non escon no gl'infanti, / ché la madre lo inibia. / e si
implicare troppo nelle cose del mondo, ché quelle non danno se non inquietudine.
bel figliuol la giovan forma, / ché molti inrabbian nell'amor maschile. =
il mondo, cioè contiene in sé, ché insaccare è contenere. guiniforto, 153
! vien meco a merenda, / ché vo'che no'facciamo una insalata.
, questi appo gli uomini è insanabile, ché... chi nel poco è
, / fa questa a me, ché morte n'arà sdegno, / che farò
di tal cose grande inscizia, / ché saper non si possono, tu intendi /
: mi rimetterò alle mie lezioni, ché, quest'anno, ho veramente scolari
le vie d'amor son tante, / ché là onde vada o vegna, /
è di ciò la 'nsegna, / ché fu semplice, ond'ogn'altra somiglia.
: quest'è l'ultima insegna: / ché chi col core a lei s'è
. g. cavalcanti, i-311: ché 'ntes'ò che compon d'insegnamento / volume
alamanni, 7-i-95: occhi, piangete, ché languendo giace. tasso, 19-26:
.. / e poi languì, ché forse / era già sera. montale,
/ e sola il può curar, ché solo a lei / il mio viver è
agli altri ciechi di 4 lanternone '(ché così chiamano essi colui che gli guida
mastro teodoro dia dentro in quel lapis, ché così mi rincorerei di far tanti gentiluomini
che il culo mi fa lappe lappe, ché io ho paura tuttavia che non pigli
si getta il lardo a'cani; ché ci è de'poveri. g. m
bisogni ornai non penso / materia far; ché a quelli... / provveggono
n'hai forza, tostamente fallo, / ché 'n altra guisa viver non ti largo
altresì, somministrando danari a'pisani, ché largheggiassero con i soldati di dentro e
uomini lasciam far la larghezza, / ché natura la ci ha, pezz'è,
ti dono alquanta d'intendanza, / ché far potresti ben tal portamento / che 'l
secondo la larga significazione del vocabulo; ché peregrini si possono intendere in due modi
così aperto con ognuno come e'fa, ché vi potrebbe nocere assai. bisticci,
mano potrete vedere, questo è impossibile, ché vanno larghi dalle canarie 400 o 500
non dite le cose tanto larghe, ché non potete giovare. -essere a
signora, ogni poco di cosa basta, ché voi non credeste che noi siamo di
doveremmo noi stare per non offenderlo, ché non ha se non a lasciare questa
potremmo insieme el matrimonio / senza peccato, ché l'ordinò cristo, / e lassarò
papi e di molte altre cose; ché non se ne curò di scrivere altro che
me ne viene dolore e danno, ché in tal giuoco mi ha messo onde io
forbante, lascia / ogni sospetto, ché gli amari detti / onde tu m'oltraggiasti
man lassato ho il core, / ché il dì ch'i''l vidi acceso del
[catilina] già lungamente dimorare; ché io noi lascerò e nollo sofierrò. dante
/ a lui la- sc'io, ché non li saran forti / né di iattanza
n'avea figli, era dolente, / ché 1'mio a mia gente volia lassare
che me lassi qui in- drieto / ché in compagnia ben ti mando el core.
passeggiar vanno 'n un fascio, / ché l'uno e l'altro, e l'
., 34-83: « attienti ben, ché per cotali scale », / disse
, / pregovi siate accorti, / ché già vi sfida amore, ond'io sospiro
il morire un dolce spasso, / ché mentre visse al mondo, ch'ognun
tuo valore. petrarca, 128-78: ché 'l furor de lassù, gente ritrosa,
mettergli... e serra bene, ché questa è l'importanza, e che
poco volerne per lo tempo vedere, ché altra volta più latamente sarà del dire
giova a lor pietade dimandare; / ché in lor è morta e non si poi
incessante, ad infinita pena, / ché infinita ben fu tua colpa enorme.
me la intenzione di santo giovanni, ché bene m'accorsi quello ch'elli mi voleva
e noi vorremmo bene esserne possessori, ché non ci faremmo coscienza di nominargli così
... le lettere latine; ché innanzi a lei non si usavano in queste
se non greco e vernaccia, / ché mi fa maggior noia il vin latino,
insegna dal monte di fuoco, / ché non sarebbe stato sì latino, / ma
argomento porti fra lo petto: / ché vói prender d'amor la via latina /
dovesse d'esperia esser conteso; / ché 'l saper ne la lingua de li
/ esca di questo ballo, / ché faria fallo a stare in sì bel lato
impero / in diffinire errato, / ché prima puose 'l falso e, d'altro
invoco col suo crodel latrare, / ché l'infimo mio ingegno a sé voglia
per lei, nel caldo borro? / ché tosto griderei: « io vi soccorro
al volto attila il fello, / ché con occhi di drago ei par che guati
, crudele. dante, xlvi-58: ché tanto dà nel sol quanto nel rezzo
xxxv-68: già non fu tuo peccato / ché non fai che bono o migliore;
bar etti, 6-376: principe mio, ché non li fai tu anzi scopare e
collo [il cigno] s'attorce, ché di lei contempla / neri sulle sue
: « non iscrivete, no, ché questi non sono ermellini, anzi sono lattizzi
di ribarbero: danne a'fanciulli, ché ucide i vermini. brasca, 129:
lattovaro / di te, iesù, ché vénsar ogn'asprezza. l. pisani,
de li altri fia laudabile tacerci, / ché 'l tempo saria corto a tanto suono
/ poi non so compiere -aonore, / ché vertù di tanto savere / sommo chere
xxx-128: disiato da persone sagge, / ché de l'altre selvagge / cotanto laude
laude [dei santi] è perfetta, ché non hanno niuna passione né d'animo
può ciascun ch'è di piacere, / ché in tutto vói quella laude compière /
lode. guittone, xxxviii-8: ché dignissimo saggio e magno manto,
, quel buxo stagna, / ché fat'ài tal lavagna, - podrixi navegare
tutto quello che dice la gente, ché ad una lavata di capo di questa
è allora un altro nascere: / ché la mente lavata dall'oblìo / e
faccio giusto a tempo a uscire, ché una lavina di sassi e di schegge
non lasciò di dargli una mano; ché, come soleva dire, era di quelli
terra dicono che la sta male; ché non ci si lavora. 2
montanina in questo, pur peggiorando, ché la medicina lavorava, cascò tramortita. g
nel sacco non si può tenere, / ché quanto è più racchiuso, più lagora
, un poco saldo, / ché voi non siete ove credete ancora. proverbi
con gran copia di fuoco greco, ché così si chiamava all'ora quello che
el paragone. / vederimo el lavorato, ché en cella hai contemplato: / s'
/ di vetro è fermamenti; / ché sanno sagiamenti / li mastri contrafare lo
per nulla sgomenta dell'accoglienza ostile, ché se le donne consideravano lei e le
. gigli, 118: ché, se detti novizi daranno segno di riprovazione
nimico: i ed è ragion, ché tra li lazzi sorbi / si disconvien fruttare
, fatene tutte quelle sperienze che sapete, ché sempre mi trovarete più pronto assai e
deggia ver del tuo dimando fare; / ché de leai consiglio nom partraggio. bonagiunta
gere / me servendo tenere; / ché ssì mi trovereste in cor siguro /
xxxvii-80: nessun si fidi troppo, / ché tal con modo fitto / se fa
lialménti. pannuccio del bagno, 11-40: ché ssi lealemente / fermo mi troverebbe in
'nvolle -a ciò malvagia usanza, / ché più fallanza, -è che leanza -
, 21-42: credome en sua lianza, ché lo mentir non gli è sano.
non ve fedate / en lor lianza, ché son sì cortese / ch'io temo
m'han concia le persone, / ché rogna e lebbra e schianze ho sulla pelle
vi-673: non mi strapazzate cotanto, ché non son un leccione come voi stimate,
tei presento non perché sie debito, / ché questo a noi non è comandato,
io l'abbraccio di cuor teneramente, / ché onesto criticar non mi ha mai leso
fanno da te, amore, / ché non suoni a raccolta, o car'signore
[il prete] ti leghi, ché il legare t'hai fatto pur tu.
li editti ettemi per noi guasti, / ché questi vive e minòs me non lega
spazzo hanno patito un incontro cattivo, ché, essendo legate con spago,..
col reverendo non si può litigare, ché lui sa la legge! -disus.
malvagi cittadini: le leggi no, ché sono ordinate per la morte de'rei
far de me la vendetta, / ché mal ho usate a tutture contra la legge
tristizia o sete o fame: / ché per ettema legge è stabilito / quantunque vedi
mia legge né io de la vostra, ché voi siete cristiano e io sono pagana
noi instaurata dopo la guerra delle armi; ché uccidere e distruggere sarà ben facile compito
lì, né pon ué leva: / ché dove dio sanza mezzo governa, /
far divieto e metter leggi, / ché né in fatto né in detto alcun
si fredda quando ella n'è dilungata, ché la sua leggierezza la fa bene movente
di quel che il volgo si dica, ché mostrerebbe leggierezza e farebbesi molto simile a
l'avere riguardo della tua persona, ché vedi come n'andiamo leggermente! guicciardini
zelle amorose, con vui, / ché non è cosa da parlarne altrui
bicchier ch'a lor venia, / ché si partiva scarico e leggiere. f.
leggiere e sboccato ch'egli era, ché chi vincesse quella provvisione, non potrebbe
, ben li occhi al vero, / ché 'l velo è ora ben tanto sottile
/ tommaso, un vivo specchio; / ché tutte hanno ricetto / nel di lui
; prepotente. guittone, 81-n: ché tu se'laida 'n sembianti e villana,
i toscani da sì gran nemico assaliti (ché il solo nome di dante resuscitato gli
, e legittimi e non bastardi, ché mi somigliate nel fare bene a'cattivi.
