sono anima e legame d'ogni parole. ché, cominciando da va, ne yu
, perciò andate da don remigio, ché egli vel leggerà. -nella correlazione
: e vieni tessendo la tela indorata, ché noi t'apare- chiano i fili ad
i-52: oh, mutiam discorso, ché, al corpo di san chimisso apostolo,
gli è anzi tutto il contrario; ché il pan d'altri ha la crosta sempre
entro l'aqua ferma e tranquilla; ché, agitata, ne lo confunde. l
se vi scrivo con altra mano, ché una flussione in un occhio m'ha
mostri, hai tanto ardire, / ché 'l can che morde, non abbaia invano
tirato la coda a un cane, ché subito s'odono abbai e ringhi. idem
addimandati doni, follia sarebbe a rifiutarli, ché l'uomo non sa quando più a
duca astolfo, e chiedeva perdono, / ché gli volea poi dar l'ultimo asciolvere
di pianto la donzella il volto, / ché la terra ognor più s'asconde e
, ii-123: abbasso le dita, ché mi cavi gli occhi. ojetti, 18
lasciamo costoro tutti da parte, / ché nel presente ne è detto a bastanza
: * passi, signore, ché la troverà da abbellirsi '; 'la
quanto il suo diavolo saprà suggerirgli, ché non fuggirà dalla mia risposta, la
smettete di abbigliarvi a quel modo, ché siete di derisione presso tutte le genti
fuggiva il corteggiatore specialmente se giovane, ché a lei, adesso parevano tutti abbindolatori di
.. e massimamente strame e legne, ché di vit- tuaglia erano assai bene abbondanti
alma la terribil sua usanza, / ché è data a le demonia, che stia
io serbo a te giocondo dono: / ché io ho colti fiori in abbondanza.
ma più da presso mi vieni, ché un poco, abbracciandoci insieme l'uno con
mariannuccia ed alla mia tullia francesca, ché sallo iddio quanto mi allegrerei, quanto
stimate certissima. forteguerri, 15-24: ché merita abbreviare i giorni sui / chi
, melenso, fatuo, istupidito '; ché ciò sarebbe contro l'indole di nostra
finestre di campagna si chiudono sul silenzio, ché fuori mulinando si abburatta la neve.
ai divertimenti ', ecc.), ché le sono metafore spropositate, e sostituisci
ed io discorrone ab esperto, i ché un animale io son quasi campestre.
, onde s'abilitasse alla mercatura, ché la letteratura non è buona cosa nel nostro
eterno ed infinito / esso v'abissi, ché n'ha la potenzia. d'annunzio
, 40-10: con lei non state, ché non v'è amore; / ma
s'acquisti. maestro alberto, 124: ché 'l corpo grave di dimenticanza /
della mente il lume al tutto / ché l'abito riman ferma speranza. m.
anch'essi lo tollerano più per abitudine ché per altro. palazzeschi, 231: come
in un la mia sventura; / ché in tutta troia io non ho
delle leggi più antiquate e consunte, ché -anche se abrogate -gli parevan giustissime,
la lana e si disperde, / ché i bulbi, ond'esce il vello,
, vuo'che si vada, / ché s'umano accidente a questa frale / vita
, accattono, e non prestano, ché non hanno che. ser giovanni, 16
fa pur debito se sai, / ché non è creditor che ti molesti. l
di fiorini; ciò fu accecamento, ché il re, ricevuti i danari, gli
e accendono un gran foco; / ché avevan freddo, ancor che fosse agosto.
sé sol par ch'io sia; / ché gli occhi nostri in ciel veder non
, or so en el malanno, / ché 'l corpo è vorato e l'alma
vostra lingua e nello stile vostro, ché più là non mi basta la vista
: attendiamo al principale per ora, ché questi accessori e queste sequele verranno consequen-
regno deggio / i troiani accettar, ché non gli accetto / or ch'egli
] dalle scritture non si può, ché degni ed accettati scrittori noi...
eravamo in un luogo così solitario, ché se era in mezzo milano, chiamavo
ora, che gismondo non c'è; ché se ci fusse, non che farmi
mie, vuo'che si vada, / ché s'umano accidente a questa frale /
secondo la veritate, è falsa; ché amore non è per sé sì come sustanzia
comunica da un corpo all'altro; ché questo è il loro achilie, questo
l'aveva pigliata per una pausa: ché farle ronzare uno scacciapensieri all'orecchio,
prestamente avere [i fiorini]; ché, se io avessi spazio pur quindici dì
tu assaggi di queste picchiate; / ché, s'io t'accocco una palla di
ci sono, guardale quanto tu vuoi, ché se tu avessi più occhi che argo
idem, 12-68: non morì già; ché sue virtuti accolse / tutte in quel
? / recerca de for, ché 'l vaso è acolmato: / non hai
., 180: ma più beata ché in un tempio accolte / serbi l'itale
alfin s'accomiatava / sanz'altro dir, ché piangendo n'andava. idem, 5-3
non si sapeva accomiatare ancora, / ché la donzella lo teneva saldo, / come
a giusto prezzo non m'accomoda, ché venti ghinee non si guadagnano facilmente.
, / retrova l'amor pria, / ché forse non è bon sanza lui gire
è bon sanza lui gire; / però ché quella che ti dee audire / sì
non ti accompagnare col tuo nimico, ché se tu fai male, egli il ti
o'mi pasco e deporto, / ché tanto acconciamente mi dé porto / en
li occhi per questo giardino; / ché veder lui t'acconcerà lo sguardo /
non t'incresce il dire; / ché volentieri io mi t'acconcio a udire.
della rana e del topo; / ché più non si pareggia 'mo 'e
, non le dà così incontanente; ché guata... che le dea in
. idem, inf., 15-82: ché 'n la mente m'è fitta,
di salir pria che s'abbui, / ché poi non si porla, se 'l
. l'affetto non se ci accorda, ché voi altro vedire, / ca 'l
suo voler presto t'accorda, / ché debbe ognun voler quel che vuol questo,
giovanezza mi conduca a morte; / ché non s'accorge ancor com'ella piace
dall'ac- corger nostro scisso? / ché le città d'italia tutte piene /
ardenti / furon vedute fiammeggiar insieme, / ché varia turba di mal caute genti /
i-2-11: m'accostai a lor, ché l'un spirito amico / al nostro nome
so come diamine me lo accozzerò, ché io con quel messer petrarca non sono
vista accrebbe dolorosa e ria, / ché pien d'estinti il campo e quasi
può un servitor discreto / patir; ché quando monsignor suo accresce, / accresce
comunica da un corpo all'altro; ché questo è il loro achilie, questo il
fonte perenne. bonagiunta, ii-306: ché di lei sorge ogn'altro ben terreno,
acque chete che fan l'intronato; ché, alla segreta, poi, vi riu-
un canto. sbarbaro, 2-31: ché tutta la mia vita è nei miei occhi
usategli sempre verno e state, / ché d'ogni tempo sono utili e buoni.
ma non è la ver'aquila; ché questa / frequenta ovunque il mare e
persuadersi. petrarca, 250-7: ché spesso nel suo volto veder parine /
casale. d'annunzio, ii-943: ché l'africa non è se non la cote
aggio offeso in vita mia, / ché più che 'l senno usat'ho la follia
in libertà / conosciuto gentile; / ché l'acrimonia, siccome ognun sa,
... voglia due telescopi acromatici (ché cosi si chiamano i telescopi inventati dall'
non fa come l'altre pietre; ché quella sottilissima acutezza a tutte le pietre
che è in tra noi per natura, ché siamo tutti discendenti da adamo e da
conviene essere tutta l'umana generazione, ché da lui a li moderni non si puote
diliziano è vota per colpa d'èva, ché altra guisa, se ubbidiente fosse stata
nome a te con- viensi; / ché non simigli tu cosa terrena, / né
/ a fame pene- tenza, / ché la morte m'adasta / a dame la
: ottavio non si adastiò troppo, ché vedeva bene che non poteano [gli
esmarruta va chedenno 'l dolzore, / ché gli è furato ardore, e non se
una digressione in riguardo allo spiedo; ché da un pezzo ne ho addebitato la
/ or lasciàn le parole addentellate, / ché tutto il mondo qua ti veggo appetto
pulci, 1-34: volgiti addrieto, ché, se alie non hai, / non
doni, follia sarebbe a rifiutarli, ché l'uomo non sa quando più a tal
, / non facciate adimoranza, / ché non esti bona usanza / lassar l'
/ secondo il mio parvente! / ché mi volge sovente / la mente per mirar
/ secondo 11 mio parvente! / ché mi volge sovente / la mente per
pregò di volerlo scusar con monsignore; ché lui doveva tornare alla parrocchia addirittura,
più brutto è nel capello, / ché addita testé avello. g. b.
