / meriggio andran peregrinando poi
chi c'entra sempre t'ama, / ché tu se'stame e trama chi t'
'l salir non volea storpio; / ché 'l sole avea il cerchio di merigge /
danese del certo avea mal fatto, / ché fu da molte spade circundato. pulci
coltello: uccidemi con tua mano, ché certo certo morirò contento. marino, 5-106
: la lancia non vi conto, ché m'è tolta; / ma 'l tavolaccio
soi gran colpi aspetta; / ché come fussen ove gli sfracella, / e
: e'non ti verrà fatto, ché io starò in cervello. caro, 12-i-19
mettere giudizio. firenzuola, 987: ché tempo è ornai porre il cervello in
le donne schizzinose, ma non tanto; ché ci ha tolta la testa, cervello
co'primi infra gli achei; / ché ogni rischio t'è morte. di breme
/ danar contanti, e non robe; ché trovasi / cessante e in preda de'
, 91-141: onne fede se cessa, ché gli è dato vedere, / speranza
ti cessar per reo sembiante dato, / ché molto amaro frutto si matura / e
, 3-9-40: cessa il timor, ché nell'assalto rio / non fia l'alto
... imbucalo subito, ché meglio nasce e cestisce. guerrazzi, i-161
uscio, madonna dol- ciata, / ché v'ho recato un cesto d'insalata.
ritto dentro un cestone a campana, ché non andava ritto da sé, e
, di mal tutt'è cagione, / ché, conoscendol chiaro, null'ama male
perocché la fantasia noi puote aiutare, ché non ha lo di che. idem,
che per la povertà non si maritavano; ché non avevano che dare. machiavelli,
lucca. tasso, 10-69: noi (ché non vai difesa) entro una buca
per lo pericolo de'suoi amici; ché di se stesso non aveva finalmente di che
/ non sia da voi blasmato: / ché solo amor mi sforza, / con
e fa ch'io li conosca; / ché gran disio mi stringe di savere
e dodon se ne duole, / ché cavalcare a s racca è lor martoro.
, visto, ecc. (cfr. ché). giacomo da dentini, ii-108
farebbe a suo tempo ogni cosa; / ché praterie vi si trovano al lido del
ma taci, grida il fin, ché farle onore / e d'altri omeri soma
agli stranieri secondo che l'opera ricerca, ché questo è proprio ufficio d'ogni re
, perché non v'era andato, ché ne facea poco conto. machiavelli, 471
si potea stare / senza sospetto, ché l'eran sicure. sannazaro, 4-80:
, con un uomo brutto, cafone o ché, preferiva attendere, o rimanere zitella
« o chi governa questo cavallo? ché buovo mi disse che non si lasciava toccare
donne schizzinose, ma non tanto; ché ci ha tolta la testa, cervello di
'l tuo cavai non era chiovato, ché volesti quel di tristano? g. m
... *). ché (ant. ched davanti a vocale;
/ vagliami alcun bon mutto; / ché per un frutto -piace tutto un orto.
, e per sapienzia intendo la forza; ché sì come coll'arme ci difendiamo da'
onor mai non me piacque, / ché la perfetta pace me fa l'alma capace
e tosto tornò in pianto; / ché della nova terra un turbo nacque,
. petrarca, 366-37: fammi, ché puoi, de la sua grazia degno.
n'uscìo per un liscio di drieto; ché per quello dinanzi per le molte masserizie
che per la povertà non si maritavano; ché non avevano che dare. pulci,
questo e'non si posson conturbare, / ché quel che piace a dio, sol
nell'oste in su la piana, / ché quella gente ne stima sì poco,
poliziano, orfeo, 306: oimè! ché
che non avessi paura di nulla, ché tutti e mali del mondo che io avessi
/ era il suo legno avanti, ché la pristi / premea col rostro del centauro
goderne, e cangiar spesso, / ché '1 lungo conversar genera noia ».
.. gli oggetti più oscuri; ché per questa sola cagione le stelle più
] hanno le più scontraffatte apparenze, ché non v'è delirio per febbre, a
] era divenuta superiore alla nobiltà, ché senza l'autorità del senato comandava leggi
/ è caso e non virtù; ché, se ragione / regolasse i natali e
/ di lor fu piena la città; ché nullo / rimanersene fuori non sostenne.
vedi d'achille adoratori i greci / ché amor li stringe, e meraviglia,
quelli che da questi eran detti signori; ché, in que'contorni, non ce
di tutto, e bianchi bianchi, ché erano di gentiluomini. verga, 3-26
la sua come il diavolo nella litania, ché nessuno s'accorgeva di dove fosse sbucata
chiomata moglie, / partì pe'campi, ché già il tordo zirla. d'annunzio
violetta come / l'uva cidònia; ché membruto egli era / e gravato di
farle un servizio da bestie, / ché non vanno a contarla. -con
113-78: ed elli lo fece curare; ché nel vero poco male avea, però
l'imitano già quale la veggono, ché anzi cercano di migliorarla. p.