in coro l'inno dell'imeneo, ché il dio del piacere legittimo si renda più
di mal parlar non tace, / ché, se lor fatto ci regna, /
, legnate. nardi, 6-21: ché questo andare il dì drieto alle dame,
... mi discordo dal poeta, ché la statua di marmo, di legno
ch'è legno d'altri affare, / ché d'arder no rifina. pananti,
palmare i legni lor non sani, / ché navicar non ponno, in quella vece
. sbarbaro, 1-133: taciamo oramai, ché i musici s'apprestano a trar suoni
, e par piena d'angosce, / ché l'un diavol ben l'altro conosce
parlamento / non ha qui luogo, ché ora non morrai. / ecco lei qui
del suo primo poch'aggia curato; / ché tutto sì la le'divina dica,
il predicator v'era gran piena, / ché si teneva inarri- vabil uomo / per
dietro, e non ho lena, / ché la bassezza mia tant'opra offende.
che sieno / nel vacuo assettate, / ché le piccole danno il colpo leno,
nappi, xxxviii-213: goder dobbiam, ché morte un altro stato, / che
se nel mio caso è proceduto lentamente; ché ciò ha fatto con arte. muratori
nova fantasia lentòmi il core; / ché nel punto ch'eo era più dolente,
mai si paga né contenta, / ché suo voler non lenta, / ma crescie
d'animali / non ve ne parlo, ché ce n'è migliaia, / chi
quella balena andava lenta lenta, / ché molto è grande e de natura grave
io dirò, non sarà maraviglia, / ché io che 'l vidi, a pena
qual fortuna mi s'appressa: / ché saetta previsa vien più lenta. tasso
... /... / ché non più il dardo suo dritto fischiava
l'arte sua collo strumento del fabro, ché non la potrebbe fare col martello;
lesinai non alzan loro insegna, / ché apollo o glie la rompe o glie
dico, dovrà partire con primo tempo, ché tutto sta molto lesto. panigarola,
da un grave e mortifero letargo, / ché volan l'ore, e'giorni,
incuria e noia / fora la vita: ché quai ruote al perno / del bisogno
ha fiorite e rosse / foglie imeneo, ché tutte via gittolle, / e papavero
: 'gaudeamus omnes in domino ', ché il figliuolo di dio è fatto nostro
suo terra gran litizia ferne, / ché liber fuor da lui e da suo gente
: già non me ne cale, / ché le ciuffole / buffole / e truffole
ogni ben si spoglia e priva, / ché così el ciel e mia nimica vole
dante, conv., ii-1-7: ché avvegna essere vero secondo la lettera sia
, ma diasi a studio di lettera, ché nullo dee andare contra a natura.
niente non gli pagherete al buio. ché io ho la lettera, -oh se voi
ogni uomo l'ufficio del predicare, ché innanzi innanzi a tutte le femine è
, non fare'queste lette- racce; ché direi a bocca e'fatti mia, e
continuo ne parlavano e la cantavano, ché avesse almeno una presenza letteraria. moretti
pur via innanzi ogni presenza, / ché litterato esemplo spesso giova. tasso,
laverebbe esposte se non a'litterati, ché li altri non laverebbero inteso. boccaccio
a braccia, od a gettar pietra, ché la letteratura dee migliorare ogni uomo.
faccia tien pure a riguardo, / ché raro ne fu nullo liberale / e
sarebbe mai tristo, sempre allegro, ché sarebbe pure a pensare che t'ha libero
, e non imposto da dovere morale; ché allora l'uomo non se ne libera
mio fallir mie'gravi danni, / ché chi sta sempre in un volere è
capaci del dominio e dell'amministrazione, si ché siano capaci di fare de'contratti e
libero). guittone, i-10-192: ché meretrice non dio, non omo àe
nella stampa libera. dico libera, ché altrimenti non può essere immagine della parola
-oh sarà stato il vostro polito, ché questi garzonacci, quando egli hanno la
, 4-255: ma non ardisco invitarlo, ché mi pare tanto dato allo spirito,
il gran pegno si tolga, / ché può farmi tremare, e poi si lasci
seguitando, la cosa era libera, ché 'l mare c'inghiottiva senza nessun genere
quale necessità del vero non contrasta, ché anzi ne è l'eterno correlativo, e
dimora, e bene è signore; ché, a lei disposata, l'anima è
sua altezza si è la libertade; ché, imperciocché egli è il più alto cielo
rade volte si pon freno, / ché per libito suo la ragion sprezza.
nel tuo donarmi el libro, / ché, se l'effecto ben pondero e
scorze di legno / i libri lor, ché di fogli o di carte /
furono, e quanti i'n'ebbi: ché te ne farei creditore al libro.
, 956: tolga la legge civile, ché basta solo la canonica; e di
: li tuoi peccati seranno gravissimi, ché per mantenerti darai licenzia a'tristi della
duro a licenziarti, o gallicano; / ché, senza capitan, lo imperadore /
popolo a la loro antica libertà: ché così chiamava questa inquieta plebe, assuefatta
parlar con chi ti piace, / ché tutti siam macchiati d'una pece.
passi fidi / vi mettete in pelago, ché forse, / perdendo me, rimardel
aspettar che 'l dolce tempo torni, / ché, come fugge un tratto, mai
dono. graf, 5-1106: ché non ti volgi / a quel poter che
via da vestito di cappa, / ché noi a pena, ei lieve e io
verde, al tempo leve; / ché l'onor non offende amor segreto. c
l'ultima particula ne tolse, / ché non l'avea fors'elli! idem,
cui povertà bene acalappia: / ché qual farà di cotal colpo lievo, /
quanto voglia bella e delicata. / ché troppo amare fa gli òmini stolti.
lassù non dottav'ella tradigione, / ché quella vecchia, a cu''l diede a
] ci dà, non limo, / ché per sé paté a tutti manifesto.
, compromesso. marchetti, 4-272: ché se tu dalla mente ornai non cacci
di caminare dentro a quei limiti, ché per uscirne non teneva spirito e forza sufficiente
deretan che dee far questa via, / ché tutti ne convien tornare al limo.
ti vale dare a duecento la limosina, ché di subito ve ne sono raunati altrettanti
poliziano, 2-52: raccomando ve lo; ché oltre all'interesso del baccio, farete
tante limosine fue,... ché elli avea scritto le nomora di tutti'
terminati lineamenti le membrificazioni d'esse istorie, ché t'interverrà come a molti e vari
il tuo amato e caro figlio, / ché qui non si conosce il suo valore
vi paia ch'i'n'abbia bisogno; ché non vi muor la lingua in bocca
de la grande maraviglia, / ché ciascun li s'asimiglia / suo linguaggio proprioso
quella degli alimenti è cosa liquida, ché è uno legato fatto dal padrone della roba
creditore o debitore, si ché non entrano le difficoltà sopra l'essere
, or pianga i sassi, / ché gli occhi aver non ponno / già più
troppo a suo servo compiaccia, / ché coda leva per fissar la gatta.
a conteggiare... no veramente, ché questa non è lista di dare né
miei ed intra'i pastori tuoi, ché fratelli noi siamo. rappresentazione di stella
vo'questa fune anco levare: / ché il diavol qui può sonare il liuto,
gimo a la bon'ura, / ché chissà cosa n'è data in ventura.
sì 'llu spia. dante, vii-36: ché tutti incarchi sostenere a dosso / de
giù ne ladre / sedi accoglilo tu, ché al dolce sole / ei volge il
stea più 'n nostra lingua, / ché 'n cor gientil cortese fa locore / sempre
beatrice, loda di dio vera, / ché non soccorri quei che t'amò tanto
vestite voi di simil tonica, / ché tra civette un pappagai mal abita / ovver
siccare e che ama la tua pianta, ché da livia, che ama fabbrizio,
che alcuno v'entrasse; conciossia cosa ché le difese non fussero cresciute, né
de tartigliarla e manco logro di poivare, ché così ancora si viene a indebilire l'
vi-79: vi sono schiavo, maestro, ché non si stimano più tante lombardarie cortigiane
uomo? », parlando lombardo, ché assai convenevolmente pratico n'era. castiglione
di affrontare, non dico la fatica, ché voi ci siete fatto, ma le
che gran palagio cristo chedere dovea, ché ree di gloria con gloria si ricievesse
già per lontananza non è vano, / ché senz'aita adopera lontano. dante,
di lassù paiono cavati colla vanga: ché, se gli scolpiva di terra,
istandovi lontano, / grazza dir vói, ché 'n gioia m'è ritornata / da
tal rischio, ecco un guerriero / (ché tal parea) d'alta sembianza e
e presi un po'troppo alla lontana, ché rompono a quando a quando la tela
; svanire. dante, xlix-84: ché da sera e da mane / hai raunato
'l sol ci sta lontano, / ché la sua cara amica ved'altrove.