dante, par., 14-96: ché con tanto lucore e tanto robbi / m'
d'amore. forteguerri, 10-9: ché quel destrier, che più s'orna e
tu forse? / ah! no; ché spada, ed asta, ed elmo,
o crudo, ma più crudo, ché cotto addolcisce. idem, ii-192: addolciscono
andasse a guadagnare anime a dio: ché allora tutte le amarezze della via gli si
ne gli occhi al tuo nemico or ché non miri? / oh s'udir
le lacrime e il cuor tutto addolcito; ché 10 credo che voi meritiate più in
fatto danno, più gravemente s'adira; ché la doglia s'addoppia quando da colui
. tasso, 634: amiam, ché 'l sol si muore e poi rinasce:
soddisfacimento. iacopone, 78-52: ché non farìan sufficienza / mille corpi a
perché il suo desiderio non adempieva, ché 'l suo peregrinaggio di questa vita troppo
benvenuto adesso adesso ha amazzato tubia, ché io l'ho veduto con li mia
immensi: il dio degli obesi, ché nemmeno l'india ne ha veduti di
, 1-59: e non adirare figliuoli, ché l'apostolo nella pistola agli efesi disse
amoroso adocchia / la donna altrui; ché al villano par bella / la propria,
ira, de risse e de discordie, ché cusì è la natura d'esso marte
lavoro. bonagiunta, ii-296: ché ch'incomenza mez'ha compimento / se
e spero ancora più di fare, ché sapienza co molte altre virtù s'aoperanno
già per lontananza non è vano, / ché senza aita adopera lontano. compagni
/ et usa di pregiarla, / ché poi quasi adorarla. / necessitate in digni-
modo di dipignere. tasso, 7-16: ché se di gemme e d'or,
me li merito sì mali trattamenti, ché, se osassi dirlo, non dovete far
roma giunse con tutta sua gente, / ché 'l iacopone, 21-20: segnore
nuova, tanto adornamente; / ché tutta roma, prima che 'l vi
de li miracoli: e vero dice, ché li adornamenti de le maraviglie è vedere
idem, iv-27 (7-25): ché 'n lei èn adomezze, / gentilezze,
conv., ii -canzone, 50: ché se tu non t'inganni, tu
non domandate della sua adomezza, / ché non è lingua che 'l dicesse a
l'adre / sedi accoglilo tu, ché al dolce sole / ei volge il capo
/ pur non me ne curai, ché non si affalsa / il gran giammai
adulterata spesso dal suo sposo; / ché non guardando chi, come, né
acconcia a ricevere leggermente ogni colore; ché se l'ausi a bene e alle
al mare è l'aria temperata, / ché i venti adusti non posson passare.
era un solo sorriso, tacendo, ché nulla avèa ad insegnare a quella gentile,
/ è una maraviglia: / ché 'n un'ora compiglia / e cielo e
ch'i'sia tuo minore, / ché quanto l'uomo è di maggiore affare,
caso pericoloso. guittone, ii-215: ché, s'eo so en terra o 'n
l'inghilterra, che lo ha caro, ché s'affà alla sua natura. nievo
l'infeme / fate non l'affatàr, ché d'af- fatare / forza non han
andiamo a maggior fretta, / ché già non m'affatico come dianzi. simintendi
moglie: -vieni e cuoprimi bene, ché io mi sento un gran male..
non bene affatto, almeno così così, ché non vado più di male gambe come
inferne / fate non l'affatàr, ché d'affatare / forza non han, ma
dante, par., 13-116: ché quelli è tra li stolti bene a basso
; ma in fin li traevano, ché l'utile avvenire dava lor forza per non
/ ca 'l tuo piagner me stuta, ché 'l veio sì afferrato.
in nome de lo tuo diavolo, ché t'intendiamo! -lui parla bon cristiano
risparmiare). petrarca, 172-14: ché s'ella mi spaventa, amor m'affida
lunga pietra. d'annunzio, ii-943: ché l'africa non è se non la
a quel che durindana aspetta! / ché gli facea sentir s'ella è affilata.
oro al foco. guittone, ii-215: ché vile e fellon core / tosto baratto
si crudel t'affligge ognora, / ché non trova mercé chi altrui la nega.
al figur. frezzi, i-17-23: ché sempre volontà s'affligge tanto, /
senza fondamento, egli doveva affliggersi, ché assumeva degli atteggiamenti disperati, ora serrandosi
'l sente, sta afflitta, / ché l'émpeto non pò portare. dante,
l'affogagione o affogamento che vogliam dirgli; ché per affogamento o affogagione è posto quello
affogagione o affogamento che vogliam dirgli; ché per affogamento o affogagione è posto quello
che io non parlassi più parola, ché guai a me; e poi aggiunse che
sudati lavor vedesi privo / l'agricoltor: ché 'nfe- rocita l'onda / gli arbusti
: tu mi reggi e affranca: / ché tu sai ben ch'io pe 'l
noi d'un grado fece letto; / ché la natura del monte ci affranse /
! idem, 25-66: orlèvateen pede, ché molto èi iaciuto; / accóncia te
. di non v'afratellare con colui, ché è un ladro quando gli vien fatto
liti e al suo nido affretta, / ché il ciel mite l'aspetta / e
, iii-1-851: affretta, affretta, ché il tempo sen viene / e già
piacevoli uomini mi affrontorno in piazza, ché io fui mostro loro così passando.
questa donna, e però ne temea; ché l'atto de l'agente si prende
, xxiii-16 (52): ché me piace ed agenza / e morte e
non con la generazione di vermi, ché il calore attivo, nunqua d'agere scordato
sentier di novo anco preciso, / ché t'agevolerà per l'aspra via / l'
de'vizi, che rimanere e non poi ché l'ài cominciato... più
egli ha dentro un'anima di ferro; ché il sa- pervela congegnar nel mezzo,
i piccoli abbino schermo da tramontana, ché questa gli secca et agghiaccia. tasso
tanto che alquanto riscaldar si potesse, ché era agghiacciato aspettandola. idem, dee.
: ben ti se'oltre misura vendico; ché, se io feci te nella mia
, 3-8: agghiacciato mio cor, ché non derivi / per gli occhi e stilli
converso? / duro mio cor, ché non ti spetri e frangi? leopardi
sonora / a'torpidi intuona sorgete, ché aggiorna. verga, i-370: aggiornava;
: la notte non può dormire riposato, ché sempre si aggira e pensa a qualche
libertà mi fu precisa e tolta, / ché mal si segue ciò ch'a gli
denari, provvedi a tuo modo; ché se tu con lo spendere, io mi
a che vuoi ch'io parli? ché assai è manifesta la mia aggravazióne senza
, 5-11: alto, o pensier, ché non t'imbratti o impece / di
avarizia]; /... / ché se alle doglie del tuo capo aggromma
laccio solvere spet tate; ché sòltone voi uno, el diàulo n'aggroppa
cittade. chiaro davanzati, v-298-28: ché l'altre donne non avriano dottanza / e
che vengono se sono da sofferire; ché meno fa danno ciò ch'è preveduto dinanzi
5-53: sono cavalli di molte maniere, ché... tali sono palafreni da
, di far qualcosa per lui. ché di piacerti mi sarà sempre agio.
costare / più di dodici intingoli; ché io / ho per usanza di donare
racqueta poi che 'l pasto morde, / ché solo a divorarlo intende e pugna.
: accendono un gran foco, / ché avevan freddo„ ancor che fosse agosto.
farà stornarvi ogni tormento agresto, / ché 'l mal d'amor non è pesante il
sudati lavor vedesi privo / l'agricoltor: ché 'nferocita l'onda / gli arbusti schianta
pareva spiccare il volo nel vuoto, ché i movimenti rapidissimi delle gambe facevano apparire
si pur rammaricava, teneasi morto, ché noi potea àtare. fra giordano,
testa. della casa, 2-3-222: ché in vero [que'signori] meritano d'
ragiona. / poscia mi sforzo, ché mi voglio a tare; / e cosi
due insieme, che uno solo; ché 'l frate aiutato dal frate è come una
se ne dovessero. petrarca, 49-5: ché quando più 'l tuo aiuto mi
.. levossi questa femmina ed aiutollo, ché periva in una fossatella d'acqua.
pulci, 1-34: volgiti addrieto, ché, se alie non hai, / non
le forze. pulci, 22-23: ché 'l tempo m'ha tarpate in modo l'
, 85: dov'era la luna? ché il cielo / notava in un'alba
: e non dimenticate l'albergare, ché per albergare alquanti piacquero a dio.
finestra: -chi è là? -aprici, ché vogliamo albergare. storia di fra michele
chi nello 'nfemo farrà albergarla, / ché sempre viverà en foco ardente. pietro da
. arbitrio. guittone, ii-204: ché solo chi ve mira, / già mai
amore che ella portò al marito: ché, per farle fare il nido, il
s'accomiatava / sanz'altro dir, ché piangendo n'andava. idem, 2-66:
'l su'cuor ha partito, / ché non tien leal fino / chi va come
pescivendolo in piedi davanti a noi, ché lo sperone pare sia un promontorio rinomato
poi che l'ebbe fatto, providesi; ché non voleva che 'l possedessero aliene rede
mortale. m. adriani, 3-5-295: ché non perché nutrisca le piante marine
. mare amoroso, 93: ché li cavelli vostri son più biondi /
fatto del male...: ché, oltre all'acquistarne merito, vi sentirete
[il servo] troppo onorare, / ché son famiglia di semmana 0 mese.
che ci gettiamo da questa banda, ché la uva acerba mangiata da voi alleghi
me lamento de mia sorte, / ché la iustizia sì me n'ha privato »
da meravigliare sopra la tua prudenzia, ché ti sforzi sì manifestamente colle tue parole d'
non hanno paura di cosa alcuna, ché altrimenti così non starebbero. alfieri,
che l'avrò avuto prima di morire, ché, sono degli anni assai che non
: amici, state allegri, / ché falso è quel romor che a voi pervenne
; ma in fin li traevano, ché l'utile avvenire dava lor forza per
nella stalla, ed era contento, ché già gli pareva di essere allogato in
alloggio per casa non è regolare, ché nella casa si alloggia, ma non è
9-379: e ritiriamei indietro, / ché quel ber m'ha alloppiato. note al
era insegna di vittoria e di signoria, ché l'alloro non perdeva il suo verde
me vi rechi alcuna rimembranza; / ché, del vostro valore / avanti ch'io
, ii-75: nessuna pinguedine alluvionale, ché dai prati più verdi e dalle vigne
tempo che tu passi l'alpe, / ché la neve s'avvicina. d'annunzio
significa lo movimento de l'alterazione: ché, con ciò sia cosa che, dal
significa lo movimento de l'alterazione; ché, con ciò sia cosa che, dal
o figlia, il tuo dolor; ché molti / degl'immortali con alterno danno /
. francesco da barberino, 4-63: ché sono alquante, che s'elle son
vo fallisse. bonagiunta, v-353-22: ché l'altezze son durezze che voi dimostrate /
a voce alta e gridare, / ché nessuno ci sente. leviamo gli sguardi /
: e ciò non è senno, ché l'avere non face l'uom né la
de la luna o in paradiso, / ché 'l mio non credo che tanto alto
auro: ond'ò gran male, / ché per mezzo lo core m'à partuto
ch'altri non m'osa, / ché 'l sì e 'l no di me in
, li amici del suo signore, ché altrimenti non li potrebbe onorare né servire
della ricordanza che io faccio di voi, ché altramente vi avreste a maravigliare sino che
all'interrompere e restar il parlare imperfetto, ché nel resto la materia è tutt'altra
la percota / tornasi al ciel ché sa tutte le vie, / umida li
, così anche peccherai nelle parole, ché tu non sarai più forte ivi che
a levante ond'eravam saliti, / ché suole a riguardar giovare altrui. cino
certamente perché sfuggisse di servire altrui; ché poche vite furono spese in questo come
tempo è, disse, al partir; ché già ne scopre / le strade il
poco in questo animai regna pigrizia, / ché la mattina, come è chiaro 'l
sa se mai più alzo il capo, ché gli anni crescono e la costanza diminuisce
costanza diminuisce. pure tiriamo là, ché già la meglio parte della vita è trascorsa
(356): « alzatevi, ché non voglio farvi del male...