e modella anche ad una continuata pressione, ché anzi la maggior parte vi si piega
per ciò solo sorgente di prospera vita. ché anzi questa fiducia si converte sovente in
stanchezza, ella non s'abbandonava; ché anzi ora appariva quasi rigida, eretta da
notabile ve ne dico di lui, ché si cognosca come egli era bene disperato
iddio; al quale diè il parlare, ché potessi laudarlo. bandello, 1-40 (
, ed il matino darle a petrone ché la porta aprisse. negri, 1-725
, 1-725: la lampada velai, ché il lume gli occhi / non le
leggende di santi, 3-10: messere, ché addomandare chi vi tocca? ch'
risco d'affogare. sacchetti, 70-7: ché non uccidiàn noi questi porci noi
d'ogni mal concetto, / ché non scoppi in mezzo 'l petto,
in mezzo 'l petto, / ché non scoppi di dolore? firenzuola, 211
dità di caminare per lo fresco? ché non ne andiamo noi, anzi
sia più tardi? anguillara, 2-45: ché mi preghi infelice, ché m'
: ché mi preghi infelice, ché m'abbracci, / per ottenere il temerario
le stelle / il miserabil caso, / ché non porgi soccorso / al mio
periglio? mazza, 803: deh! ché non torni a nascere, /
, idomenèo riprese; / ma ché ridirlo or tu? l'agguato è il
. quia, anche se la cong. ché è sentita come forma ridotta di
forma ridotta di [per] ché. si veda che4, n. 4
noi rimorso sia, senone il grido; ché poeti antichi, che che se ne
libia con sua rena; / ché se chelidri, iaculi, e faree /
fortuna vogliate piuttosto a voi formare: ché ciascuna cosa, che pare aspra, se
/ perduto provo -lo chiamar merzidi. / ché tanto lungiamente ho costumato, / palese
di dir le mie credenze, / ché troppo ben sentenze, / quando chero consiglio
cosa ond'io aggio talento, / ché so che non è 'n me tanto valere
di sì stran pen- siere, / ché tua risposta mi dà gran tormento: /
e non dal premio indotto, / ché premio non ne chero. tasso,
pagar possa. ma erriamo al cherere, ché beatitudine è in virtù, e noi
. lamentarsi. campanella, i-118: ché i poeti vedran l'età ch'avanza
puso: / ben pò viver gloriuso, ché vede deo per veretate. dante,
forte segua de li amanti, / ché amor né caldo né fatica teme. lorenzo
scusar s'io seguo amore, / ché gli è usanza d'ogni gentil core.
convien fare alcuna escu- sazione, / ché 'l cor di questi è sì gentile e
caccerà del nido. petrarca, 70-3: ché se non è chi con pietà m'
è vituperio chi cerca loro nel ventre: ché le parole sono fatte per mostrare quello
a altra persona, avvisate a chi, ché monsignore farà ogni cosa. s.
non saranno inver di voi arditi, / ché niun può più ch'un uom,
quello che non si poteva dar pace, ché tutto 'l dì avendo pratica con lui
dal settimo [verbo] chiacchiera, ché così si nominano coloro che mai non rifinano
e fuggevolmente si trattiene col fanciullo; ché ne sdegna la conversazione, come chi
beltate conosciuta / da gente vile, ché lo suo colore / chiama intelletto di
soccorrer lo servo quando 'l chiama, / ché non pur lui, ma suo onor
chiamava, ché i chiamati eran troppo lontani. guicciardini,
: non guardate a questo mostaccio; ché quando verremo a'fatti, vi chiamerete
ch'io vada subito isso fatto, / ché vuol la compagnia tutta adunata / veder
famiglia; ma per niente chiamava; ché i chiamati eran troppi lontani. manzoni,
via da vestito di cappa, / ché noi a pena, ei lieve ed io
andarsene domattina a firenze a sua posta, ché ha assai faccende: e se non
verità i'non vel potre'dire, / ché mi parea si volesse fuggire / con
non mi lasciate andare alla giustizia, ché vi svergognerò... io senza
possibil cosa; e noi tentai; ché cinto / al par di rocca è questo
[morte] ignude tossa; / ché l'altro ha 'l cielo, e di
lo conosco, idomenèo riprese; / ma ché ridirlo or tu? l'agguato è
di mente, e diventa illuminato, ché niuna cosa gli rende altro che chiarità
tempo che il primo fu concetto, ché non ci è chiaro, ma solo faremo
mente il fiume, / ditemi, ché mi fia grazioso e caro, /
altero sangue. monti, 7-241: ché nessuno io temo, / né guerriero
mette in poder tuo volontero: / ché 'l primo e 'l mezzo n'è gravoso
la fanciulla da menare a spasso; / ché questa è la nipote del curato,
agora o chiavare maglie di coretto: ché... l'agora e'coretti non
purg., 8-137: or va'; ché 'l sol non si ricorca / sette
perché possino tornarsi quivi a lor commodità, ché non hanno donne in casa e stanno
curo guardar inver gli altri, / ché suo statura mi sta sempre avanti,
279-14: di me non pianger tu, ché miei dì fersi / morendo eterni,
l'avversità il fe'potente, / ché magnanimamente / ben contastette a chiunqu'il
ben morir, adesso mora; / ché chiunque il suo ben perde, e
monti, x-3-374: fuggi, fuggi; ché barbare e infedeli / son queste terre
passa per le pupille del vispistrello: ché non altrimenti sono chiusi li nostri occhi intellettuali
e tien lo viso chiuso; / ché se il gorgon si mostra, e tu
lieto, / non dico fu, ché non chiaro si vede / un chiuso
pur si potea stare / senza sospetto, ché l'eran sicure. machiavelli, 818
noi rimorso sia, senone il grido; ché poeti antichi, che che se ne
, e no'cademo in terra, / ché tanto fu lo sprendor ch'ella sparse
proser- pina mai sempre, / ché di nulla cen cale. campanella,
topi, e rivestirsi alla meglio, ché mostravan le gomita, ridotti propio,
mi faccia più di queste ciaccbere, / ché i'non ne starò forte.