, non gettar carne e piattello, / ché ti lorda e si rompe! martello
, perché lo lebbroso l'attinga? ché ben vedi ch'egli l'attigne e versala
racqueta poi che 'l pasto morde, / ché solo a divorarlo intende e pugna,
come loro. pulci, 25-209: ché sai ch'egli è de'miseri conforto /
se'ben losco almeno, / ché losco e torto mira / chi la beltà
una fra le più fortunate oggidì, ché o per riffa o per rafia la entra
questo colore tanto accomodato al vedere; ché altrimenti, per la lubricità e dilicatezza sua
afferrò una golpe e la tenne, ché la voleva carpire. boterò, 2-53:
e in acqua d'angeli: / ché gli sta peggio che non stan le lucciole
arlotto, 181: lucciolando cogli occhi, ché le lagrime ne venivano giù, viene
non si porse; / e mente, ché la luce si nascose / da sé
solo data la dotrina, / ché per luce divina / lo re fiorin ci
non curi di far fallanza, / ché spent'ài la chiara luce / che splendea
dà 'l ciel per questa luce / ché da lunge mi struggo e da presso
con esse e odi e credi; / ché la verace luce che le appaga
né potrà tanta luce affaticarne: / ché li organi del corpo saran forti /
al sonno / chiuda le luci, ché lo scuote e turba / del re la
in disparte 1 passi torse, / ché quella faccia alzar, già sì orgogliosa,
diligion, piombo avanzava. conoscitor, ché così lunge / di poca fiamma gran luce
apare 'nfra l'altre più adorna, / ché tutta la rivera fa lucere / e
non curi di far fallanza, / ché spent'ài la chiara luce / che splendea
dell'opere è lucerna dell'uomo. ché se la intenzione dell'opera è buona
1 fogli ed attendete a bere; / ché non l'avrebbe fatto un lucerniere /
, gierusalemme, e fatti lucida, ché egli è venuto il tuo lume et è
finestre lucifere delle qui inutili segrete, ché, anzi, il sole burlava la tua
lo spirto l'usitato loco, / ché al corso estremo è 'l doloroso ludo
, fingendo non poter più vivere, poi ché la sua carissima mogliera avea perduta,
lor arte / sott'altro segno, ché mal segue quello / sempre chi la
: « volgiti e ascolta; / ché non pur ne'miei occhi è paradiso »
porti grave / per lo sospiro, ché di me fa lome / lo core ardendo
occhi). guinizelli, xxxv-11-474: ché 'l vostro viso dà sì gran lumera
, eccellente. sacchetti, 44: ché più di lor che d'altri forte ploro
villanie che s'udisser mai; per ché tra il cervello, che gareggia seco
, 319: io ringrazio dio, poi ché nella poltroneria che uso con vostra eccellenzia
maritò nessuna femina ad alcuno dipintore, ché siete tutti fantastichi e lunatichi, e
si fermò com'uom ch'ascolta; / ché l'occhio noi potea menare a lunga
, catilina, già lungamente dimorare; ché io noi lascerò e nollo sofferrò.
, / ma cantala per breve, ché ci hai fracido / con tante lungherie
: io non voglio molto narrare, ché potrei in lunghezza tediosa troppo venire.
viole / tra l'erbe, ché non son lungi nascoste. borgese,
/ ch'ella il conosce ben, ché dalla lunge / beato spirto, che 'l
queste nostre rime, messer cino, / ché si conviene ornai altro cammino / a
potemo appressare a dio così corporalmente, ché troppo gli siamo di lunge, ma
era di statura piccolo anzi che no, ché per avventura a'cinque piedi non aggiugneva
sola se'ch'il sai, / ché fia di me ciò che tu disporrai.
i posteri tuoi ch'alquanto accenne, / ché quel poco sarà lunga memoria / di
i frati han fatto male, / ché dovevan tenerlo accomodato, / avendo quanto
ti posso scriver più a lungo, ché mi doglion le dita. manzoni,
/ producea in lungo la cosa, ché al giovine / non volea dar repulsa
sarà il meglio / far da me, ché di lui non si può uno /
bel pelo e di bel colore, ché egli sono tutti vergati per lo lungo.
347): domine, fàlla trista, ché ella non diede al prete del vino
/ come conviensi alla gran gentilezza, / ché so che ciò ch'io ho fatto
parole, / non dica ascesi, ché direbbe corto, / ma oriente, se
ancora a dubitare il luogo disusato; ché mi conviene parlare di così grande fatto
ma per ogniuna immaginane cento, / ché a tutte ho riservato parte e loco.
/ und'io gran noia sento, / ché fate infingimento / di verace amistanza,
/ e ciò è gran fallanza, / ché così mi tradite. inghilfredi, 385
perché non appartiene a nostra materia, ché bene lo saperemo trovare, quando luogo
hai non ven di saggio loco, / ché foll'è chi s'impronta di volere
tuo cammin vuol esser corto; / ché tu sai ben che poco tempo ornai /
ci aian loco. abbracciavacca, xxix-14: ché 'l gran valore prima si provede /
, no, mi lasci dire; ché la verità vuole avere il suo luogo.
,... e quale, ché l'arei grandissimo piacere. caro, 2-1-285
a lei, come tu dei, / ché teco a farlo volentier verrei. savonarola
di bisogno e li fa loco, / ché le ruge andare su non poterano /
lo tempo o la cosa lo domanda; ché grande savere è in luogo ad infignersi
: « la lupa puttaneggia »; ché per la lupa si intende siena.
: muta un'angoscia ci doma, / ché ci raspa sopra il cuore tratto /
: andate via, / sì sì, ché questo è il brevial del lupo.
essere / fors'anche qualche cosa: ché mai gridasi / al lupo, che'non
dire / m'apparve un mostro: ché divelto il primo / da le radici,
inganno si è per uno lusingamento, ché, vogliendo le lode del vincitore crescere
non mi dar più lagna, / ché mal sai lusingar per questa lama! petrarca
/ delle terrene lusinghevol cose: / ché noi facciamo 'l testo, e dio
, e ciò ben crede, / ché, se mi porta fede, / io
che sogliono usare i periti maestri; ché così facendo s'imiterà perfettamente il vero
guardarsi da ogni macchia si dovea; / ché non si convenia con lei, che
cercare. / -e'si partì, ché e'dubitò non essere / stato veduto a
parlar con chi ti piace, / ché tutti siam macchiati d'una pece.
costituzione e delle sue funzioni). ché li ha da parer mille anni ogni dì
come un escrescenza della mia macchina letteraria, ché non lascio esistere se non quelli che
veramente poco lo'valeva santo zanobio, ché se ne faceva maggiore macello che non
date a noi da macinare, / ché la fame ornai ci strigne. fasciculo di
1-157: se vedete sien garzoni; / ché faran buona misura: / per tutto
error perdona e incolpa la natura, / ché anch'io son pur del primo prence
che non teme di gotte: / ché ciò che piglia, lo mangia bevendo,
che per iesù la lancia pigli; / ché s'al ver mira questa antica madre
più dante, conv., ii-v-7: ché con ciò sia cosa che la maestà
fece chiamar sue damigelle presto, / ché d'ogni gentile atto era maestra. castiglione
abito. beccari, xxx-4-260: un fregio ché, venendo una sera, lo re se
di pietra, o di legno, / ché sé conduca sol per maestria.
alcuno litte- rato sia di quelli; ché, sì come dice il mio maestro aristotile
/ di vetro è fermamenti, / ché sanno sagiamenti / li mastri contrafare lo
valeva la piastra sotto tasca, / ché là sì se trovava ogni magagna. g
[per la grandine], perciò ché l'orzo era già virente, e lo
magica potenza arcana hai magagnato il tempo, ché non si vide mai dal sereno precipitar
in dolci accenti, temi, / ché quando ha più soavi le parole, /
cascione de la tua dannazione? / ché speravan le persone che fussi canonizzata »
tutto il giorno / al magazzino, ché spesso faceva / di notte giorno in casa
andiamocene... al secolo xv, ché qui troveremo da fare assai più ricca
ciò voi non fa- rone, / ché vostro prò so ch'è maggio che meo
, andiamo a maggior fretta, / ché già non m'affatico come dianzi,
vid'egli molto a quella volta, / ché, s'avea voi, la preda
di tua man s'attende, / ché 'l maggior padre ad altr'opera intende
amico). dante, vii-35: ché tutti incarchi sostenere a dosso / de'
fatto, è sceso in terra, / ché di celeste mano i segni vedo.
la tua risposta è uopo; / ché tutti questi n'hanno maggior sete / che
ch'è legno d'altr'affare / ché d'arder no rifina. dante, conv
fa menzione d'un corpo morto, ché senza corpo morto gli spiriti non parlano
e'deono avere troppo buona memoria, ché io per me mai non credo aparallo che
case erano intorno a quel luogo; ché si disse arsono più che 1900 magioni.
sue criature per la sua misericordia, ché di lui ci ricordianno sì poco e della
mi prometta il magistrato di casa, ché vorei innanzi essere nihil che magistro di
mi prometta il magistrato di casa, ché vorrei inanzi essere nihil che magistro di casa
stando, per la fame grande: / ché d'un corsetto ho fatto mie vivande
non farmi passare da possidente... ché non sono proprio...
lorenzo de'medici, ii-280: ché non mi chiedi qualche zaccherella? /
dogghesse a recar tanto travagghio, / ché, s'io 'l credevo il laggavo
contra noi già fusse decretato: / ché il rimutarsi è molto più onore /
à si? -lascia fare a me; ché mi ricordarò di te, quando sarà
l'avversità il fece potente, / ché magnanimamente / ben contra stette a chiunque
sempre di speranza armar il core, / ché 11 soverchio timor ha del servile.
romanesco, dicono 'magnare '; ché il fiorentino 'mangiare 'par troppo
però non ci far tal raccoglienza, / ché di star teco ognuna ha desidero.
l'altra, fu o fie: / ché più largo fu dio a dar sé stesso
). chiaro davanzati, 90-8: ché de l'altero dicene la gente /
, magno e gentile / pregiar po, ché suo pregiar è despregio / e lo
, xi-21: ciò dia saver; ché, se / tor n'ho suo pregio
, / che io del poco, ché a proporzione / i piccoli a me son
.. alquante ossature di cavalli: ché niente altro parevano all'eccessiva magrezza a
aspettar che 'l dolce tempo tomi, / ché, come fugge un tratto, mai
; / né avrà salute mai, ché a mostri tali / l'eterna vita il
come ho fatto per il passato, ché mai mai vi dimentico. -in costrutto
ch'e'sare'ben buon erbolaio, / ché sa cavare e'denti, al mio
a ogni casa appiccheremo il maio, / ché come l'asin fai del pentolaio.
