che mendar lui possa fallo; / ché alma e corpo e vita e mondo 'n
: guarda dove ti metti! / ché la chiesa di dio / vuol di giustizia
: noi siamo a modo di nave, ché siamo menati per lo fiume delle pene
mente il fiume, / ditemi, ché mi fia grazioso e caro, /
. sacchetti, ix-1088: anima, ché pur dormi? / non vedi questo
fiuta e raspa e scava, / ché ha sentito l'odore dei tartufi.
fu'il primo tra quelli, / ché invidia contro lui mi fe'sì rio.
ch'ell'hae in sua natura. ché in ciò che flemma è fredda e umida
non dico soltanto nel personale florido, ché, non poteva quella fresca carne scemare
non può esser quella oggettività catastrofica, ché altrimenti il loro esperimentare sarebbe un affermarsi
gli odi, adora solo me, ché io ti darò una terra fluente di latte
, / e con tremor le tien, ché son flussibili, / e poi le
era che venuto qui non fussi, / ché tu d'induzione (elettrica
nave con quanta si voglia velocità; ché (pur che il moto sia uniforme e
l'ape] regna pigrizia, / ché la mattina, come è chiaro 'l giorno
l'uomo. pulci, 13-58: ché ci è ben di due gambe bestie ancora
aver fatto il viaggio del gambero, ché una corrente ci trasportò a dietro quel giorno
rombo / del doppio. lesta, ché non è lontano! / sì, ma
chiedevi / un po'di vesta: ché non è orrevole / con quella gammur-
l'altro ha fatto degno, / ché combattendo e vivendo s'appara, /
italia sia stato ritardato dalle discordie; ché tra i fautori e autori d'esso non
di rispettare il sonno del guerriero, ché garantivo io il tuo biglietto.
sovente la veste, sul petto: / ché rigettavi; così, com'è il
/ dianzi negai la prigioniera mia, / ché l'elessi a'miei tetti, e
ma l'armi sono mie armi: ché tali sono i muni- menti (cioè
fanno in ciascuna loro operazione troppo, ché s'elle sono garizzaie, elle sono
: mi mandino da poter vivere, ché avendo tre garzoni e tre bestie alle
da pelare; ma questo 'transeat 'ché po'poi delle gatte a pelare tutti
ma soltanto parlando di gente inesperta, ché altrimenti sarebbe oltraggio. dizionario di marina
periodici popolari, i-696: se non ché i gattucci, come dice un proverbio
/ per l'altera -primavera; / ché 'l tempo è gaudente, / e
gire, /... / ché sanza lei non poteria gaudire. iacopone,
l'emula sua, ardea, / ché la gavina gli avea il tutto detto.
e mandatenel pure / per me, ché non mi fa caldo né gelo.
aria, ma del pane, / ché di loro ti nutrì e a me sei
che tene / vivende in pene, / ché teme no la perda per ventura.
operare se non uno per volta; ché altrimenti, in vece di propagare la
l'opera, sì per l'acqua, ché sempre vi geme, come per la
: l'una si è la sicurtà, ché mangia e bee sicuro, e non
più per dato e fatto dal governo, ché al corpo dei soldati, che attende
sia, / non vi caglia saper, ché non accade / conoscer lui o sua
d'ogni parte / in generai, ché, se tutto distinto / volessi dire,
ciò è detta verga, massimamente, ché siccome genera e produce il fiore senza corruzione
su'lombi per levar via ogni carnalità, ché la generativa dell'uomo è ne'lombi
nere cioè la schiatta; ché chi dice « i tosinghi » comprende
non nasce più gengero nel mondo, / ché tutto, sai mi sia, /
gengie tue mènar gresso, / ché li taseva l'alito putente. iacopone,
la terra, vii giania, / ché se più ragionar, gaglioffi, i'v'
non fatto. qui è grande differenza, ché fatto è quello ch'è fatto di
puoco / furarsi da la madre, ché 'l celeste / suo genitore il tiene
non partendo. guittone, i-30-26: ché, quanto gente è più mistier, gensore
, / più che naturai puote, / ché mai non fuor vedute / così nove
mal savisse. guittone, i-30-26: ché, quanto gente è più mistier, gensore
sol da dio fatta gentile, / ché già d'altrui non pò venir tal
, / così del tutto avessi! ché 'l tuo merto / fora di questo e
fece chiamar sue damigelle presto, / ché d'ogni gentile atto era maestra.
ma l'ultima memoria di lei. ché certo non si poteva da'gentili italiani
. carducci, ii-1-105: io 'scriverò', ché mi favella in core / un gentiletto
antiche, chiar tue fide stelle: / ché l'una in te per sua influenza
libertate omo ch'è viziuso, / ché ha perduto l'uso de la sua genteleza
sando de la vostra gentilia, / ché so ch'avete tanta cortesia, /
spogliati di tutto, e bianchi bianchi, ché erano di gentiluomini. carducci, 768
, xxi-1-217: venite, gentiluomini, ché lo star fuore al freddo non è
non voler esser rigida e crudele, / ché genuflesso i'mi ti raccomando. simeoni
bolognesi suoi quei del germano, / ché le sue genti il pio fratei gli cede
scender nell'averno è cosa agevole, / ché notte e dì ne sta l'entrata
tanto desìo, come farò parola? / ché un seme di tiranni vi germoglia.
lor sotto paglia o fieni sparti, / ché, noi faccendo, assai ne romperanno
andate in profondo, o male cupiditadi, ché 10 voglio innanzi profondare voi, che
, li mei sospiri e pianti; / ché s'eo no li gittasse / parria
/ e perciò non gitatene sospiro, / ché da voi non poria cangiar volere.
nemici, gittarsi al manco reo, ché tutti a dua son pessimi. caro
poi non so compiere -aonore, / ché vertù di tanto savere / sommo chere -
/ dicendo: « padre mio, ché non m'aiuti? ». fiore di
non lassar partir questo drappello, / ché tanto manco ci farà più guerra.
ch'arete tesa qualche germinella, / ché 'mpiccareste un uom per un quattrino. rajberti
, teano o vuol in calvi: / ché l'aquila ha ghermito già san salvi
fa di questo o quello, / ché la fucina par di mongibello. a.
/ ma troppo fuor di sé, ché 'l cor gli ha stretto / quanto stringer
lor arte / sott'altro segno, ché mal segue quello / sempre chi la
armato non possa essere morto, ché gli fia dato d'una lancia o d'
i'possa, i'pur acquisto, / ché da nessun non è volontier visto /
e a sorsi lunghi anzichenò, accio- ché il sapore della bevanda fosse pieno per il
: messere, non gli credete, ché egli è un ghiottoncèllo. berni, 342
vergogna di mettersi a repentaglio con lei, ché sarebbe come se un pescecane invitasse a'
sia pure una gioliva e piccoletta, ché, come voi savete, grossa cosa
a quel re cosa nova, / ché di valor portava la ghirlanda. machiavelli,
picciulo è [il bene terreno], ché tutto non basta al minore core pagare
al minore core pagare? brev'è, ché senti- milo ora, e non già
non già; è vano e falso, ché buono e dolse senbra, ed è
/ già non si fa per noi, ché non bisogna, / ma per color
di drappi di seta e di scarlatto: ché chi farebbe cotali sacca alla cenere,
solo per visitar v. s.; ché altro non ho da dirle, se
o d'un digiunare ch'un religioso, ché si sono sì avvezzi al digiuno e
che 'l gir mi piace; / ché i pesci guizzan su per l'orizzonta,
/ iscoglio non si può, però ché giace / tutto spezzato al fondo l'arco
ove vai, agnolettina? vieni, ché mi giambavo. non sai che tu sei
ho evitato quasi sempre gli spondei, ché non se ne può fare che non
ruggito di belva. pascoli, i-431: ché in vero egli [carducci] era
picca. firenzuola, 360: ché non montiamo noi a destrieri? perché
la terra nabissare ne dovria; / ché mortto e divorato ànno il giardino, /
li occhi per questo giardino: / ché veder lui t'acconcerà lo sguardo / più
delle loro tragedie e delle loro commedie, ché costì noi siamo nani, ed essi
voglia in caso di periglio; / ché, se gli manca il san giovanni
appellativo affettuoso. guittone, 118-7: ché sopra me non fu mai servidore /
: son detti... giucolari, ché continuo giuo- cono con nuovi giuochi.
nostro ca- pitanio te potrebbe disfare, ché non è uomo da giocare cum lui
a veder sole più mi accora, / ché nulla ad esse, tranne amor,
non ò giucato in faglia, / ché sovente ved'omo adovenire / amare forte
né con altrui colle mani né beffare, ché dei giuochi delle mani ingienera micidio e
fatto vie più sozzo gioco: / ché tal solev'usar meco a diletto, /
ed io sono un capocchio, / ché so ch'a ogni giuoco tu m'inganni
, 2-10-372: è tutto il contrario; ché, come si dice in proverbio,
dette da alcuno altro intenderete meglio, ché la natura giuocola da se stessa,
papa, sare'allor giocondo, / ché tutt'i cristiani imbrigherei. dante, inf
indarno a maritai giogo condotti, / ché del nostro furor scuse non false, /
: -or non degg'io dolere, / ché bene aver -talora altrui rincresce.
partenza / fumi crudele e noiosa, / ché la mia gioia gioiosa / vidila in
gioia non reca all'augellin digiuno; / ché la splendida bacca invan matura / non
de gioia e de dolzore; / ché, corno per dolore, / po l'
delle pietre e la miniera, / ché la è matricolata gioielliera. pallavicino,
, amor, la carne ignuda, / ché, quando vita per morte s'acquista
com'altri amante non posso gioire, / ché la mia donna m'è tanto orgogliosa
xxx-24: di morte no spavento, / ché morire in tormento / è allegrezza e
si pensa, / si pensi pur, ché farsi ben maggiore / può quel piacer
o qual vi piace idioma prendete, / ché 'n tutti quanti sono essercitata. stigliani
la terra butta e fiorisce mostruosamente, ché son contati i giorni alla sua baldoria
sì che fu di berta innamorato, / ché giorno e notte mai stava posato.
o 4 porre in giorno ': ché quella vale 4 tenere in pari ',
chi li rammenda e li riveste? / ché tutti i giorni manca lor qualcosa.
ha più di malizia,... ché giovarmi / d'una egregia e magnanima vendetta
: noi c'intendiam fra noi, / ché non pas- saron troppi giovedì, /
usare, non mi scon- vene; ché visio operare è sempre in oni etate vietato
difendi con ragion vecchia c'hai; ché gioventude s'intende in due modi: quanto
297: moltiplicheremo la nostra famiglia; ché porta seco questo tuo giovincello ventre un altro
falliti i dolzi isguardi, / ché 'n sua balia mi tenea vec
gran maraviglia, /... / ché nel gozzo anigrottol contraffece, / e
, e sono alquante basse di dietro, ché le gambe di dietro sono piccole e
). latini, i -7: ché non avete pare / né in pace,
iii-xii-11: iddio, che tutto intende (ché suo 'girare 'è suo '
non si rallegri perché sia inalzato, / ché, quando piò si mostra chiara e
come è là su prescritto, / ché non ha sovra me ragione alcuna. buommattei
or no come la lucciola; / si ché comincia a girar lor la coccola.