benché madonna me ha dato un quatrino ché me còmpari una ciambella. speroni,
voita la ciambra d'onni barone; ché ricco né piacente in mondana ricchezza alcun no
beffe ciancia. fiore, 105-5: ché gli altra'fatti son tutti una ciancia
? dimmi se vuoi covelle, / ché vo'spazzar la ca'. guarini, 375
la gente armata che trae al fuoco; ché per certo chi vi pon ben mente
rimbombo; son cembali della gioventù, ché la fan saltare disaddatta al lor tuono
poetastro! oh, che ciarlone! / ché mena più la lingua che le mani
rimbombo; son cembali della gioventù, ché la fan saltare disaddatta al lor tuono
/ con cia- schedun di voi; ché, credendomi / una cosa per un'altra
dante, conv., iii-vm-5: ché, guardando costei, la gente si
ornai per te ti ciba; / ché a sé torce tutta la mia cura /
or tortorelle, or stame, / ché sempre un cibo usar par che l'
7-4: cibo non prende già, ché de'suoi mali / solo si pasce e
'ciccare'..., per estensione (ché colui il quale * cicca ',
ha male, il ben conosce, / ché beve a forza dell'acqua marina
barba violetta come / l'uva cidònia; ché membruto egli era / e gravato
trarà già mai del cieco errore? / ché rotto è il filo e rotta è
corpo giacque, / non giace, ché staria meglio, con meco? machiavelli,
si consoli il mio core, / ché ne le spoglie sue l'iride pinge /
lo chiama autor del suo travaglio; / ché degli asini al ciel non giugne il
parlate in cifera, /... ché io non voglio attorno oracoli.
/ più d'un ciglio lagrimar: / ché l'esempio del dolore / è uno
scrutar di quai parenti / nato sii; ché il leon non è il coniglio.
dolce umor v'era innestato, / ché delle rose sue sparser le cime /
dante, purg., 6-37: ché cima di giudicio non s'avvalla / perché
, e por termine e segno. / ché s'io volessi per le cime andare
o in fondo. pulci, 1-4: ché so quanti la penna ha posti in
tua che, padre, dicimi, / ché figlio tale assai pago corgo, /
ritrarsi / più non gli lice; ché fu sua la sfida. colletta,
xxv-1-384: costui sarà stato preso: ché abbiamo un podestà che scorticarebbe li cimici
-oimè! mastro mio, perdonatane, ché io non lo farò mai più. -pigliate
com'altrui piacque: / oh maraviglia! ché qual elli scelse / l'umile pianta
a me di verde foglia, / ché grande è il mio trionfo, e vie
altro serto cingermi la fronte, / ché sazio io son di pastorali carmi / e
rimbombo; son cembali della gioventù, ché la fan saltare disaddatta al lor tuono
quel che ne la cinguettava, / ché era una cicalina, ricciutina. forteguerri,
ne vanno a questa città cinquanta, ché questo è uno delli buoni porti del mondo
divenire antiquo / l'infamia tua, ché nel cinquantèsmo [anno] / gravida
uomeni: e questo non è maraviglia, ché mangia l'uno bene per cinque persone
terrà ben pagata da me. -credolo: ché, dove un altro la pagarebbe di
amoroso il cor gli morde, / ché l'amor perso eternamente dole. lorenzo de'
. mazza, 804: deh! ché non tomi a nascere,...
rosso. buonarroti il giovane, 10-941: ché comune è 'l disordine oramai,.
che sono maravigliose contro al veleno, ché fanno vomitare, sudare e fare le sue
ben chiara. pascoli, i-207: ché ciò potrà avvenire sol quando saranno sparite le
, manco possono aver delle uova, ché queste non sono ciottoli che ne sieno piene
/ ma a tal opra cipollati vieto / ché 'l vin pe'tigli spesso verseranno.
circolar. / corcati, o cara, ché il tempo è giunto: / nelle
dante, conv., ii-xiv-10: ché per lo movimento ne lo quale [
raggio, / onde cancella il dì, ché già compito, / e 'l fin
del certo avea mal fatto, / ché fu da molte spade circundato; / ma
x-3-350: lungi dunque il timor; ché non s'offende / impunemente la
commento a boezio [tommaseo]: ché l'une e l'altre [stelle
, qual sembra, / di natura: ché varia ella e infinita / nell'opre
'l figlio stettero a gran rischio, / ché 'nvelenate fuór dal badalischio. /
noi a sgombrar questa ciscranna, / ché la non sia riconosciuta? = deriv
di ricchezze. fagiuoli, 3-3-243: ché qua io poi vi menerò per mano
innanzi, dal ciuffo in giù: da ché son vecchia. = per aferesi,
noi di ciò de'esser ciullo, / ché ne possiamo 2. raro.
passavoga, arranca, arranca, / ché la ciurma non si stanca, / anzi
pillole, come mi volevate dare; ché non voglio perder quel poco
5. bernardino da siena, 412: ché veggo voi, donne, tanto essere
un colpo la berretta dalla testa: ché allora perde il premio proposto, e
/ fa civetta, e lo scansa: ché altrimenti / resterebbe acconciato per le feste
che dormir tu possa; / ché il civil sangue a vortici / ti bagnerà
chi fuge claretate. compagni, ii-214: ché pregio è un miro di clartà gioconda
[tommaseo]: surgete su, ché per voi clango, / prendete l'armi
blonda testa e claro viso, / ché sanza lei non poteria gaudire. lamento
clarissimi signori ci hanno condotte, ché altrimenti non saremmo state ose presentarci
, sono tutte e due cattive scuole; ché in poesia non si dà scuola,
più lieve la morte si spere, / ché involta noi con le sue triste clave
alla tua devota cella a vederti: ché per tua bontà e clemenza non disprezzi
a me morte non voglio? / ché dico: -com vedrei poi 'l viso clero
/ dimostrarsi altrui collerico; / ché de'rei / giorni miei / ogni
amorevol atto? / certo nessun; ché la forza d'amore / più ch'altro
la spiaggia pareva convertita in un cocomeraio ché ogni brigata traeva seco sui biroccini..
di diversa forma, colore e grandezza; ché ce ne ha delle lunghe, delle
ma non eran le code del novantanove, ché lassù la coda non fece diventar bestia
bastava che dovesse scriver lettere per forza, ché volevano da lui anche i capitoli e
monna aidruda, levate la coda, ché buone novelle vi reco. pataffio, 7
saranno inver di voi arditi, i ché niun può più ch'un uom, chi
un breve affanno / anzi un tripudio; ché i perigli sono / la danza degli
il pregio neppure di copiarne alcuno, ché tutti sono deboli. codazza, sf
codicillo. ed era bello parlare: ché codicillo è quello che l'uomo ordina dopo
in principio di tempo abbi produtto, ché in effetto non par già chiaramente in
matteo non eran più scrittori, / ché di seccar le coglie erano rei.