'neppur di buona lega francese, ché la vera è mais? ecco qua il
. emilia. danni per (abballa, ché io lego!) grandine alle viti
per imparar la casa di detta nica; ché da vinegia siamo giunti mezz'ora fa
piattel- letti begli, gli torrò; ché non ho che sei. g. m
558: sta'di bon core, / ché i sciaurati pronostici infelici, / ch'
i'non abbia biasimo / per voi; ché mi sarebbe malagevole / andar poi per
al possibile ha salvato 10 resto; ché se queste non avesseno obstato a lo intento
/ che lo meo cor notrica, / ché tegnola nemica. la spagna, 9-10
li xvii anni primieri aggravarono più, ché alcuna volta loro ricordava della vita ch'
, aiuto aiuto; / non stracciate, ché 'l saio è di veluto; /
a me danno / superbia fa, ché tutt'i miei consorti / ha ella tratti
. salvini, 16-517: folli! ché tolto aveva loro il senno / pallas
sfogar poteano il malcontento interno, / ché al lagno libertà non è concessa /
libertà mi fu precisa e tolta, / ché mal si segue ciò ch'agli occhi
ponete nell'acqua l'ebano solo, ché così vi porrete un solido più grave dell'
, sep., 182: più beata ché in un tempio accolte / serbi l'
non è che costi tanto cara, / ché morte n'ha più tosto e più
arte / sott'altro segno, ché mal segue quello / sempre chi la
ca- deria de l'altezze, / ché male messe fòrano in teve mie bellezze
deve ciò ad amor dispiacere, / ché lo disio coperto è da-llaudare; /
e non mi dar più lagna, / ché mal sai lusingar per questa lama!
guidi mattamente. / para i cavalli; ché la via è stretta; / nella
che non son troppo scropulose, / ché voi non intendeste qualche male. giuglaris,
inf., 17-125: vidi poi, ché noi vedea davanti, / lo scendere
volendo seguitar più questa pratica; / ché se bene il mio giulio è un
di gente e d'ogni età, / ché 'l contagio d'amor sorprende ognuno,
: bisogna ch'io vada tardi, ché se io fossi veduto, mal per me
maravigliandomi non avere viste vostre lettere, ché non vorrei fussero andate a male le
. -le passeran via facili: / ché non è mal che 'l prete ne
altrui male; / dell'altre no, ché non son paurose. boccaccio, dee
far questo non aver dottanza niuna, ché io ti prometto che io non gli
pezze una borsa con venticinque scudi! ché io mi troverei del tutto brullo: pur
nel suon de le parole maladette, / ché non credetti ritornarci mai. cesari,
37-2 (no): maladetti occhi, ché mai, se non dopo la morte
14-46: da deo sì la maledice, ché 'l ben suo s'ò manecato.
a lui: tu sii suo discepolo, ché noi siamo discepoli di moisè angiolieri,
, 22-39: non te 'ncresca contare, ché me pòi resanare, / le parole
approvato, l'altro al tutto condennato; ché in altra maniera si dà maladizione per
gli dei tosto il paese: / ché di colui conobbero i sospetti, / temendo
me signor che saccia meritare: / ché tropp'è grave amare / lo mio,
ne prenderò buona ven- gianza: / ché, sie certano, se tu m'hai
io canti e mostri mia graveza / ché per servire sono in disperanza. dante
o nepote fa tutto lo contrario, ché l'oppinione di coloro che hanno udito
malavoglienze 11 più che tu puoi, ché sono quelle che disfanno altrui e massimamente
, 25-12: ahi pistoia, pistoia, ché non stanzi / d'incenerarti sì che
durare sanza alcuna parte de iustizia; ché 'l segnore dei ladroni, s'elli non
alcuno malfatto, pochi lo sanno, ché lor fama e lor ventura sono eguali.
. pascoli, ii-906: avvenire malfido, ché già un dei loro, giano della
201: pur « mia » dirò, ché mia / sarai mal grado di mia
l'uom si fa sego; / ché quale aspetta prego e l'uopo vede,
suso alla bocca una arsione grande, ché arde sempre di sete. caro,
, tollote a pranzo la cocina, / ché questa tua mallina penso de medecare.
della sóra emilia, tutti morti, ché qui pare ci sia la « malina
avere / la cosa che disia: / ché mai no gli solena, / veggendola
, de la vita mia; / ché della mente per malinconia / uscirò tutto
1-27-40: io ho malenconia, / ché oggi stetti a le mura tutto 'l giorno
ti dare pensiero né malinconia di noi: ché noi stiamo tutti bene. nievo,
infermo. brevemente, nulla giovava, ché costui era tutto fino sul malenconeggiare.
per malitìa oculta c'hanno / e ché non converieno sé a marito; / altre
dette parti a usare nuova malizia, ché tra loro usavano parole amichevoli. sacchetti
troppo ha auto el torto, / ché dal magno spettacul ne divide / un novo
grecia:... entra mallevador ché presso è il danno. il proverbio:
l'amante trista. frezzi, i-17-141: ché non t'arresti? / perché fuggi
le doglie certamente / ànno stasion, ché per lunga stasione / mantenete li mal
lasciargli a loro che gli rendano, ché no gli renderanno mai. 7.
atti e costumi in mala fama, ché troppo ti fia malagevole a uscirne.
/ né si mala credenza, / ché sola conoscenza -halla in podere. dante
v'è la morìa,... ché, secondo iscrive iacopo, ve ne
dinne una bella, se tu vogli, ché noi non vogliam cotesta. storia di
, lxxviii-n-293: vanne in mal'ora; ché se quivi agiuncto / fusse mio padre
-va'adrieto, va'alla malora, ché tu non se'atto a entrare qui
barbarino; ma venero a malotta, ché ce n'eravamo partiti dal guasto e
attraversa il ciglion dall'altro lato, / ché noi veggiàn cotesta tua bocchina, /
cose, e però rimangono infedeli, ché non le possono vedere. dante,
meglior, donna, ne chere; / ché bona incomincianza in dispiacere / toma,
tuffi ove la colla sia; / ché l'averne disagio / lo fa leno e
pena, e merti eternai morte; ché dio t'ha in ira forte.
al possibile, ha salvato lo resto; ché, se queste non avesseno obstato a
benservito fa più sane, / ché l'acqua putrefar sempre le sóle. stramente
così perché erano schiavi del soldano: ché schiavo a punto significa la parola araba
vani; / però lasciàngli andar, ché non si dica / che noi siam
sapemo. sacchetti, 227-8: pe ché la famiglia non rimanesse spenta, li
torti ed altri stroppiati o brutti; ché, benché questi mancamenti si possano imputare
vigore. baldovini, 2-37: andiam, ché presto, / s'ell'è qualche
più non posso tenir la pena, / ché 'l me trema ognor la mano.
la età matura e bianca, / ché, se la carne manca, / rimanga
lo reputino gl'iddii in peccato, ché altro che per ignoranza non manco. masuccio
, ch'è il vero refugio, ché altrimenti l'uomo tribulato e destituto d'ogni
questa settimana sieno arrivate le nuove, ché, sendocene nulla, ti priego avvisarmene
: l'avaro non è ricco, ché all'avaro molto manca. proverbi toscani,
e gli franciosi l'imperio perdenno, / ché per lor si fu trista e mala
/ ciascun sì corno vole; / ché, di ciò ch'esser sole, /
maneggiar lor troppo la testa, / ché il fico a maneggiarlo è manco buono
vedea in oriente venir manco; / ché, votando di fior tutto il canestro,
/ io son presto e parato, / ché morte me fia dolce e assai più
finale). guinizelli, xxxv-n-455: ché 'n lei non trovo alcuna bona entisa
e la gorgera, / tosto tosto, ché 'l fuoco pur s'apiglia. /
, / mandamene in altra parte, / ché m'è in piacer sanza faglia.
/ vo mando e vo presento, / ché vostro pregio vento / m'ha voi
salute te manda di lontano, / ché, senza te, senza salute vive.
il mio cor pingo / ad amore, ché. uà / penson'avere avento:
., ili -canzone, 35: ché 'n sue bellezze son cose vedute / che
accade osservare regola di luna o altro, ché non importa, ma sì bene buon
è molle, mettendo giù, sempre ché si fa una mandata di fosse, le
: io mi torno al telaio, / ché ogni mandata di spola'perduta non più
ci dev'essere una mandragola sotto. ché, ché; i'non ti credo
dev'essere una mandragola sotto. ché, ché; i'non ti credo: codesta
là dal sono fata inmobile: / ché, co'dorme la gata, i sorzi
alti legni e tutte le circondano; / ché nel latrar de'can non s'
quant'è lo mio piacere, / ché son ruscito di gran manentia, /
collodi, 37: il burattinaio mangiafoco (ché questo era il suo nome) pareva
volatori augelli, / tra lor mangiarsi, ché ragion non hanno. / agli uomini
risposi: « non piacerebbe a me; ché non è giusto né ragionevole una tal
mangi del suo, se egli n'ha ché del nostro non mangerà egli oggi
, che le cose de'valentuomini, ché non ne mangiano. groto, 292:
non ricevere molti mangiari e molte cortesie, ché chi gli riceve conviene che ne faccia
avrà buona / come lo sa! ché questo è appunto un torgli / la sua
: né qui la stragge fermossi, ché, nel riunirsi lo squadrone, le due
voi non lo tenghiate troppo nel carruccio, ché e'si cui nome ogni
e vestire son sì bisognò al corpo, ché senza le ricchezze temporali non può lungamente
manicare ed a tracannare quanto sa, ché non sono per dime parola. b.
io ti trarrò del generale, / ché par che tu ci voglia manicare;
; fa vista di non saperne nulla, ché « l'uomo non dee manicare ciò
poveri personaggi, ma senza riuscirvi, ché essi, con la loro perversità scipita,
ma poi diversissimo / in valuta, ché questo è un vetro... /
domare l'uomo;... ché, se non fossero le tribolazioni,
non sapea ove trovar soccorso, / ché 'l tempo fortunal che m'era corso
a miglior tempo ornai riserva, / ché sotto il giogo di straniere genti /
esaltarla in beltà e in maniera, / ché 'l più del tempo si mostrò benegna
/ di fenice ho manera, / ché 'n vita altera - tomo al simigliante.
in maniera di sua madre la mise, ché morta era sara sua madre.