del grano] quanto più alzò, ché si condusse infino a lire otto lo staio
torni adesso, / sonetto mio, ché io ho or fidanza / che gioia
ce penso, ho gran descionore, / ché m'ò abandonato quel che più amaie
lor m'è stato caro; / ché, sebben non gli ho intesi, a'
ch'è infermo fa tutt'il contrario, ché a lui pare l'amaro dolce,
dolze parvente. idem, xxii-58: ché lo grande amarore / puote tornar dolzore
mi degia mirare per maraviglia, / ché per amore son morto in amarore. g
tuoi progenitori. petrarca, 24-11: ché non bolle la polver d'etiopia, /
; ma non faceano per me, ché era mio disertamento. sacchetti, 188-10:
a noi questa cosa no è mistero; ché spesse fìada somo inseme a tractare et
1-2-532: ma lascia, lascia pur, ché la bertuccia / ne vorrà cavar l'
. giacomino pugliese, ii-126: ché grande perdanza di me saria /
tesoro volgar., 5-53: ché alcuno [cavallo] conviene bene
perduto il trotto per l'ambiadura stamane, ché io volevo che ci fussero quanti preti
tutto per l'ambizione divien tenebrosa: ché ognun volentier si mostra in quello che
sono molte volte più cattivi de'giovani, ché ce n'è oggi assai più ambiziosi
del primo quadernario del tuo sonetto, ché il restante, a dirtela con l'amichevole
avere / puoi tutto tuo tenere, / ché nel bene e nel male / lo
era la metade dell'anima sua: ché veramente i'senti'che l'anima mia
me era in orrore eziandio la vita, ché, morto lui, io non
amici grande guardia è da avere, ché l'amico agevolmente s'accatta, e
; amore. guittone, i-100: ché de fare amistate / certo lo tardare
sua amistà. boiardo, 1-25-58: ché! dico io, adunque fia abattuta
, 12-20: partiti, bestia: ché questi non vene / ammaestrato dalla tua sorella
. 2. prov. ammanna ché io lego. varchi, v-59:
, si dice: ammanna, o affastella ché 10 lego. tommaseo [s.
guittone, 14-32 (30): ché se 'n lo più fort'om fosse amassato
. tesoro volgar., 7-1: ché tanto quanto l'uomo ammassa ed aggiunge più
22): e più fece, ché tesoro li [al figlio] am-
era a guardia di quella terra: ché venuti insieme a parole, il ferruccio
anche intr. latini, i-1654: ché, sì come dell'arti, / qualche
ugurgieri, 170: sta in pace, ché l'umida notte già volle il suo
208: sequi dunque de costoro torme, ché de certo largo e amplissimo campo arai
/ udendo quello spirto e ammirando; / ché ben cinquanta gradi salito era / lo
, che l'hanno resanata, / ché l'ha cusì curata lo medeco ammirato.
, ciò non è da maravigliare, ché noi di niuna cosa abbiamo tanta ammirazione
/ e molta ammirazion seco prendeva, / ché gli pareva ognun fiero e gagliardo.
libere istituzioni \ e'dicono male, ché c'è un baratto di significati; anzi
/ ove ammollarla [la lana] ché il tepor la solve / d'ogn'unto
del buon romano stato, / ché i templi e le magion convien perire:
più lentamente nel dar gli assalti, ché la maggior parte de'suoi erano ammorbiditi
non vogliate sempre stare al latte: ché ci conviene di- sponere i denti del
, donna, m'amorta, / ché bella e fella assai più ch'altra sete
fosser le lagrime in che abbondo; / ché la lor piova ammorta lo profondo /
ciò che amor mi face, / ché guerra non ha pace o ammortimento.
amante, sempre acquista forza, / ché l'immagine amata e la bellezza / l'
vedi il peccato, come ammutolisce: ché questi mondani peccatori mai non lodano iddio
fine, ma non l'animo, ché non è in podestà dell'animo por giù
amore, non può vivere senza amore: ché, o egli ama dio, o
mercé, non più sospiro, / ché se gran tempo io sospirai d'amore,
egualità, quantunque solo nell'amore, ché, nel resto, si può essere differentissimi
disse: -tu non camperai, / ché troppo è lo valor di costei forte.
, lo maggior doi porta; / ché tal dolor ten sotto suo carnato / tutti
, / e seggonsi di fore; / ché dentro siede amore, / lo quale
mi traggia / la morte a sé, ché qui giace 'l mio core ».
amoroso calore. guittone, 1-67: ché troppo è segno d'amoroso amore / far
racchetò il frate. tasso, 2-36: ché non pensi a tue colpe, e
fatta come la pelle del cervio, ché quelle mani che la tirano per la
: discioglial tosto [l'olio], ché dannaggio avrebbe / dalla vii compagnia dell'
il bimbo] rivescio, / ché sta più saldo e non può voltare,
: l'analisi chimica, o separazione ché gli scrittori del giorno temon perfino di parere
, anzi versate olio sul fuoco: ché quando il disordine sarà intero, pochi uomini
pur anco è quel virgineo seno, / ché quivi è il ciel dove sua stanza
animato ciel, vanne felice, / ché la felicità teco s'annida. tesauro,
la dura corazza anco il sostiene; / ché rompe tutte l'arme. redi,
far del bene, mandalo con dio, ché a ogni modo e'non può farti
man purpuree stille? / no, ché d'amore a mille strali e mille /
non si sapeva accomiatare ancora, / ché la donzella lo teneva saldo, /
penso, ho gran discionore, / ché m'ò abandonato quel che più amaie.
per me, come fui concio; ché ancora ancora, quando io ci penso,
. moscoli, ix-338: andate, ché ben puote ancora / de voi mercede
delle cose. tasso, 7-16: ché se di gemme e d'or, che
userei parole ancor più gravi; / ché la vostra avarizia il mondo attrista / calcando
le figure il guardo intento, / ché vinta la materia è dal lavoro: /
pur ch'a ciascun si nieghi: / ché, quando altrui non splenda il mio
, come si prova, durano poco, ché sono dissenzienti, né che semi diversi
grande affare. angiolieri, 38-10: ché le stelle del cielo non son tante,
.. / -or anda pian, ché tu non anderai / così correndo a veder
disse che andasse a casa seco, ché, oltre al prezzo, gli darebbe da
dovette ammazzar più tosto la moglie; ché va in paradiso in carne ed in ossa
signore; dipoi vientene a casa, ché ti aspetto ivi. tasso, 11-56:
m'aiuti: lassami andar su, / ché costui qua non mi trattenga un'ora
rendere certa risposta a misser bonifacio, ché son purtroppo dimorato a sentir le tue
io dico. or lass'andare, / ché conven ch'altri impare a le sue
inf., 4-22: andiam, ché la via lunga ne sospigne. idem,
questa sera starà bene. andiamo, ché li voglio parlare. bruno,
io ti dico, va'cauto, ché c'è chi cerca con sottilità guastare
riposa. andate pur a scusarlo, ché io vo per il medico. g.
, non sanno parlare d'altro, ché non possono andare ad altro.
donzello, e non dormire, / ché l'amoroso giorno ti conforta / e
corta sarebbe stata d'attra- versarlo: ché s'andava diritto alla casa di don abbondio
: v. s. mi perdoni, ché io ho fretta di andar in casa
mandar meco, mandatemi ove volete, ché tutto mi parrà leggiero e grazioso l'andare
, 13-48: pur vi passai; ché né l'incendio m'arse, / né
, 1-27: essi discendono a noi, ché voi vedete che essi vengono con grandissime
cognoscono [le donne] allo andare, ché vanno a capo alto. leonardo,
a'tradimenti pon l'orecchio; / ché non muta andatura il cavai vecchio.
due dramme vale agli idropici, ché fa venir fuori l'acqua in abbondanza.
avuta, / ché l'anel la vertù avrìa perduta. idem
, 65-220: voglio oramai far canto, ché l'amor mio è nato / e
, 2-225: e davvero anfanava, ché il cuore stanco gli doleva e l'
si vanti libia con sua rena; / ché se chelidri, iaculi e faree /
. / vostr'altezza pregiata; / ché siete angelicata - cria tura. a.
punto piena di turbine e di fragore, ché l'elica aveva ripreso i suoi giri
e siate sempre mille volte benedetto, ché il vostro gli è uno scrivere da
ricci, 297: se ne rallegri, ché sarà maggiormente adiutato da tutti quelli angelini
, e mora / il verno fier, ché 'l bell'aprile è nato.
difficile a trattare, e sdrucciolevole, ché non dài salda presa, e come
pena perduta seria in le'guardare: / ché tu terresti più tosto un'anguilla /
di te ogni postilla, / ché foco e tosco sei di verno e state
, che m'aiuti al passaio, / ché m'ha sì empaurato, menacciato del
larga, non ha mai consolazione alcuna, ché la conscienzia sempre lo stimola; e
mia bella, non vi maravigliate, ché per questo la santità non diventa minore
/ e ovra in plusor parte. / ché se tu poni cura, / quando
comandò a sua servitori che si retirassero, ché non volea di noi vendetta alcuna.
