(453): la pregò di non ridir la cosa ad anima vivente, e
lingua, s'empia non è, ridir non pòte. idem, 937: fate
purg., 5-20: che potea io ridir, se non 'io vegno '?
: chi puoi contar, chi puoi ridir gli strazi, / chi l'angherie,
cor che un vero apprende / terribile a ridir. svevo, 1-187: clara,
, 1-10: io non so ben ridir com'io v'entrai, / tant'era
bestemmie. tommaseo, i-108: chi ridir quanti de'comuni affanni / nelle bestemmie
legge. moniglia, 1-3-296: nel ridir quel ch'io patisco, / arrossisco;
. monti, x-3-220: chi può ridir le vittime alla fame / dell'idolo crudel
: tant'arti e magisteri, / che ridir non gli pon penne né carte,
4-78: più altro, ch'io ridir né so, né posso, / parlava
198- 12: i'noi posso ridir, ché noi comprendo. boccaccio,
parlo teco in confidenza; / non ridir ch'io ciò dica. galileo, 927
. segneri, iv-511: chi può ridir le promesse, i patti, i
c. dati, vi-78: lungo saria ridir quante contrade / mesta e curiosa ella
. segneri, iv-511: chi può ridir le promesse, i patti, i trattati
poi ilario più volte, ogni fiata ridir se ne facevano parte, né niuna
va tu, fa diligenza / di sapermi ridir ciò che si face. guicciardini,
magalotti, 4-72: i'non so ben ridir qual io restai, / sì ebro
obedirti eccomi pronto / l'empie a ridir calamità troiane. 6. ingiusto
siede, / esprimer possa dio, ridir fa d'uopo. guerrazzi, iii-353:
453): la pregò di non ridir la cosa ad anima vivente, e d'
. franco, 316: e, se ridir potessi le parole, / che volgendomi
ipporchematica. casti, i-2-231: chi può ridir quanto quel moto armonico [ballo]
. neri, 1-17: or chi ridir potrebbe lo spavento / del popolaccio afflitto
t'amo » / a laura ripetea, ridir s'udia / ne * suoi dolci
, 1-10: io non so ben ridir com'i'v'intrai, / tant'era
altro cielo: / e non saprei ridir quand'io mi riedo. / a dio
all'incredibile. assarino, 5-71: ridir ora l'allegrezza di peusippo sarebbe un
loro. molza, 1-387: né ridir so quel che sentir mi face /
che c'inebbra e piace, / che ridir noi potria umano ingegno. aretino,
, che ho detto. / per non ridir da pié le litanie, / il
potria la loia / dei santoni ridir che ad ogni passo / si riscontrano a
una letal vacuità di canti / paghi a ridir le molli pri mavere,
assalto, / ch'i'non ere'che ridir sappia né possa. leggenda aurea volgar
! / io non ho cuore / di ridir vostre pene, alme meschine. cesari
g g 176: chi può ridir la festa e l'allegrezza / nel veder
in festa e in riso / col ridir sì nobilmente / ciò che vide ne l'
/ lingua, s'empia non è, ridir non póte. marino, 4-60:
se come ella parla e come luce / ridir potessi, accenderei d'amore, /
onde il bel nome acquista / che ridir senza onor mai non potrei: j e
leandreide, lxxviii-n-399: 1'non potrei ridir la parlatura / di lui, tanto era
, e che non puossi / da noi ridir nella paterna lingua / con un solo
casti, ii-8-22: chi può ridir con qual furor percuote / cotal sbirraglia i
ceneri che ho detto. / per non ridir da piè le litanie, / il
., 1-11: io non so ben ridir com'i'v'intrai, / tant'
. segneri, iv-511: chi può ridir le promesse, i patti, i trattati
strade. sergardi, 1-295: qui a ridir ancor non fia ch'io tardi /
voi que- st'occhi apersi, / ridir non so. 8. sm
suoi sudditi sì perfettamente si corrispose, ridir volessi, sarebbe ogni mio ragionamento mal
infi, 1-11: io non so ben ridir com'io v'entrai [nella selva]
spi ritose dell'amore, ridir ci potreste l'immensità del gaudio verginale
sen vola ratto / non saprei ben ridir per quante bande. arici, iv-73:
'l mio cor creda / chea io sappia ridir quel che m'im- pose / una
peccatori. goldoni, 2qii-i23: chi ridir potrà la doglia ria / di madre e
al legnaiuolo e a'prestatori più volte ridir la fece. s. bernardino da
, arriva; / e qui spinta a ridir quel c'avea detto / e perché
/... / che potea io ridir, se non « io vegno »?