, / ove vuol rabican; ché molte miglie / lontano è il cor
star ferma, ma di gire, ché la tua impresa è grande '. sennuccio
altero / girsen non pur di libertà, ché cara / tanto deve esser più,
[udii] battere un martello / ché uno scherano al canto della via /
né di moral né d'erudizione; / ché resto a mezza via, s'io
167: a iubili e festa attendere debbiamo ché del longo e faticoso corso suo ippolita
fede giudaica è meno ria, / ché qualche fondamento vi si vede. marino
d'amarve più cresciù l'effetto: / ché quello è amor perfetto, / amar
lo mio cuor, falsa giudea, / ché più pietosa donna me 'l domanda.
signoria è simi- gliante al folgore, ché non larga conoscere la veritade né diritto
io a te, bel dolce amico, ché tu ne se'ben degno secondo
e venire disarmati insino a roma, ché già è lunghissimo tenpo che giudicaménto fue
ode confessione, deve essersi apparecchiato; ché tanto come siede non deve conoscere né
di lor non aio dritta fede, / ché 'l core è quello che mi fece
a chi t'ascolta fare, / ché si suol giudicare / talor di fuori
acquistata, tanto s'ama, / ché 'l dolce è giudicato per lo amaro.
avea veduto, / volle fuggir, ché morto giudicossi. p. f. giambullari
pome eh'a parisse fu mandato, / ché non l'arebbe giudicato a venere.
che sieno, stanno suggette alla forza; ché sempre la spada, nell'ultimo,
arti erano queste: giudici e notai (ché giudici si chiamavano anticamente in firenze i
fede; dico della giudiciaria però, ché a quella de'moti e degl'influssi
si guarda con la mente sana; / ché cima di giudicio non s'avvalla /
sempre giudizi gratuiti cioè dati senza ragione (ché una cagione falsa supposta vera, non
: grand'ira vi prometto, / ché i malfattor son quegli che dat'hanno /
po'padre mio, sarebbe vero / ché ci volete tanto rassegnati / da giulebbarci in
dama, addomandate arditamente e giuliamente; ché già io non sono cavaliere disamorato che
è diritto folle,... ché in lui non sono i calori, né
g. m. cecchi, 1-1-269: ché era una cicalina, ricciutina, che
dell'uomo; non è leone fiero, ché non gli ha dato né denti né
denti né unghie; non serpente, ché non ha veleno; ma hallo
, 1-273: non gli credere,, ché egli fa per giungnerti come fece buoso
chi 'n te pon sua speme; / ché 'n te mi fu 'l cor tolto
virtù de la sua spada, / ché tante esperienze n'ha già fatto. /
iddio m'aiuti a quest'ora, ché bene sono stata ingannata da dovero al presente
mia cara a morte venne, / ché vedendosi giunta in forza altrui, / morir
per sua mano fece quel parentado; ché ha una de'capponi, che fu giurata
della convenzione avea lo legato passato; ché se farà cosa che non sia declinare
da s. c., 42: ché, dappoi la repubblica venne in signoria
, 206: datime soldi cinque, ché li porti al buono uomo che è giuso
/ d'umiltà far suo ghirlanda, / ché vertù così comanda; / e quanto
in iudicio, signor, meco, / ché nel cospetto tuo giustificato / non sarà
ogni delitto, / signor, seguite; ché per lei si sale. andrea da
di libertà ne'moti sui; / ché il sommo antiveder, che in lui
non si raccolgono, né si allegano, ché andiamo persuasi come ogni sentenza motivata da
che costoro erano ladroni si confortò molto, ché prima avea paura non fusse el giustiziere
: mi'detto ancor non fino, / ché d'un amico fino / chieder,
fedel, giusto e buono, / ché tu sai ben s'obrigato ti sono.
crudele, no, ma giustissimo; ché, avvegnaché d'ogni cosa voglia ragione,
non però ch'alcuna sen rivesta, / ché non è giusto aver ciò ch'om
dritta / che s'io morisse, ché vivo in catena. dante, purg.
m'ha negato esto passaggio; / ché di giusto voler lo suo si face.
a quel signor con giusto zelo, / ché tu sarai felice in sempiterno, /
dir giusta ragion m'à pòrta, / ché la mia donna m'accoglie e
sì glie fa mortai ferita, / ché da onne membro ei tolle e scarpo-
signor rincresciuto / la nostra vita, ché sì mal menare / vedea in mondo
sep., 181: ma più beata ché in un tempio accolte / serbi l'
dante, par., 6-90: ché la viva giustizia che mi spira /
che gran palagio cristo chedere dovea, ché re di gloria con gloria si ricievesse
, 23-14: gloria hai del vestemento, ché racconce al tuo talento; / ed
, / venite a cantare, / ché sete envitati, da deo vocati, /
1-360: dama, non dite; ché le mie parole vi farebbonp glorificare e
dell'unigenito / esultarono le sfere; / ché l'eterno in suo potere / al
adattarsi i due gobbi di pulcinella, ché tale era la sua maschera. -figur
/ venere canopea bacco latino; / ché così lei nomar da le supreme / bellezze
non è il cavallo così necessario, ché sanza cavallo potrò vivere, non morrò,
, gioia. fazio, v-5-63: ché, s'io udissi dir che in alcun
entrava come lo sbirro a goffo, ché... giacomino non l'aveva nemmeno
era buio come in gola, / ché l'un l'altro non vedea. grazzini
non avea risposto ancora alle vostre lettere; ché sono stato insino a gola nelle fatiche
parber sì ostichi a gustare / (ché più per lui non ne furo assaggiati)
vi basta magnare le pastinache fritte, ché voi le mettete ancora nell'agliata cotta
il giovane, i-303: andiam via, ché qui la golpe / per noi par
carta sia stata tocca col rastino, ché altrimenti essa beverebbe, cioè l'inchiostro
aiuto / al nostro carlo man, ché erminione / a montalban più giorni ha
gonfalone del * ben farò ', ché troppi se n'à tirati dietro a
13-22: astolfo sia gonfaloniere eletto, / ché so che carlo fia contento a quello
-ma villan, eo ve desfido, / ché vui parlàti contra nostra donna. petrarca
a chi potea studiare il piede, / ché non l'uccide, anzi proprio divora
e gagliardo vieni, a saltoletti, ché la sfogliosa è gorda de burnetti. viani
tu, corrente e chiaro gorgo, / ché non poss'io cangiar teco viaggio?
debbo avere el corpo pieno, / ché gorgogliar gli sento. 5.
inno si gorgoglian nella strozza, / ché dir noi posson con parola integra. buti
e tien lo viso chiuso; 1 ché se 'l gorgon si mostra e tu 'l
la percota, / tornasi al ciel, ché sa tutte le vie, / umida
a. pucci, ix-995: ché, sendo per montare in sulla rota
co'tuoi rimproveri la mia miseria, ché ella è già molta. 6
ti può accader cosa né lieta né grave ché non accada in un medesimo tempo al
per dechiarire che cosa ella sia; ché senza dubbio veggiamo il vostro aspetto esser
lontano, / grazza dir vói, ché 'n gioia m'è ritornata / da poi
è sol da dio fatta gentile, / ché già d'altrui non pò venir tal
carne e l'obbrobrio dell'offesa, ché questi parevan in lui leggieri da sostenere,
mille grazie n'agia ciascun ore, / ché agio tutto ciò che m'è a
: in questa dio ne abbia grazia, ché pur questa è essuta una buona predica
noi siamo non per ridomandare grazia, ché 'l benefìcio non si dee dare ad usura
chi sarà morto in grazia di dio, ché sarà meglio allora esser morto che vivere
grazia e di tutti gli amici, ché io per fine con ogni affetto le
si lega al toro maritale; / ché tal virtù, tal grazia approvo e lodo
, el qual me fa putegliosa? / ché eo lo voglio iettare per esser a
genti mie son vie più grece; / ché se tra color diece / giusti ne
pantheon. a stanghetta, ché, se pure e'fusse / nella trappola
... gresso, / ché li taseva l'alito putente. qualche volta
« taci » grida il fin, ché farle onore / è d'altri omeri soma
, xxi-1-72: non intendo quistionar teco, ché saria un gridare co'tuoni. periodici
te ne andar così alle grida, ché chi tosto crede ha l'ale di
, / toma, mi dice; ché da tai grifacci / ch'io sia vista
non avendo fondamento, durano poco, ché il cervello grilla, e appiccasi presto
testa busa, priva di cervello, ché non vi nascano tanti grilli. mariani,
ce ne potremo fare una buona satolla; ché pur sarebbe oramai tempo a cavare un
: ahi morte crudele e traditrice! ché bene ti puoi grolifìcare di tua grande possanza
, / nulla vogliamo in groppa; / ché resta pel viaggio / chi corre colla
guarda... come tu parli; ché, se bene la lingua non ha
lascia, /... / ché le lagrime prime fanno groppo, / e
... o rosa, siediti; ché giova. / dormono alfin la grossa
sì sane come quelle d'oriente, ché 'l sole non puote taire per sua
, alla grossezza ch'egli hanno; ché sono sì grossi e sì membruti che paiono
oh come sono grossi e ciechi! ché, diss'egli: e noi gli dimandiamo
mossa / non crediate sì lieve, ché per fermo, / udendo il ver,
vi parrà sì grossa: / ché per fuggir la morte, ov'era infermo
: -viene presto, fratello mio, ché volere è di me e de dio.