, che non è per farlo, / ché tè un'animuccia, che sa molto
lor condizione. guittone, i-44-314: ché, come el filosofo dicie: « segondo
dirvi or niente del vostro putto; ché voglio far questo offizio a posat'animo,
, fatemi un pizzico d'associati, ché mi farete cosa giovevole e grata. manzoni
7-4-11: venderono pervio, mescolerollo; ché li soldati, sai tu, non l'
anco è quel vergineo seno, / ché quivi è il ciel dove sua stanza ha
al collo con la cravatta, si ché pareva staccato dal trave. 5
sicuramente la parte ove siamo noi; ché, contando ammiano marcellino un caso accaduto
, i-258: finiamola per oggi, ché quanto più rimeno questo argomento più il
e fia 'l combatter corto, / ché l'antiquo valore / ne l'italici
la sorella si lamenta e plora, / ché si ricorda di sua antica pena,
: e antecristo sarà tutto l'opposito, ché sarà pieno di bugie e d'inganni
come si prova, durano poco, ché sono dissenzienti, né che semi diversi
modestia: non fatemi questo torto, ché andreste agli antipodi del vero. fogazzaro
, 1-53: contastate agli vizi, ché l'antisaputo dio è isguardatore di tutte
i futuri eventi come vorranno andare, ché gli è una pazzia il volerli regolare
tuttavia questi trasformare i prischi abitanti, ché anzi, anche per autorità di un antropologo
ca 'l tuo piagner me stuta, ché 'l veio sì afferrato ». / «
davate, non vi devete meravigliare, ché, anzi questo dono ricevesse, per
ho trovate più umili di te; ché tutte quelle ch'io ho trovate, ho
viaio a me sia aprito, / ché sto en terra ottenebrato. dante, purg
fede non sia maculata dalla perfidia ariana: ché questa loro dottrina non è apostolica,
sempre mai tenere in gogna; / ché al meschino al fin bisogna / le
specchio [le vecchie] l'appannano, ché il fresco specchio s'appiglia di quel
, teseo, s'inganna, / ché quelle son cinque isole che vedi; /
22-23: togliete grossa la catena, ché / queste donne le vogliano appannate.
far più caso de'suoi amici, ché io fui già in quel numero, e
., 21-1-8: contasta a'principii, ché tardi s'apparecchia la medicina, poi
, e vieni tessendo la tela indorata, ché noi t'aparechiamo i fili ad oro
un letto per due o tre notti; ché di più non potrò star teco.
braccia nel cielo. petrarca, 23-131: ché non ben si ripente / de l'
sempre sta apparecchiato a la morte, ché tu non sai il dì che dee
dolce salvatore: « state apparecchiati, ché voi non sapete né 'l dì
scolaro apparenti, / quanto sufficienti, ché... /... esser
verde è fior di speme; / ché sotto alta apparenza di fallace / spavento oggi
: / descemese a la prova, ché ven men la potenza / potere onne encrescenza
sapienzia e valore è in voi; ché certo al foco è messo l'auro vostro
confessa inanzi che tu moia, / ché domattina a l'alba apariscente / tu
goffredo, e tosto / entra, ché non gli è fatto alcun divieto: /
ritratto appeso per un chiodo, / ché 'l mastro, che l'avea concio in
, 11-8: condanna ormai questo appeso, ché so caduto nel banno. appestante
volta la cercava giovane e appetitosa, ché senza moglie l'osteria non può andare,
e da macchie e da scorbi; / ché non s'ha a far con orbi
ecc.]. tasso, 11-36: ché non uscite a mani festo
queste acque chete che fan rintronato; ché, alla segreta, poi, vi
quel che piglia per annoverare, / ché nulla a lui se n'abbia ad appiccare
, 88-209: lo 'ntelletto volsece appicciare / ché d'ele- gere ha forte entennemento.
? punillo, secondo la colpa: ché quasi la maggior parte del popolo suo li
vedendo tanta di sua gente morta: ché 'l fallo di coloro mènova lo suo misfatto
[le vecchie] l'appannano, ché il fresco specchio s'appiglia di quel vapor
. da me avuta non l'hai, ché giammai non la ti diedi:.
, ma non s'appone: / ché 'l cielo, opra sua fosse o fosse
dir giusta ragion m'ha porta / ché la mia donna m'accoglie e m'apporta
/ il modo ad amare, / ché, senza penare, / così goderete.
., 5-5: non ti maravigliar; ché ciò procede / da perfetto veder,
. / andiamo appresso, noi: ché lor sen vanno. forteguerri, 4-21:
: ma ficca li occhi a valle, ché s'approccia / la riviera del sangue
del secondo piano senza approdo possibile, ché il dondolar del canapo lo teneva lontano
ella si può apropiare al badalischio, ché tutti gli altri serpenti si possono incantare salvo
fuggite, e non le vi approssimate, ché non si può altrimenti e meglio vincere
en vizio è come errato in fede, ché vizio vertù li sembra. iacopone,
prossimo è gran- n'esvalianza, / ché 'l trovi deformato, pieno di niquitanza:
tu te lo vedi per te stesso, ché io non ci appulcro parola, cioè
preite mio questo venen arvonta, / ché l'officio è sio de lo peccato sconta
, noi vi gitteremo de'sassi, ché tutta la terra avete apputidata.
ne l'eccelsa parte ardente, / ché sotto la vecchiezza ella si cova. /
il solo occhio destro veggia aquilinamente; ché questo non è mal nessuno, conciossiaché
, dico? /... / ché l'aquilone tien le penne strette
sudati lavor vedesi privo / l'agricoltor: ché 'nferocita tonda / gli arbusti schianta,
: la cortesia non ti può soperchiare, ché tu se'tutta cortesia e senno,
fungo od afrodite. manzoni, 18: ché un dio = deriv. da arca
ce l'ha col nostro dio falegname, ché il suo, nientemeno, è architetto
va cercando il mondo;... ché se fosse il gran cherico che voi
convien tener meglio agli arcioni, / ché 'l suo trattato à stile / alquanto
ver l'innocente tender l'arco, / ché la saetta fiere te che credi /
, rovente. petrarca, 24-10: ché non bolle la polver d'etiopia,
al gran disio che m'arde, / ché mille donne già per esser tarde /
che tu mano addosso mi ponessi, ché, alla croce di dio, io ti
esortava a mostrarmi pur gaio lesto arditello ché alle donne di mezza età e che non
itaco le spoglie ardue serbava, / ché alla poppa raminga le ritolse / l'onda
, or so en el malanno, / ché 'l corpo è vorato e l'alma
bestie erbatiche, ringraziamo gli dèi ché nelle arene di qui solo per ecce
le trombe a parlamento: / ché non anche risurto era il palagio /
: rinaldo non aspetta la richiesta, / ché come argento vivo stava saldo: /
sfuggire nulla. pulci, 26-151: ché ti bisogna aver qui gli occhi d'
, medicina. guittone, ii-219: ché se 'n lo più fort'om fosse amassato
idem, inf., 31-56: ché dove l'argomento della mente / s'aggiunge
sanza più tener meco parlamento, / ché trovar non potea nullo argomento / di
il mio viaggio ito tutto per aria, ché tre dì prima del dì stabilito per
fede non sia maculata dalla perfidia ariana: ché questa loro dottrina non è apostolica,
pioggia o di rugiada: / ché quanto in cielo appar, tutto predice /
goti presi. petrarca, 64-9: ché gentil pianta in arido terreno / par
queste due proprietadi sono ne l'arismetrica: ché del suo lume tutte s'illuminano le
vecchia camicia la veste d'arlecchino, ché non si peritò sostituire lembi di panno
per sapienzia, intendo la forza; ché sì come coll'arme ci difendiamo da'nemici
gridavo: -arme arme, fuora fuora, ché io sono assassinato. tasso, 8-17
cantando: -all'armi, all'armi ché l'italia s'è desta! -dare
7-ii-130: ogni uomo d'armi (ché così li chiamavano), o sia
guienna re d'arme del cristianissimo (ché così si chiamano, e sottoscrivono co tali
in costà, non mi toccare, ché tu hai troppo fatto d'arme per
questa famosa, antica sponda, / ché debil voce alta armonia seconda. salvini,
si rimescoli nel lavorare coll'asciutta, ché la terra arrabbia, e non vi fa
la stessa rabbia e lo stesso furore, ché il veleno trapassa col morso, e
baretti, i-9: ma, oimè, ché colui mi ha risposto in prosa,
mare schizza di gioia, e spuma. ché fi mare non ama fi lento arranchìo
, 4-27: è stanco... ché la sua boce è arantolata e roca
oscuro / s'arrende a miglior dì, ché il sol procede / per l'etereo
il ginocchio e non s'arrende, / ché già indurato ha il nervo e la
ch'entenda in donna de valore, / ché 'n pover loco om non po aricchire
amore arrida sempremai a'desideri vostri, ché io ve l'auguro di cuore. nievo
t'arrossire, / non t'arrossir, ché questo è mal comune. goldoni,
-ignun non mi s'accosti, / ché gli parrà che le mosche gli arrosti!