[consiglio] migliore nello 'ndugio, ché noi avemo la vivanda e li nostri
, 1-2-330: ne merita scusa, ché l'è giovane, / bella, galante
per pochi prodotti grezzi per il rimanente, ché tutto manifatturava sul mulino, ingegnosamente:
7: sono manifestamente in errore: ché, se ben se li concede tutto quel
del giorno de la sua morte, ché volle quella consimigliare con la vita sua.
me 'l metì in bando mortor; / ché voio esere so curaor, / davanti
ancora la mannara e le croci, ché, veggendosi inabile ad essercitar il matrimonio
: per ciò male n'avvenne loro, ché i franceschi per sentenzia dei romani si
hi tua man s'attende, / ché 'l maggior padre ad altr'opera intende.
parte de le tristizie del mio, ché di tutte saria troppo grande impresa.
di dio] armi la mano: / ché sei de la caligine del mondo /
). guinizelli, xxxv-n-480: ché non fanno lamento li avoltori / nibbi
ha detto ch'i'non dubiti, / ché ha tanto in mano ch'io sarò
, non so che si bisogni, ché gli avete nelle mani. boiardo,
/ -eccomi; e vagl'io tanto, ché prontissimo / mi troverete sempre. -i'
giosuè, e resisti alle fatiche, ché di tua mano voglio dar vinta e
mente. nievo, 33: diceva peccato ché non dimorassi in qualche paese dell'alta
figliuola e'ti conviene mutar modo, ché l'uom ti pone ornai cura alle
e fatica porta? certo sì: ché, come dice il volgare detto,
, pigliandolo così a piena mano (ché aveva un gran manone), gli guardò
abbattesti? -bene la prima volta, ché era un vino che sgangherava altrui le mascella
mascella. la seconda male affatto, ché sapeva di muffa, e m'ammorbò
camera, / che bene aperto sia, ché s'ha da scorgere / il letto
? e egli rispose: perdonami; ché io credetti che fusse il mio.
guardar le sue pecore... / ché delle volte i cani, dati a
non turbavano quelle manomessioni il conviva, ché a confronto della gotata di andreozzo parevangli
.. ed un podere vicino (ché cotal nome risponde a quel che allora
un po'col tuo mantel coprire, / ché sanza te mi secco in sul fiorire
oste, tosto avete rivolto vostro mantello: ché ora voi vi volavate partire per ogni
mantenerti, tu t'inganni, / ché più danno faranno a te ch'a mene
la morte non mi di rinvito; / ché gli è disfatto già tutto al paese /
mantene / e fami confortare, / ché spero tosto gire / là v'è la
, no gli schifare né scacciare, ché quando schifi loro, te accusi per
moresca: ma non ne hanno molti, ché, per esser il paese sterile,
fallo che fai che non sia fallo, ché ne saresti tenuto o molto reo e
sua maniera ti mantien tuttora: / ché s'ella ride, ridi, o balla
ghirardi, 17: - sarà bene, ché al tutto voglio cavarvi di pene.
come del fiore el frutto, / ché amor fa l'omo essere valente;
, quanta / è la sua segnorìa, ché voglia manta / mi dà di morte
, 41: tua ma'è avara, ché, s'io fossi lei, /
cose a buon fin permise cristo; / ché, se non fussi stato a'
mutare una parola che sta benissimo, ché 4 marca 'vuol dire 'paese'e
titolo di degnità, chiamata marchese, ché tanto suona, in lingua sassonica,
mia donna, a tutora pensava, / ché mi parea fallire di palese / ché
ché mi parea fallire di palese / ché di me novelle non vi mandava; /
letto quando scrivesti e come stavi; ché non vorrei stessi a scrivere con tanto disagio
, / or leggi lo statuto, ché bisogna. giovanni dalle celle, 5-32
/ l'alto mar seguirai, / ché l'appressare a terra / a nave
in tutta questa costa di ponente; ché, entrando per le foci de'fiumi
e si rammaricano per farsi creder tali; ché tanto vale in questo proposito 'marinare
: e'bisogna / camminar via, ché la marina è torba. fagiuoli,
/ tendi tutti i lacciuoli; / ché le pubbliche feste / e le fiere e
indarno a maritai giogo condotti, / ché del nostro furor scuse non false, /
la / mariterà? -non già, ché il maritarla / tocca a suo padre:
quanto più pò, vertute: / ché 'quamvis 'jnolto siano isconosciute / per
penser'ò eo no l'avia, / ché sono presa d'amare, / fin'
di tua man s'attende, / ché 'l maggior padre ad altr'opera intende
parria gemente / l'avida pianta susurrar! ché nozze / han pur le piante.
ritraeste da me pensieri e voglie, / ché vi venne cagion di prender moglie,
assai quando n'andò a marito, ché fu cagione il sapere quello giuoco che 'l
. baldovini, 2-61: andiam, ché se la vecchia con quegli occhi marrani
] pernici, ma differenti dalle nostre, ché queste sono piccole e di penne più
non tento neppure la loro difesa, ché sarebbe un'assurda apologia di reato. il
ed amoroso adocchia / la donna altrui; ché al villano par bella / la propria
quando voleste fare lavori di martello, ché per tale effetto bisogna che sia puro
gradìo me d'ubidire l'enposta vostra; ché già col mio martello e a lui
venir con vui, / e onoratel, ché questi è colui / che per le
che imaginare si possa lo tormentava, ché, se negli altri ci è dato a
/ né doglia, né danagio: / ché quest'è lo pedagio / d'amor
per li diserti sanza trovare foraggio; ché i cavalli si nutricano coll'erba e
e vedere di risolverci qualche cosa, ché fare sempre nesti con fessi quando si
priamide ettorre arde il pelide, / ché innanzi a tutto gli commanda il core /
trammi fuora di tenebre e prigione, / ché tua possanza sopra ogn'altra vale:
sono piccoli, ma credo fien buoni, ché sono di buon paese, e qua
/ e araffa / e non ristagna / ché persona mascagna / gli dà un colpo
clericali! guai, guai a lui, ché i satrapi clericali, afferrata una mascella
/ - e'potrebb'essercene, / ché questo star nascosto, e aspettar commoda
fante, o masgio o femina, ché io lo sento. s. bernardino da
che pensaro e parlaron di ciò, ché un segno è mascolino e l'altro
vi-58: a vostr'agio disponete / ché, contento, augura a tutti / figli
disse nell'apocalissi: siate santi, ché io sono santo; ché a tale signore
siate santi, ché io sono santo; ché a tale signore, tale masnada.
guittone, i-25-322: guàrdate da laido, ché picciulissimo laido tolle gran bello, e
perle quale cleopatra distruggeva in aceto, ché ne sarebbono quanto debbono avari e massai e
cantari, 268: spogliossi il re, ché n'avea gran voglia, / per
perle quale cleopatra distruggeva in aceto, ché ne sarebbono quanto debbono avari e massai
: e'se ne mentono; / ché sebben noi tenghiamo un lume e piccolo
grande sustanza; e fanne masserizia, ché si conserverà uno anno buono. savonarola
dante, conv., iv-ix-5: ché operazioni sono che ella [la ragione
: ornai per te ti ciba; / ché a sé torce tutta la mia cura
il materialismo storico (senza determinismo, ché sarebbe un fraintendere il concetto luminoso di
trovò dinanzi una configurazione meno determinabile; ché di prosa poetica può materiarsi il romanzo
... / oh! piange, ché il vecchio le toglie / qualcosa più
virtù delle pietre e la miniera, / ché la è matricolata gioielliera. bruno,
dissi ancora la mannara e le croci, ché, veggendosi inabile ad essercitar il matrimonio
guidi mattamente. / para i cavalli, ché la via è stretta. bontempelli,
andare a vedere [ballare], ché non arò più paura della mattana. linati
che co'galantuomini si puoi parlare; ché del resto con tutti gli altri bocca di
volete voi morire qui di dolore? ché per pianto né per lacrime non si può
ti puoi dolere di tal mactìa, ché tante membra per loro propio difecto si sono
vorrei ched ella mel credesse: / ché tante maitinate e tanti svegli, / come
: partite, amore; adeo; / ché tropo ze se'stato. / le
comunicarsi con coscienza di peccato mortale, ché anzi che vada a comunicarsi gli conviene
viziosi, essere in basso stato, ché né in mondo né dopo la vita sarebbero
ohimè lasso, m'agrata, / ché s'eo più vivo ormai, matto devegno
molto matte, triste e pensose, ché la perdita c'hanno fatto in ettor non
suave, de te primo, / ché per un matto guardamento d'occhi / vous
ira trattiene in petto ascosa, / ché tempo non le par di far la matta
serventese a dir esto / va, ché per servir resto, / più puro c'
sesso una pancetta: imboz- zachita, ché mai veniva a maturanza. -il
mantenga [un figliuolo] sano, ché forse col tempo si maturerà. g.
il dottore -io vi ringrazio, / ché me ne sento già maturo e sazio
altro che la tardità, consolata però; ché se la cosa prodotta segue la natura
troppa mazza altrove misse), / ché l'autor che * morgante 'compose /
: chiude quella bocca di ranocchia; / ché ad altro suon che di cembalo o
scongiurandol per dio di noi fare, ché avrebbono lavorato a mazza e stanga.
presto mazzo de'miei salci, / ché lo star quivi mi parve disagio.
; ma non hanno quello mazzocchio: ché vecchia che sia, porta una rete
ad un nodo / legar potéi, ché 'l ciel di più non volse.