gli anni il suo fin colse; / ché più assai quel campa che ben vive
consuma nel petto il mio cuore; / ché sopra tutti me colse un indimenticabile affanno
poscia più ti colga io mai; / ché forse nulla ti varrà lo scettro,
poetastro! oh, che ciarlone! / ché mena più la lingua che le mani
tonante egioco giove / non ti vantar, ché l'alta ira di giuno / costar
lui; meglio, io ti dico: ché tanto era cognito il cuore suo a
notte, non fanno se non male, ché non che altro, ma la botte
birro non può andar di sopra, ché io ho chiusa la porta della scala;
i colatii, e si vendono; ché non bastano e riscaldano. 3
benché madonna me ha dato un quatrino ché me còmpari una ciambella. garzoni, 1-625
] forte vale al colico dolore / ché fa cessare quel maligno umore. mattioli
assaggia, né le degna, ché per lui sono come un impiastro, o
dell'arca santa al porto, / ché nullo usurpi ufficio altrui collato. =
popolo, e dettono loro le insegne, ché prima sotto quelle delle arti si
latte bibbiena, xxv-1-14: non minacciare: ché, benché io fa dolere il capo
uomini saturnini v'è! - / ché, quando alle sue collere / sorge l'
nelle arie di collera per esempio: ché troppo ha dell'inverosimile che un uomo
, e parliamo de le allegrezze, ché quando tu voglia dar del buono,
, iv, canz., 57: ché, quantunque collette [le ricchezze]
uccellar a'varchi, in veritate, / ché farete nel collo nervo e callo,
non ci tenete in tanto digiuno, ché ci faresti scandolo. grazzini, 4-225:
, 4-225: andianne in casa, ché noi arem fatto dilungare loro il collo.
colmo, / che già trabocco, ché ne vien lo scolmo, / e 'n
questi signori chi vuol esser favorito loro; ché chi colomba si fa, il falcon
eran le automobili e i càmion; ché allora, a questi mattini, non
che visse ebbe sempre buona intelligenza, ché alora caffa, città nel mar maggiore
penna e non lo scrivo; / ché l'imagine nostra a cotai pieghe, /
al fìgur. tasso, 6-76: ché per te fatto il tuo signor poi sano
rispose: -certo adoro deo; / ché fuor di lui ogni altra cosa è fummo
ogni tua colpa vecchia fia punita, / ché 'l traditor per nulla non mi piace
da voi fortuna è biastemata, / ché la colpa è di lei, ma il
maggiore, voi non doverresti volermi appresso, ché vi svio il ficioè per violenza di
poter in vita mia, / ché più che 'l senno usat'ho la follia
non de tessermi doluto con esso loro, ché aveva ragion di farlo, ma d'
e saettando strali! / provol, ché di colpire a me non cali, /
assai che quel di morte; / ché per morte una volta sol si more,
colpo riparare, / ma non potè, ché 'l brando è giù calato / in
a notare i colpi de'combattitori, ché farà assai bene, per quanto posso
egli vedesse di coltella punti; / ché 'l sangue è una cosa molto stretta:
che son contra al velen maraviglissime, / ché sudan, se v'appare [il
a campeggiarmi / le nostre méssi, ché montagne opache / e il fremito del
. dante, inf., 24-48: ché, seggendo in piuma, / in
a suo tempo ogni cosa; / ché praterie vi si trovano al lido del
esala un soffio d'aria ghiacciata; ché le culture di germi vogliono una temperatura di
regni e bui / combatte invano; ché il colubro immondo / fia vinto,
. tedaldi, 31-10 (64): ché gli occhi messagger del mio cor vago
quelli pochi quattrinelli;... ché, a dirvi il vero, il mio
, e no lo temperare: / ché lo vin è forte, la testa fa
combaciarsi insieme. algarotti, 2-26: ché ben vedete, madama, come quei
, e fia 'l combatter corto, / ché tantiquo valore / ne l'italici cor
a notare i colpi de'combattitori, ché farà assai bene, per quanto posso giudicare
, non trar fuori tua spada, ché tosto io ti trincerei tuo pugno.
de'de ch'el somenza, / ché 'l mal frutt'ha renduto al crudel seme
si cominciò il nome de la filosofìa; ché in prima erano appellati savii quelli ch'
/ mi piacque e piacerà, / ché 'n sé gran piacer ha.
, xxv-2-436: ora comendoti, / ché tu fa', fazio, una cosa
scritta di mano del comerchiaro, ché se non ne traesse al tempo di quello
/ e o salvarsi o perir; ché della guerra / questo è il commercio.
si aveva liberissimo ed onestissimo commerzio; ché a ciascuno era licito parlare, sedere
questi mercanti m'avessino dato commiato! ché io m'acconcerei a stare con qualche signore
fratello, / questo non posso far, ché dal messere / ho commission di non
, ma con più molle armonia; ché per ima via placida e piena di
possino tornarsi quivi a lor commodità, ché non hanno donne in casa e stanno
commodità di caminare per 10 fresco? ché non ne andiamo noi, anzi che sia
, assai ci aranno da ringraziare, ché, per quattr'ore al manco, gli
avrà la forza del suo nome; ché comodo tanto, è a dire, quanto
per tutta la compagna / fremito corse; ché splendor d'iddio, / splendè nella
triunfa e fa triunfare la compagnia: ché ieri annoverai, della brigata era con
19-11: or incomincia, amor, ché si convene, / e moviti a far
7-5): del compagno noi dico, ché 'l mi serbo, / ché
ché 'l mi serbo, / ché troppo arrosserebbe ne la cera; / in
il tegno e tuttavia lo nerbo, / ché verrà or con via maggiore schiera.