): ben ti se'oltre misura vendico ché se io feci te nella mia
vernaccia, né capponi, né arrostiti, ché sapea che non li avrebbe presi
ond'è fra lor tanto desire: / ché i più famosi in arme e i
più nude tu puoi, mi raccomando, ché cosi le vogliono. comisso, 12-82
i legni lor non sani, / ché navicar non ponno; in quella vece /
sue temperature è cagione [il termosifone] ché arde sempre di sete. g. del
reva l'avessero acciuffato per i baffi ché quelli erano biondicci e arsicci e
nembi di pioggia o di rugiada: / ché quanto in cielo appar, tutto predice
dante, inf., 30-127: ché s'i'ho sete ed umor mi rin-
m'incende, / beato venir men! ché 'n lor presenza / m'è
a cerchio né ad arte, / ché non fu mai saver tener lor parte.
idem, inf., 9-120: ché tra gli avelli fiamme erano sparte, /
sua nativitade ne lo suo corpo, ché non fu elio di ciò fattore, ma
figura e quasi dipinge l'intelletto umano: ché ne l'una l'universale è innanzi
: e questo si fa artifizialmente, ché si fa d'azzurro della magna, e
ferita sua più non curando, / ché da più crudo artiglio era trafitto.
preite mio questo venen arvonta, / ché l'officio è sio de lo peccato sconta
chi toccasse pagare la spesa del mortorio, ché il reverendo lo mandarono via coll'aspersorio
71-43: ascenne per este scale, / ché po'orientale, o che venere
102-49: venite domattina asciolver meco, ché io voglio ch'e'migliacci sien
astolfo, e chiedeva perdono, / ché gli volea poi dar l'ultimo
innanzi, e non indarno, / ché l'imagine lor vie più m'asciuga
e ministra materia al suo tormento, / ché l'imagine lor, gelida e
e lesse certe letter lacrimando, / ché non potè tener più il viso asciutto
dio che fusse un asino intiero, ché potrebbe servire a qualche cosa.
asino come tant'altri suoi compatrioti, ché un pezzo d'asino più 0 meno
quel vostro padre abate... ché il più asino frate e il più briccone
a ogni casa appiccheremo il maio, / ché come l'asin fai del pentolaio.
chiama autor del suo travaglio; / ché degli asin al ciel non giunge il
conosche / quando e'non l'ha, ché sei mangian le mosche. bellincioni,
velenoso. petrarca, 210-7: ché sol trovo pietà sorda com'aspe,
toccasse pagare la spesa del mortorio, ché il reverendo lo mandarono via coll'aspersorio
mia potè scemar la pena, / ché d'esser vendicata in breve aspetta: /
tener più in cotanto aspetto, / ché forse non arò più pazìenzia. manzoni
elli abbi questo anco ha malizia: ché non vuole talvolta udire. leonardo,
i frutti onesti della libertà, ché aspireranno tutti a'gradi principali. varchi
? assaggi tu il cibo? no, ché quello non può'assaggiare. bartolomeo da
le assaggia, né le degna, ché per lui sono come un impiastro.
lo mezzo tra ardimento e paura, ché l'uomo dee fuggire e dee assalire,
, lasso, già non m'assicuro / ché tu m'assali, amore, e
chi non sa questo assapere, / ché ancor non è la cosa manifesta. s
/ mandalo giù come una medicina; / ché pazzo è chi la gusta o l'
se non è prudente nello spendere; ché, spendendo ogni suo avere senz'esservi spinto
'nante, vengo per cacciare, / ché te voglio assidiare, e a le terre
assediare. guittone, ii-226: ché castel ben fornito / e non guare
gran tempo invalsi,... ché cenomana si predica e si asserisce verona
/ anzi m'asembra morti, / ché non so se sapete / corno v'amo
che or ti dico serbi, / ché tale asempro è buono a ricordarlo /
le chiese spesso e a'predicari, ché molti buoni assempri e costumi v'imparerai.
tu parli; breve parli tu, ché, fuori, / dici un divieto acuto
di certo morto lo avreb- bono, ché n'aveano il podere; e avrebbono finita
poni al tuo pianto silenzio; / ché più si gusta il mèl dopo l'assenzio
po'com'i'm'assetto: / ché 'n una cheggio per maggior diletto / d'
corpo, mettiti in assetto; / ché in altro modo combatter non voglio.
m'assicura. petrarca, 149-16: ché più m'arde 'l desìo, / quanto
stesso curar sovra ogni cura, / ché per te vince l'età, e per
lasso, già non m'assicuro / ché tu m'assali, amore, e mi
volontier tornar a quelle assise, / ché 'n dilettando sua semenza grana. baldini
che 'l voglia né possa assolvere: per ché non assoluto, anche sarà gittato a'
il priore, cavategli i calcetti, ché assolutamente voi sentirete più di quello che
preme e chi t'assoma, / ché per tal carco ti può dir felice.
: pareva che del paradiso uscisse, / ché riluceva più che non fa stella;
aspettar che tu abbi assommato, / ché troppo ti fia peggio che 'l morire.
guari, non mi meraviglio, / ché giovan uom non puot'esser sottile, /
7-14: astenetevi da laide parole, ché elle nutriscono follia. bartolomeo da s
aspettare. stefano protonotaro, 1-3-59: ché per lunga astetanza / 10 giudeo è
avrà astio l'imo dell'altro, ché ciascuno avrà troppo. idem, 3-76:
contesa con le dee discordi; / ché, per la grande generazione / ond'
: due proprietadi sono ne l'astrologia: ché nel suo cerchio compiere, cioè ne
di saturno] per li dodici segni, ché ventinove anni e più, secondo le
(66): poscia mi sforzo, ché mi voglio atare; / e così
e atare infino ch'è morto, ché dio dice: aiutati, e io t'
. buonarroti il giovane, 10-914: ché, s'io ce 'l trovo [
, iii-61: infiniti sono coloro ché si querelano della contraria for
tuo ritratto appeso per un chiodo, / ché 'l mastro, che l'avea concio
, da che pur esser dèe! / ché più mi graverà, com più m'
atendanza, / viv'a speranza; / ché non mi pare che sia valimento,
'nante, vengo per cacciare, / ché te voglio assidiare, e a le terre
, 7-8: caccia tutti gl'indugii, ché sempre fa male l'attendere a colui
di sentenze, 1-42: comincia, ché se tu prolunghi l'o- pere di
, ma lo attendere stretto e corto, ché di cosa che promettesse niente osservò.
'1 volto né la persona sua, ché io non attendo a bellezza di corpo,
, e tu l'attieni per te, ché, quanto io, non sono per
la sua medesma a giunger viene; / ché 'l pagan su quel braccio il
s'attenessono alle mura e alli steccati, ché altro riparo non avieno per allora.
trova debole, perché pochi spiriti ha, ché il moto gli ha attenuati e in
ii-629: i motori per un attimo tacciono ché l'atterraggio è prossimo.
. la fedita della infamia, ché spesse volte la fama si comviani,
poveruomo noi sono, né tampoco, ché l'attività e l'industria mia al tavolino
idem, par., 5-30: ché, nel fermar tra dio e l'uomo
, storcendo il viso e contraffacendosi; ché niuno dee, per piacere altrui,
affettatamente, ma quasi per inavvertenza, ché non paressero attucci o lezi.
con contrapesi, come gli orologi, ché, volgendosi alcune mote attorniate di fila
e 'l freddo e 'l caldo, ché il legname così si purga. tommaseo-rigutini,
fa ch'io li conosca; / ché gran disio mi stringe di sapere /
staremo alla posta, qui vicino, ché spero che questa sera attraparemo messer bonifacio
gente persa, / rinazia dio, ché questo da lui viene. machiavelli, 670
1-42: per dio, aiutami, ché io ho attraversato un osso in gola
e poco saper la vita attrista: / ché 'l troppo e 'l poco equal
dante, inf., 19-104: ché la vostra avarizia il mondo attrista,
da odio dolcezza niuna procedere non può, ché ogni odio, in quanto è odio
: e però siate d'animi forti, ché iddio gli attri- terà dinanzi dalla
iii-501: ora non son profeta, ché non ho adesso attualmente il lume della
guido delle colonne, ii-166: ché ben è dolze mal, se no
mondo vene. idem, i-644: ché chi ben incomenza / audivi per sentenza /
né veggia al meo vivente: / ché morto m'ha lo dilettoso audire
gioia non reca all'augellin digiuno; / ché la splendida bacca invan matura / non
abominevoli sacrifici; altri aruspici, pero- ché risguardavano l'ore e osservavano i giorni ne'
). mare amoroso, 92: ché li cavelli vostri son più biondi /
le ci dadi /... / ché di lungi assemprano un coro /
'nde abbasasse. idem, 49-m: ché pregio vale ed aunor più che vita
289: t'ausa a'buoni costumi, ché come t'auserai così perseverrai. idem
. foscolo, sep., 188: ché ove speme di gloria agli animosi /
era all'oscuro di questa mia ignoranza ché altrimenti, avrebbe fatto subito e in
tutt'avaccianza aver bisogna; / ché 'n un punto se slogna / e fugge
, 11-279: se tu de'venir, ché non ti spacci? / avai
di me vi rechi alcuna rimembranza; / ché del vostro valore / avanti ch'io
». / ma poco i valse: ché l'ali al sospetto / non poterò
ho di molto vino d'avanzo! ché n'ho un poco, e costommi fiorini
si volge a scherzi d'orsa: / ché non si trova amici sanza borsa.
par, le ragion pari; / ché pur voi foste ne la prima vista /
quei cristian che dentro vi trovaro, / ché a tutti quanti fu la morte grave
purg., 1-136: oh maraviglia! ché qual elli scelse / l'umile pianta
dante, inf., 9-118: ché tra gli avelli fiamme erano sparte.
