forza m'avene / ch'io m'appiatti od asconda. dante, inf.,
a forza m'avene / ch'io m'appiatti od asconda, / ca sì distretto
ha l'occhio, / che tu appiatti spesso qualche nocchio. pascoli, 214:
,... vuole che s'appiatti quii che è noto, e però li
g. chiarini, 21: altri s'appiatti trepido / ne le chiese crollanti,
v'ha l'occhio / che tu appiatti spesso qualche nocchio. 3. per
alfieri, iii-2-68: ma che? ti appiatti, e non rispondi? uscirne /
si è che, per quanto m'appiatti / tra le coltri pelate e le lenzuola
di necessità che dia in fuori o s'appiatti almeno in tutto ciò che dicono in
gnoli, 1-22: o tu che t'appiatti restìa / al vaniloquio del mondo,
boscaglie, il quale ancorché tremante s'appiatti sotto una macchia, pure seguendone le