e lasciate questo servigio fare a me, ché io so non meno ben mescere che
compagnuni: / de spine se corani, ché rege s'ha chiamato. francesco da
, io mai lei avessi gustata; ché adesso arei molto minor dispiacere. bruno
la moglie l'amonisce: / « ché nom pensi di queste tue fanciulle,
purg., 23-6: vienne oramai, ché 'l tempo che n'è imposto /
questa milizia e la giustizia insieme: ché l'una cosa e l'altra è
ab aetemo amar non destinasti; / ché 'l tuo consiglio non ha penitenza,
voi mi preparate / tosto il compenso, ché de'greci io solo / restarmi senza
no; anzi, dico la verità, ché lo so per fermo che io sono
e qui si pregia / ancor virtù: ché ferità don regna / là 've umana
potermi compiangere di tuo gran misfatto; ché giammai non fu in cavaliere tanta dislealtade,
endusti, / venite a cantare, / ché sete envi- tati, da deo vocati
dante, purg., 6-38: ché cima di giudizio non s'avvalla /
mai non si viene a l'ultimo: ché 11 nostri desiderii naturali, sì come
penso che importi molto il partirvi, ché non mi par ora di vesparo né
, comporre. latini, i-938: ché s'io vo'dir lo vero, /
mistero / è una maraviglia. / ché 'n un'ora compiglia / e cielo
suo corpo che null'altra scienza, ché perfettamente è compilata e terminata in quello
fusseno mai ingannati da voi, no, ché mai non l'ingannaste e vi conoscan
sembianti / angelica figura mi parete, / ché sopra ciascun mortai cor tenete / compimenti
/ non vi deve esser grave, / ché quei ch'è segnorile / e dona
l'arco là dove esso nasce, ché questo è il loro compito. comisso,
né delle muse il canto / tacque; ché gioia non è mai compiuta / ove
corpi degli uomini e delle bestie, ché in loro ha quattro umori: collera
e 'l tempo e la parte, ché tutte queste cose concorrono a fare il
che promission no vada a complimento, / ché forrìa deputato disliale. 2
acciò che sia di lungi dalla figura; ché molto ti giova in nel comporre.
. monti, 6-700: ma partiam; ché poscia / comporremo tra noi questa contesa
comportare / s'io perdo gioì'; ché so m'aucide amanza. iacopone, 62-67
i-1751: pàssati ala lor guisa; / ché 'nanzi ti comporto / che tu segue
che molto sia dalla ragione alieno; ché la machina del mondo, che noi veggiamo
di parti delle cose altra volta vedute; ché tali sono le sfingi, le sirene
, ma piglia termine a rispondergli, ché tal cosa ti potrebbe fare e tal
morte / troppo 'l comperrai forte, / ché d'ogni dolor sorte -e onni pene
fine elli la comperaranno molto cara, ché ne saranno tormentati nelle pene dello inferno
che li piace e che gli diletta; ché la cattiva carne dell'uomo ella non
comprenda o leghi più che dui, ché altramente forse saria pericoloso; perché,
, omo da bene ed intiero, ché in questo si comprende la pru- denzia
12: i'noi posso ridir, ché noi comprendo. boccaccio, dee.
sappi che fuggirme io non intendo, / ché dentro a quel giardino io voglio intrare
né la cittade han presa; / ché nel capo del re, ne'vostri petti
o uomo onestissimo, avviamci, / ché ti apportan men doglie i figli morti /
proprietario, senza però occuparsi della gestione, ché a quella pensavano gli altri soci
cola: « male per me, ché dov'io avea riposti cento fiorini,
., prol. (1): ché l'uno di voi essendo comunato
più d'altri invidia s'abbia, / ché per se stessi son levati a volo
[cicerone] « queti studi », ché non trattano di parlare in comune,
salutarmente la spiritual comunione di cristo: ché nessuno gliel vieta. 7.
/ a la pietà presente, / ché del futuro sol presago è 'l cielo.
non convien fare alcuna escusazione, / ché 'l cor di questi è si gentile e
, 6-137: or ti fa'lieta, ché tu hai ben onde: / tu
. idem, par., 6-89: ché la viva giustizia che mi spira /
di qualche cosa bisogna che si facci, ché tutti concedono che di niente nissuna cosa
e da quella è prima partorita; ché la mente del nemico, av- vegna
li suoi raggi son concetti, / ché in tutte parti sua luce non more.
; e pertanto disse al figliuolo: « ché non uccidiàn noi questi porci noi,
/ del fatto per l'appunto, ché la porzia / (pur pregatane assai e
pur pregatane assai e minacciatane, / ché quel ribaldo l'ave concia all'ordine)
corte, / adomati ed acconciati; / ché dio t'apra le porte. /
). pascoli, 480: ché non hanno bottega: a giro vanno /
è di pietre conce, colla torre; ché prima non avea palagio di comune
di pietre conce colla torre: ché prima non avea palagio di comune
l'altro: « andiamo via, / ché le nostre scoperte e il no
tale passo è detto alle scalelle, ché bene concorda il nome col fatto.
/ lungamente concordi, anime grandi, / ché da sì glorioso e santo nodo /
soppresso, deriso e conculcato; / ché i dotti, i quai danno ragione
che un poco l'affrenite, / ché suoi penser me so ferite, / che
condannazione ci è rimasa la fede; ché non è dubbio, che molto è maggiore
egli ha ricevuta la condegna rimunerazione; ché disprezzando di udire iddio porgente le sue
pigliati sollazzo / or, pilastrin, ché di troppa dolcezza / par che ti
ismagri, mi sono stati carissimi: ché in vero gli bramo assai. tasso
non sia animoso ed ancora pratico, ché è altre volte stato con assai maggiore
il centi- mano tifone / toglie, ché troppo è quel tremendo e fero,
indarno a maritai giogo condotti, / ché del nostro furor scuse non false,
mi sarebbe sì crudel nemico: / ché de le cento parti una non dico
coi condotti epaticistici e col duodeno, ché questi quolibetici titoli sono veramente cose da
questi mercanti m'avessino dato commiato! ché io m'acconcerei a stare con qualche
per forza in suo piacere, / ché contra ciò non po'aver pote- state
/ che fussin tutti baroni affricanti, / ché tra'cristian non suole esser giganti.
