, / vedrai ch'io non ci levo e non ci abborro. =
= da altaleno, con incrocio di levo (da levare). altaménte
saluti in mezzo della via, / mi levo come polvere dal foco / o di
/ se per questo più sazio non mi levo / di quel ch'è stato assiso
sorbetto: lo prendo; e poi levo dal borsellino trentadue soldi e mezzo: otto
sfavillante. valeri, 1-16: levo lo sguardo dalla bianca pagina / su
settembrini, 1-197: all'alba mi levo, odo un rumore sordo, che
rucellai, 2-7-6-46: scusatemi s'io vi levo le parole di bocca, ma e'
. montale, 49: s'io levo / appena il braccio, mi si fa
ora chino il capo, ora il levo; ora rovino dalla parte sinistra, ora
destra; ora caggio e ora mi levo. andrea da barberino, 1-38:
/ piovuto ai ranocchi, / mi levo il cappello / e piego i ginocchi.
venuto. brancoli, 4-282: io mi levo il cappello fino ai piedi davanti al
, / coi denti del capo te levo la chiercà. monti, 14-312: arse
, / coi denti del capo te levo la chierca. s. degli arienti,
sono utile e salutifera, ch'io ti levo molte cogitazioni fastidiose e malenconiche. machiavelli
cagion potresti dimandarmi / per che mi levo in collo sì gran peso, / per
che siete un calafato saccente, che mi levo il pane di bocca per pagarvi.
. iacopone, 28-11: assai me levo a matutino ad officio divino; /
crazia. pananti, i-87: non levo al conto poi neanco una crazia.
fa. montale, 49: s'io levo / appena il braccio, mi si
: agli dèi le palme / supplice levo, non punirmi vogliano / di un'ultima
atto di salute / vèr bella donna levo li occhi alquanto, / sì tutta si
/ un sacrilegge, un empio io levo al vostro / demerito col cielo, e
atto di salute / vèr bella donna levo li occhi alquanto, / sì tutta si
castel della pieve, ix-230: non mi levo dagli occhi la trave / e pur
mosca sulla punta di un naso; levo il cappello e saluto il mio facsimile:
annunzio, v-1-2x1: il fazzoletto, che levo dalla tasca, ha l'odore dei
nella stagion cara e gentile / talor mi levo all'apparir del giorno, / miro
fuggir non scampo / né 'n parte levo la mia stanca vita / dal giogo,
è il silenzio nella casa / che mi levo sui gomiti in ascolto. pavese,
/ se per questo più sazio non mi levo / di quel ch'è stato assiso
innanzi maestro; allora io me gli levo in faccia. collodi, 649: mi
è veridica più che non creda: le levo l'incomodo. settembrini, i-303:
gioberti, 1-i-75: in ima pagina io levo il gesuitismo al cielo; nell'altra
sani. saba, 323: quando mi levo / col corpo infranto, / ma
, colla bocca del signor effe allora mi levo, si, il cappello.
un saggio di queste classificazioni, che levo dai mali delle braccia...
'. pascarella, 2-341: mi levo come al solito prima del sole e vengo
: leggo del latino a letto. mi levo ed esco di casa. landolfi,
b. corsini, 3-20: mi levo su le staffe, e 'l braccio armato
, 123: dopo notti affannose mi levo / che l'angoscia dei sogni ancor mi
awien che i vóti e la favella / levo adorando al tuo fier simulacro, /
sp., 24 (424): levo ad ognuno di voi gl'ordini scellerati
rimetto in cammino, e così vi levo il disturbo. -intr. con
: datemi la direzione che io la levo al lezzo della sua carne malnata.
. viani, 14-101: -tanto vi levo da soffrire, - disse un vetturale ai
avanzo, al più al più io la levo del pari. -levarne le gambe
duecen- t'onze, con cento mi levo i debiti e ne avanza per la
= voce dotta, comp. da levo [giro] e dal sufi. chim
= voce dotta, comp. da levo [giro] e dal sufi. chim
gran cugin, tu fusti pronto e levo! / andando, stando in camera,
= deriv. dal venez. levo, deverb. da levare-, cfr.
s. v.]: « 'levo de sospension '. termine del foro exveneto
di passioni basse e di pettegolezzi, levo la voce. a. monti, 82
n'avedevo, ch'io gli vol- levo le spalle, e il compagno gli veniva
proprio peso della natura corrotta, non mi levo su alla perfezione. davila, 234
un cristo, / che non mi levo più dal mio covaccio. -pelare
saggio di queste classificazioni, che levo dai mali delle braccia... braccia
. iacopone, 1-75-21: assai me levo ad matotino / all'officio devino; /
troppo, la mattina quando i'mi levo. castelvetro, 189: ora aveva appena
verde. pea, 8-37: levo il contatto dalla stazione radio che
giorno. per esempio: 'mi levo alle cinque '. -ora astronomica
a tratti. gnoli, 1-25: levo gli occhi: la campagna oscilla.
abbiatevi un saggio di queste classificazioni che levo dai mali delle braccia... -braccio
, 16-10 (66): se io levo li occhi per guardare, / nel
di passioni basse e di pettegolezzi, levo la voce. landolfi, 2-17:
sozzi /... / s'io levo gli occhi veggio colli e gozzi.
m'esca dalle mani, non gli levo le penne maestre. c. i.