contrario fa con le coscienze grossolane; ché intorno ad esse si adopera, perché ingrossino
dolce, abbondante, senza scosse; ché, se un momento una di quelle nuvole
/ se vedete sien garzoni; / ché faran buona misura; / sempre pagon
ristrinsi retro / al duca mio, ché non li era altra grotta. caro,
chi mi disfido de lo compimento; / ché in aguila gruera ò messo amore,
gnerò la donna al mio piacere, / ché contro a me la non arà potere
i pesci a l'acque, / ché gli uomini pescar è più guadagno.
che ti dico, guai a te, ché ti annunzio tribulazioni. castiglione, 191
t. buzzuola, xi-2-253: ché 'l core e gli occhi voler fan
caso nuovo o strano; / ché gli è la verità, com'io vi
il guaraguasto e la calcina, / ché e's'abbi, se non vivo,
altro che lui. savinio, 1-66: ché ripensavo a voi, maritza! maritza
ch'ai cor torni piacente; / ché poi ch'om guarda cosa di talento,
/ non so: sia quando vuol, ché sarà tardi. ariosto, 6-38:
mi terresti a bada un pezzo, ché ti debba premere molto meno il trovare
, e non me ne guardai, / ché i be'vostr'occhi, donna,
gli avocati sono anco peggiori, / ché voltan le legge a lor parere;
mio cor ritornate a quella spera; / ché tanto quanto guarda o gira il sole
uomini in pubblico e in secreto, ché non vi è guardato. foscolo,
ma guardi poi dal tratto, / ché di reo compimento / aven dibassamento /
ciò che in esso si contiene, ché altrimenti non potrebbe intendere quello che viene
/ ma non cangio labore, / ché m'è rimaso di voi lo guardare.
, i lumi tuoi lascivi, / ché 'l tuo dolce guardar mi cangia in
i-574: amor non guarda vista, / ché per piacer s'aquista.
/ mirando d'ogni parte; / ché non ci ha miglior arte, /
da fare con dei galeotti, ché i galeotti almeno si sa che sono
di tempo o di sua rabbia, / ché gli avea in guardia istorico o poeta
e guardate del tutto in tutte guardie, ché non già intra spini e non in
tu resta alla guardia de'schiavi; ché levandogli gli occhi da sovra, chi nasconde
guardia ai quali bisognava affidarsi per forza, ché non si poteva far tutto da sé
degli albizzi, i-574: la steccata (ché mura non c'è) sta assai
vista è nostro guardo intento, / ché da lei sola a noi la luce viene
: mi studiavo invano di sorprenderla, ché era molto guardinga. pirandello, 7-133
più ritornava ardito e più feroce, / ché per tal guardo sua virtù fioriva,
fanno i guardi sotto l'ale, ché poi sicuranza d'essi / ria serà se
sue collora. michelangelo, i-67: ché mai non muor chi non guarisce mai
(66): poscia mi sforzo, ché mi voglio atare; / e così
nome di costoro / perché sien greci, ché non son guarniti / di forza divisata
, e stretto, fregava colle mani ché la tavola non si guastassi.
[il bambino] rivescio, / ché sta più saldo e non può voltare
... non può essere modificato, ché si guasterebbe. moravia, v-280:
occorre di spendere, spendete, 1 ché i quattrini non guastano. calandra, 53
'dizionario de'france sismi '; ché io ardisco dirvi che al modo che esso
: vostra sia la 'ncomincianza, / ché m'invitaste d'amore, / non guataste
/ non guataste in fallanza, / ché comprendeste il mio core. malispini, 1-370
a vostra posta, ché io ne voglio domandare loro. tasso
dreto / e vieni guato guato, / ché 'l fante dorme in questo cameretto.
[le pecore] da mattina, / ché il pascer guazza è molto lor nimico
. c. gozzi, 4-14: ché dopo un breve tuono e un parapiglia
barberino, 1-72: ahi mal guercio! ché io veggio bene che, se io
migliore / sulla terra trovare; / ché non avete pare / né in pace,
cittadini], o vero gran guerra; ché poi arei speranza le cose si fermassino
/ molta merzé vi chero, / ché mi faccia dimossa, / se de li
; / ciascuna m'è guerrera, / ché l'una m'ha diviso / di
marignolle, 60: oh infelici noi, ché le persone, / dopo fatiche eterne
dante, conv., iv-xvi-6: ché, se ciò fosse, quali cose
sol per opposizione a « militare » ché nelle terre guglielmane fu bensì trasportata la
conduce [la mia vita]; / ché la vera è sotterra, anzi è
guida / a una dolce speranza, / ché 'l chieder pietanza / nessun amante isfìda
traggia / la morte a sé, ché qui giace 'l mio core ». bibbia
. boiardo, 1-19-15: batteggiami oramai, ché già son morto. / se tu
che il gir mi piace; / ché i pesci guizzan su per l'orizzonta.
tangibile, si prova per ragione, ché egli è fondato nell'umido, come
[alle greggi] il pasco, ché da questi viene / maggior la sete e
vanti libia con sua rena; / ché se chelidri, iaculi e faree / produce
piacere, / a lui lasc'io, ché non li saran forti / ne di
ch'i'non ten serviria? / ché non fia nessun che possa dirmi mi
iconostasi, sul- l'aitar maggiore, ché la pala d'oro è scoperta. quarantotti
per voi saper dato mi fia; / ché più degna ermonia / a dir di
/ non s'interponga morte, / ché per altro esser dubbio non potria / ch'
rosana, xxxiv-692: battezam'ora, ché mi par mil- l'anni, /
alli magi per virtù che face, / ché parti d'acqua e una di melamelo,
per tór viole il bosco porporino, / ché 'l campo triema da aquilon ferito.
: / ben ten de'ricordar, ché non ti nocque / alcuna volta per
persistere nel gesto di turarsi il naso, ché le consultazioni regali e le negoziazioni ministeriali
o natura ignara e cieca; / ché l'una e l'altra spesso impero arreca
nemica, si riman sospeso, / ché stima ignobil palma e vili spoglie / quelle
tempio senza votivo oro di doni; / ché questo è bello: attendere al cantore
vi sono occulti e'gran segreti; / ché chi mi dovea dar del regno bando
se'del tutto 'gnudo; / ché se tua difensione, / somente, di
trasportar da le passioni del corpo, ché una lunga iliade se ne potrebbe comporre
da chi tutti i mal derivano, / ché chi non t'ama amar non mi
presuntuoso. guittone, 225-7: ché, mentre povero fuste com'io, /
guerrazzi, 37: nessuno risponde, ché la fossa non serba né anche la illusione
ma rimase il pagano imbalordito, / ché la barbuta al mento si percosse. contile
imbeccata attendeva, disse: va, ché ora è 'l tempo; e avvisatolo nel
date ascolto all'arcangelo malo; ché ei v'imbechera e v'im-
torto marcio nel secondo caso; ché io era assiduo maestro di grazia e di
non date ascolto all'arcangelo malo; ché ei v'imbechera e v'imbecera. soffici
del crudel l'orribili arme; / ché pigro, inerme, imbelle / diventa senza
2-4-4: oh degli imberbi sia mercé; ché questi amor di patria a montemurlo ha
il viso per parermi più bella, ché tu se'candida troppo e colorita.
35: solitudo gli è paradiso; ché... elli non è unqua men
c'era ancora molto da attendere, ché il cavallo si stancava e imbizzarriva.
più indissolubil di l'erculeo nodo, / ché ovunque imbombo io più, più assorda
date all'arme arditi e intrepidi, / ché 'mboscata io veggo qua; /
alcun dubbio imbot- terassi male, / ché li scirocchi han danneggiato l'uva.
l'hai, non indugiare; / ché come giunta sei, / metterò la cannella
; del sesso una pancetta: imbozzacchita, ché mai veniva a maturanza. bocchelli,
firenzuola, 119: nettatevi il naso, ché voi lo avete imbrattato. a.
tanta confusione e viluppi di scrittori, ché non vo'dar loro questo nome,
papa, sare'allor giocondo, / ché tutti cristiani imbrigherei. galileo, 3-1-131:
.. / dritto mel dà ancor, ché t'è possibile, / che sinistra
de lor che de te doli, ché 'l fatto lor largì embrigato. schiatta
facean da lunge e irreparabil male; / ché subito ch'alcun scopriva il busto,
manco ebbe riguardo o riverenza, / ché tutta intrise e imbrodolò fiorenza. galileo,
: le 'mutue'sono un imbroglio: ché se un povero contadino s'ammala, i
genti, aprite / questa siepe, ché io voglio / uscir di questo imbroglio,
, verderognolo; e imbucalo subito, ché meglio nasce e cestisce. magazzini,
vedresti insieme le infischiarsi. ché noi di'tu che gan l'ho imburiassato
fontano, 1-51: vogliate pensarci; ché, se ci pensate, tro- varete
detto da alcun come suo trovato, ché molti altri avanti a lui così dissero;
azione: ma sono differenti, ché quella imita la illustre e reale, e
dell'idea ch'ella prende a vestire: ché anzi ve n'ha di molte i
ne l'aria e poco dura, / ché 'l vento la disperde e solve il
e queste sono di due maniere, ché l'una è chiamata inmanansa, cioè addire
giordano, 1-47: quanto alla fortezza, ché immantenente che si aperse la tomba,
estremo / senza ragion non ricorriam; ché spesso / l'immaturo riparo / sollecita
del prossimo si amò dai peccatori mediatamente: ché immediatamente essi amarono l'eccellenza, il
forza d'atturare i nasi; / ché non si può patir la puzza immensa.
parlare con questo ambasciadore, in modo ché s'immolava la maestà sua, per fare
la gran fidanza di loro nimici; ché tosto se ne disperassero per tale vivanda
va per debito nelle proprie incumbenze; ché questo sarebbe male, e sarebbe immorale
, ti sottragesti al pondo, / ché 'l vii uso del volgo anco te
immo tien la morte ascosa, / ché una sirena dentro vi nasconde. anguillara
sie sì strano al su'sergente, / ché gran peccato fa chi lui impaccia.