, essendo conduci trici di matrimonii, ché tanto si vive, quanto si giuoca
/ non se confà al paltone, ché 'l suo uso è pezente. dante,
all'usato a ganellon credea, / ché così era ne'ciel distinato; / e
, non la conferì con persona, ché avendola conferita non faceva quello errore.
benedite l'ova e confessate i contadini, ché non c'è pericolo. meliini,
sia sforzato amar quel viso altero? / ché, a confessar il vero, /
mai stare al confessare il gravamento; ché per dua fiorini vollono il cavallo e 'l
sia saputa confessare del vero da lei; ché sta come vi dice. pananti,
/ ma pensò che non poteva, / ché l'aveva in confessione. machiavelli,
ed * in articulo conscientiae '; ché se io ve lo potessi dire,
machiavelli, i-1002: dite pure, ché io son per farvi onore di tutto
/ e grato al gusto mio; ché 'n quel congresso / io tutte l'erbe
acqua di questo gesso. fa'presto, ché rappiglia tosto; e fallo corsivo né
: nella croce lo mostrasti, / ché per noi t'umiliasti: / ai nostri
da siena, i-64: confidatevi, ché quando l'aiuto umano vien meno, l'
: però vo'che mi attendi, / ché ti vo'confidare un mio secreto
113-79: ed elli lo fece curare; ché nel vero poco male avea, però
non per sfuggire le pattuglie confinarie, ché quelli erano posti sicuri, ma per
idem, inf., 20-124: ché già tiene '1 confine / d'amendue
per dio in questa fiata, / ché di mia vita son giunta al confino.
confiteor, inginocchiati al confessore, confessati ché anch'io mi confesso. = prima
e però più le piace; / ché l'ardor santo ch'ogni cosa raggia,
/ ed a me non guardate, / ché picciol è per mia morte dannaggio,
e prendi speranza di futura letizia; ché certo io spero che 'l tuo sperare
/ nell'acqua, lasciai fare, / ché si conforta la sua forza allora.
serò confortatissima. dante, 11-7: ché del vostro valore / avanti ch'io mi
prigion ti renderò di fatto, / ché nessun n'ho danneggiato né morto.
trarà già mai del cieco errore? / ché rotto è il filo e rotta è
in ciel l'anima bella, / ché se fero destino mi disgiunse, /
5-4: e non è tutto. ché alle congiunte meraviglie della fisica e dell'
egl'i vedesse di coltella punti; / ché '1 sangue è una cosa molto stretta
gli ascoltanti prostrati, e pistricia, ché tal appellar soglio quella non d'altro
scioglievano, mossi da privato benefizio: ché il pensiero di comun bene mancava a
). guittone, i-181-119: ché non dio fece omo in dan- naggio
del vallo, congregati / li troverem; ché tale è il mio comando.
cosa -risposi io con piglio autorevole, ché già fin d'allora mi sentiva uomo
dante, conv., ii-m-17: ché questo di cui è fatta menzione,
dante, conv., i-x-12: ché per questo comento la gran bontade del
ragione di contrarre nozze solenni (ché tanto suona « connubium »),
cauno- scenza avete in caunoscere, / ché caunoscenti cose cogno- scete, / non
: la peco agi en dubito, ché non hai conoscenza, / perché tua
se caunoscènza avete in caunoscere, / ché caunoscenti cose cognoscete, / non è parenza
caunoscenza avete in cau- noscere, / ché caunoscenti cose cognoscete, / non è parenza
mortali, tenetevi stretti / a giudicar; ché noi, che dio vedemo, /
beltà canosciuta / da gente vile, ché lo suo colore / chiama intelletto di
bisogna che il conoscimento preceda all'amore: ché nis- suna cosa si potria amare,
più alta parte de l'anima; ché per lui noi avemo ragione e conoscimento,
di leggier conobbi / nel suo partir; ché son gl'iddei di facile / conoscitura
: ma questa ragia è conosciuta, ché / e l'indizio del medico ed il
il 'conqui bus ', ché sapete bene che madona agnela è povera gen
falso malandrà sopra quel ponte, / ché tutto il mondo non te avria conquiso
. boiardo, canz., 98: ché aperta è ben mia doglia / a
iii-263: deh, taci orazio, ché parlando uccidi / quel che ti procreò
contra natura. guittone, ii-237: ché grande onor né gran ben non è stato
che facciate ogni opera di conquistarla, ché di poi ogni cosa andrà bene. pindemonte
armar le truppe de'chiomati achei; ché di troia il conquisto oggi è maturo.
cristo, com'è vero dio! ché quello era un credito sacrosanto come l'ostia
: tutto viene da questi amori; ché, fatto un servitore consapevole de i
portata della voce e non altro: ché troppo avrebbe del ridicolo che altri facesse
la volontade del corpo si costituì, ché tutte l'altre cose paiano all'animo allegrezza
. 1. alighieri, 166: ché '1 sagittario intorno / si volge
un criterio, rigorosamente parlando, irreperibile; ché non si può raccogliere il voto né
più grandi segni esterni della verità; ché la probabilità d'uno stesso errore preso
inbasciate da parte della loro moglie: ché così era di consentimento del duca, che
dirò, non sarà maraviglia, / ché io che 'l vidi, a pena il
: rispettate almeno il lesso, signora, ché vostro padre, in fondo, poi
anche quello di doverti lasciare senza lavoro ché chissà come finiranno i cavalli e se
a vederla [la futura moglie], ché veduta ancora non l'avea e nella
una particolarità degna di molta considerazione: ché le imposte degli archi nel ionico,
vostra gratissima, e inteso del partito ché avete in considerazione. -entrare in considerazione
però che la fantasia noi puole aiutare, ché non ha lo di che),
mi perdoniate se io ho errato; ché è solo accaduto per poca considerazione.