, iii-147: cavatevi la berretta, ché sona l'avemaria benedetta. s. caterina
subito pietra la crudel divenne; / ché tutto il corpo suo, con grande
: per l'entrata maggior (però ché cento / l'ampio albergo n'avea)
ricerchiamo un po'dell'osteria, / ché ho fame e sete, e mi muoio
: quivi donzelle stavano a danzare, / ché yi avean suon diversi e ministeri.
suoi componimenti, come succederà infallibilmente, ché mi sono state mandate delle poesie a
il caso intromettesse,... ché elle di procuratori e d'avvocati non
vegno, amor minerva e gloria, / ché 'l vostro foco tutto el cor m'
abboccato, ma bisogna staccarla con avvedutezza ché altrimenti risguscia nelle acque torbe. c
vuole dire quasi per certo vedente; ché egli è sì avveduto, ch'e'
avvene- voli. guittone, ii-260: ché 'n me né 'n lei no è stata
certo a lui s'avenne, / ché giusto fu. girone il cortese volgar.
e terrore. pascoli, 853: ché se uno squillo si senta / passar su
/ meglio d'altro spermento; / ché valor tutto e saver fa misteri,
ogni volta la cercava giovane e appetitosa, ché senza moglie l'osteria non può andare
uno sproposito perpetua a morire ora; ché questo era il momento che trovava l'avventore
messo nella prima schiera delle giovani, ché così si costuma quando una donna entra
loro awersari, ma non poterò posare, ché le visioni de'morti non li lassavano
iacopone, 22-92: rendomene pentuto, ché non fui avveduto: / per lo
awertisci a non mancare di venire, ché 'l duca ti aspetta *. c.
5-24: awertisci quel che tu fai; ché simone è un certo uomo. m
t'awezzare a le piccole cose, ché mai te ne sapresti rimanere né ne
uomo onestissimo, avviarne!, / ché ti apportan men doglie i figli morti
, storcendo il viso e contraffacendosi; ché niuno dee, per piacere altrui,
esso; ma si giuoca di nulla, ché la bellezza di quel giuoco non va
143: ben io vivrò; ché a me l'anima avvinta / di più
seli: -maestro, avvisa questo destriere, ché mi è fatto conto che tu se'
la carogna. guinizelli, v-347-9: ché non fanno lamento li avoltori / e
combattere le vostre asserzioni azzardate, ché vo'finire con una frase alla
espurgate e nettate il vecchio levato, ché siate novella conspersione, ché voi siate azimi
levato, ché siate novella conspersione, ché voi siate azimi e senza levato;
voi siate azimi e senza levato; ché la vostra pasca si è cristo sacrificato.
il re. non lo ridiceste! ché io non fussi tenuto un babbióne.
dante, inf., 32-9: ché non è impresa da pigliare a gabbo
. monti, 5-530: stolto! ché seco / punto non pensa che son brevi
pover pelle grino - / ché i bacarozzi non guardano a quello, /
gioia non reca all'angellin digiuno; / ché la splendida bacca invan matura / non
e a te 'l chiama, / ché non ha uom nel mondo più celante »
che a lor parrà gran cosa: ché la nostra / nasce di qua, senza
barbiere sbattute le une contro le altre, ché tali gli parvero sempre i piatti;
portavan più oltre le cervella, / ché tutte saltan fuor del capo fesso.
/ intanto or godi e taci, / ché son d'amor mute promesse i baci
ma troppo a bada non istar: ché forse, / te veggendo di fuor,
a bada. idem, 20-19: ché più vi tengo a bada? assai
'l figlio stettero a gran rischio, / ché 'nvelenate fuòr dal badalischio. fazio,
ch'io credo di questo malducco, / ché nella terza [schiera] lo mette
re pagan lieto non bada, / ché viene al pino, e ne leva la
lasciami andare e portar queste cose, ché io son badata pur troppo, innanzi che
, per dir meglio, una badia, ché vescovato non pigliarci io a niun modo
una bagascia è la ragione, / ché l'avete mandata all'ospedale / per
piglia altro marito, e fa peggio, ché tiene bagascio in perpetua vergogna di sé
conto l'oste si chiamava, / ché lo volean pagar di bagattini. bandello
la comunicazione. dossi, 615: ché se il nostro bambino diventerà, esso pure
occhi e non mi tenére in ponte, ché, lodato sia dio, io veggo
: bere. angiolieri, 73-8: ché la mattina, quando son levato, /
., 8-7 (281): ché io ho un podere verso il val d'
bagni del mondo e i più grandi, ché bene vi si bagnano insieme cento persone
pur la baia! / che dimandi? ché vo'tornare al letto. / che
non cognosca che voi non séte desso: ché quando 10 non cognoscessi che fuste desso
quella balena andava lenta lenta, / ché molto è grande e de natura grave
memoria mia lo 'ngegno; / ché quella croce lampeggiava cristo, / sì ch'
per nulla al mare arrendere, / ché non credea che 'l ciel lo possi
, / e non se può tenir, ché non ha freno. lorenzo de'medici
vita né de onor si cura, / ché sua balestra non avea serraglia, /
gelosia, / per fin amare, ché ciascuno ha doglia / che teme di perder
, / parve un ciottolo incantato, / ché le case vomitarono / sassi e fiamme
pegola; questa è ancor derisione, ché qui non li tenea ballare. carducci,
stasera ci lasciarete stare in pace, ché non vogliam né maschere, né balletti,
essere tenuto stolto, questo atto: ché, stando nel mezzo de'farisei, facea
certi balocchi di cera ch'io facevo: ché quando 10 tornavo di scuola, mi
benché seria ciascun stato ingannato, / ché di legier si crede a quel che s'
giurar che 'l creda ognuno, / ché altrimenti arei troppo del balordo: / qui
a tenere. voi mi parete balordo. ché non badate voi a quel ch'avete
la pelle. pascoli, 1183: ché tutte / l'arme egli avea, fuor
il più balzano ch'io vedessi mai; ché, fra paltre sue fantasticherie, la
non avere a fare con cervelli balzani, ché non gli ratterrebbe le catene de'mulini
non la vide con gli occhi, ché il cuore si era messo a fare salti
lupo alle pecore. tasso, 3-21: ché, rotti i lacci a l'elmo
paresse piuttosto decrepita. monti, 11-754: ché la forza è bambina, e appena
fatto vaneggiare in questo dire; / ché co'sudditi suoi sì bamboleggia, / che
vale scudo o pancirone, / ché giù di quel gambilo è ruinato; /
diversi esser gli meriti degli predestinati: ché nella prima etade bastava agli pueri anzi lo
guasto mondo, non fossero impedite, ché non vogliamo quelle esser bastevoli che a
quanto 10 ho ragion di dolermi; ché quando aveva il suo basto addosso parea
* o troppo interi al piegarsi, ché tutto vuol andare misuratissimo, e per
potè ben tirare e gridare, / ché fu vana ogni voce ed ogni crollo;
quivi toccò più d'una batacchiata, / ché 'l baston suona come una campana,
/ ben meritata ho vostra beninanza; / ché 'l prode battaglier cadde riverso,
-non mi bat tere, ché veggio qui l'angelo di dio con una
migliore / sulla terra trovare; / ché non avete pare / né in pace,
smarrito, e batteasi la fronte, / ché non credette al suo savio consiglio.
potè esser da lei battezzata per vasetto: ché, in una mente la qual non
fato et agurio, indegnamente battezzato; ché certo, io ero più tosto disti-
attrista il cuore / del peregrino, ché quel suon lontano / ciò gli ricorda
: soccorrimi, o santo barone, ché lo mio marito hae le battigie, e
campo santo non vi farò parola, ché i libri ne son pieni. manzoni,
nostri giorni fra tanta vainiglia, / ché solo un vostro battito di ciglia / scioglierebbe
al suo figliuolo ch'ama molto; ché quando ha fatto l'eccesso sì 'l
, o troppo interi al piegarsi, ché tutto vuol andare misuratissimo, e per così
credo di questo malducco, / ché nella terza [schiera] lo mette turpino
e l'altro poneva al baùcco, / ché l'uno e l'altro di porre
quello n'usciva un poco di bava, ché per non aver denti non poteva ritener
e però e'ti mette il bavaglio, ché ti vergogni e temi. de roberto
e, il più, le galline; ché per comprare le mercanzie vogliono reali castigliani
e crede solo in sé bearsi, / ché ignora l'altrui ben, sape il
non le volere porgere nuova pena, ché doppiamente offende chi contro a coloro opera
è fruir questo ben per voluntate, / ché amor la muove, ond'ella a
doverranno sopperire: et aporrassi invero, ché la beccheria ride più che maggio,
traessi ancora un po'di vino; / ché non par mai la sera io m'
tu mi pari or saggio, / ché quel che non puoi vender, vuoi don
padrona, vo'vi beccate il cervello, ché non vorranno venire. berni, 67-3
cervella / gli è quel cercarla bella; ché di morti / se ne stenta a
doverranno sopperire: et aporrassi invero, ché la beccheria ride più che maggio, et
seguente avea a torre una becchiera; ché così chiamano quitar el virgo. =
primo ne sarai tu d'accordo seco, ché, per uno becco pappataci, tu
dovevi perciò straziare come fatto hai; ché, poi sodotti ci avesti a cercar
a beffa questo detto: / ché così piacci a la mia donna amarmi,
infin là, senza perder tempo, ché non vorrei però, che la fortuna facesse
ricco, tu 'l sai; ché in ogni lato / sonar senti le valle
più forte, chitarra garbata, / ché par che la bella non senta / la
inno si gorgoglian nella strozza, / ché dir noi possono con parola integra.
a stringhe vecchie. panciatichi, 139: ché 'l coturno ingemmato / scolorisce alla fine
abbaglia / non vi s'impara, ché quei dolci lumi / s'acquistan per ventura
finita participata da l'immenso bello: ché l'immagine del finito bisogna che sia
rimembrar mi giova e dole, / ché quant'io miro par sogni, ombre,
e non vo'tutto dire, / ché per usanza più cose si sanno: /
5-109: nemmeno la notte poteva riposare ché appena appisolata le appariva il pittore a
circa al tratto che facemmo dianzi; ché certo fu bello bellissimo. cellini,
altro, e andar di bello, ché altrimenti noi insanguineremo e'trafieri e gli stocchi
, fatevi sotto se avete animo, ché vi pesto come blàtte! ». vittorini
si potea stare / sanza sospetto, ché l'eran sicure. boiardo, canz.