, non te ne impicciar mai, ché te ne pentirai. ibidem, 151:
dic- chiaro aver la sanitade, / ché ciò de'sacerdoti è sol ufficcio.
non vi date impaccio del prete, ché io ve lo troverò e...
i bastoni, / ma non potean, ché sono avviluppati. sassetti, 198:
, / onde 'l conven morir, ché mai no impetra / merzé che 'l
inciampava un po'nella grammatica, / ché le lingue imparate avea per pratica.
io dico. or lassa andare, / ché conven ch'altri impare a le sue
si truovano insieme che paiono scotte: ché, ché, ché. non fate
truovano insieme che paiono scotte: ché, ché, ché. non fate così;
che paiono scotte: ché, ché, ché. non fate così; non ciarlate
li fa gran prodo, / ché quanto è dalle stelle il sol disparile /
rai, l'eterno auriga, / ché a'domestici affari imparte e sbriga /
e ogni altra regola conferì loro, per ché sempre di bene in meglio si avanzasse
. rosmini, xxvii- 398: ché ove anche alcune particelle del seme virile si
voi guardatemi un po'... / ché sì piccina non s'impauri. sbarbaro
prete diceva « tu hai voglia d'impazzare ché ogni uomo dice certo che tu se'
gli ulivi vecchi potandoli alla impazzata, ché non puoi nel troppo errare. impazziménto
non perché lui potesse avere vanagloria, ché era impeccabile, ma per noi ammaestrare.
e che magnia aver deggio consolassione! ché lasciare né menare no lo potea,
di gravi vessazioni, strusci e impedimenti, ché ne patisce il commercio. 5
artiglierie e tutti i disarmati, acciò ché ogni numero di armati avesse egualmente gli
, ben si può fare sì bene, ché 'l salsume non impedisce ovvero il colore
impedito / d'altrui, non sarria, ché non potesse? boccaccio, iii-22:
scudi, ch'esso mi debbe; ché in questo spazio ch'egli ha da
fiamma, or porta fumo; / ché impedite da quel non più daranti [
gocciola. -oimè! ripara tosto, / ché la non resti impedita. granucci,
sono impegnate davanti a questa legge, ché sfrenata questa le altre disonestà vengon dietro
tentar contro i marini uccelli invano: / ché le piume e le terga ad ogni
dove mi sono io lasciato trasportare? ché in vero impensatamente sono in questo
: 4 batti ed ascolta'; / ché ove è mannaia, non bisognan verghe.
/ ed a me guerra face, / ché m'à tolta la mia spene.
del ciel regina e imperatrice, / ché suscitato il tuo figliuol vedrai.
al mondo l'uomo nasce, / ché portarlo saria troppa gravezza. de luca,
.. ed è cosa ragionevole, però ché lo perfetto con lo imperfetto non si
imperfezion nei recitanti, / scusategli, ché son oggi discepoli / che hanno caro
si possono ne l'arte imperiale; ché regole sono in quella che sono pure
se guardi carlo lo imperierò, / ché adosso se gli scarca un gran romore
non hanno imperio in vostra voluntate, / ché lume avete a bene et a malizia
amare. chiaro davanzali, xxxiv-35: ché voi volete stare / papa e 'mperio
nella casa con la sua famiglia, ché non se gli potrà parlare sì dolcemente
era diffìcile dal lago soccorrere brescia, ché il piccinino imperversava col suo naviglio da
legato de peroscia: fece per impeto, ché la nostra comunità non voleva essere sottoposta
peccare. guittone, 209-8: ahi, ché non servo a dio giustizia e patto
, le afflizioni delli poveri amanti; ché l'anima, sentendosi impiagata, tutta
di potere impiantar le ugne, / ché tant'alto ella non giugne. mazzini
voi ci abbiate tenuta entro feccia, ché egli è tutto impiastricciato di non so che
ma riserbarlo / pel primo error, ché poi giurò impiccarlo. b.
, se non qualche povero disgraziato, ché gli stracci vanno all'aria, de'ricchi
mio impiccato e le mie corna; ché mia madre sta pessimamente, e mio fratello
dio; / crederi a me, ché esperto ne sonto io, / che cerco
23-5: figliuole, / vienne oramai, ché 'l tempo che n'è imposto /
valore, peso; essere rilevante (ché per lo più in relazione con un avv
/ divento ingiurioso et importuno; / ché 'l poverel digiuno / ven ad atto talor
, tu mi fai quistione impossibile, ché non può essere virtù nel pagano. dante
città che sia per natura serva: ché città si è per sé sofficiente e quelli
nelle guerre, ancora che sia vittorioso, ché ei mette più che non trae degli
la pasta giù per capillarità; / ché se fia d'olio intrisa ed impregnata
, madonna, son temente, / ché non son degno aver sì alta 'ntesa /
non ho parlato di poi ad altri: ché, avendo a fare la 'mpresa d'
i martiri e le noie, / ché, secondo è turbata o pur serena,
-far penetrare. pindemonte, 145: ché qual rosseggi [o sole], rimenando
di parlare infinatanto che ti sia mestieri: ché non solamente ti dei guardare di parlare
, ch'egli è ingannato: / ché 'l veglio a lo 'mprimero / lo tene
lita -la speranza, / ché la dolze impromessa / ch'avea,
tre luoghi il volto a'fedeli, ché in un solo non potean capir tutti
consiglierei a somigliare alla mia improntitudine; ché non iscrivo lettera, che non richiegga,
, perché non è vero amore, ché gli manca il soggetto reale. pallavicino
predicatore; né avea che perdere: ché ancor così solea dire: perciò,
puoi lavare / e dedurre acqua, ché fur conceduti / e questi e le tue
, 19-22: usa la sorte tua, ché nulla io temo, / né lascierò
nettare;... se già, ché se ne truova qualche zolletta, non
imputate quando dico: state allegro; ché ve lo confirmo e ridico per le parole
, 64-61: venite a cantare, ché deo pò om trovare, i che
la fin sì me sconventa, / ché te de'armaner la venta, allor
.. e bisogna dopo questo riposarsi, ché non si corrompa ed inacetisca ne'loro
sulla credenza, gliela sparsi addosso; ché sul vestito già molle di vino,
sì che gli sproni non sonassero; ché il generale, che già sognava caprera
l'amor meo novo cantare. / ché novo canto vói lo gran valore /
lamentò abbondantemente della durezza dei tempi, ché tutto era inarrivabile, e anzi lui
spada che mi sta fitta nell'ossa, ché, movendola, più m'inaspri la
modo e inatto quello che io vorrei, ché voi con quelle vostre mirabili virtudi molto
il mio marrello in mano; / ché chi con l'acqua semina, raccoglie
colpa in me s'incalma, / ché pensando donarti ancor quest'alma, /
chi mi disfido de lo compimento; / ché in aguila gruera ò messo amore,
fallato aggio, ne prenda, / ché la pena m'incalcia e dà conforto /
]: per l'ultimo fulgore, ché l'alba da oriente incalzava. tutti i
, 25-75: no i posso chiamare, ché so encamato. = voce di
ella si può appropiare al badalischio, ché tutti gli altri serpenti si possono incantare
palmas. e. cecchi, 5-49: ché questo è fra i più bei doni
medeci sì l'hanno desperato, / ché non ce iova encanto né dottrina,
vi lasciate veder fuori per nulla, ché voi non guastaste tutto lo incantesimo.
e publicamente, e non incantucciati, ché ogni persona vi vega. buonarroti il
col signor cardinal nostro andavo, / ché da me, non occor ch'io
ne i bei lacci d'amor, ché chi non ama, / vive senza diletto
iacopone, 55-7: so arvenuto probendato, ché '1 ca- puccio m'è mozato
andremo / d'amor parlando ornai, ché '1 duro e greve / terreno incarco
meco non voglio. dante, vii-33: ché tutti incarchi sostenere a dosso / de'
nemmeno l'idea di non poter riuscire, ché ne andrebbe di troppe cose: l'
stea più 'n nostra lingua, / ché 'n cor gientil cortese fa locore / sempre
feristi! / ché non potrò guerire, / da poi che
figliuola si dia a quel vecchio, ché sarebbe troppo gran danno. 3
domandar se coi denti l'incarta / ché non vi vuole una polpa lassare.