non duri molta fatica per contentarmi, ché contentissimo mi truovo d'esserle in considerazione.
messo e famigliar di cristo; / ché 'l primo amor che 'n lui fu manifesto
volta non hai buon consiglio, / ché a te e lui caverò la pazzia.
raccolsero il frutto degli omicidii commessi, ché... un consiglio di guerra istantaneo
: / venite alla politica audienza, / ché qui nell'anticamera è il dottore.
del giorno de la sua morte, ché volle quella consimigliare con la vita sua
/ presso quell'osteria potremo riposare, / ché troppo stanco sono e troppo stanca sei
stato cagione, et aràlo carissimo, ché vanno in modo le cose, che
che per me sia gastigato, / ché ciaschedun mi dotta, sì son fello.
ben può dire « consolata », ché ne la sua grande perdita questo pensiero,
che visse ebbe sempre buona intelligenza, ché alora caffa, città nel mar maggiore,
nel verbo, vi si raddoppia; ché non 'sapia ', sì come 'sape'
quisto tono de ut re, / ché l'un fa: che sa dà '
fate, per dio, riprensione, / ché se vedessi ove 'l mio ben se
/ piangereste per me mia pasione, / ché quando dua d'un'opra se consuona
o ama. campanella, i-78: ché sommo bene o sommo mal consona:
/ c'adorna li cori: / ché null'om con canto volò tanto ad
pur a me danno / superbia fe', ché tutti miei consorti / ha ella tratti
, 274-7: disleal a me sol, ché fere scorte / vai ricettando, e
ottenerlo colle fave alla civile usanza; ché per lo preterito è sempre usato.
caro mi costa la malinconia, / ché, per fuggirla, son renduto a fare
, se mantenete lo gioco lungamente: ché finalmente voi essi consumerete e essi voi
/ in maniera nessuna. / sì, ché 'n questo / comunissimo è 'l
per nulla sgomenta dell'accoglienza ostile, ché se le donne consideravano lei e le
, calcante; coprimi... ché l'occhio / dell'oppressor...
ottenerlo colle fave alla civile usanza; ché per lo preterito è sempre usato. leonardo
-fermi, fermi, cavalieri, / ché il re mandavi a contar. - /
farle un servizio da bestie, / ché non vanno a contarla. 9
la terra butta e fiorisce mostruosamente, ché son contati i giorni alla sua baldoria.
intenda sol del pover dispettato; / ché re e conti e ogni scostumato / scritto
dare le ultime boccate di vita, ché d'approdo non c'èpiù nessuna speranza
da leona, vii-104 (3-8): ché quanto l'uomo è più su,
, assai ci aranno da ringraziare, ché, per quattr'ore al manco, gli
essemplare non vanno d'un modo, / ché io per me indarno a ciò contemplo
lurco, non vuò contender teco, ché ne sai troppo. tasso, 6-iii-114:
sia nemica di gentil natura; / ché certo per la mia disa ventura /
e boni che sanno conto: / ché pur de'conti e de'valenti è conta
ne l'aspetto di costei. ché, guardando costei, la gente si
essendone richiesto, non lo consentirebbe, ché non volea esser micidiale del sangue suo
porti, temerario? china, / ché raro è senza duol troppo ardimento!
felice età vider de l'oro: / ché, nulla procacciando, / vivean contenti
sia, di tutto son contento, / ché l'uom può ben servir contra talento
massimamente in questa nostra lingua vulgare; ché, oltre al contento che egli stesso
/ più d'un ciglio lagrimar: / ché l'esempio del dolore / è uno
pien di vento / furno trovate, ché da l'una fronte / entrò la fiamma
m'era noiosa / vostra contiscia avere / ché assai temp'è ch'io l'agio
otto pèsche o diece la mattina / ché mi faran campar de la contina / e
'n firenze prima le condusse! / ché si può dir che la città distrasse.
, né torna a noi più, ché gli piace meglio la libertà e si
barberino, 42: or ritorniamo ornai, ché lunga è stata la novella, altovra
modella anche ad una continuata pressione, ché anzi la maggior parte vi si piega.
confidentemente per quel tanto che io vaglio, ché certo tutto sono a conto vostro.
ne resti memoria. algarotti, 2-191: ché pur troppo dagli uomini è alle donne
da leona, vi-1-211 (3-8): ché pur de'conti e de'valenti è
gonfiava come un gallo d'india, ché così lo tenevano da conto nel paese.
e cortesia, / non mi tener, ché, se forte ventura / facese conte
la fiore de le contrate, / ché tute l'altre passate / di belleze e
con alquanti amici de lo volgare: ché però non è familiare di tutti, e
come passare per mezzo il zodiaco, ché chi contrafaceva il leone, quale lo scorpio
colore / di vetro è fermamenti, / ché sanno sagiamenti / li mastri contrafare lo
la mano. -al possibile; / ché non è man ch'i'non sappia
di dispensazione. sacchetti, 356: ché sol per questo si crean le guerre
in sé più severità e ragione, ché vuole che nella esecuzione della giustizia tutte
occorrano che sono occorse nella offesa: ché vuole che l'uomo omicida sia morto
o strumentale. firenzuola, 879: ché come il contrappunto / ne l'armonia
né con sé punto s'avvisa; / ché del contrario l'alma genitrice /
anche impossibile. in contrario andrebbe; ché, desiderando la sua perfezione, desidererebbe
che in croce mi lo adoro, / ché al senso mio non par cosa mortale
far cosa che mi spiaccia, / ché tu ne perderesti ogne mio amore »
prego mi rispondiate per il medesimo; ché per voi sto in croce.