, amor minerva e gloria, / ché 'l vostro foco tutto el cor m'avampa
voi spero acquistar l'alta vittoria, / ché tutto acceso son di vostra lampa.
sempre crescono in su le quercie, ché la spongiosa tenerezza ha i meati più aperti
i-427: cantate, o poeta cesareo, ché la mercede sarà condegna alle vostre fatiche
servitù una dopo l'altra, ché mecenatismo di prìncipi non può significare che esser
morir, morir conviensi; / ché, morendo, moran meco mie pene
del tutto infermità so che convene, / ché parva parvo so dà curamento. boccaccio
sete? -medesimamente beene poco, accio ché non te si levi un nome di golosa
culo il becco per zampogna: / ché la natura sagace e prudente / intese
prossimo si amò dai peccatori mediatamente: ché immediatamente essi amarono l'eccellenza, il
1-99: di grazia, riguardatevi, ché il medicare vi faccia bene. tasso
disciplina, i... i ché questa tua malina penso de medecare.
per grande dolore che ella avea, ché dal dì medesimo l'avea curato e
de le altre, e medexina, / ché tuti li soi amixi soccorea / in
malato al medico fa porto, / ché spera aver verace medicina / e di suo
al fin quanto nel medio, / ché le vedrai cascar per la pastura /
ch'altri voi te cura poco, / ché un stato mediocre è più securo.
,... pensò: presto, ché la sera è vicina. fogazzaro,
salvato veramente il loro essere due. ché, altrimenti, a quest'ora sarei già
in verità mirabile modo di meditare, ché 'l fuoco spegne il fuoco; ché sappi
ché 'l fuoco spegne il fuoco; ché sappi per certo che, se questo
conte lo mirava di storzone, / ché sì fatti avea morti a dovizia, /
di quanto. pucciandone, 349: ché, meglio che non era / unqua
se no 'n lei per amanza, / ché lo meglio mi pare. cavalca
meglio. boccaccio, i-xoi: accio ché queste cose dette si cessino, è
. g. villani, 9-214: ché 'l comune di bologna vi mandò dugento
barberino, 168: tienti pur ben, ché 'l salire è dubioso, / pigliati
ser nascimbene, xvii-107-37: core, ché non ti smembri? / esci di pena
che lo meo cor notrica, / ché tegnola nemica: / ca me'vorria morisse
tra'fratelli, era riacceso da invidia, ché agrippina voleva meglio a nerone.
ch'eo gusti morendo la vita: / ché tu n'ei ornata, o morte
: oggimai credo che basti fin qua: ché noi ne vogliamo partire bene dolciati e
né vana bellezza femminile t'inganni, ché la sagacità femminile suole e essere tanta
prostrato a giacere né punto muoversi, ché morto pareva, e vedendo sotto la
ministero non dette segno di arrendersi; ché anzi, arrovesciandosi melodrammaticamente sul suo scanno
convien che 'n povertà si porga; / ché gli torna a membranza il ben tuttore
miei successor, membra leggiadre, / ché, come lui per madre, / così
chiaro davanzati, xliii- 67: ché 'l saggio, quando membra, / corregge
posteri tuoi eh'alquanto accenne, / ché quel poco sarà lunga memoria / di poema
, anco di molte altre persone, ché credo avere uno fascio di scritte, di
, anzi in milano quasi esclusivamente: ché della città quasi esclusivamente trattano le memorie
.. mi discordo dal poeta, ché la statua di marmo, di legno o
posteri tuoi eh'alquanto accenne, / ché quel poco darà lunga memoria / di
troveranno o trovano in tal grado, / ché fia in memoria eterna il nome loro
abbia a far simile a questa: / ché la memoria rinfrescar gli giova / dei
'n piè si fu levato, / ché non aveva altro che stordigione / per
e poi li fa punta per pensiero, ché altrimenti, se la materia non fosse
pure quelle di lungo il mare, ché a contare quelle della terra ferma sarebbe troppo
, l'altra m'era talvolta menante, ché m'aiutava da copista esperta a raccogliere
fermò com'uom ch'ascolta; / ché l'occhio noi potea menare a lunga /
poteva fermar la mente in nessuna, ché il silenzio della casa gridava nella notte
. idem, inf., 15-82: ché 'n la mente m'è fitta,
occhi pieni di lagrime non mentono, ché pur troppo, aimè, saran veraci,
1-7-m: ve lo attese indarno, ché il ribaldo mentì la parola e non comparve
egli mente bene per la gola, ché con la niccolosa non è egli giaciuto,
con la niccolosa non è egli giaciuto, ché io mi ci coricai io in quel
sì-mme le convene usar di rado, / ché la mia borsa mi mett'al mentire
? zoccolo, 1-167: taccio, ché il dare anco le mentite co'i
dàmmi te stessa in dono, / ché così mi darai una mentita. sismondi,
or apparecchia pur l'arme mentite, / ché 'l giorno ornai de la battaglia è
, inventato. campanella, i-xoi: ché 'l favoloso intrico / de'falsi greci
1-607: reggi la vela, amor; ché il vento spinga, / mentre che
menta, non erriam nel nome, / ché la mentula fa con trario
figliuolo d'uno piccolo nano, ché apena poteva il padre andare?
, / no 'nde farò menzione, / ché picciola cagione i ti poria fare errare
, / mostrando zone, / ché di me dicier puoi: tutto mio,
me quegli occhi onde beata bèi, / ché son, se tu no 'l sai
donna, non s'affissi molto, / ché resterà subitamente presa / fra mille meraviglie
vagheggia e meco si consiglia, / ché son più cara e più simile a lui
li miracoli: e vero dice, ché li adornamenti de le maraviglie è vedere
l'hai imprese, lasciale istare; ché molte maraviglie scrivono li savi uomini,
com'altrui piacque: / oh maraviglia! ché qual elli scelse / l'umile pianta
unde sovente vivonde in penserò, / ché meraviglia sembrarne che sia, / vedendo manti
fèr meraviglie inusitate e strane, / ché soli uscir fra tante schiere e tante /
: / e non è maraviglia, / ché ben trecento miglia / durava d'ogne
: dio è maraviglioso ed ammirabile, ché tanta è la sua profondità e la sua
dir mentr'io mi maraviglio, / ché mal può dir chi è pien d'
l'amor suo mi tien preso, ché più gentil persona non credo al mondo
nuova, 31-10 (100): ché luce de la sua umilitate [di
origine e all'ufficio della letteratura. ché se le giudicherete di vostro profitto,
maravigliosa, / soprapiacente cosa, / ché l'uom laudasse lui nel vostro aviso.
che 'n ogni parte regna; / ché per ignobil mezzo oprar effetto / meraviglioso
vano marte / a sé t'invita; ché ben folle è quegli / che a
contrario chi lo allor vuol corre, / ché in laudar gli empi ei merca a
e ciò che persia accoglie, / ché de la vita altrui prezzo non cerco:
ancora « negociatore » * idest 'mercatante ché sono mercatanti di benefizii e vendogli e
saper se ad angelica piace, / ché senza lei non si faria il mercato.
pur con tuo senno a mercato, ché io me ne camperò il meglio ch'io
sole il mio dover tal è: / ché per lui solo / in questo suolo
, mercé domando / a voi, ché moro amando. petrarca, 53-106: roma
que'popilli; ch'è mercé, ché qua estanno alidamente. ungaretti, iv-37
e che per voi sospiri, / ché pene, pianto e doglia è sol mercede
sie certo non s'avrà mercede / ché fier venduti e spersi di toscana /
ho facto, abiate di me mercede, ché cusì me ha sforzato le troppo cocente
nel mio core. abbracciavacca, xxix-14: ché 'l gran valore prima si prò vede
né presa, che trovasse danno: / ché molti falsi stanno / coverti, pronti
: mo vi nasca il vermocan, ché vui se'in brutto rubaldo di merda,
di quella vi menate per bocca, ché da altro non se'vui. f.
, né delle tue sciocche merdate, ché tu fai e ti spacci per poeta
frasca merdosa, egli dicea; / ché questo è ius antico inviolato, / che
casa ch'io merendi un poco, ché a dirti il vero non ho mangiato in
la roba e 'l fuoco l'abbrucerà, ché 'l consumerà da ogni grazia di dio
, sì diventa uno corpo con lei? ché dice la scrittura che saranno due in
amor degno e non sdegnarte, / ché se per altro non per fede el
, / no atende dimandare, / ché desto n'è ad ognore. alberti,
ella suole, / mercede avrò, ché più chiara che 'l sole / a madonna
e meritava appunto di perdere la libertà, ché, scordate le glorie riportate da'
in francia ritornare m'abbisogna: / ché ormai lo più tardar merta rampogna. g
core -e non son meritato, / ché lung'usato -m'ha fatto natura.
m'avviddi cui figliuolo voi foste: ché se voi foste suto figliuolo di re,
e me signor che saccia meritare: / ché tropp'è greve amare / lo mio
non guardare che sia lungo il cammino, ché io ti meriterò il servigio.
, / né per contender teco, ché né posso / né fare il debbo;
selvagge -le bieltà son dardo, / ché tal volere -per temere -è sperto. /
di dio e questo non è vero, ché tutto procede da lui, ma secondo
che men grave s'intenda: / ché rado sotto benda / parola oscura giugne ad
a vii ciascuno e a dispetto, / ché simiglianza fa nascer diletto. g.
non doglion già di non buon pagamento, ché capitale e merto rendete loro, e
or non vuogli ch'io rida, ché è tre anni continovi ho dato merito
/ e anco quel sospira, / ché ne fu tosto merita vendetta. sanudo
, e tira per le tende, / ché nessun merlo passa. p. petrocchi
correrebber men rischi e miglior sorte. / ché molti e molti di questi merlotti /
tutte, ovvero ad altro gioco, / ché son servate in lei [la
vorrei cantarti nella mia loquela, / ché più soave mi parrebbe e mero /
, 338: abbiatemi per iscusato, ché potete ben pensare che la necessità mera
meglio sarà che raggiriamo il passo / ché, mescendoci poi con l'altre turbe
mio dolce, si vive mischino, / ché 'l senso umano tira, e 'l
le meschine / de le sue macchie: ché 'l corporeo lezzo / sì l'ha
sdetto avria l'accusa strana: / ché a lui sol s'era la vita /
po'stare il mescolarci giulio: / ché se io la cavo or di quest'imbroglio
purgaronmi altrettante, con purghe senza cassia (ché così accostuma a purgare), con
n'ha bon pregio tosto; / ché qual de lui poi dice / cosa
mia donna, a tutora pensava, / ché mi parea fallire di palese / ché
ché mi parea fallire di palese / ché di me novelle non vi mandava; /
'n paese; /... / ché dovrebbeno darle un tanto al mese.