: non posso [confessarmi], ché lo dimonio mi tiene si incatenata la
1433: fuggono, come smarriti, ché sol han tutti in pensiero / di ritrovarsi
'ncende, e fallo fello, / ché non è gioco lo foco toccare. zanobi
che tosto l'alma aurora spunti, / ché fer mato ha tagliar le vaghe
, 25-11: ahi pistoia, pistoia, ché non stanzi / d'incenerarti sì che
suo dir qui pongo intoppo; / ché biasmandosi panni ella s'incensi.
inebriate il vostro cuor mortale; / ché da l'ebrezza a dio l'inno risale
pascoli, 28: non so: ché quando a te s'appressa il vano /
). chiaro davanzati, 106-13: ché molti son che sentenz 'han non
io inchiedesse lui d'amanza, / ché m'à tolto lo posare.
s'io danneo il vostro onore, / ché 'l pensier m'à messa a tale
è ben ch'altri vi guidi, / ché 'l cercato guerrier lunge è da questa
e non temer ad ora, / ché di prigione tosto uscirai fuora. baldi,
il conte riversato adietro inchina, / ché dileguate son tutte sue posse. n.
in terra inchina. tasso, 9-32: ché 'l pagan su quel braccio il ferro
mi date, donna fina, / ché lo meo core adesso a voi s'inchina
vi dono. bandello, ii-1147: ché de le grazie e raro valor vostro /
solo inciampava un po'nella grammatica / ché le lingue imparate avea per pratica.
con rustico piacer civili inciampi, / ché per goder della mia luce i lampi
vorrei cantarti nella mia loquela, / ché più soave mi parrebbe e mero /
quasi ogni cosa non prima adoperata: ché incegnar dicono, per cagion d'esempio
avendo ancora il brando riavuto, / ché forte ne l'arcione era inclinato, /
animali si truova ancor questa inclinazione naturale ché, come corpi gravi, cercano naturalmente
, / e notte e giorno, ché odisseo due schiere / dinumerò degl'incliti
la freccia più mortale impiagatrice, / ché se per tua faretra egli trabocca, /
è il maggior vizio del ragionatore; ché con essa distrugge se stesso. carducci,
alzò... senza voltarsi indietro, ché sentiva gli sguardi di leo incollarsi al
: non incolpar le stelle, / ché noi soli a noi stessi / fabbri
fu incolpevole nullo se non lui, ché lo confessò de bocca soa e disse
ben dire o dar vera sentenza, / ché cosa che non ave in sé ragione
: vostra sia la 'ncomincianza, / ché m'invitaste d'amore. ubertino d'arezzo
lardelli e le tuo'note; / ché quel si tesse poi che s'inconocchia.
incontinenza de la quale io vi accuso; ché io più volentieri udirò rimproverarmi le mie
ma -taci - grida il fin, ché farle onore / è d'altri omeri soma
/ andianne pur deliberati insieme, / ché spesso avien che ne'maggior perigli /
: e't'è male incontrato, / ché ad ogni modo rimarrai perdente, /
non si parta ista sera da noi; ché non vada incontro alla notte, ché
ché non vada incontro alla notte, ché non sia rubato. -per esprimere
te piango, dolce mio paese, / ché non so chi nel mondo ti conserbe
giunga nuova / una audienza tal; ché 'n tanti 'ncontri / si suol sovente
. in modo inconcon due segni, ché n'è campato solo imo luogo voto,
assurdità scritte da qualunque di loro, ché in verità è una colluvie d'
: li tuoi peccati seranno gravissimi, ché per mantenerti darai licenzia a'tristi della libidine
cosa tu. -non poss'io manco, ché mi s'è incordata la lingua.
par che sia un poco incordato, ché con fatica volge il collo. aretino,
il latte, come disse empedocle (ché tale unione ed incorporazione vuol fare l'
5-201: stette ei senza voce; / ché le ginocchia incorrentìgli il duolo, /
[l'amore] a la prova, ché ven men la potenza / patere onne
t'incresce, / raccoglier mai, ché l'un dell'altro è sozio. vasari
, che ragione non dà loro; ché come più ha, il luogo più
quelli dentro inverso quelli di fuori: ché, quando ne pigliavano imo, lo
sacrificio santo di testudine, / sì ché commovi quel dur cor de incudine.
particolarmente ne la politura de'versi; ché certo ve ne sono alcuni, se
omo, e disnor li porgie; ché potensa l'encuza ove elio offende, e
ceffo incutesse gran paura a'morti, ché nessuno fece mai capolino dal suo tumulo
innanzi, e non indarno, / ché l'imagine lor vie più m'asciuga /
possa cosa in vostro grato; / ché troppo ho di voi, lasso, indebitato
si stribuisse a ciascuno per rata, ché eran ricchissimi. ariosto, 34-71:
è, ma strage sola, / ché quinci oprano il ferro indi la gola.
dietro e tien lo viso chiuso; / ché se il gorgòn si mostra e tu
, si ri tragge indietro, / ché gran temenza gran desire affiena. boccaccio,
doler che me lassi qui indrieto, / ché in compagnia ben ti mando el core
di noi, dimostrando tanta ingratitudine; ché giustamente dio s'indegnerebbe contra di noi
'. un assioma. ché per lo più è un assioma, e
: per questo non si sbigottisca, ché è tanto buono il nostro iddio, che
quelli di rigore né quelli di lassismo: ché, se i primi scala del
... diveranno sempre verdi fin ché le loro entrate resteranno indisposte. 5
acqua d'un fiume corrente indivertibile; ché questa sarebbe in tutta perfezione, ma pochi
e temere iddio, e amare lui, ché non poco gli dee piacere, sentendo
puoi non esser tal [libero]; ché nacque / indivisa da te questa possente
la tua risposta è uopo; / ché tutti questi n'hanno maggior sete / che
indomito furore / cessò del foco; ché la secca stoppa, / e l'unta
] tornare mercatante non lo crediate, ché, oltre a che non li conviene,
come potrei far di non farlo, ché cessando le condizioni, con che vi
tosto a'venti / spiegar le vele: ché di troia in vano / era l'
66-21: lo dir non è neiente, ché 'l parlar m'è mozato. /
. no, anzi dico la verità, ché lo so per fermo che io sono
l'uomo ha indovinazione assai più alta, ché ha odorato e presentito dio, gli
a lei ch'alquanto indugese, / ché come calamita el ferro tirarne.
, 42: senza indusia vieni meco; ché poi, sapendo i tuoi parenti come
2-1: non vi indugiate, miseri; ché più si consuma in un dì nella
... / fai tosto, ché dubbioso è lo indugiare. l. giustinian
far sì che il nostro si sdegni, ché se bene assai indugia, come la
avesse udita. tasso, 4-73: ché, poi che legge d'onestate e zelo
petrarca, 316-9: poco avev'a 'ndugiar ché gli anni e 'l pelo /
più presto possete, cacciate vela; ché le cose che indugiano, pigliano vizio
lo nostro migliore nello 'ndugio, ché noi avemo la vivanda, e li nostri
anzi ch'egli si pro- vegiano, ché lo inducio nuocie senpre a coloro che sono
712: sì presto, portala su, ché lo 'ndugio piglia vizio. note al
di'pure, favella, sermoneggia, ché io ti dico plenaria indulgenzia; volli dir
quel dolce suon che aver solia, / ché il tanto sengiocir la voce indura.
a la pietà la via, / ché, contra 'l suo voler, di me
, / venite a cantare, / ché sete envitati, da deo vocati, /
goldoni, xiii-403: non mi adular; ché se la gallia industre, / la
neo brunetto amor quel viso, / ché qual pittore industre ebbe in aviso /
, / venite a cantare, / ché sete envitati, da deo vocati / a
facevano vento; e industriosamente rosta vano, ché sua faccia non fosse offesa da mosche
ad questa cosa conoscere lo inductore, ché non se piglie, el piscatore perdona
maritò nessuna femina ad alcuno dipintore, ché siete tutti fantastichi e lunatichi, e sempre
enebriato per sì gran dolceza, / ché me reprende, se io vo empazato
ciel non vide il sole; / ché ingombra era di tenebre / inerti la pupilla
in amicizia. tasso, 13-i-658: ché se moglie e germana i offrì chioma
i-501: null'om mi 'nfami, / ché fa torto e peccato. dante,
non ho la minima voce in capitolo, ché altrimenti m'infamerei proponendo per legge l'
a le pompe a gli ornamenti; / ché 'l gran convito fa il conte giovanni
vada a volo / la infamia tua: ché, ancor ch'io non ne parlo
assai che fare; procaccia di vivere, ché n'hai gran bisogno, e non
lo infastidite di pigliare partito di sé; ché a poco a poco si andrà risolvendo
1-i-39: destate il vostro ardire, / ché per l'onda infedele / è tempo
e gl'infedeli tutti corrono invano, ché... tutto è vano e non
infelice mia stella e duro fato, / ché dalle stelle vien pur vita amara!
e alla figlia udire increbbe: / ché di funeste e d'infelici piume / si
i nostri danni / ci procurammo: ché 'l dì stesso addotto / e posto
ingegno e sapere si mostra eminente; ché, sebbene ammollito e infemminato, il
non vi piaccia la vostra infermitate; ché malattia che piace, è disperata.