: 'christe, eleison '. ché s'erano congiunte / nel lor signore le
demente: / non invocare iddio, ché iddio non sente: / così volle
crucifisso vivo e vero, / aiutatemi, ché ciascun mi preme / signoreggiando la mia
venuto alla tua divota cella a vederti: ché per tua bontà e clemenza non disprezzi
disse: « via, canaglia! / ché tutti non valeti un fil di paglia
i malavoglia avessero fatto i carrettieri, ché il babbo non sarebbe morto a quel
di ruggieri in quanto al modo, ché il soggetto è tutto uno. garzoni,
lo segue un tumulto canoro; / ché timpani, cembali, crotali / chiamano il
mostrarvi sembianti come fare solea; / ché si faite una vista mortale, crudera,
invitto tancredi allor non bada, / ché l'atto crudelissimo gli spiace. marino,
: non state più in duresse. / ché l'altesse / son duresse, /
, / ma non crudelemente; / ché male avendo e pur bene aspettando, /
non era, mi direte cruscante; ché tanto avete voluto dire con quel grazioso
: sì, ti cucco, vite, ché sento / già nel sole stridere l'
di fargli ei poi ne scrisse, / ché le volse annasar fino il cucchióne,
una cerchia. pulci, 19-141: ché tu se'il cucco mio per certo,
, pasto. latini, x-2822: ché quando l'om si svia, / sì
la tua sorte è bella! / ché tesser cucinato non è triste, / triste
, e poi toma a scarabocchiare, ché i quattro mesi passeranno via senza che tu
dante, purg., 13-71: ché a tutti un fil di ferro il
altri (eccetto il cherichetto dello schiavo, ché questo asinelio non conta) mi fecero
è buona per la notte ', ché quando e'non si vede, non
. lorenzo de'medici, 142: ché non mi chiedi qualche zaccherella? /
non mi chiedi qualche zaccherella? / ché so n'adopri di cento ragioni; /
ne doleva e 'l gatto, / ché gli ossi rimanean troppo puliti. lippi,
/ non sia da voi blasmato: / ché solo
se le parti sarian pali, / ché quella cui tu piangi, è forse in
, il cui sovente imploro, / ché un'altra età dell'oro / per te
/ sulla sua fresca età te; / ché tanto dura / l'alta ventura /
peso giacque oppresso 11 core, / ché per albergo or mi destina amore / di
, di tutto son contento, / ché l'uom può ben servir con tra talento
oseran motto / pronunciar contro te; ché sul cocente / meriggio andran peregrinando poi
baia): / e'pioverà, ché il tempo fa culaia. soffici, v-3-183
la moglie l'amoniscie: / « ché nom pemsi di queste tre fanciulle,
ne levai saggio ne la stalla, / ché 'l culo in terra tosto percoteste.
, / non qui a firenze; ché troverrà, credimi, / culo a suo
persona. boccaccio, iii-12-51: awegnadio ché sì di sua natura / d'ogni
vale a dire in zolloni di tufo (ché massi non ardisco chiamarli) di varia
suo esercizio mettere fuoco nella fornace, ché stava sempre tinto che pareva un etiopo
. chiaro davanzali, 562 e: ché non m'avampa, ma lo core
, 23-67: qual fu a sentir, ché 'l ricordar mi coce? aretino,
, non vi stillate il cervello, ché poco importa. -pistofilo; io l'
poterci andar per la più corta; ché la corrente era, in quel luogo
gli accoglieva in semplici sedie di legno, ché né di cuoio né d'altra miglior
fia la lonza del castrone, / ché 'l cuoio farà vendetta de la carne.
ire a riposar le cuoia, / ché questo canto m'è venuto a noia.
di aspirazioni. pascoli, 853: ché se uno squillo si senta / passar su
avrei sposata io, comare mena, ché in cuore vi ci ho da un pezzo
. corsini, 15-76: non dubitar, ché me ne basta il core.
credo di risponderli altrimenti per adesso, ché non ho che dirli, e lettere in
il core / a corpo a corpo (ché così combatte), / e col
avvilir ne le temenze umane, / ché bene inspira il cielo / quel cor che
amore? / ditelmi, donne, ché mel dice il core, / perch'io
marini, xxiv-814: prendete cuore, ché entrambi fra brieve vi rivedrete sani e
la presa / d'ilio la ripida, ché sopra lei giove il vasto-tonante / ha
, come è detto, avviene, ché ciascuno piglia loro cuore addosso, come
stia / far ai passati onor; ché d'altrettali / oggi vedove son le tue
cor non stimi testimon verace, / ché 'n parte troppo cupa e troppo interna /
l'arco là dove esso nasce, ché questo è il loro compito.
non lo consiglia a suo potere; ché poi che l'uomo riceve altrui in
che danno non abbi e paura, / ché so ch'alfin n'arai da
infermità so che con vene, / ché parva parvo, so, dà curaménto.
non curi di fare fallanza; / ché spint'ài la chiara lucie / che risplendea
vami sottovoce: « finiscila a canchero ché mi fanno male le ginocchia ».
, che l'hanno resanata, / ché l'ha cusì curata lo medeco ammirato.
curicciosa, ma molto più allegra, ché in questo modo potrà amendare. storie
del ben c'hai oprato: / ché non ce iova far sofisme / a quilli
e araffa / e non ristagna / ché persona mascagna / gli dà un colpo ne
le gioie e le querele; / ché ci faran da segretari i fiori. forteguerri
veste, che ti dà la lana, ché date eri ignudo. bartolomeo da s
venture mie racconto e scrivo, / ché mai non ebbi al mondo tanto bene.
al palazo sotto a la prigione, ché non è da fame altromenti. aretino,
gli dadi cum sue false volte, / ché da lor scendeno inzurie molte, /
folle, ch'i'averne bado; / ché s'i'le dessi un marco d'