: gloria n'ài del vestemento, / ché 'l t'acunci a tuo talento;
nostre rime, messer cino, / ché si conviene ornai altro cammino / a la
me lamento de mea sorte, / ché la iustizia sì me n'à privato.
quella risponde: messer sì, posso, ché questi non sono bottoni, ma sono
): voi ve ne ricordate molto, ché ne disse il messo nostro che voi
in custodia al portator volante, / ché tai messi in quel tempo usò il
., ili -canzone, 35: ché 'n sue bellezze son cose vedute / che
; / le femene me lassarai, / ché non n'è bon mesticato.
: andar militare gli farà bene; ché s'è guasto molto e intorpidito e imbecillito
e ciò è in due maniere, ché l'una è in opere e l'altra
seguir e servigio e piagere, / ché tu non puoi manere / senza di
.. un affinamento meco, ché ne posso leggere in cattedra. p.
avvisi e de'confessori e de'consiglieri, ché chi detto gli avesse una volta una
posto troppo mente a queste armi, ché non è mestieri da donne né me ne
prova manifesta omo che vale, / ché forte e grande om ben ben vi
fare, così lascierà altre volte ancora, ché cotesto è suo vecchio mestiere, aizzare
a'buoni uomini,... ché gli rei pruovano i buoni, siccome il
sei che lei puoi consolare, / ché ben conosci quanto l'è mesterò,
che non ha voglia di lavorare, ché il mestiero di michelaccio dicono che era
non sarà così in veritate, / ché già c'è preso rimedio sovrano; /
il navalestre / non più si volta, ché del tornare / dubita, su per
meste questo bene è tolto, / ché il bene e il mal dobbiam riporre in
ma che in questo la scambiate, ché è la mestola con che si rimena quella
liberasti, gesù, / libera me, ché più / durar non posso in questi
che la stagione abbiam seconda, / ché non corriamo a la città ch'è mèta
esto parlare non facciamo meta, / ché povertà più che l'inferno attrista: /
l'uscio ho mete di giganti, / ché mi mangi'uva o ha presa medicina
fagiuoli, 1-6-449: lasciatela fare, ché io fui marito che esercitano la
venni al pomo d'oro. / ché quel metallo in vista è sì iocondo /
.. mi discordo dal poeta, ché la statua di marmo, di legno
e a trasceglierle le sue rime, ché n'aveva tante e d'ogni genere,
metri, cioè le sue misure, ché altro non significa metro che misura,
madre a'suoi trastulli il fura, / ché il piè va lento innanzi e l'
de'santi a modo del fuoco; ché 'l fuoco cresce per le legna,
orso] ben posso dire, / ché, poi eh'amor ferimmi, mai non
nostra aveva indosso el gabbano solamente, ché li ricamati non li missono per essere
mettemi 'n tempestate / ogni penseri, ché mai non si stanca. bonagiunta,
non le movere, lassale stare, / ché molte volte seche parerano / e po'
non metter già tu'amore, / ché non è cosa che pover uom vaglia.
, sì farà come saggio: / ché pur può far; se ben mettese a
tutti i dispetti e le doglie: / ché la maggior di„tutte è l'aver moglie
mio mezzaiolo che n'ha necessità, ché sai corno si sta senza pane: prestaraimele
dite quello che a voi piace, ché per la buona fè volentieri vi compiaceremo.
borghini, 3-68: venite pure allegramente, ché tesser mezzana a liberarlo di così gran
ma non la vendere per perfetta, ché qui sarebbe il tuo peccato. boiardo,
di dio, pagatemi una mezzetta, ché io ispasimo di sete. ramusio, i-157
e la gorgera, / tosto tosto, ché 'l fuoco pur s'apiglia. -
è la sua più bella relazione, ché, annumerando li cieli mobili, da
mezzo e posponete ogni altra cosa; ché el tempo è breve, e poco ci
mi ritrovai per una selva oscura, / ché la diritta via era smarrita. buti
, 31-78: ma nulla mi facea, ché sua effige [di beatrice] /
? a me par di no, ché sarebbe come dire che il libro si manda
/ se la fiammetta starà ben; ché landò / l'accarezza e non l'ha
ogni accordo o partito di mezzo, ché non ve n'ha né può essere.
in questo caso per uom di mezzo, ché, non si trovando...
, oh! fate mezzo per uno; ché, sicuro, iddio non ci mancherà
diritto mezzodì sono di fiero pericolo, ché 'l corpo dell'uno e dell'altro fiere
fare al mezzul dinanzi buona chiave, / ché non si può far senza, che
, / secondo il mio parvente: / ché mi volge sovente / la mente per
suo corpo, cioè sapienza, fiera, ché non mi ridea, in quanto le
fece la bestia sanza pace, / ché, venendomi incontro, a poco a poco
mi ritrovai per una selva oscura, / ché la diritta via era smarrita. petrarca
, ch'aver d'amica; / ché poi n'ha, no'nd'ha mica
... fu a quella predica: ché non era miga sua usanza d'andare
non mica puoi durare assai, / ché il pel si cangia e 'l costume non
. né miga parve avuto male: ché, montato quasi le scale e alzati li
ma di quale sia di loro (ché da cinque in que'tempi ne furono di
perché non è ancora vota del tutto, ché, per esser stati così buoni,
i nocciuoli] tra le viti, ché di questi sono micidiali le barbe loro e
miei fien lagrimosi e manchi, / ché gran duol rade volte aven che 'nvecchi;
di neb- biaci, e questo è ché non ci è nel capo loro midollo.
in su questo autore pieno di nocchi, ché la pialla non vi vale in modo
bene innanzi che tu l'inghiottisca, ché non vi sia qualche amaro dentro che
acquisto del sospirato colle di sion, ché per mieter l'oriente le vostre lune v'
del giudicio inutili saranno questi tali, ché niuno angelo vi sarà che gli trasporti in
102-49: venite domattina asciolver meco, ché io voglio ch'e'migliacci sian vostri
non sa che sia allegrare, / ché 'l male è de lo ben meglioramento:
insieme con la nova del male ionto, ché, oltra lo aviso di v.
fatto, non si pò più correggere, ché 11 marmo non si ritacca, ma
il che nella pittura non accade, ché mille volte si pò mutar, giongervi
l'imitano già quale la veggono, ché anzi cercano di migliorarla. -rendere
, e megliorar non si poria, / ché noi vedemo il mondo andare al chino
detto otto, troppo lo peggiorò, ché se arrigo fu contra la chiesa reo,
speranza aggiate, amore meo, / ché 'n amar voi sempr'eo cresco e
, se questo non ti contenta, ché non credo tu sii per migliorare.
mostacci, 145: or canto, ché mi sento megliorato, / ca,
di dir le mie credenze, / ché troppo ben sentenze, / quando chero consiglio
male che l'uomo fosse geloso, ché io non sarei stato. s. caterina
miglior del mondo da ciò costui; ché, perché egli pur volesse, egli
consiglio mio punto ti fidi, / ché sforzar posso, egli è pur il migliore
molto, e fa megli'ora, / ché lo migliore in bono de bono amore
le sue confessioni a parlare di sé, ché per lo processo de la sua vita
miglior ne l'onda orrenda; / ché nel mondo conven che fulga e splenda
giace lo nostro migliore nello 'ndugio, ché noi avemo la vivanda, e li
accorto. macinghi strozzi, 1-196: ché quanto a migliore otta ci partiòno di questa
cerbaro invoco col suo crodel latrare, / ché l'infimo mio ingegno a sé voglia
dante, conv., iv-ix-14: ché regole sono in quella che sono pure
mille significa lo movimento del crescere; ché in nome, cioè questo 'mille '
tant'è forte la minaccia, / ché mi vi par veder sempre ferire /
può ben sentire: / aspetta, ché chi fugge, mal minaccia.