sebben non era matrimonio fermo, / ché molte cose lo faceano infermo. goldoni
, muto, /... / ché tutto el detto mal m'avea savore
all'itaco le spoglie ardue serbava, / ché alla poppa raminga le ritolse / l'
meschin di noferi altro inferno, / ché mi par un da bene uomo. melosio
: cor mio, dove ne vai? ché non dimori / ne lo tuo dolce
boccaccio, iii-5-68: morto è, ché troppo li fu infesto / il colpo della
clienti misero il capo sotto la giubba ché la bestiaccia non avesse ad infettarli di
adatto a combattere con costoro, però ché io sono vecchio e infetto. savonarola,
in: quel bascio mi 'nfiammao, / ché dal corpo mi levao / lo core
infiammò, non da lo sguardo; / ché, quando amor ferìo li fianchi duri
/ commesso, mi debbiate perdonare; / ché un infimo non ha da sé vigore
/ in presente si discinge, / ché tanto è cortesissima. fazio, v-30-90:
]: lo infignere pare peccato; ché dire e fare una cosa e intendere un'
/ d'allora innanzi non entrò, ché forse / o ne infinge disprezzo o non
/ und'io gran noia sento, / ché fate infingimento / di verace amistanza,
/ e ciò è gran fallanza, / ché così mi tradite. —
; e stassi, te imitando; / ché in infinite fogge la trastulla, /
.. proprietadi hae la gramatica: ché per la sua infinitade, li raggi de
per ricomperare i pregioni si venderono; ché potè nella fonte della misericordia la sua
abbaglia / non vi s'impara, ché quei dolci lumi / s'acquistan per
mia penna ita è in miseria: / ché, a trattar questa materia, /
/ non la si tien ascosa, / ché dal principio, ch'ai corpo si
. / io me n'infischio; ché a'miei convitati piuttosto che a'cuochi
inflessioni e durate della parte sua, ché a lui esattamente le prescrive il compositore
e 'l tuo gran nome exalto, / ché da te solo ogni influenzia piove,
cui son miso a lo morire, / ché ben d'amor non è senza infollire
vili, però se'peggiore amandole, ché quanto più infondi l'amore tuo in
scrolla e volgesi a guardare, / ché tardi, tra finire, andar bel bello
..., subito infossalo, ché nasce meglio e fa più cespo. longano
ripon sogna / infra qualch'anno, ché non è potente / la terra stracca,
). lei di niente s'inframette, ché non fia mai per lei acceso caro
.. all'in- pedale, ché due congiunti insieme, come avviene degli
mangia, e veste alla francese / (ché nulla si fa ben fuorché a parigi
8-119: aiutatemi, di grazia, ché [l'orso] mi ha infranto un
meco. epicuro, 99: ma ché ne l'ozio più m'impigro e infrigido
• perdona a costoro che mi crucifiggono, ché non sanno che si fanno »;
.. fecelo per infusione di carità, ché esso medesimo poteva perdonare loro. fiamma
prima d'ulive una pillata, / ché aremo olio migliore, e aremne assai,
conv., ii -canzone, 49: ché se tu non t'inganni, tu
ca piacimento d'altra mi sia, / ché 'n altra donna già non diletto,
paragone. / vederimo el lavorato, ché en cella hai contemplato: /
non n'ò pietanza / di voi, ché troppo m'incanni: / sempre vivi
urlare avrian le bocche aperte; / ché, se l'antiveder qui non m'inganna
, ch'egli è ingannato: / ché 'l veglio a lo 'mprimero / lo tene
noi erriamo, noi siamo ingannate; ché bestialità è la nostra se così crediamo.
-ogni cosa che vi piace mi dite, ché mai da me non vi troverete ingannata
non mira ad alcun interesse privato, ché assai basterebbe ridurre le false piazze in
mi pare torto. guittone, 85-12: ché tutto vizio rio e tutto inganno /
ma el non te zova niente / ché questo amor non pò star celà. alberti
, che fa l'omo valere, / ché 'ngegno, forzo, ardimento e
desmodar con parole ao con portamenti, ché grande aventura sì avene a lo
quest'uscio e tienlo chiuso, / ché qualche ladro non facesse ufficio. / -eh
in que'pareti / mugghiasse forte; ché 'ngegnosamente / ella il legò con sembianti
estate per quanto è l'anno, ché sempre / v'alita un vento che questi
e sia scritta a pochi capitoli, ché la moltitudine delle cose ingenerano impaccio.
piaccia [all'uccello], / ché la fredura inghiaccia. 2.
smettete la commedia e li spauracchi: / ché noi siam tutti stracchi stracchi stracchi.
stiletto (oh! errai, / ché volli dir filetto all'inghilese) / paga
se ingiottisce, o due, / ché ha il ventre assai maggior de un
fonti / van- nosi ornai, ché 'l tempo invidioso / in un istante quelli
; e questo fu lo scampo nostro ché ci arebbe inghiottiti. machiavelli, 1iii-
-chi 'l saprà mai? - / ché il sol, le stelle, il ciel
, / divento ingiurioso et importuno; / ché 'l poverel digiuno / ven ad atto
[la guerra] alfine; / ché ne la sorte prospera insolenti / fian volti
mia scusa mai non fosse stata! ché né altri con tra me avria fallato,
non fosse frusto / del suo sperar; ché dal nemico ingiusto / spesso è decetto
fin tacciar, né però crepa, / ché par a lui non v'ha digeritore
che dona amore, / pensatel voi, ché non voglio i profani / labbri ingolfar
cipare, non calendoi del cielo: ché se lo corpo gli è fatto ritto
: lanciai un dardo, e 'nvano / ché... / in vece sua
venta il papa-sei del tavolino, / ché quando t'ha sber- tato e pelacchiato
cagion hai di dever pianger meco, / ché quel bel ch'era in te perduto
: o santo padre, incominciò, ché padre / doppiamente di me chiamar ti
aspettare che ingraza el core, / ché per la doglia me accederla. =
èi ingra- ziada da dio, anche ché tu z'ài tolto lo séno de grezia
ingroppava, potea dirsi stolto: / ché non più presto che sentiva il peso,
/ vanamente, sentendosi perire, / ché da le piaghe l'inimico sire / con
non è soggetta alla sua legge, ché neanco vi si può soggettare.
a questa impresa eletto / io vedo, ché dui soli erano pochi / a dare
ii-321: sgombra l'iniqua peste, / ché a noi, germe d'affanni,
sono ad un tempo ed infelici; / ché iniqua stella il dì
a'lusinghieri, né a l'inizzatori, ché ingannato serai leggiermente. paolo da certaldo
fonte de le divote lagrime et innaquatele ché sempre stieno fresche. 6
lunedì dopo pasqua: non avanti, ché vo'mangiar l'agnello in casa,
iacopone, 42-3: 'nsegnatime iesù cristo, ché eo lo voglio trovare: / ch'
? moscoli, ix-338: andate, ché ben puote ancora / de voi mercede
sorella si lamenta e plora, / ché si ricorda di sua antica pena,
gran segnoragio / servirò pur inanti / ché li sguardi tramanti / mi vanno dando gran
2-237: tirate inanti, o folle; ché a chi parla così non abbisogna di
di gio'port'alle- gransa, / ché quant'à più, voler d'aver più
ogni uomo l'ufficio del predicare; ché innanzi innanzi a tutte le temine è
, / e bon talento -aver, ché tempo vene / che torna in bene -lo
mai al mal l'inesta: / ché chi l'avrà la vertuosa strada, /
ricoperto di terra sopra l'innestatura, sin ché la marza v'abbi messe le barbe
si gorgoglian ne la strozza, / ché dir noi posson con parola integra. buti
il cuore mi si spezza, / ché in ogni colpo, innocuo e sanguinoso,
casa, in cara patria terra: / ché con destino rio su cava nave /
miei viveri inoltre / nella bisaccia, ché avevo nell'animo forte, in barlume,
. gigli, 2-40: restando presso ché tutta europa inondata da'barbari, restasse
cercate dunque fonte più tranquillo, / ché 'l mio d'ogni liquor sostene inopia,
invano / il mandorlo inorgoglia, / ché in preda all'urugano / pon morta a
. anche di storia e geografia; ché alla fine furono commessi a me anche
'l popolo ne sia meglio ensegnato, ché là 've ha molti savi uomini,
di scienza insegnata nelle scuole cristiane, ché tutte possono giovare all'uomo. g.
. / insensata mia voglia! i ché doler mi convene, / e sazo bene
era dei numi / tale il voler; ché, lungi appena il padre, /
: dal padre s'arebbe poco aiuto, ché è tenuto poco inservigiato. sennini,
gli odori, ah fuggi! / ché micidial potresti a un sol momento / tre
grani! e scampo / n'è: ché, se accada, insieme alla natura
creatura, dove pò salire; / ché li envenena viso e odorato, /
dirò a voce a lor signori, ché ornai la tengo per cosa fatta e sicura
spene / alzò il mio cor: ché 'nsin allor io giacqui, / a me
ii-294: sunstinete la mia insipiènzia, ché vi ho detto che io sono pazzo
/ da buon agricultor sie cultavata, / ché d'altrui disciplina e'frutti acquisti,
voglienza / d'aver mia benvoglienza; / ché povertat'è insomma / d'ogne dolor
dolce, 9-22: sono libero, / ché mai non presi moglie, donde nascono
: son fuor di speranza, / ché madonna insperare / mi fa, sanza fallare
si risponde accader tal cosa nell'intelletto, ché la parola verbigrazia col senso dell'udito
ed allora poteva ben cicalare l'attore, ché l'uditorio dovea immaginarsi che quello parlasse
grande, quanto qui a siena; ché voi mi parete tanto grandi donne, che
battino fonde, insultino i venti, ché la nave è sicura senza un periglio
oprò che conlupparlo con simile bagascia, ché, se pur gli volevate 3
chiave, un misero danaio; / ché tali essere è solito coloro / che tu
ma senza farci un gran buco, ché tutto era a buon mercato. e.
vostro nome in pregio saglia, / ché 'n nulla parte sì saldo s'intaglia
. lorenzo de'medici, ii-280: ché non mi chiedi qualche zaccherella? / ché
ché non mi chiedi qualche zaccherella? / ché so n'adopri di cento ragioni;
tristizia del marito, si dispera, ché già se lo vede morto, napoleone le
g. m. cecchi, ii-21: ché del pane / se n'ha quando
va, / e abbi cura, ché coteste genti / intascan come zingari.
mortali di te tal grazia piove, / ché per te vita e gloria spera l'
* far tavola '. intatta; ché ne furono mandati a'confini tommaso 3.
si gorgolian ne la strozza, / ché dir noi posson con parola integra. pascoli
a vergogna ogni color allegro, / ché 'l suo fin piange e 'l viver tirannesco
spirito. maestro alberto, 148: ché 'l vigor di ragion dentro rimane /
, che n'ebbe intelligenza, / ché del tutto vertunno lo ra- guaglia,
de ciò m'è più calere, / ché pesami d'obblansa. iacopone, 41-12
ntendanza, / viv'a speranza, / ché non mi par che sia di valimento
partì da pregio e da valore, / ché mi fa uopo avere altra 'ntendanza
. arrigo baldonasco, 393: ché quello amor mantene / solaccio tutto bene;
io ti dono alquanta d'intendanza, / ché far potresti ben tal portamento. guinizelli
fino amor vole avere speranza, / ché per gran valimento / si dovria conquistare
là ov'è la scienza, / ché breve detto di molti è 'ntendente, /
breve detto di molti è 'ntendente, / ché lunghe aringherie odo noiose. boccaccio,
fattovi / da altri l'argomento, ché non s'usano / più, e son
di narrare de'facti di lombardia, ché bene vi si ritornerà, e posto che
/ niente mi posso fidare, / ché molte fiate in per- denza / trovomi
parte. g. cavalcanti, i-311: ché 'ntes'ò che compon d'insegnamento /
pregi tuoi già non offende; / ché te pur madre riverisce e intende /
s'appartiene al poter battiz- zare, ché ogne gente può, ma non ogne volta
io vi 'ntendo, / e pauroso ché non agio amendo. giamboni, 4-373:
/ né dignità d'imperial corona: / ché quant'uom maggio, più vii si
neente / chi 'ntenda in tal parlare / ché l'altro cor mi
racqueta poi che 'l pasto morde, / ché solo a divorarlo intende e pugna.
pagamento / de sotto dal fermamento; / ché 'l suo falso entennemento / de sopra
fini amador non agia intenza, / ché 'n tutte parti il piato perderia.