ceneri che ho detto. / per non ridir da piè le litanie, / il
e che non puossi / da noi ridir nella patema lingua / con un solo
separò da fermo raccomandandogli caldamente di non ridir nulla di ciò che le aveva detto.
orgoglio / quanti vid'io, che qui ridir non voglio. foscolo, iv-298:
inf, 1-10: io non so ben ridir com'i'v'intrai, / tant'
suo voto riguardando, / e spera già ridir com'ello stea. g. argoli
fuoco e da taglio. e chi poi ridir potrebbe le tante e sì ricche mercatanzie
sdegnosa ella mi dica: / « a ridir le lor gioie io non son buona
il palpitar mio lungo / poss'io ridir? berchet, 168: le allegrezze
furon tante / che nessun le può ridir. d'annunzio, i-267: chi
se come ella parla e come luce / ridir potessi, accenderei d'amore, /
e orrore / chi mira (nel ridir godo e pavento) / tremolar sparso
mi ripigli, / se non so ben ridir le cose belle / che dentro a
, 254: il popol tutto è a ridir robusto / e cia- schedun per vero
a. casotti, 1-1-66: chi può ridir la rabbia e la saetta / che
inf, 1-10: io non so ben ridir com'i'v'intrai [nella selva
suoi soldati sì perfettamente si corrispose, ridir volessi, sarebbe ogni mio ragionamento mal
dirò quel che tu in parte scarso ridir potresti, / non ai cornerei avezzo di
sdegnosa ella mi dica: / « a ridir le lor gioie io non son buona
snellezza del calzabigi, 130: come potrò ridir, se non m'apparto / dal
. neri, i-17: or chi ridir potrebbe lo spavento / del popolaccio afflitto
: io, sì, ch'andrò per ridir queste cose allo sfolgoratore / giove,
al suono intente, / eco a ridir l'amato nome apprese. marino,
io più che parlar ascolto, / per ridir poi qualche parola sciocca, / pur
che in ogni tempo fue, / e ridir l'uomo e le dottrine sue /
voi quest? occhi apersi, / ridir non so; ma i vostri non soffersi
inf, 1-11: io non so ben ridir com'i'v'intrai, / tan-
baldi, ii-122: chi potrebbe / ridir ancor com'ella il vivo avorio /
onde sen vola ratto / non saprei ben ridir per quante bande. -cimentarsi
bei fiori spicci! / io non saprò ridir quanto mi piaccia, / quel cheto
e che non puossi / da noi ridir nella paterna lingua / con un solo
. pascoli, i-proem.: né io ridir voglio cose già dette, né rac-mia,
suo voto riguardando, / e spera già ridir com'ello stea, / su ir
: chi senza pianto / può la strage ridir e la ruina, / onde ti
mi trasporta, / folle, a ridir quel che tacer procuro? 11.
più che parlar ascolto, / per ridir poi qualche parola sciocca, / pur di
drago uno spavento / da non poter ridir, guatante indietro / con torve luci
buona, / se non tomo a ridir quel che ho già detto. cesari,
infi, 1-12: io non so ben ridir com'i'v'intrai, / tant'
tal diletto, / che non so ridir quant'è. bacchetti, 1-iii-183: accoccolato
. rezzonico, 4-i-199: ma ridir non si può quanto sia dolce il riso