(esca dalle mani, non gli levo le penne maestre. carducci, iii-27-125:
queste rimembranze mi danzano in mente, e levo gli occhi alla 'dame du comptoir',
aretino, 20-289: allargando le braccia levo le palme in alto e grido pian
: per me la pipa non me la levo, piuttosto il pane; di mattina
, 16-10 (66): se io levo li occhi per guardare, / nel
saluti in mezzo della via, / mi levo come polvere dal foco / o di
l'altrui bella lode, / che levo in alto co'sonori versi; i.
un saggio di queste classificazioni, che levo dai mali delle braccia:...
prillo sopra le punte dei piedi, che levo il grido degli astanti alle stelle.
suoi genitori erano vecchi e soli. levo, neanche a un'ora di corriera,
principe. c. gozzi, i-9: levo anch'io dal suo sepolcro dove giaceva
son raffrescato e meno stanco, / levo di tasca un paro di scarpini, /
/ piovuto ai ranocchi, / mi levo il cappello / e piego i ginocchi.
dea che dalle insidie di fiorio ti levo, come le fu agevole a rendere
quel suo speciale segno della croce, gli levo l'empiastro, e subito ricettò perfetta
: mi sveglio di soprassalto, mi levo dal letto in stato di trance, siedo
sioni, e tucte scomuniche et interdecti levo. rappresentazione di santa uliva, xxxiv-841
soia. burchiello [tommaseo] mi levo pien d'affanni e di difetti, con
ripunzecchialo, punto lui tristo ora mi levo or ora, lasciami stare un poco,
gentile atto di salute / ver'bella donna levo gli occhi alquanto, / sì tutta
avendo una mediocre seconda donna, gli levo il pertichino ed accorcio il primo ritornello.
su questa scheggia, alla quale io ti levo, aggrappati poi sopra quell'altra »
: ora chino il capo, ora il levo; ora rovino dalla parte sinistra,
destra; ora caggio e ora mi levo. crescenzi volgar., 10-34: 1
lascia duecent'onze, con cento mi levo i debiti e ne avanza per la saccoccia
può più! sono quarant'anni che levo pelo e cavo sangue, e sono ancora
montale, 7-318: mentre sto scrivendo, levo gli occhi e guardo la mareggiata umana
dea che dalle insidie di fiorio ti levo, come le fu agevole a rendere
a noi toscani posso levare, le levo. lanzi, v-124: non vi è
[s. v.]: se levo quel libro, scavitelo ogni cosa.
in /, 25-126: l'un si levo e l'altro cadde giuso, /
, sciugatimi ben ben gli occhi, mi levo susoe rispondo 'grafia piena'. -far ritornare
vederle sciupare. bettini, 1-91: levo dal bicchiere / una rosa sbocciata,
, menata per le caverne di sotto, levo quivi il capo; e veggio le
convien ch'i'scorchi: / mi levo pien d'affanni e di difetti, /
cerbotane / che, s'un giorno mi levo dal letame, / voglio cacciar chi
sento [quando digiuno], finch'eo levo la marina, / lo stomaco rader
è il silenzio nella casa / che mi levo sui gomiti in ascolto. / improvviso
fondo di una fornace in seguito alla levo, 875: gridavano di voler uccidere i
ecco a me giunto; / io mi levo in questo punto, / e la
di passioni basse e di pettegolezzi, levo la voce. jovine, 5-84: la
che abbisognano ed in tal modo gli levo quella noiosa fattica di andar cercando, né
jacopone, 28-11: assai me levo a maturino ad officio divino; /
riperto dello stesso suo paese, addormentato si levo una volta di notte, e prendendo
delle poesie che devono sostituire quelle che levo dal volume. -per estens
/ piovuto ai ranocchi, / mi levo il cappello / e piego i ginocchi;
: la donna per paura non si levo a vegliare più d'un anno..
, 16-10 (66): se io levo li occhi per guardare, / nel cor
per me la pipa non me la levo, piuttosto il pane. bigiaretti, 8-165
/ al par di te purissima mi levo ». 13. interessante,
- anche sostanìiacopone, 28-11: assai me levo a matutino -ad officio divino; /
, « vieni con me che ti levo il calore. » -che denota
liberane, / che nel parlar mi levo la visera. adr. politi, 1-726
, i-102: nel gran disio mi levo a volo, / e tregua ho quando
bravamente, dietro / all'infermo tallon levo le zacchere. borgese, 1-197: il