/ che 'ntenda in tal parlare, / ché l'altro cor mi 'ntensa / e
for di salute giudicar mantene, / ché la 'ntenzione per ragione vale: /
, che moia, di neiente, / ché li sarebbe grande riprensione. guinizelli,
, dirò così, senza intenzione; ché il mal tenere non è peccato di vera
che tu non hai rasone; / ché, se tu avissi vogliuto / la tua
risponso e del parlar piagente, / ché 'nteramente m'avete appagato. dante,
ricevano la repromissione dell'eternale eredità. ché là ove è il testamento, mestieri
.., credo che ne smascellarci; ché certo è materia ridicula. v.
la gabella e pe'suoi bisogni, ché potrà vestirla [la sposa] senza entrare
; dicie la chiosa interlinaria: « ché qui è luogo di giudicamelo ».
fu battezzato il dì 4 di dicembre, ché dalla sua nascita al battesimo vi s'
riposo dormendo anco non have, / ché la furia crudel gli s'appresenta / sotto
« ca- tuba, non dormire, ché sta a te ora ». la persona
/ non s'interponga morte, / ché per altro esser dubbio non potria / ch'
la vo'far 'na picciottata, / ché della rabbia mi mordo le dita '.
metta mano a murare senza interrompere, ché tanto più vengon lodate queste opere,
, 10-78: tu rimanti colà, ché disviarci / nell'andar ne potrian le
: l'altrui vizio / illustra lor; ché nulla meglio scopre / contrari due,
prendasi buon ripar senza pavento; / ché molte cose nel tempo interviene / che
e que'disse: olle molte ree, ché m'è intervenuto una gran disaventura,
: intervennene questo del peccato suo, ché per lo suo mal conforto e per lo
mezzo al ventre / lo trivellò; ché nulla lo difese / l'interzata lorica.
amar, madonna, son temente, / ché non son degno aver sì alta 'ntesa
lassai / per follia a'compagni; ché non tanto / pensava d'aver freddo,
guercia; né integro il moto, ché è distorta sopra i piedi, né il
i piedi, né il gesto, ché ha le man monche, né il colore
né il colore e il calore, ché è scialba e intirizzita. pirandello, 7-1176
; il troppo mangiare e lo studio; ché l'uno ti farà intisichire e l'
fatiche: ma poco durò la messe; ché imbastarditi i coltivatori, i rami intisichirono
n. martelli, 47: poi ché le speranze che si pongono in ei
tuo indirizzo, cioè al tuo nome; ché della tua strada non mi ricordo più
mio evangelizzare intoppasse ne l'opposito, ché or ora camminarci, galopparci, correrei
ch'io non sto saldo, / ché d'altro foco son che d'amor
, n-51: più dir non può, ché il sangue impetuoso / gli empie le
spedire e condurre bene e presto, ché già veggio che benvenuto comincia a intorbidare
/ e seggonsi di fore: / ché dentro siede amore, / lo quale
non aveva lancia il paladino, / ché la sua nel cadere era spezzata.
venne / l'autunno amaro intoscato, / ché più tristo tanno bissesto / non poteva
stridente contrasto dale... ché non lo intrappoleranno lui, come temiamo
iddio ve 'l perdoni, / ché col vostro pensar snello e gentile / lo
lamentiam che par che siamo uccisi; / ché dover- remmo darle un tanto al mese
al ginocchio. -spendiamolo questo danaro, ché tanto ce lo porteranno via. emanuelli,
qualche cosa d'ambizioso e artificiato; ché, in realtà, si tratta di una
una minaccia / sul bosco triste, ché lo intrica il rovo / spietatamente,
in veder così grande oste nimica, / ché discorde fra sé mal si raguna /
è il biglietto, o madama, / ché a scriver mai non m'insegnò la
vuol parlargli, e non ardisce; / ché la lingua le s'intrica: /
di non s'intricare in amore, ché se ne pentirà presto. bizzarri, 38
l'intricati nodi il dubio core, / ché noi cedemmo il regno. g.
manco ebbe riguardo o riverenza, / ché tutta intrise e imbrodolò fiorenza. soldani,
di confessarsi da chi non lo intende, ché, quando ti credi partire confessato,
scrizzione la natura di quelle appare. ché perciò che ila dicie buona disposizione,
quantunque minimo servo di quelle case, ché rendessero testimonianza della loro antica fede e
/ la pasta giù per capillarità; / ché se fia d'olio intrisa ed impregnata
. monti, x-3-374: fuggi fuggi ché barbare e infedeli / son queste terre
non come noi, sulla motoretta, ché una ritorna a casa stronca e intronata,
nè simili intronati vorrei per casa; ché a ogni cosa rispondi a rovescio. mercati
: non già vada a'teatri, / ché intruppato fra gli altri spettatori /
fu per mal augurio interpretato, / ché non sanza cagion lupo si inurba.
fu l'inusato impedimento vano, / ché un rio vermiglio corse in fra le
una volta sul serio ad inussorarsi, ché la sua opinione intorno al matrimonio era
seguite insino all'ultimo della vostra vita, ché molto piacere, molto frutto e molti
e tre vagliato e mondo; / ché l'inutil gorgoglio e gli altri vermi
., 184: ma più beata, ché in un tempio accolte / serbi l'
né hai passati i tuoi giorni indarno, ché sì disonestamente e sì lascivamente gli hai
: quintana siete ove fiere ciascuno / ché ricci assai tenete: / così v'invechierete
miei fien lagrimosi e manchi, / ché gran duol rade volte aven che 'nvecchi
: il nuovo invecchiarà il primaio, ché quella cosa ch'è antica e vecchia,
ben del mio mi dole, / ché mai non spero eh'amor mi proveggia.
che bene puote più e vale, / ché 'n sua natura già non ha molesta
, in altra parte predica, / ché è piaga invenenata et incurabile / quella
ed eterno in breve e vile: ché male inverremo a retto stimo.
pena più pregiato alcuno s'aude, / ché bon v'è tutto, mal nullo
passavoga, arranca, arranca; / ché la ciurma non si stanca; / anzi
alta voce a'franchi cavalieri: invertudiatevi, ché con poco di sforzo saranno i nostri
e per tutto lo mio regno investigare, ché, se trovar si potesse, a
mia iscrizione all'università di pisa, ché l'alta carica, di cui sono
queste / non vide il sol, ché la terrestre salma / disdegna il cor,
era lo vento allo garigliano, sì ché in sua possanza era quello dì de
pappafico, / tira gli stragli, ché la nave paia / una giostra del mare
caldo molesto / al volontario esilio, ché mi spoglio / dall'odio inveterato.
tempera a fondamento degli altri colori, ché senza esso non fonderebono né sarieno lucenti
tu non mi commuova in invettive, ché tu vedrai ch'io vaglio in quella arte
abbassò gli sguardi sulla piazza vuota, ché rapita nel celebrar l'anticoncilio e nel furore
bea poco, e quello sia temperato, ché, corno ella s'invezza, così
'n sù le 'nvea, / piango: ché 'l foco del duolo m'ardea,
, così magra. / anzi sì! ché la gola non si satolla mai.
numero de'più laudati di te, ché l'altrui laude ti spronerà. vasari,
, noi non faremo alcuna parola: ché ognuno da sé ne intende la stravaganza.
chiar che rivale / non m'era, ché passò via, stato un poco /
restar del gran tesor mendica: / ché vivo di sue glorie al mondo sole.
invidia. guittone, 78-9: ché manto n'ho — pur chi voi n'
, e t'invilisce l'alma; / ché sol ti serba lei trionfai palma.
gli animi inviliti. bellincioni, 1-198: ché 'n piatto gelatina / non tremò mai
sepoltura non potè tollare loro cesare, ché li morti furo pure involuppati dal cielo
, a involupparlo con simile bagascia, ché, se pur pur gli volevate intabaccare il
, frasca merdosa, egli dicea; / ché questo è ius antico inviolato, /
sé stessa invitava, non colle parole, ché non si sapea fare intendere, ma
e varie e diverse condizioni d'uomini, ché non altre- menti in quel tempo di
genti invita a generai rassegna, / ché veder vuol come d'arnesi adorno /
: vostra sia la 'ncomincianza, / ché m'invitaste d'amore, / non
/ non guastaste in fallanza, / ché comprendeste il mio core. chiaro davanzati
, / venite a cantare, / ché sete envitati, da deo vocati, /
'nvita: voi siete più fina; / ché s'io faccio -sdiaccio - ch'io
, 3-69: vivi beata pur, ché nostra sorte, / non tua sventura,
vergogna di mettersi a repentaglio con lei, ché sarebbe come se un pescecane invitasse a'
cominciò: -laudato sia macone! / ché sempre quello invoco, onoro, essalto.
più di veder m'invoglio, / ché l'occhio sol mirar non si contenta /
, i-78: batti, ma sodo, ché dentro allo scoglio / un dolorante schiavo
s'invola, e corre, / ché non breve è la via. monti,
toglio, m'involo e mi rubo, ché assai meglio m'è morire una volta
, liba alla vita, infelice, / ché a galoppo s'involano i dì.
bruti] sentir le cose divine, ché non sta nello spirito loro involta divina mente
udisti / ferir a grida il ciel, ché tare e i letti / e i
deletto mio, rendete voi a voi ché voi tolto àve a voi vostra desconoscenza,
propri color perdon le cose, / ché la notte, che vien, tutte l'
l'orecchio al pastore d'abruzzi; ché ei v'inzampogna e v'inzufola »
amorose, soavi, inzuccherate e patriarcali, ché non so in qual forma chiamarle meglio
: oggimai credo che basti fin qua, ché noi ne vogliamo partire bene dolciati e
date l'orecchio al pastore d'abruzzi; ché ei v'inzam- pogna e v'inzufola
ricacciare dentro le mie lacrime, / ché la pietà degli uomini m'umilia.