dell'arciero apollo. manzoni, 26: ché ad alte cose al fine / l'
/ cingete ai capelli le bende! / ché con l'aurora tra voi / la
sì che men grave s'intenda; / ché rado sotto benda / parola oscura giugne
desir vano. castiglione, 351: ché non bastar vi dovea far questa donna
dante, purg., 4-15: ché ben cinquanta gradi salito era / 10
sia proceduto / ciò che farai, ché e'mi fia diletto / morire anzi
, 6-136: or ti fa lieta, ché tu hai ben onde: / tu
amasti, e avesti ben onde; / ché s'io fossi giù stato, io
tuo cammin vuol esser corto; / ché tu sai ben che poco tempo ornai /
): e lasciate fare a me, ché fermamente io acconcerò i fatti vostri e
né da dovere. sacchetti, 33-72: ché per menare la bacchetta oltre al debito
bene: e deh stessi anch'io, ché molto sono annoiato. verga, 3-9
dall'ac- corger nostro scisso? / ché le terre d'italia tutte piene /
e fa ch'io li conosca; / ché gran disio mi spinge di savere /
che piange ed à alegranza, / ché lassa, ancor li sia dispiacimento, /
mi spacciare così per ferro rotto, ché tornerò bene saldo ancora, se mi vorrai
, almanco una volta il dì: ché so quanto bene si vogliano. lippi,
, muta consiglio e vientene meco, ché mai ben non sentii poscia che tu
bene, i lumi tuoi lascivi, / ché 'l tuo dolce guardar mi cangia in
, perdona / questi sdegnosi accenti, / ché sono i miei lamenti / segni
ch'io porto di peonia: / ché questa è buona per il mal caduco
: dante ebbe assai del pittagorico, ché beneficando il pubblico ha sempre favellato.
ii-77: rendi a dio grazie, ché tu n'hai cagione; / e per
che adesso ci sia beneficio alcuno vacante, ché quando ci fosse, io senza dubio
poco più liberale, vi prego, ché sapete quanto e'sia benemerito vostro e mio
stata la benivolenza de la consuetudine, ché dal principio de la mia vita ho avuta
licenza, se le parrà di tentarlo; ché quando per qualunche rispetto non le
con- viensi alla gran gentilezza, / ché so che ciò ch'io ho fatto
terriccio entravano nella benna giusto giusto, ché la scavatrice non ne aveva afferrato un
brami anzi un favorire alle borse, ché, in questi tempi beoti, il
lui « che tu m'inganni; / ché branca d'oria non morì unquanche,
la paura che altro: e siccome- ché ho sempre sentito dire che quando s'ha
mio trionfo. carducci, 23: ché pur mi preme di quegli occhi il raggio
168: andate a la berlina, / ché de le nostre terre italiane /
? dimmi se vuoi covelle, / ché vo'spazzar la ca'. buonarroti il
. canti carnascialeschi, 2-322: ché cardan volentieri / non solo i purgatori
vederli dentro al consiglio divino; / ché quel può surgere, e quel può
berteggiatemi, schernitemi, vituperatemi, ché lo sopporto, perché non posso
, 161-64: la cosa è spacciata, ché la bertuccia del vescovo dipigne a un
e fa trovare i moccoli, / ché tu mi pari una bertuccia in zoccoli
né bestemmiar né mala- dire, / ché a mio dispetto me 'l convien seguire.
de la strada / per venirti dietro, ché sentiva / bastemmiar non so che.
aveva anco un altro peccato grandissimo, ché, per quanto n'intendo, era il
« or va'», diss'el « ché quei che più n'ha colpa /
bestie, e bestia fia, / ché ci è ben di due gambe bestie ancora
rispondea: « tu riderai, / ché maggior bestia son di lui assai *.
vecchia di casa e la più disgraziata, ché l'unico figlio le era morto di
più che una volta l'anno, ché saresti riputato un bestiuolo. s. bernardino
] è venuto prosontuosamente cotesta bestiaccia, ché io non gli ho comandato che venga
] è venuto prosontuosamente cotesta bestiaccia, ché io non gli ho comandato che venga
capre; io voglio ire a beverarle, ché le debbono aver sete. soldani,
in vero e'bee molto pulitamente, / ché in corte lo 'mparò fuor di
, 1-20: andate a segare, ché le biade sono mature, e pochi sono
mandassi un fiasco di vin bianco; ché qui non se ne truova se non forti
per una festa o per una ché poco gli manca / a mandar a la
non è nero ancora del guadagnuzzo, ché non trovomi / un quattrino; e
forse il traditore il vero, / ché, se vi fussi stato pur rinaldo,
rimproverare. latini, i-1702: ché se per tuo conforto / lo suo dispende
idem, conv., i-vm-9: ché così come sarebbe biasimevole operazione fare una
creda / che mala lingua io sia; ché pur un verso / non scrissi
fatica. b. davanzali, i-161: ché del venir quivi in cotanto dolore a
'l motteggiar non sia impio; ché la cosa passa poi al voler esser
questo vi sia detto senza far bibbia, ché non sarò lunga. lippi, 7-70
e nettar non invidio a giove; / ché sol mirando oblio ne l'alma
- menatela fuori, menatela, / ché la vogliamo conoscere. / -alla bica!
nemmeno la figlia di vittorio emanuele, ché aveva piantato la malavoglia senza dire:
questo dà gran gusto il guardarlo, ché si assiste alla nascita stessa deh'umorismo
in malora, gente da bigonci! / ché non me incresce de avervi perduti,
ancora un po'di vino; / ché non par mai la sera io m'addormenti
dov'è goffredo e tosto / entra, ché non gli è fatto alcun divieto;
tu che sognasti, tò'gli, ché son tuoi; / colui che gli pagò
aver vantaggio: / non bisogna sognarli, ché son suoi. / così sta la
gradasso più gagliardo. berni, 67: ché la regola vera di giustizia / è
244: fermamente aspetta vendetta; ché il peccato tuo non rimarrà impunito.
al bilico. pulci, 28-111: ché, dove il bel pinnaculo si bilica,
: « tanti billi billi! / ché noi di'tu che gan l'ha imburiassato
e'non debbono però esser birri, ché non hanno le chiaverine. berni,
fortemente asserraglia il tuo penate, / ché quanti ha la città fornici e bische,
, e domane vel vorrò biscantare; ché questo in voi mi pare, che a
/ ma per tutto non può, ché ella va a biscia. dossi, 203
ed è di sasso buono. si avverta ché il biscotto, siccome resta per di
in altra guisa passò la bisogna, ché quel di lorenzo si era tolto di
e della mia sciagura vi racconti, ché son certa che udita l'avete e sapetela
non si fa per noi, ché non bisogna. idem, purg.,
più nostro. petrarca, 49-5: ché quando più 'l tuo aiuto mi bisogna
non bisogna a lei questa paura, / ché orlando l'ama fuor d'ogni misura
il falso cupido nasciuto da la terrestre, ché altro luogo ed altro tempo a questo
per questo il contrario v'avviene; ché di più aiuto si abbisogna a difender la
(chi sa?), ammazzato; ché a un bel bisogno non si uccella
volete colla mia famiglia / mangiar, ché forse n'avete bisogno, / dismonterete,
bisogno vostro. tasso, 7-11: ché poco è il desiderio, e poco è
iii-35: lasciati consigliar a me; ché se tu non ti curi di dota,
e dir non ne bisogna, / ché, come vii, si pasce di carogna
cottura. pascoli, 1320: ché brigo il vaso, tuttavia bistùgio, /
] e mi son riusciti felicemente, ché per dio sono stato alle volte sforzato
spirito bizzarro: iracondo oltra modo, ché così significa bizzarro in nostra lingua;
: questo non m'è orden novo, ché 'l capuccio longo arprovo, / c'
certano. sonetti e canzoni, 6-7: ché tacendo tutt'ore, / poriami consumare
, fatevi sotto se avete animo, ché vi pesto come blatte! ». landolfi
il colore 4 blatteo ', tutto ché talvolta appellato 4 purpureo ', col
dentro ma l'ostacolo è nell'entrare, ché fuori appena passata la corona dei blocchi
replica che bisogna considerare molto bene, ché, a questi tempi, mettersi una bocca
si potessi entrar di qualche loco, / ché nel mondo è certe bocche, si
voce in pianto e strida, / ché quella gente forte lamentava. lorenzo de'
si ricevono, a bocca forzata, ché lo spazio già avanza, le ultime
dicete il vero, misser mio, ché più non me recordava de vostra nepote
dare le ultime boccate di vita, ché d'approdo non c'è più nessuna speranza
col vecchio / della pianta che nesta: ché d'ogn'arte / la sperienza debbe
): andate, andate, messere, ché voi non sapete che cosa sia un
, ma bevve; anzi, ribevve, ché non s'accorse -tant'era assorto
di carne un dito saldo, / ché tutte son ricamate le cuoia. ariosto,
che dintorno abbruciò la gramigna, / ché l'acqua bolle e pareva sanguigna.