/ del fatto, per l'appunto, ché la porzia, / pur pregatane assai
pur pregatane assai e minacciatane, / ché quel ribaldo l'avea concia all'ordine
questo gioco [dei tarocchi], ché altro non vuol dir tarocco che ignocco,
, orlando, la minestra, / ché noi ci siam rinchiusi e inviluppati /
: che venga il canchero ai peccati! ché questo male che io ho, fu
questo parla falsamente e contro a verità, ché mai di questo, non che opera
non ci ài bon consiglio, / ché la soa santità à presco la volpa,
sì la impedisce; non dico mortale, ché quello profonda; ma io dico se
s. v.]: proverbio latino ché s'usa per celia di chi non
porle su tarpa / eternatrice degli eroi, ché tale / è'di bardo poeta il
ferrea man respinti e attratti, / ché un gran pensiero, un grande amor li
suo tormento [alla sete], / ché l'imagine lor gelida e molle /
non ti turbi tua perversa voglia, / ché, come è il grado, si
, 1-139: non far discorso, / ché ove ministra amor, basta la fede
la tua fameglia pure con regola; ché con tutto che tu governi i tuoi,
io del dolor mio ministro fui, / ché 'l pregator e i preghi eran sì
'l ministro ti metta in carcere, ché non ne uscirai quindi insino che no
, a luna scema e logora: ché... tanto minore il vino e
minor numero d'oppositori; minor dico; ché non si può, anzi non si
suo corpo che null'altra scienza, ché perfettamente è compilata e terminata in quello
, ix-15: morte loco cherrea, / ché de pena menore / non porea meo
, a luna scema e logora: ché quanto minor luna avrai, tanto minore il
, 15-61: tu credi 'l vero, ché i minori e'grandi / di questa
esser per me buona avvocata, / ché sai ch'io ti son stata / buona
, e da resistere alle botte, / ché non è come lui sì minutèllo
guardar perch'e'sia così minuto, / ché quando e'giunge poi al paragone,
il mulo: -fatti più presso, ché le sono minute. fra giordano, 3-292
comeché non paia, od a pochi: ché pochi pongono mente a que'minuti sentimenti
. petrarca, 18-14: tacito vo, ché le parole morte / farian pianger la
, / secondo il mio parvente: / ché mi volge sovente / la mente per
loro grammatica io devo trattare scientificamente, ché ciò è uffizio d'altri migliori di me
e poi de lo meo sire, / ché data sono ad amendue servire, /
? / pur « mia » dirò, ché mia / sarai mal grado di mia
1-i-220: io venivo per voi, ché vostro padre e 'l mio mi mandavano a
/ non per mio grato, / ché stato non avea tanto gioioso, /
di mio e vo'fare del tuo, ché tanto è una medesima cosa. bembo
canto la canzone / dei secoli: ché l'anima è trasmessa. / a
erri o la man si disarmi: / ché vive entro 'l tuo cor [o
rere d'un cor contrito umile: / ché se poca mortai terra caduca / amar
dee ridurlo ad unità e a varietà, ché questa è l'arte sua. 3
e umile, /... / ché... tu vedrai / di sì
da miraeoi novo a sé rivolto, / ché là dove il cadavero giacea / ebbi
novo, degno e peregrino; / ché per ogni cammino / si scorge el
ed aperto bene, volto al sole, ché degli altri non avviene cosi, come
son de gioia e de dolzore; / ché, come per dolore, / po
gentil, faccia che vuole, / ché ne'sodi miracoli far suole [il
de'suoi miracoli, et a ragione, ché, se ciò non fusse, non
talento miracoloso. voless'ella applicarsi, ché in breve potrebbe quasi insegnare al maestro.
che mira, ma bensì significa specchio, ché così lo chiamavano i nostri antichi.
, / venete a ccontemplare, / ché vo porrà iovare. / mirate ennesto specchio
che iddio, che tutto intende (ché suo 'girare 'è suo 'intendere
ritonda, 1-151: palamides, dipartiti; ché avuto hai di me quello che avere
, 15-62: tu credi 'l vero; ché i minori e'grandi / di questa
per iesù la lancia pigli; / ché s'al ver mira questa antica madre
la moglie l'amonisce: / « ché non pensi di queste tue fanciulle,
fanno pagare le legna il miriagramma, ché suo padre le dà a quarantacinque centesimi.
può invidiarte, o nostra etade! / ché se nectar avea ben ne i suoi
mascolo quale genera; dice esserce differenzia, ché la murena è de vari colori e
furono appellati mirmidoni, cioè formiche, ché la natura della formica è di durare fatica
come mirra che ci guarda e conserva, ché non cadiamo in puzza e in corruzione
, in me- zagio s'acquista; ché vile prò'e negrigiente vaccio, e
/ e da'loco ala mischia; / ché foll'è chi s'ari - schia
come un che profetiza e divina. ché, benché lui medesmo tal volta non
e orbato, piò c'altri misconnovi, ché 'l fiore de la mia cità in
e 'mio 'tutt'una cosa / ché non può farsi un più dolce mescuglio
di mille altri peccati in guazzabuglio; / ché s'i'volessi leggerti ogni titolo,
tutti in cenere / tornar convien, ché pur cerchiam miserea? idem, 1-241:
...: -miserere di noi, ché sepdo nati di peccato pecchiamo et abbiam
avranno stanza / in queste tombe; ché de'numi è dono / servar nelle miserie
mia penna ita è in miseria; / ché, a trattar questa materia, /
si confà l'una coll'altra: ché s'i'ho pietà del prossimo e non
egli non si ricorda de'miei peccati, ché sappi che da lui procede così tosto
se ne poteva discorrere con umana ragione, ché doveva essere effetto della benignità e della
gesù cristo lo quale vi predicate, ché mi dobbiate ricevere alla fede sua.
che facessero quel che piaceva loro, ché si rimetteva alla loro misericordia.
/ noi ritenea pietà ne coscienzia, / ché lo facea sanza misericordia. c.
di dio noi non siamo consumati, ché non mancarono le mise- ricordianze sue.
sorte, / e fa'che voi, ché mai saprai far tanto / che dolce
viziosi, essere in basso stato; ché né in mondo né dopo la vita sarebbero
tener con quella così fatte rappresentazioni, ché anzi affermo, sì come nelle comedie è
la mente con occhi cervieri, / ché allora perderete la vaghezza / di lei,
fatta ancora la carta della vigna, ché s'è preso errore della misura.
. gozzi, i-23-115: aiuto, ché ho sette figliuoli, / e mangio pan
almeno? » le chiesi indulgente, ché sommando ipoteticamente la capacità delle due scarpette
ch'ove tomo à fare, / ché tuttor noce fare oltra misura. novellino,
paura / la figlia al padre; ché 'l tempo e la dote / non fuggìen
, / se vedete sien garzoni, / ché faran buona misura: / sempre pagon
la sua magione è stretta, / ché non ne volle aver fuor di misura.
, 3-1-171: studiamo il passo, ché gran via ancora ci resta da misurare
pensa a chi sta male, / ché ognun col proprio braccio si misura. c
punto piena di turbine e di fragore, ché l'elica aveva ripreso i suoi giri
della manna era el termine della misurazione, ché era ordinato che ogniuno ne dovesse raccogliere
conviene avere cura e grande provvedimento, ché leggiere- mente misviene a chi non è
un sopor mite / tosto il prese, ché niuna il rimordea / tema d'insidie
mangiavano i bovi e questi eran più miti ché si accontentavano dell'erba. 4
tuonavano la canzone con le bestemmie, ché a cagione di tale impedimento non potevano
gli allettamenti, né le minaccie, ché anzi, a guisa delle medicine date
continuo ne parlavano e la cantavano, ché avesse almeno una presenza letteraria. piovene,
sere'io sì fuori della memoria? ché so che se io l'avessi detto,
vi-711: a la croce de dio, ché ci son di male bestie in la
non crediate da mo inanzi ai sogni, ché non sono verite- voli. f.
della rana e del topo: / ché più non si pareggia * mo 'e
spada all'oste fo presente; / ché ad ogni mo', da poi ch'ella
servi, sopporta, spera, / ché spesso dura pietra / il liquido de l'
al fatto della donna,... ché, quando sono moccieche o cervelline o
amore da indi non si seppe partire, ché sua vita finì. = deriv.
e snerva e membri imbola! / ché 'l forame lor cola / isperma sangue merda
al moco / ha da guardarne, ché nelle vicine / reti non caschi,
mia mossa / non crediate sì lieve, ché per fermo / udendo il ver,
il tempo della tua mossa da pesaro, ché io sono già bello e pronto a
gilio, l-n-43: movete il cavallo, ché la tromba ha date le mosse.
al mio poema verso le stampe; ché so che v'andrebbe più sicuro di
giuocare agli aliossi, / vengane, ché noi siam parati e mossi.
: non guardate a questo mostaccio: ché quando verremo a'fatti, vi chiamerete
, 227: era acconcio il tutto, ché / appunto vi mancavi tu, mostaccio
castelletti, 1-11: levamiti dinanzi, ché mi fai venire la mostarda al naso
parrà cotto, mettilo in piatti, ché si assoda come cotognata. -sugo
bevete nel mosto e inebriate, / ché non ci ha miglior vita, in
/ quanno sarà la iostra, / ché 'sse farà la mustra / del popolo
promette la mostra e si spicci, ché io mi sono spicciato. 10.
aspetto / possa mostrar la morte: / ché, se de- il ho il
ciascuna per la gola / del fosso, ché nessuna mostra 'l furto, / e
o sofonisba, in pace, / ché cartagine tua per le man nostre / tre
e ch'i'la mostri altrui; / ché nel cielo uno, e un qua
si conviene a dio lungo sermone, ché ciò si fa quando volessi mostrare a uno
zon, ch'io ti nasconda, / ché mal con fosco inchiostro / sì bei
preite mio questo venen arvonta; / ché l'officio è sio, deo lo peccato
: né incolpo alcuno io già, ché vi fu mostro / quanto potea maggiore
/ non la si tiene ascosa, / ché dal principio ch'ai corpo si sposa
servagio / gravami la dimora, / ché non colora -in mostrarmi piagenza. guittone
e fia 'l combatter corto, / ché l'antiquo valore / ne l'i-
quegli occhi onde beata bei, / ché son, se tu no '1 sai,
egli molto a quella volta, / ché, s'avea voi, la preda era
per po- erve 'nganare, / ché per un'altra donna so ch'ei'
per intender ciò che egli dice: ché sempre parla, quando è solo. poi
barba / come la si usa, ché mostra più giovane. 27. disus
e tien lo viso chiuso: / ché se '1 gorgòn si mostra e tu '1
in queste acque chete si rimane spesso, ché non mostrano, e son profondissime.
ne'piedi e nelle mane, / ché non portava i zoccol per l'asciutto
come i frati videro quel mostro scarpigliato ché le era caduta la cuffia dal capo
dire / m'apparve un mostro: ché divelto il primo / da le radici,
sapiente è di natura un mostro, / ché sapienza non pregia il sesso imbelle.
la terra butta e fiorisce mostruosamente, ché son contati i giorni alla sua baldoria