-per simil. leopardi, 279: ché spiccato che fu de'topi l'io /
inarcasse le ciglia, abbia pazienza, ché la colpa non è nostra, ma se
l'ire, / durano poco, ché li fiati, strutti / del lor valore
valore, non fanno governo, / ché queste qualità li fanno asciutti. arrighetto
montorio si ira e intosca, / ché è vero ragonese scorporato. anguillara,
riposo a lor fatiche ancora, / ché queste son da le percosse aperte /
volta indreto e puossene ire, / ché apollo né orfeo noi potrà fare. s
. caterina de'ricci, 69: ché non vorrei avessi a intervenire a questa
ir, restare il sole: / ché ben parve s'aprissi un paradiso. leopardi
nemica gente, / temenza avria; ché peregrina era ita, / e viste
in questa vita che un fummo, ché da un punto a un altro siamo iti
stesse più placida e tranquilla, / ché avrebbe ogni altra donna lasciature.
ah, non più, pastor, / ché non è cagion di pianto / il
: / io, io ci andrò: ché ubbidisco ad un'inre- cusabile forza.
. proprio così: della germania, ché noi dolci italiani non dobbiamo troppo irruvidirci
/ di mille punte irsuto, / ché noi con un saluto / gli squar-
verso che la chiama mia, / ché ognor che io i j lego a lacrimar
della mia iscrizione all'università di pisa, ché l'alta carica, di cui sono
bernari, 6-145: muoviamoci di qua, ché se passa l'ispezione siamo fritti.
la rana e del topo; / ché più non si pareggia 'mo 'e
. aretino, vi-24: andiamo tosto, ché dubito che la gatta non abbia mangiato
tutte la maggiore è l'adulazione, ché è parente anzi sorella della calunnia.
luogo, né instanza puote avere, ché nullo dubita che l'appetito razionale non
pochi ch'intesi. tasso, 13-i-284: ché gloria ella n'avrà s'i miei
di tempo o di sua rabbia, / ché gli avea in guardia istorico o poeta
fatti di casa: ed è vero; ché procede en buona parte da chi gli
fin che dura il frutto, / ché quando l'uomo può, di tanto è
sesto uffizio è di guardare equalità, ché amistà non sostiene alcuno isvàglio. =
e fia 'l combatter corto, / ché l'antiquo valore / ne l'ita-
., 182: ma più beata ché in un tempio accolte / serbi l'itale
come anche gli altri, trapianta; ché questa iterata coltura itera e raddoppia ogni
, / d'onne officio te privare, ché non sai far bon iudicato.
/ prego che rende ivaccio, / ché non è bel procaccio, / né
'l lungo andar'... notalo, ché comunemente si dice * a lungo andare
mi ritrovai per una selva oscura, / ché la diritta via era smarrita. petrarca
., 12-20: pàrtiti, bestia: ché questi non vene / ammaestrato da la
compera la ricolta in erba verde; / ché sempre il frutto non risponde al fiore
mio cor pingo, / ad amore, ché là / penson'avere avento. petrarca
/ canti or soavi or gravi; / ché c'è di là, con gli avi
visto, e anco esto divieto; / ché qui per quei di là molto s'
voi, riparateci, vi dico, ché non segua più in là. l.
serdini, 1-242: misericordia, idio, ché più diffendere / non mi posso da
è ch'i'non apra, / ché mi'onor non potrebb'esser pinto / di
esser buono cittadino; non vi entrare, ché, se tu vi ti lasci cadere
atto l'onori o disonori, / ché trae le lacche e l'alza.
essere pigro a lacciarsi l'elmetto, / ché noi potremo rece ver vergogna.
sanza più tener meco parlamento, / ché trovar non potea nullo argomento / di tramai
, per deo, v'afaitate, / ché laccio è lor catun vostro ornamento.
cierto -vi racierto -mal s'alaccia / ché nullo mal dilaccia / si '1 menerà -e
levate or mai la fronte, / ché più non temo un om coperto d'arme
, anzi sarebbe il loro peggio, ché si strangolerebbero; e però stan pur
penser'ò eo no l'avia, / ché sono presa d'amare, / fin'
senza lagrime e senza invidia alcuna; / ché s'altro amante ha più destra fortuna
, / dilegua il tuo martirio; / ché s'io per te respiro / tu
in lagrime non solve / il duol, ché troppo è d'indurato affetto.
laddéntro beatrice. prati, i-278: ché già poco laddéntro [nella casa]
si fece per me sottil ladra, / ché il cor mi tolse in sua giovane
i-26-155: ho uno stomacuzzo così ladro, ché ad ogni otto giorni mi travaglia i
caduta / con ragione perduta, / ché più ladroni son che mercatanti, /
non mi dar più lagna, / ché mal sai lusingar per questa lama!
occhi io più lagnar mi soglio, ché giamai verso me non gli volgete.
, quando tacque sono più basse, ché allora si ritrovano alle prode e ne gli
musa, il canto del laguto, / ché da grisoni non facendo schermo, /
guittone, i-25-320: guardate da laido, ché picciulissimo laido tolle gran bello, e
a sua maestà, e gli facea coscienza ché fornisse le mura di quelle cosacce laide
siamo noi inchiusi sotto la lama, ché ile nostre opere non funo sì grande che
e non mi dar più lagna, / ché mal sai lusingar per questa lama!
per la gola dioscoride s'appicchi; / ché ha questo vin più grazia e più
sorella si lamenta e plora, / ché si ricorda di sua antica pena /
né de fortuna se po'lamentare, / ché li prestò sì dolze genitore, /
la prima volta, / lamentosa, ché pria non seppe parto.
amor, minerva e gloria, / ché 'l vostro foco tutto el cor m'avampa
voi spero acquistar l'alta vittoria, / ché tutto acceso son di vostra lampa.
fatto ir, restare il sole; / ché ben parve s'aprisse un paradiso.
memoria mia lo 'ngegno; / ché quella croce lampeggiava cristo, / sì ch'
usurier, prendi la figlia; / ché siam tutti d'un pelo e d'una
pratiche / di ben seccar, ché chi el nascer non teme, / saranno
prima adoprar spade né lance, / ché tardi è spenta guerra tosto accesa. g
tesi ancora l'orecchio, inquieto; ché il battito strano continuava senza intervallo..
anch'io sappia della sua possanza, / ché 'l re faraldo d'una ad altra
non ve la / facessi amica, ché di monterappoli / avrà la lancia.
discosto al segno con la lancia; ché chi fa quanto sa, a più non
signor che si metta in punto, ché a le cinque ore ha da rompere doe
costì, e va'fuora subito, ché domattina te lo manderemo in villa con i
le vidi certe linee (miracolose), ché l'acqua lanfa scorse giù per le
]: di desio i'langueggio, / ché 'l mio signor non veggio.
, se ti duri la buona voglia, ché la tempra è salda, e sincera
gimo a la bon'ura, / ché chissà cosa ne dava in ventura. novellino
nel suon de le parole maladette, / ché non credetti ritornarci mai. idem,
ben li occhi al vero, / ché 'l velo è ora ben tanto sottile,
pur volci ad allettargli boccon grossi, / ché non uccellan questi a pettirossi.
dato in custodia al portator volante, / ché tai messi in quel tempo usò il
a levante ond'eravam saliti, / ché suole a riguardar giovare altrui. idem,
parte / che levantisce sole: / ché di più olor s'ole / su'viso
(475) leva su, dormiglione; ché, se tu volevi dormire, tu
per tradimento. fiore, 123-9: ché pezz'ha ch'una truffola levaste / sopra
in gloria per multo laudamento. / ché l'umana laude è vana, piena de
: quel bascio mi 'infiammao, / ché dal corpo mi levao / lo core e
tante pratiche / ch'i'veggio; ché qual cosa bolle in pentola: / e
tale iranza? /... / ché m'ài levata la dolze speranza, /
bibbiena, 198: fate ora voi, ché se vi ho levato briga, al
per cortesia, non mi uccidere; ché voi non fareste di vostro onore. ed
/ piansero sempre e lagrimaro, / ché luie non podeam toccare / né de
si levassi da quirino in tutto, ché conosce è la sua rovina. g.
e porre a par del bronzo, ché quando facessi quell'opera di cera prima
teco viviano suddiacano e juniano accolito, ché facciano l'ufficio. commedia del desiderato fine
, né pon né leva: / ché dove dio sanza mezzo governa, / la
caso suo e di poca levata, ché quel suo oro non si vede e lo
si baratta; /... / ché chi dal fango della plebe è sorto
è da levitade di natura causata: ché sono molti di sì lieve fantasia che
1-141: non esser sì crudel, ché verran presto / le rughe e il lezzo
questa morte gli saprà di lezzo, / ché durlindana lo tagliò pel mezzo.
e fa ch'io li conosca; / ché gran disio mi stringe di savere /
ma non 11 era sospetto: / ché l'alta provedenza che lor volle /
fallì mai de'favoriti doni; / ché all'ara non mancò la buona parte
x-2-357: né già tenne l'invito, ché mortale / corruttibil vivanda non confassi /
, liba alla vita, infelice, / ché a galoppo s'involano i dì.
primo fiore appena / libato avea, ché lo percosse il grido / del disastro