: ma ficca li occhi a valle, ché s'approccia / la riviera del sangue
convien ch'ella sia stufata, / ché colla stufa guerir se ne suole. /
s'e'non vi spiace; / ché, s'io sto troppo fuor, mia
ambra, 47: ch'i'veggio; ché qual cosa bolle in pentola. salvini
di que'tali non le può contenere; ché altrimenti le vorrei fare imprimere col bollo
non so come e'sarà vendicato, / ché poco il dì si partì poi
il popolo] quanto è temuto, ché i bombassi / fanno un incanto, che
corrente. il più fresco vento, ché hanno istinto naturale cercarlo. bonàccio (ant
: « vieni a tua posta, / ché or sei vasso ed eri paladino »
buona ', ma non è così, ché le si dà il significato di *
idem, par., 26-30: ché 'l bene, in quanto ben come s'
posto troppo mente a queste armi, ché non è mestieri da donne né me
le veggio ben guarnite ed innorate, ché a quel modo mi paion belle. 0chino
cavallo e usa tua bontade, / ché, come digno sei, te avrò trattato
a timoroso le parole giugnessono virtute; ché agli savi e bontadosi credo avere detto
andò dianzi in quel boschetto, / ché qualche fantasia ha per la mente:
: io non mi curo, / ché quella spada alfin serà la mia, /
-adesso lo penso. -pensalo bene, ché andato lui in bordello, io sarei dominus
dei marinai ci richiamarono a bordo, ché era pronto. mangiammo all'ombra delle grandi
mi'bordon non avea ferratura, / ché già mai contra pietre no ll'urtava;
è nel numero dei sei questa vertù; ché se fossero otto, ancora si potrebbe
lor guida e seconda; / ché più facil saria svolger il corso /
seguir convene una zuffa grandissima, / ché a l'altro canto abandonai la istoria
per lei, nel caldo borro? / ché tosto griderei: « io vi soccorro
ne la borsa te voglio cercare, / ché io non me trovo di moneta un
tu ti rimanga dal tagliar le borse, ché tu non capitassi male. f.
fondo; e li aveva stirati, ché facevano le borse sui ginocchi.
star in diserti né 'n foresta, / ché vi cade sovente la tempesta: /
sorella si lamenta e plora, / ché si ricorda di sua antica pena, /
fu quel giorno botta sì rubesta, / ché parve nel colpir scontro de troni.
/ in proda per le botte; / ché poria in scontrando / ed in iscoglio
: -via dàlie un po'più sodo, ché le tue non arrivano. -qui la
di servire: / ma chiedi, ché la botta che non chiese / non ebbe
che lor botte si spanda, / ché s'han del pane, il pozzo è
[il vicolo] non da passaggio ché nessuna porta dava in quel vicolo, ma
sono a bottega a ogni cosa, ché di questi casi ce ne interviene ogni giorno
verso il ponte a rifredi, / ché giannesse ha spillato un botticèllo / di
del del l'ordine rotto, / ché il bel pianeta non facea ritorno;
farfarello al rezzo; / e dubitò, ché si vide il sol sotto / come
risponde: « messer sì, posso, ché questi non sono bottoni, ma sono
/ cacciar soletto quel popol codardo; / ché tutti insieme, e il suo re
. poiana. angiolieri, xxxv-ii-378: ché fora a tórli un dinar [o]
la gente a capo chino, / ché non se'bozza, e fòtine disdetto.
aveva messo le brache in capo; ché secondo che un altro alor alora averebbe
uscì anche lei a braccetto della nunziata, ché in casa si 2. per
lor pensier sian fermi o vani, / ché pur sta mal la paglia con la
, e questo qui ripara, / ché non ti casca il fegato o la rete
larghe brache. salvetti, xxvi-3-196: ché alfin gli sta il dovere a quei
usciam de la riviera; / ché tanti cavalier che colà vedi / bramano anch'
pur bevve. pindemonte, 11-736: ché quante volte / chinava il veglio le
»: « tu riderai, / ché maggior bestia son di lui assai ».
a furia sarà mosso, / ché il tradimento sentirà di botto. lorenzo
tanto, come spegnervi il lume: ché per di preziose e ben condite vivande che
con calci quella rocca dissipare, / ché avea vergogna di adoprarvi il brando.
feci presto mazzo de'miei salci, / ché lo star quivi mi parve disagio,
alla brava e a modo suo, ché vedranno. sbarbaro, 1-94: massiccio
contingenze. cecco d'ascoli, 4802: ché il cielo impressioni peregrine / non ha
vaga donzella, il tuo dolore; / ché tal da noi soccorso in breve avrai
, 25-260: egli attraversa il piano / ché que'diavol ne'cavalli entraro,
fosse spretato per fare il briccone, ché la vita sua è senza macchia,
rare. latini, i-616: ché 'nanzi questo tutto [il fallo d'adamo
sublunare, dove costituir la stella; ché con poca briga potremo assicurarci se correzioni
dell'altro non li diedero briga, ché noi conobbero. dante, purg.
bisogno del favore de'nostri pari, ché si stanno a fare li fatti loro,
conte « e tua si sia, / ché già per lei non voglio prender brica
facci al re marsilio onore, / ché così piace al nostro imperatore. lorenzo
secondo che n'arrà cagione, accio- ché doppo questo sfogo possa poi fra le brigate
briglia abbandonata. palazzeschi, 3-229: ché se c'erano donne capaci di uccidere
e sani e netti / non senton, ché non era, caldo e gelo;
[la vitalba] eccellente virtù, ché, pesta in acqua, tira fuori tossa
col reverendo non si può litigare, ché lui sa la legge! 3.
e dipartissi dopo al terzo tocco, / ché g. villani, 8-56:
per spine, / per rovine, / ché ha smarrito il suo cammin. monti
terra è dura e morta come pietra / ché ogni verde bruciò la galavema. bocchelli
! e scampo / n'è: ché, se accada, insieme alla natura /
inferno, dove i ricchi bruceranno; ché ci consoli della nostra miseria. quasimodo,
, orlando, la minestra, / ché noi ci siam rinchiusi e inviluppati / come
altri, sia venuto da un soprannome; ché bruco dichiamo a uno sparuto, mal
, una borsa con venticinque scudi, ché io mi troverei del tutto brullo.
lungo o il più corto, secondo- ché è destinato, conseguisce il premio proposto.
viso severo. casti, 19-36: ché al lagno libertà non è concessa / dal
io credo di questo malducco, / ché nella terza [schiera] lo mette turpino
e incontaminata. goldoni, v-726: ché in roma è minor colpa render un
brutte. maestro alberto, 102: ché, come aristotile disse, se gli uomini
dante, par., 22-84: ché quantunque la chiesa guarda, tutto /
popolini li redarguì ma per poco, ché qualcuno, più animoso degli altri,
che le medicine ai corpi umani, ché gli purgano, ma gli invecchiano.
, cioè * nel vaso bucato '; ché tali sono i vasi destinati a questa
più buffo per fare la bucchia, ché, si sa, uno più curioso degli
spuntone; e'va per parentado, / ché tutti siàn d'un pelo e d'
a moschetta non si può contradire, ché ne sa troppo. redi, 16-v-242:
credere quanto fosse grande il bucheramento (ché così si chiama a firenze quello che
, ma senza farci un gran buco, ché tutto era a buon mercato, essendoci
altri pensier vadan per una vena, / ché non ci ha meglio che empiersi il
, e non me ne fate più; ché sempre m'è parso avere le budella
io son ricco, tu 'l sai; ché in ogni iato / sonar senti le
la manica de maglie nulla vale, / ché gli fece nel braccio aspra ferita.
dicono buffe; e detti giucolari, ché continuo giuocono con nuovi giuochi. fioretti,
sta zitto: non rimestar queste cose; ché, se dovessimo fare i conti,
e ghignerò le lepre e'leopardi; / ché in picciol tempo la fama si cela
nel pignatto, mangiarli con quel buglione, ché voi gli traete del loro proprio brodo
dante, inf., 8-93: ché tu qui rimarrai / che li ha'
misero a me! ripiglia il gondoliere, ché tu vieni ora ad interrompere la più
sole, e i seminati belli, ché la gente quella volta non aveva avuto
l'uom fermo che codardo, / ché non dotta che que'faccia biasmarla.
pieno! / dico le triste, ché in questa citate / una vi è
fate ogni cosa per parere buoni, ché serve a infinite cose: ma,
noi siamo non per ridomandare grazia, ché * 1 beneficio non si dee dare ad
io del ciel turbato non pavento, / ché per mal tempo il buon voler non
; ecco fede d'onesta donna, ché mi sarei confessata da lei, sì spiritai
idem, inf., 15-83: ché 'n la mente m'è fitta, e
quel che si faccia più basso, / ché molto del suo canto si trastulla
aver boni occhi li è mestiero, / ché dentro fugge a furia ogni cristiano,
gli disse: « bastinti le prime, ché queste saran bone per un altro »
dà il destrier del bon ranaldo, / ché già in vói che altrui quel se
; non le buone e lodevoli, ché queste sono antichissime, m a certe altre
/ la sola verità buona a ché vedete che non ci posso andare a santo
, dando saggio saper tasso, ché (case, terreni): comodo
andar con la buona ventura, / ché 'l suo partir più che 'l venir m'
che 'l venir m'è caro, / ché molte volte m'ha fatto paura.
si può tornare in matrimonio stando, ché dio non volse religioso di noi se non
tempo). latini, i-645: ché chi bene incomenza, / audivi per
dentro, io mi possa riscaldare, ché io son tutto divenuto sì freddo che appena
e par che gliene goda; / ché la gente alla buona e positiva /
purg., 9-47: fàtti sicur, ché noi semo a buon punto: /
li buoni pervengono a punto li procacci; ché li non liciti a li buoni mai
? idem, inf., 19-105: ché la vostra avarizia il mondo attrista,
gli è creduto. tasso, 2-36: ché non pensi a tue colpe, e
mandò a dirgli che andasse là, ché buon per lui. lorenzino, 153:
: toglimiti dinanzi, asino temerario! ché, per lo corpo di...
tra l'occhio e qualche stella, ché voi né più né meno la vede-
che una certa ragione il voglia; ché, come una de le assise de
ben meritata ho vostra beninanza; / ché 'l prode battaglier cadde riverso, /
un poco la pratica del paese, ché ti starai poi meco più volentieri, e
numeri! -fu cosa peggiore che mai; ché, allora, la calca si mise
in dolce, xxv-2-233: non temere, ché il cardinale farà burla. anguillara,
in luogo di figlia? non pensare, ché non lo farei mai. garzoni,
', di quello oscuro profondo, ché così burrato è, e significa baratro.
quel druso, che non crepò, ché n'avrei buscato altra mancia. marino,
a cerchio né ad arte, / ché non fu mai saver tener lor parte.
cerebrali cellette escono le recenti idee, ché non vi stan chiuse ancor bene,
bene, e le idee vecchie, ché sono stufe di rimanervi, e giù a
di pane e una cipolla mi basta: ché io non sono avvezzo con molte cerimonie